Indymedia Italia


L'articolo originale e' all'indirizzo http://italy.indymedia.org/news/2003/04/248233.php Nascondi i commenti.

articoli sull'assassinio di Brian Avery
by blicero Sunday, Apr. 06, 2003 at 1:46 PM mail:

alcuni articoli sull'assassinio di Brian Averz da parte dell'esercito israeliano a Jenin.

http://electronicIntifada.net/v2/article1332.shtml
http://electronicIntifada.net/v2/article1336.shtml
http://nm.indymedia.org/feature/display/728/index.php
http://newjersey.indymedia.org/front.php3?article_id=5030&group=webcast
http://newjersey.indymedia.org/archive/features/2003/04/2003-04.html#8336
http://italy.indymedia.org/news/2003/04/248085.php
http://italy.indymedia.org/news/2003/04/248090.php
http://www.palsolidarity.org/writings/5Apr03_JeninMichael.htm
http://www2.alternativenews.org/display.php?id=2893

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altro
by blicero Sunday, Apr. 06, 2003 at 1:48 PM mail:

http://italy.indymedia.org/news/2003/04/248231.php

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Domanda:
by Virgil Sunday, Apr. 06, 2003 at 4:01 PM mail:

Come si distingue un pacifista da un kamikaze?
Prima di sparare la notizia in "prima pagina" non era meglio accertarsi che fosse realmente stato ucciso? La notizia è stata infatti smentita.

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by pettirosso Sunday, Apr. 06, 2003 at 4:04 PM mail:

Lo tiro su perchè è una notizia importante.
RIP

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importante
by Virgil Sunday, Apr. 06, 2003 at 4:06 PM mail:

Sarà una notizia importante ma incompleta.
Brian non è morto, quindi dovresti se non altro rettificarla.
E accertarsi come siano andati realmente i fatti. Da fonti attendibili e non parziali.
Questo è giornalismo. Credo.

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per virgil
by lucio Sunday, Apr. 06, 2003 at 4:14 PM mail:

virgil ti sei reso conto da solo che sei un coglione, ho hai bisogno che te lo dicano gli altri?

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rimane il fatto...
by Virgil Sunday, Apr. 06, 2003 at 4:15 PM mail:

...che Brian non è morto e qui si afferma il contrario.

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Da leggere con attenzione
by gadames Sunday, Apr. 06, 2003 at 8:53 PM mail:

Un inconsueto punto di vista arabo


Quella che segue è un pezzo fatto sulle osservazioni di Joseph Farah
al simposio della Coalizione Cristiana sull'Islam, il 15 febbraio a
Washington, D.C., e quindi trasmesso due volte su C-SPAN [canale
televisivo specializzato in politica]. Centinaia di telespettatori
hanno scritto chiedendo una trascrizione del suo discorso; questa ne
costituisce una versione ridotta.

Sono veramente infastidito, soprattutto dopo l'11 Settembre, da tutti
i portavoce autoproclamati arabi-americani o musulmani-americani che
vedo nelle varie trasmissioni.

Quel che mi infastidisce è il modo in cui palesano la loro mancanza
di apprezzamento per come gli americani sono tolleranti, privi di
pregiudizi e di mentalità aperta verso di loro e verso il mondo arabo
e musulmano.

Gli americani sono così corretti e così comprensivi. Non
sono certo pronti a generalizzare e imporre stereotipi - anche quando
sarebbe nel loro interesse.

Questa settimana in due giorni ho preso 9 differenti voli aerei e
sono passato da 9 diversi controlli di sicurezza degli aeroporti.

Neanche una volta in questi due giorni mi è stato rivolto lo sguardo
più di una volta dal personale di sicurezza. Né sono stato sottoposto
a particolari controlli extra.

E sono un arabo americano. Ho un faccia araba e un nome arabo. Ma non
mi hanno controllato più degli altri. Invece ho visto giovani madri
con bambini piccoli lottare per convincerli a passare ulteriori
controlli. Ho visto anche una nonna affrontare l'insolenza di
controlli extra.

E nel frattempo le lobby dei musulmani-americani e gruppi anti-
discriminazioni degli arabi-americani denunciano questo paese come se
fosse razzista e attuasse una politica discriminatoria nei loro
confronti.

Non è vero.

E quel che è peggio è che ci sarebbe ogni ragione di buon senso per
farlo.

La minaccia del terrorismo negli Stati Uniti viene in gran parte, se
non esclusivamente, dagli arabi e dai musulmani. Noi ignoriamo questo
fatto a nostre spese.

Quando viaggio in Medioriente, uso spesso l'El Al (la compagnia aerea
israeliana). In realtà è la mia preferita. Perché? Per la sua grande
sicurezza. So che per la mia origine araba i miei bagagli saranno
controllati più scrupolosamente degli altri.

Questo mi dà fastidio?

Per niente. In realtà sono loro grato, perché so che questo personale
di sicurezza non sta solo proteggendo i passeggeri, stanno
proteggendo me.

Ha senso fare queste differenze - soprattutto quando siamo in guerra
e il nostro stile di vita è a rischio.

Per chi di voi non ha letto i miei scritti sul Medioriente e il
conflitto fra Occidente e Islam, non ritengo che queste battaglie
avvengono per scarsa comprensione.

Non credo siano dovute alla difficoltà di comunicare.

Non credo dipendano dall'incapacità di trovare un compromesso.

Penso dipendano da persone malvagie che fanno cose malvagie, ecco la
verità pura e semplice.

Sono arrivato ad occuparmi della questione mediorientale in un modo
un po' diverso da quello di altri. Sono un giornalista arabo-
americano cristiano. Sono arrivato alle conclusioni appena esposte
attraverso esperienze di prima mano, occupandomi per lavoro di
Medioriente in loco.

Nei miei 25 anni di carriera come inviato di un giornale, ho avuto
due obiettivi: Hollywood e il Medioriente. Vi chiederete cosa abbiano
in comune.

Hanno in comune il fatto che entrambi sono a metà fra realtà e sogno.
Entrambi si basano su leggende. In realtà la capacità degli arabi di
creare favole, reinventando la storia e drammatizzando i fatti
farebbe arrossire Oliver Stone. E sono queste leggende che vorrei
affrontare oggi nel poco tempo che abbiamo.

Qual è la contesa? Quali sono le radici del conflitto?

Se credete a quello che sta scritto negli articoli, i palestinesi
vorrebbero una patria e i musulmani vorrebbero controllare luoghi che
considerano sacri? Semplice, no?

Sbagliato! In realtà queste due richieste non sono altro che mosse
strategiche, giochetti della propaganda. Non sono altro che scuse
false e tentativi di razionalizzare il terrorismo e l'assassinio
degli ebrei. Il vero obiettivo di chi fa queste richieste è la
distruzione dello stato di Israele.

La prova è che prima della guerra arabo-iscraeliana del 1967, non
c'erano seri movimenti per la creazione di uno stato palestinese.
Perché?

Nel 1967, durante la guerra dei sei giorni, gli israeliani
conquistarono la Giudea, la Samaria e Gerusalemme Est, ma non presero
questi territori ad Arafat. Li conquistarono a Hussein, Re di
Giordania. Perché i cosiddetti palestinesi improvvisamente scoprirono
la loro identità nazionale dopo che Israele aveva vinto la guerra?
Perché non c'era stata prima la richiesta di uno stato palestinese?

La verità è che la Palestina non è più reale del paese dei balocchi.
La prima volta che questo nome è stato usato è stato nel 70 D.C.,
quando i romani commisero un genocidio nei confronti degli ebrei,
distrussero il Tempio e dichiararono che le terra di Israele non
sarebbe esistita più. Da allora, promisero i romani, sarà chiamata
Palestina. Il nome deriva, si pensa, dai filistei, un popolo
conquistato dagli ebrei secoli prima

Contrariamente a quello che vi dirà Arafat, i filistei erano estinti
all' epoca. Ad Arafat piace fare finta che il suo popolo sia il
discendente dei filistei. Invece il nome era stato scelto
semplicemente per insultare gli ebrei - non sono erano stati
annientati, ma la loro terra veniva chiamata con il nome di un popolo
che avevano conquistato.

La Palestina non è mai esistita - prima o dopo - come stato nazione.
Quella terra stata governata a turno da Roma, dai crociati cristiani
e islamici, dall'Impero Ottomano e, per un breve periodo, dai
britannici, dopo la Prima Guerra Mondiale. I britannici accettarono
di restituire almeno una parte
della terra al popolo ebraico quale loro madre patria. Chi respinge
l'idea? Gli arabi. Gli ebrei non potevano avere un posto nel
Medioriente. Nessuno. Zero. Zip. Nada.

Adesso, almeno agli occidentali, Arafat e alcuni cosiddetti
arabi "moderati" vi diranno che è giusto che anche gli ebrei abbiano
una patria - a fianco degli arabi. Perché non andava bene nel 1948?

Non esiste una lingua nota come "palestinese". Non esiste una
distinta cultura palestinese. Non c'è mai stata un terra chiamata
Palestina, governata da palestinesi. I palestinesi sono arabi,
indistinguibili dai giordani, dai siriani, dai libanesi, dagli
iracheni etc. Ricordatevi che gli arabi controllano il 99,9% delle
terre arabe. Israele costituisce l'uno per mille di quelle terre.

Ma questo è troppo per gli arabi. Vogliono tutto. E questo è alla
fine il motivo dei combattimenti in Israele oggi. Non importa quante
concessioni territoriali farà Israele, non sarà mai abbastanza.

Arafat stesso ha spiegato il trucco dei negoziati con Israele in un
discorso del 1994 in Sudafrica, in inglese. L'ha spigato in arabo
decine di volte.

Prima creiamo uno stato nostro, poi usiamo questo stato per liberare
tutta la Palestina. Ecco lo scopo. È sempre stato lo scopo.

Arafat e i suoi sostenitori vi diranno che c'è bisogno di uno stato
arabo perché gli arabi sono stati forzatamente rimossi dalle loro
proprietà nella guerra del 1948. Ma sentite cosa dicevano gli arabi
riguardi ai rifugiati dopo la guerra:

- "Il fatto che vi siano questi rifugiati e una diretta conseguenza
delle azioni degli stati arabi contro la spartizione e lo stato
ebraico. Gli stati arabi concordano con questa politica unanimemente
e devono condividere l'onere della soluzione del problema"

(Emile Ghoury, segretario dell'Alto Comitato Arabo Palestinese, in
un'intervista con il "Beirut Telegraph" 6 settembre 1948)

- "Gli stati arabi, che hanno incoraggiato gli arabi palestinesi a
lasciare le proprie case temporaneamente in modo da non intralciare
l'invasione degli eserciti arabi, non hanno poi mantenuto la promessa
di aiutare i rifugiati"

(quotidiano giordano "Falastin", 19 febbraio 1949)

- "Chi ha portato i palestinesi in Libano come rifugiati, facendo
loro soffrire l'atteggiamento malevolo dei giornali e dei leader
comunali che non hanno né onore né coscienza? Chi li ha portati nella
miseria e nella povertà, dopo aver perso l'onore? Sono stati gli
stati arabi e il Libano fra questi"

(Settimanale di Beirut "Kul-Shay" 19 agosto 1951)

- "Il 15 maggio 1948 arrivò .. Quel giorno il muftì di Gerusalemme si
appellò agli arabi di Palestina affinché lasciassero il paese perché
gli eserciti arabi stavano per arrivare e combattere per loro"

(quotidiano cairota "Akhbar el Yom", 12 ottobre 1963)

- "Per la fuga e la caduta degli altri villaggi sono i nostri capi ad
essere responsabili a causa della loro propaganda di voci che
esageravano i crimini degli ebrei e li descrivevano come atrocità per
infiammare gli arabi. Diffondendo le voci di atrocità ebraiche,
uccisioni di donne e bambini ecc., hanno indotto paura e terrore nei
cuori degli arabi di Palestina fino a farli fuggire lasciando le loro
case e proprietà al nemico"

(quotidiano giordano "Al Urdun" 9 aprile 1953)



Potrei andare avanti con questa storia dimenticata - deliberatamente
scordata. Ma ormai avete capito. Non c'è stato alcun complotto
ebraico per scacciare gli arabi dalle loro case nel 1948. Non è mai
accaduto. Ci sono invece copiose prove che mostrano come gli ebrei
avessero pregato i loro vicini arabi di restare e vivere in pace e
armonia. Tuttavia, nonostante le parole chiare e per niente ambigue
degli osservatori arabi dell'epoca, la storia è stata efficacemente
riscritta per far apparire gli ebrei come i cattivi.

Gli stati arabi che hanno cominciato le ostilità non hanno mai
accettato la responsabilità - nonostante le loro enormi ricchezze e
la loro capacità di assorbire decine di milioni di rifugiati nelle
loro grandi nazioni sotto-popolate. E gli altri stati non hanno fatto
accettare loro questa responsabilità.

Oggi, naturalmente, questa farsa crudele continua. Le sofferenze di
milioni di arabi vengono perpetuate soltanto per motivi politici
dagli stati arabi. Sono semplici pedine nella guerra per distruggere
Israele.

C'erano circa 100 milioni di profughi nel mondo dopo la Seconda
Guerra Mondiale. I palestinesi sono gli unici nel mondo a non essere
stati assorbiti o integrati nelle loro terre. Da allora, milioni di
profughi ebrei da tutto il mondo sono stati assorbiti nel piccolo
stato di Israele.

Non ha senso aspettarsi che lo stesso piccolo stato risolva la crisi
dei profughi che non ha creato.

Pensate forse che agli arabi interessi veramente la sorte dei
profughi? Vorrei farvi notare che Israele, fra tutti gli stati
mediorientali, ha trattato i profughi arabi con maggior correttezza e
compassione.

Lasciate che vi faccia un esempio:

Secondo il "Jordan Times" "i profughi palestinesi in Libano, ai quali
sono a lungo stati negati molti diritti civili, compreso il diritto
al lavoro, devono adesso affrontare un ulteriore ostacolo alle loro
esistenze precarie. In base a un decreto introdotto dal parlamento
l'anno scorso, gli arabi palestinesi saranno privati del diritto alla
proprietà. Chi già possiede delle proprietà non potrà passarle ai
propri figli"

Provate a immagine cosa sarebbe successo se Israele avesse emanato
una legge simile? Vi lascio immaginare quali strepiti sarebbero stati
fatti a livello internazionale. Cosa avrebbero detto le Nazioni
Unite? Come avrebbero vista i media occidentali un piano così
draconiano?

Tuttavia questo è successo in paese arabo senza che praticamente
nessuno lo abbia commentato - a parte qua [negli Stati Uniti. N.d.T.].

E riflettiamo sulla motivazione lucida per questa azione in Libano,
come viene descritta dal "Jordan Times": "Il parlamento libanese ha
approvato questa legge per proteggere il diritto dei profughi
palestinesi al ritorno nelle loro case da cui sono fuggiti dopo la
creazione dello stato di Israele su terre palestinesi nel 1948".

Non vi sembra bello? "Proteggiamo i vostri diritti negando i vostri
diritti".

Mentre Israele muore dalla voglia di fare concessioni agli arabi
palestinesi - soprattutto quelli vittime della guerra del 1948 - gli
stati arabi hanno solo cercato di sfruttare le loro miserie. E lo
sfruttamento continua ancor oggi. È nascosto. È una questione legale.
E il mondo non lo nota.

Fin da quando ho scritto un articolo nell'ottobre del 2000,
chiamato "I Miti del Medioriente", i lettori da tutto il mondo mi
hanno chiesto cosa significa il termine "palestinesi":

La semplice risposta è che significa qualsiasi cosa Arafat voglia che
significhi.

Arafat stesso è nato in Egitto. In seguito si è trasferito a
Gerusalemme. Infatti la maggior parte degli arabi che adesso vivono
nei confini di Israele sono venuti da qualche altro paese arabo in un
qualche momento della loro vita.

Gli arabi continuano a migrare verso Israele anche oggi. Continuano a
trasferirsi nell'Autorità Palestinese. Immigravano là prima ancora
che Israele ne abbandonasse il controllo.

Gli arabi hanno costruito 261 insediamenti in Cisgiordania dal 1967.
Non sentiamo parlare molto di questi insediamenti. Sentiamo invece
parlare degli insediamenti ebraici che sono stati creati. Sentiamo
come essi siano destabilizzanti, come siano provocatori. Tuttavia
soltanto 144 insediamenti ebraici sono stati costruiti dal 1967,
compresi quelli intorno a Gerusalemme, in Cisgiordania e Gaza.

Questo fenomeno è nuovo? Assolutamente no. È sempre stato così. Gli
arabi migravano verso Israele e il suo ambiente fin da quando è stato
creato e anche prima, contemporaneamente all'ondata migratoria
ebraica in Palestina prima del 1948.

Winston Churchill nel 1939 disse: "Lungi dall'essere perseguitati,
gli arabi hanno affollato il paese e si sono moltiplicati tanto che
la loro popolazione è aumentata così tanto che perfino tutto
l'ebraismo mondiale non sarebbe in grado di far aumentare altrettanto
la popolazione ebraica".

E questo solleva una domanda che non ho mai sentito chiedere: Se la
politica di Israele rende la vita così intollerabile per gli arabi,
perché continuano ad immigrare nello stato ebraico?

Questa è una domanda importante ora che vediamo il dibattito
palestinese spostarsi sul "diritto al ritorno"

Secondo le stime più liberali delle fonti arabe da 600.000 a 700.000
se ne andarono da Israele intorno al 1948, quando fu creato lo stato
ebraico. La maggior parte non venne cacciata dagli ebrei, ma se ne
andò su sollecitazione dei capi arabi che avevano dichiarato guerra a
Israele.

Tuttavia vi sono molti più arabi che vivono nei territori oggi che
allora. E la maggior parte di coloro che se ne andarono nel 1948 era
originaria di altri stati arabi.

Ecco perché è difficile definire il termine "palestinesi". Lo è
sempre stato. Cosa significa? Chi è un "palestinese"? È qualcuno
venuto a lavorare in Palestina per via di una economia fiorente e
maggiori opportunità di lavoro? E qualcuno che è vissuto nella zona
per almeno due anni? Cinque anni? Dieci anni? È qualcuno che una
volta ha visitato quella zona? È qualsiasi arabo che voglia vivere in
quella zona?

Sebbene gli arabi siano molti di più degli ebrei in Medioriente - in
una proporzione di 100 a 1 -, la popolazione araba di Palestina era
storicamente molto bassa, fino al rinnovato interesse ebraico per
quelle zone agli inizi del XX sec.

Per esempio, una guida turistica della Palestina e Siria, pubblicata
nel 1906 da Karl Baedeker, illustra come, anche quando l'Impero
Ottomano governava la zona, la popolazione mussulmana di Gerusalemme
era minima.

Il libro stima che la popolazione totale della città sia di 60.000
persone, di cui 7000 musulmani, 13.000 cristiani e 40.000 ebrei.

"Il numero degli ebrei è cresciuto grandemente negli ultimi decenni,
nonostante il fatto che sia loro vietato immigrare o possedere
proprietà terriere" dice il libro.

Nonostante gli ebrei fossero perseguitati, venivano lo stesso a
Gerusalemme e costituivano la stragrande maggioranza della
popolazione già nel 1906.

Perché i musulmani erano così pochi? Dopotutto ci dicono che
Gerusalemme è la terza città santa dell'Islam. Sicuramente se questo
fosse stato creduto nel 1906, i più devoti si sarebbero stabiliti là.

La verità è che la presenza ebraica a Gerusalemme e in tutta la Terra
Santa è continuata in tutta la sua sanguinosa storia, come
documentato dal libro fondamentale di Joan Peters sulle origini del
conflitto arabo-israeliano nella regione, "Da tempo immemorabile".

È anche vero che la popolazione araba è cresciuta dopo l'immigrazione
ebraica nella zona. Gli arabi arrivarono per via delle attività
economiche. E, che lo si creda o no, vennero perché c'erano più
libertà e più opportunità in Israele che nelle loro patrie.

È tempo di inserire la questione dalla libertà nel dibattito. Negli
ultimi anni Freedom House, l'organizzazione per i diritti umani che
controlla come gli stati del mondo trattino i propri cittadini, ha
notato che vi è una tendenza globale ad allontanarsi dai regimi
totalitari e autoritari per andare verso maggiori libertà,
dappertutto tranne che nel mondo arabo.

Ci sono 22 stati arabi, tutti a loro modo stati di polizia. Se gli
Stati Uniti continuano a premere per uno stato palestinese sotto la
leadership di Yasser Arafat, ce ne saranno 23.

Speriamo e preghiamo che questa amministrazione cominci a capirlo. Ci
sono forti indicazioni che stia avvenendo. La prossima campagna in
Iraq può rappresentare uno spartiacque nella storia del Medioriente.

Immaginate un Iraq libero.

Immaginate un Afghanistan libero.

Immaginate un Iran libero.

Immaginate un Libano libero.

Tutto questo può accadere. Se ci poniamo degli obiettivi alti e
agiamo responsabilmente, se siamo coraggiosi e risoluti
nell'affrontare questa guerra la terrorismo - questa guerra che non
abbiamo iniziato - tutto questo può accadere.


Joseph Farah 2003 WorldNetDaily.com, 24 febbraio 2003

Fonte: http://www.wnd.com/news/article.asp?ARTICLE_ID=31194

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comunque...
by Traiano Monday, Apr. 07, 2003 at 1:03 AM mail:

Aoh, so' proprio forti i Romani.
Forza Romaaaa!

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ISRAELE IN ITAGLIA!
by NUMA Monday, Apr. 07, 2003 at 3:26 AM mail:

faccio una proposta costruttiva: trasferiamo israele al sicuro in un posto senza kamikaze e scudi umani...in itaglia. nello zoo itagliano c'è posto per tutti berlusca, br, vaticano, fasci e partigiani e allora forse che roma non è abbastanza terra santa o vi schifate? per favore lasciamo perdere la palestina e i palestinesi che hanno già tanti problemi. fermiamo il genocidio palestinese e l'eccidio israeliano!

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solidarietà all' Intifada
by cpds Monday, Apr. 07, 2003 at 4:26 AM mail:


è morto, oppure no?
qualcuno ha notizie certe? Dai vari articoli non si capisce, porco dio!!!

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x tutti
by Vitgil Monday, Apr. 07, 2003 at 10:11 AM mail:

Perché nessuno ha commentato l'articolo sul discorso di Joseph Farah? Quando le tesi a favore d'Israele sono troppo dettagliate vi cade la lingua o tutto quello che sapete rispondere sono insulti e volgarotà?

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necessita di rettifica
by Generale Monday, Apr. 07, 2003 at 1:24 PM mail:

non capisco come faccia un sito di solito attendibile come indymedia a dare certe notizie senza confermare le fonti: ragazzi brian NON E MORTO.
la prima pagina che ieri apriva con "assassinato un oacifista" oggi apre con "ferito" ma non c e alcuna rettifica o comunicato...
e la prima volta che questo sito mi delude cosi...

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è un commento
by laura Monday, Apr. 07, 2003 at 9:00 PM mail: laurawings@katamail.com

è un commento come tanti altri....Che cosa dovremmo dire?
Riguardo al fatto che non ci fosse "una Palestina" prima della nascita di Israele non mi sembra troppo difficile da capire ma rispondo lo stesso al gentile signore che fa questa domanda.....Penso che qualsiasi sociologo potrebbe rispondere che prima non c'era alcun bisogno di avere un nome ne una limitazione geografica precisa dal momento che si viveva tranquilli!Il fatto che la palestina poi non abbia una cultura sua secondo la tesi dell'autore che cosa dovrebbe suggerirci???Che non è una gran perdita per l'umanità?!?!Torni a studiare Hollywood il signore forse gli è più congeniale.Agli americani come agli israeliani tutti buoni o tutti cattivi non credo affatto,mi sa che delle leggende in generale il signore non è affatto immune!!!

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tutto molto interessante
by zioraffa Tuesday, Apr. 08, 2003 at 6:05 PM mail:


Tutto molto interessante, mister Farah. Fa sempre bene sentire il punto di vista degli altri, ma posso farle una domanda? La paga anche lei al Casa Bianca (come finanzia la Freedom House) oppure espleta i suoi sevizi gratuitamente? Non si offenda, il suo discorso è lineare, ma dove arriva? Ammazzare qualche centinaio di migliaia di arabi come lei per poi sottometterli a una qualche democrazia guidata da Washington? A meno che non si continui con la vecchia e cara formula degli emirati fedeli (vedi Arabia Saudita)? Forse non esiste una cultura o una nazione palestinese, ma chi abita a Gaza e dintorni non ha comunque diritto a vivere in pace e tranquillità? E non ha diritto a scegliersi la forma di governo che più gli si confà? Un ultima domanda: in quale stato arabo la gente nasce e muore ai check-point prima di vedere un ospedale?

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x Zioraffa
by Alvy Singer detto Me so rotto Tuesday, Apr. 08, 2003 at 6:10 PM mail:

Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire.
FATE COME`VE PARE.

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