Finalmente ci si è accorti, che quando si usano le leggi emergenziali per qualcuno, spacciato per cattivo (violento), poi alla fine queste leggi valgono per tutti. Naturalmente Russo Spena ha poi cercato di sfruttare gli ultimi arresti di disobbedienti per tracciare il solito recinto del movimento, di cui dice di far parte: non violenza pluralismo radicalità diffusa e disobbedienza. Insomma il movimento non è più composito, diverso, con tante anime unite dalla voglia di superare questo stato di cose presenti, ma diventa una specie di partito, coi suoi paradigmi, le sue certezze, le sue discriminanti tattiche ecc.ecc. Ottimo modo per perseguire il solito meccanismo della divisione fra buoni e cattivi, magari spostando poco più avanti lo steccato, che separa dai cattivi. Per cui poi succede che se uno non fa l'atto di fede, o in casi limite l'abiura della violenza, non è degno di essere difeso, è un paria. Insomma mentre si contestava a Fiordalisi il fatto che insieme al GIP pretendesse l'abiura, di fatto la stessa abiura qualcuno la chiede "de facto", mettendo quei famosi parametri. Con questi metodi, mentre, a parole, si contesta l'applicazione dei codici emergenziali, di fatto li si avalla. Allora uno deve avere il coraggio di fare delle scelte: o si lotta contro il codice Rocco e le leggi emergenziali e basta, o accettando gli steccati, di cui si diceva prima, in qualche modo si accetta il codice rocco e le leggi emergenziali. A noi non interessa di fare atti di fede nella non-violenza, non li facciamo perchè non mitizziamo gli strumenti; come non mitizziamo la violenza, non mitizziamo la non-violenza. Noi lottiamo con tutte le forze contro questo stato, che mentre si garantisce tutti i diritti di sfruttamento e di repressione, toglie tutte le garanzie per i deboli e per chi lo contesta punto. Non decidiamo a tavolino, tanto meno a nome di altri quali sono gli strumenti di lotta. Lo stato ci persegue per queste idee, alterando persino le leggi "democratiche", che gli imporrebbero di perseguirci solo quando può dimostrare il fatto che noi perseguiamo un reato, non quando gli diamo fastidio. Lottare contro le leggi emergenziali non vuol dire difendere quelli che professandosi disobbedienti, o affini, sono ascrivibili fra i buoni, significa lottare contro le aberrazioni giuridiche che cambiano, di nascosto, le carte in tavola, per cui non tocca più all'accusatore dimostrare la colpevolezza, ma a te dimostrare l'innocenza, o, peggio ancora, accodarti alle esigenze dell'accusa e abiurare le tue convinzioni. Come pure lottare contro le leggi emergenziali vuol dire lottare contro quegli articoli che aumentano le pene per alcuni reati, o che ti minacciano con l'articolo 1, per obbligarti a non fare più politica, come vuoi farla tu. Se non si capisce questo, e non si capisce che bisogna eliminare gli steccati di fronte alla repressione, aiuteremo la politica del carciofo: oggi i "cattivi", domani tutti gli altri. E in tutti i casi diventeranno sempre di meno quelli disposti a reagire. huambo e vittoria indagati dal PM Fiordalisi del Tribunale di Cosenza per cospirazione contro l'ordinamento economico dello stato (e altre appendici) de L'Avamposto degli Incompatibili
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