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Sanchez de Lozada si dimette
by dal manifesto Saturday, Oct. 18, 2003 at 10:58 AM mail:

Guerra del gas, in Bolivia vince la protesta popolare malgrado l'appoggio Usa al presidente.


Un'autorevole fonte governativa riferisce che il presidente boliviano Gonzalo Sanchez de Lozada avrebbe accettato di dimettersi. Al suo posto dovrebbe assumere le funzioni di capo di stato il vice-presidente Carlos Mesa. Mentre scriviamo, in tarda serata, è previsto un discorso alla nazione di Sanchez de Lozada in diretta Tv dalla sua residenza nell'esclusivo quartiere di San Jorge, dove si trova sin da lunedì. Alla stessa ora è convocato il Parlamento in seduta straordinaria. Ancora ieri mattina, in un'intervista a Radio Panamericana, il presidente aveva ribadito la sua volontà di restare al potere. E aveva aggiunto: «Siamo quasi davanti a una guerra civile», rilanciando le sue accuse contro i leader del movimento popolare che chiede le sue dimissioni. In circa un mese di proteste tra i 70 e gli 86 manifestanti - secondo fonti diverse - sono rimasti uccisi sotto i colpi delle forze dell'ordine. Tuttavia, aveva spiegato Sanchez de Lozada «nessun governo reprime il popolo, questo è inconcepibile per un governo democratico, ma occorre mantenere l'ordine e la polizia e le forze armate hanno subito imboscate da parte di gruppi armati». Infine, aveva detto il presidente boliviano, quello che sta accadendo «è un colpo di stato, un tentativo di mettere fine alla democrazia in Bolivia... e questo non accadrà finché avrò fiato». Alla fine, il fiato deve essere finito. Nonostante i toni bellicosi del presidente e l'appoggio sfacciato che questi aveva ricevuto tanto dall'ambasciata statunitense che dall'Unione europea, la mobilitazione popolare ha vinto la sua battaglia. Fattore decisivo è stata l'uscita dal governo di un alleato chiave, il partito Nuova forza repubblicana (Nfr) - con le conseguenti dimissioni di altri tre ministri - ha lasciato Sanchez de Lozada isolato.

Mentre parlava con i giornalisti, decine di migliaia di minatori, contadini e donne indie marciavano nel centro della capitale sugli altipiani andini al grido di «Vattene, vattene!». La svolta è probabilmente arrivata nella tarda mattinata dopo l'incontro del presidente con Manfred Reyes Villa, alleato chiave nel governo. Al termine del colloquio, il leader della Nfr ha annunciato di lasciare il governo. «Non resta altro da fare che andarsene. Non si può andare avanti così» ha detto Reyes Villa, riferendo ai giornalisti che Sanchez de Lozada, nel loro incontro, gli aveva confermato che non intendeva dimettersi. La defezione lasciava però il governo senza una maggioranza in parlamento e l'esecutivo senza tre ministri. E l'uscita dalla coalizione di Nfr poteva facilmente preludere all'abbandono anche del Movimento della Sinistra Rivoluzionaria dell'ex presidente Jaime Paz Zamora, antico rivale di Sanchez de Lozada, e entrato l'anno scorso nell'esecutivo solo per consentire la formazione di un governo.

Emerge ora l'ipotesi di un governo guidato da Mesa, che avrebbe l'appoggio del partito di Morales, delle organizzazioni indie che fanno capo a Quispe - cioè i due leader del movimento popolare che si è mobilitato in queste settimane - e anche di altre organizzazioni sociali che fanno riferimento alla «defensora del pueblo» Ana Maria Romero. Altre fonti riferiscono che un settore del partito del presidente sarebbe invece favorevole all'assunzione di un interim dell'attuale presidente del senato, Hormando Vaca Diez, fino alla celebrazione di nuove elezioni.


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