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[Milano] Via Polidoro, il blitz all'alba
by dal giorno Thursday, Oct. 30, 2003 at 11:06 AM mail:

Via Polidoro, il blitz all'alba.

E' durata due settimane esatte l'occupazione dell'area dismessa ex-Italtriest in via Polidoro, da parte dei circa 200 romeni che martedì 14 ottobre vi si erano insediati, nemmeno 24 ore dopo che le ruspe avevano raso al suolo la baraccopoli abusiva di via Triboniano.
Dentro le mura dell'area, la polizia ha trovato 183 persone (73 uomini, 69 donne e 43 minori). I regolari, 89 sono stati trattenuti presso la caserma dell'ufficio immigrazione in viale Certosa, 7, e poi lasciati andare, mentre 75 romeni privi di permesso di soggiorno sono stati accompagnati in autostrada a Verona, dove sulla pista dell'aeroporto li aspettava un charter, destinazione Bucarest.
Altri 17 romeni sono stati accompagnati in via Corelli, in attesa di chiarire la loro situazione, mentre 2 di loro sono stati arrestati, perché colpiti da un vecchio provvedimento di espulsione. Finisce così, con l'ennesimo sgombero, una vicenda che aveva suscitato molte polemiche, per la gestione dell'emergenza di via Triboniano, anzitutto, da parte del Comune e della Prefettura, e per le conseguenze della nuova annunciata occupazione.
Circondata da un ampio muro di cinta, la nuova favela di oltre 5.000 metri quadrati, con una decina di edifici senza vetrate al proprio interno, aveva suscitato le proteste e le paure di alcuni residenti, che avevano manifestato in strada, bloccando addirittura viale Certosa.
Gli stessi residenti che ieri mattina, di fronte alla reazione rassegnata e arrendevole dei romeni (quasi tutti donne e bambini al momento dello sgombero) chiedevano agli agenti che fine avrebbero fatto quei bambini, che sotto la pioggia e a 6 gradi sopra lo zero deambulavano smarriti nel giardino, con i piedi nudi nel fango, tra fagotti e materassi raccattati in fretta, bombole del gas e povere cose che possono sempre venire utili.
Gli agenti, una settantina circa, sono arrivati attorno alle 4 del mattino, come per un blitz antiterrorismo. Ma hanno aspettato un paio d'ore per entrare in azione. E' stato allora, attorno alle sei, che, con l'aiuto dei Vigili del Fuoco, hanno forzato il grosso lucchetto che chiudeva la catena.
Nessun accenno di resistenza da parte dei romeni, soprattutto molto spaventati, tra i quali c'erano molti nuclei familiari, che dormivano anche in piccoli camper o nelle auto. Consueto lo spettacolo che si è parato davanti agli agenti. Molti fuochi accesi con la legna, per scacciare il freddo, panni stesi, sacchi di spazzatura. Nessun servizio igienico, tanta povertà e desolazione.

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Il tam-tam arriva in via Adda. E il fortino si prepara a resistere
by dal giorno Thursday, Oct. 30, 2003 at 11:09 AM mail:

«E adesso tocca a via Adda». E' bastata una dichiarazione, buttata lì ieri mattina - forse in maniera un po' improvvida - da un rappresentante delle forze dell'ordine, davanti agli sfollati di via Polidoro, perché in poche ore il telefono senza fili portasse il messaggio all'altro terminale del Problema, a pochi isolati dalla Stazione Centrale.
Come prevedibile, le parole hanno sollevato un vespaio e messo in allerta gli abitanti del «fortino» di via Adda, ben più difficile da espugnare, e pronti a tutto, persino alla morte, pur di resistere. I circa 250 romeni nella casa di ringhiera si sono messi così in assemblea, nel tardo pomeriggio di ieri, insieme ad alcuni esponenti dei centri sociali, e hanno annunciato per questa sera un'importante decisione.
La notizia del rimpatrio di buona parte degli altri «fratelli» romeni, che come loro avevano trovato una sistemazione dopo l'ennesimo sgombero della baraccopoli di via Triboniano, ha riportato tensione nello stabile, che da mesi suscita le reazioni del vicinato.
Da qualche tempo, infatti, sembrava come allentata la morsa delle istituzioni nei confronti degli occupanti. Il vicesindaco, Riccardo de Corato, aveva chiesto e ottenuto da polizia e carabinieri un presidio fisso del vicinato, 24 ore su 24, a garanzia dei residenti che lamentavano reati minori. Ma null'altro.
Gli stessi romeni, che vi si erano insediati ormai quasi due anni fa, si erano dapprima organizzati in un cantiere di lavoro, che ha iniziato a ristrutturare alcune parti dello stabile (tra i romeni ci sono molti carpentieri e muratori).
Poi, gli stessi abitanti si sono dati un censimento e un tesserino di riconoscimento con foto, per regolarizzare gli ingressi nello stabile. Secondo i dati «interni», sarebbero 200 i regolari, 40 i romeni in attesa di permesso di soggiorno e 10 i clandestini: tra i 250 abitanti della casa, 70 sono i minori e 20 le donne incinte.
Sempre a proposito di numeri, i romeni di via Adda contestano quelli forniti ieri dalla polizia, a supporto delle espulsioni dal territorio nazionale verificatesi in seguito allo sgombero di via Polidoro. Secondo dati forniti dalla stessa Questura, e citati da don Virginio Colmegna l'altroieri, dei 150 romeni sgomberati lunedì 14 ottobre in via Triboniano, ben 146 avevano il permesso di soggiorno. Come è possibile, è la replica, che in via Polidoro, dove gli stessi romeni in fuga da via Triboniano si sono infilati la notte successiva, i regolari fossero soltanto 89 su 183?
Numeri a parte, lo sgombero dello stabile di via Polidoro segna un ulteriore spaccatura tra le istituzioni e il privato sociale a Milano. Una spaccatura che vede due squadre variamente composite a sostegno di due opposte tesi. Da un lato il Comune e la Questura, che sembrano determinati sulla linea dura.
Dall'altro, Prefettura, Caritas, City Angel's e altri rappresentanti del volontariato. Tutti a sostegno della tesi espressa dal rappresentante del governo meno di un mese fa: ovvero che considerare l'immigrazione in termini di pura emergenza è ormai miope. Gli sgomberi, secondo il prefetto, generano solo masse umane in cerca di altre sistemazioni illegali. Meglio regolamentare il tutto con piccoli campi attrezzati, e con l'aiuto dei privati. L'inverno dirà chi ha ragione.

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