alleanza_rosso_verde_bruno.png, image/png, 486x379
Immagine: bandiera della folle ideologia del gruppo martineziano Al Awda Italia. Alleanza rosso-verde-bruna fondata sull'antisemitismo e sull'odio per l'America
Adesso il fascio Martinez non si chiama più Francesca Russo, Lucio Tancredi o Franco Morelli; si chiama Yuri! Ecco l'ultimo nick del nazitravestito sudamericano. La fantasia non gli manca, come non gli manca la vocazione a ficcarsi in guai enormi e alleanze strampalate!
Ma perché invece di continuare a postare idiozie su indy questo Martinez Ball non pensa invece a trovarsi un buon avvocato che lo difenda dall'accusa di concorso nella strage dei Carabinieri?
Già.
Pensa che aver racolto in Italia fondi per il terrorista saddamita Awni Al Kalemji sia un'accusa da ridere?
Il suo precedente avvocato di Martinez (che è poi anche l'avvocato dei boss dei "fratelli musulmani" Baha Ghrewati), cioè Carlo Corbucci, tramite il quale l'addestratore sudamericano ha presentato una denuncia prontamente archiviata contro il giornalista Dimitri Buffa, sta messo anche lui non meglio del fascio Pasquinelli e del suo cliente. Come riferisce Magdi Allam sul Corsera, Corbucci, che guarda caso è sia un socio fondatore dell'Ucoii, sia un aderente al Campo naziantiimperialista "lo scorso mese ha dato alle stampe un libro dal titolo «Il terrorismo islamico in Italia, Realtà e finzione». Vi si teorizza IL SODALIZIO FRA GLI ISLAMICI E I NO GLOBAL".
http://amislam.com/scheidt.htm
Hanno tutti la stesa vocazione, gli amici di fasciomartinezballo e nazipasquinazzo: continuare con la strampalata alleanza rosso-verde-bruna.
Il conflitto fra musulmani moderati di confessione sunnita (come l'AMI) e integralisti dei "fratelli musulmani" di confessione wahhabita (come l'Ucoii) vede schierati su fronti opposti i musulmani non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Martinez si è inventato che questa contrapposizione (non limitata affatto all'Italia) sarebbe invece dovuta a presunte "rivalità sull'8 per mille" fra le due principali organizzazioni islamiche italiane.
Per smentire una cialtroneria del genere è sufficiente far rilevare come, per bocca del suo segretario Shaykh Abdul Hadi Palazzi, l'AMI ha pubblicamente rinunciato all'8 per mille, e si è dichiarata risolutamente contraria all'estensione di questo beneficio alle organizzazioni islamiche.
Lo si può leggere sia su "Sette", supplemento settimanle del Corsera http://amislam.com/corriere.htm
che su "La Padania"
° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° °
SETTE Settimanale del CORRIERE DELLA SERA N. 29 - 2002 - pp. 54-55 POLEMICHE: L'IRPEF E I FEDELI DI ALLAH DI Sara Gandolfi L'OTTO PER MILLE ALL'ISLAM RISCHIA DI AIUTARE I TERRORISTI. PAROLA DI MUSULMANO Anzi, del segretario generale dell'Associazione musulmani italiani. Che ha scritto al «Corriere» per denunciare il pericolo. E che ora spiega a «Sette» perché sulla «legge per le libertà religiose» (in discussione al Parlamento) ha ragione Bossi. Umberto Bossi non è più il solo ad alzare la voce contro il disegno di legge per le Libertà religiose, in esame alla Commissione Affari costituzionali della Camera. Il Senatur, che vede come fumo negli occhi la possibilità di concedere l'8 per mille anche ai musulmani, ha trovato un improbabile alleato di ferro nell'Associazione musulmani italiani (3.000 iscritti effettivi, requisito indispensabile la nazionalità italiana, e 3.000 simpatizzanti, stranieri) e nel suo segretario generale. Di più, il professor Shaykh Abdul Hadi Palazzi, italiano di lontane origini siriane con una laurea in Scienze islamiche dell'Università del Cairo, ha denunciato in un'intervista a Libero che «lo Stato italiano ha addirittura cercato di spingerci a trovare un dialogo con i fondamentalisti in Italia». Precisando nelle «Lettere al Corriere» che «se fosse approvato l'attuale disegno di legge, a essere messi sullo stesso piano giuridico delle altre fedi sarebbero non i fedeli musulmani, ma solo i capi dei "fratelli musulmani" in Italia, emissari della Rabitah saudita, un'organizzazione che gli Usa considerano dedita al sostegno finanziario dei gruppi di terroristi».
- Professore, in che modo le sono state fatte queste «pressioni»?
«Tutte le volte che parlavamo con interlocutori istituzionali ci veniva detto: "Oltre alla vostra richiesta di intesa ne esiste un'altra presentata dall'Unione delle comunità e delle organizzazioni islamiche; e il governo italiano non può prendere in considerazione due richieste da due organizzazioni distinte come rappresentanti della medesima comunità"».
- E perché non riuscite a presentarvi come un unico interlocutore?
«Per differenze di vedute radicali. Noi pensiamo che sia necessaria l'intesa per favorire l'integrazione e l'educazione religiosa dei musulmani, soprattutto di quelli di seconda generazione che nascono in Italia da genitori musulmani. Invece l'organizzazione con cui ci chiedono di trovare un accordo è la sigla sotto la quale agisce in Italia l'associazione dei Fratelli musulmani, basata su principi teologici e ideologici completamente distanti dai nostri. Un'organizzazione che in Italia si chiama Ucoii e in Medio Oriente si chiama Hamas, sono due filiali locali della stessa rete che legittima ideologicamente il terrorismo».
- E ha rapporti con Al Qaeda?
« Sì, nel senso che Al Qaeda nasce da uno scisma della struttura dei Fratelli musulmani. Scisma non dottrinale, ma per una questione metodologica. Mentre i Fratelli musulmani ritengono che il terrorismo sia un'opzione lecita ma non l'unica, Al Qaeda considera il terrorismo come l'arma più efficace. Da questo punto le due organizzazioni divergono, ma comunque mantengono stretti rapporti. Il Dipartimento di Stato americano ha rivelato che il principale centro di finanziamento in Europa di Al Qaeda era la banca dei Fratelli musulmani a Lugano, la stessa attraverso cui transitavano i fondi dell'Ucoii. Non solo, le pubblicazioni dell'Ucoii esaltano i terroristi di Hamas e li chiamano martiri. Per noi l'intesa con lo Stato italiano deve servire a proteggere i musulmani proprio da questo genere di propaganda estremista, la propaganda di un partito politico che abusa del nome della religione islamica per diffondere contenuti contrari ai veri principi dell'Islam».
- Perché secondo lei il governo non percepisce questa differenza fra le due anime dell'Islam in Italia?
«Uno dei motivi è che si guarda più alla consistenza delle strutture che alla consistenza numerica. Noi siamo un'organizzazione che si basa sul contributo volontario di iscritti e simpatizzanti, non abbiamo alcuna organizzazione estera, né alcuno Stato, né alcuna ambasciata che finanzia le nostre attitità. I Fratelli musulmani sono invece un network internazionale, guidato da militanti di professione. In Italia non sono più di qualche centinaio, però controllano la maggior parte delle moschee. L'obiezione del governo riguarda la mancanza di un interlocutore unico. Ma questo significa non capire il problema in prospettiva.
- Cioè?
«Il rischio è che i rappresentanti ufficiali dell'Islam in Italia e in Occidente siano le stesse organizzazioni che nella maggior parte dei Paesi arabi sono fuorilegge perché considerate estremiste».
- Ha ragione chi sostiene che l'otto per mille agli islamici servirà a finanziare il terrorismo?
«Se dovesse passare il criterio di rappresentanza attuale, cioè se l'interlocutore dello Stato dovesse essere questo Consiglio islamico... be', è fuori di dubbio che in questo Consiglio i rappresentanti delle organizzazioni perlomeno ideologicamente fiancheggiatrici del terrorismo hanno la maggioranza assoluta. Non dimentichiamo che il vicepresidente di questo Consiglio, Hamza Piccardo, è andato in tv, da Giuliano Ferrara e Gad Lerner, a dire che rivendica le azioni di Hamas e considera i terroristi suicidi come martiri dell'Islam...».
° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° °
La Padania martedì 23 luglio 2002 http://www.lapadania.com/2002/luglio/23/23072002p06a2.htm
L’INTERVISTA / Shaykh Abdul Palazzi: gli interlocutori dello Stato emanazione di ambienti ambigui
«IO, ISLAMICO, NON VOGLIO L’8 PER MILLE»
Il leader dei musulmani denuncia i troppi rischi del fondamentalismo di Dimitri Buffa
L’otto per mille ai musulmani in Italia? «Non se ne parla nemmeno», dice a la Padania Shaykh Abdul Hadi Palazzi, segretario dell’Associazione musulmani italiani, un’organizzazione dell’islam sunnita in ottimi rapporti con i cristiani e gli ebrei e che riconosce lo Stato d’Israele. «Troppi pericoli di finanziare organizzazioni di fanatici e di terroristi - dice - Non è questo il momento».
- Lei ha recentemente sostenuto che la Lega Nord ha ragione a volersi opporre alla ratifica di quel disegno di legge per le Libertà religiose attualmente all’esame alla Commissione Affari costituzionali della Camera. Insomma, lei è contrario ad una proposta di legge che estenderebbe ai musulmani i benefici dell’otto per mille. Non è un paradosso?
«Potrebbe apparire paradossale qualora si ignorino i termini esatti della questione. In linea di principio, dal momento che in Italia fra conversioni, acquisizioni di cittadinanza e nuove nascite abbiamo ormai un numero di italiani di religione islamica pari a circa quarantamila unità, è normale che anche questi cittadini al pari di quanti aderiscano ad altre confessioni minoritarie possano contribuire con la loro quota dell’otto per mille a finanziare le loro istituzioni religiose».
- Dove nasce allora la sua obiezione?
«Nasce in primo luogo dal modo in cui il principio della rappresentanza democratica, fatto valere per le altre minoranze religiose, ma ignorato nel caso dell’Islam. Coloro che rappresentano presso lo Stato la confessione valdese o evangelica, sono stati eletti dai membri delle rispettive confessioni; il Consiglio dell’Unione delle Comunità Ebraiche è stato democraticamente eletto dagli ebrei italiani, non nominato dall’Ambasciatore d’Israele. Nel caso del cosiddetto “Consiglio islamico” invece, la rappresentanza democratica non esiste. La scelta dei membri del Consiglio è stata arbitrariamente demandata al dottor Mario Scialoja, un personaggio che rappresenta gli interessi del regime saudita in Italia, che non è mai stato eletto dai musulmani italiani, e con le rappresentanze islamiche democraticamente elette e presenti in Italia da oltre vent’anni non ha mai avuto alcun rapporto. A noi musulmani italiani, cittadini di uno Stato democratico, viene praticamente imposto di farci rappresentare presso lo Stato di cui siamo cittadini dall’emissario di uno stato straniero, tra l’altro del più barbarico, antidemocratico e tirannico fra i regimi dittatoriali che esistono nel mondo d’oggi. Per interloquire con il nostro Stato dovremmo passare attraverso il portaborse di un regime in cui esiste la schiavitù, in cui non vi è né un parlamento né una magistratura indipendente, in cui l’unica legge è quella dell’arbitrio di famiglia reale dedita a perversioni e depravazioni. Questo ci sembra del tutto inaccettabile».
- Il problema è dunque dato dal fatto che questo Consiglio non rappresenta i musulmani italiani, ma interessi stranieri?
«Non solo. C’è qualcosa di molto più grave. La Rabitah (Lega mondiale musulmana), organizzazione saudita rappresentata in Italia da Scialoja, è proprio lo strumento con cui il regime saudita ha diffuso nel mondo l’estremismo antidemocratico e totalitario della setta dei Wahhabiti, Il Dipartimento di Stato Usa parla apertamente di connessioni finanziarie fra i differenti rami della Rabitah e Al Qaeda. La filiale albanese dell’organizzazione “umanitaria” Islamic Relief (dipendente dalla Rabitah) era diretta da Muhammad al-Zawahiri, fratello di Ayman al-Zawahiri, braccio destro di Osama Bin Laden. La World Association of Muslim Youth, sezione giovanile della Rabitah, è stata per anni diretta da Abdullah ed Omar Bin Laden, fratelli di Osama, anche loro legati ad Al Qaeda. Nel momento in cui si parla di “lotta globale al terrorismo”, dare spazio e fondi alla Rabitah ci sembra davvero inconcepibile. Oltretutto, la Rabitah è una struttura verticistica di funzionari; non ha iscritti. Per poter costituire il cosiddetto Consiglio islamico, Scialoja è stato costretto a riempirlo con i rappresentanti della setta dei “fratelli musulmani”, un’organizzazione integralista che in Italia agisce sotto il nome Ucoii, ma che in Medio Oriente usa invece il nome Hamas. Mentre i membri del ramo mediorientale della setta praticano il terrorismo suicida, i suoi emissari in Italia lo legittimano da un punto di vista pseudo-religioso. Il Presidente dell’Ucoii, Mohammad Nour Dachan, ha alle spalle un passato da militante di un’organizzazione terrorista in Siria, paese di cui è originario, mentre il segretario dell’Ucoii, Roberto Piccardo, pubblica in italiano letteratura di sostegno ideologico al terrorismo suicida, ed ha apertamente espresso questa stessa posizione come ospite del programma televisivo di Giuliano Ferrara e Gad Lerner. Che si intenda finanziare personaggi di questo genere coi fondi dell’otto per mille ci sembra davvero una follia».
- Allora ha ragione la Lega Nord?
«Se la Lega Nord fosse in grado di indurre gli altri partner della maggioranza a riflettere su questo punto, la cosa sarebbe senz’altro proficua. Ne trarrebbero giovamento tutti i cittadini italiani, e ancor più quei musulmani moderati che con l’ideologia del terrorismo non si identificano affatto, ma che anzi la condannano senza riserve».
- Parlando di ideologie dell’estremismo, ritiene plausibile che dietro il recente assalto vandalico al cimitero ebraico del Verano agiscano personaggi riconducibili all’integralismo islamico?
«Innanzitutto, vorrei cogliere l’occasione per esprimere alla comunità ebraica la solidarietà dei musulmani italiani per questa vile profanazione. Ovviamente non ho elementi per poter additare possibili responsabili. Ho anche sentito parlare di una pista relativa a conflitti fra gruppi che controllano il mercato delle lapidi cimiteriali. Mi sentirei di escludere che si tratti dell’azione di organizzazioni terroristiche quali Hamas, Al Qaeda o simili. Questi gruppi si basano sulla logica dello scontro frontale, vogliono seminare il panico e causare morti; prendersela con le lapidi di un cimitero mi sembra più consono alla stile di gruppi antisemiti dell’estremismo di sinistra o di destra. È però noto che in alcuni casi elementi italiani provenienti da ambiti estremisti antisemiti si siano convertiti all’Islam in quanto attratti dall’estremismo di Hamas, o da quello khomeinista, e simili. Che esaltati di questo genere possano dedicarsi ad azioni vandaliche mi pare tutto sommato plausibile».
|