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Fuoco sui pacifisti israeliani
by Michele Giorgio da Il Manifesto del 27.12.03 Saturday, Dec. 27, 2003 at 11:22 AM mail:

Ieri soldati israeliani hanno aperto il fuoco contro pacifisti di nazionalità diverse che protestavano contro la costruzione del Muro in Cisgiordania, ferendo gravemente un israeliano e in modo leggero un americano. E dopo il raid a Rafah, Nablus e Jenin, costato la vita a 10 palestinesi, Sharon ha ordinato all'aviazione di uccidere un capo militare del Jihad, uccidendo altri 4 palestinesi. Un siluro contro la tregua. Per «risposta», un attentato kamikaze alla periferia di Tel Aviv è costato la vita a tre soldati e una ragazza

Un Natale di sangue nei Territori Occupati e in Israele, che non ha risparmiato persino un gruppo di pacifisti. Soldati israeliani ieri hanno aperto il fuoco contro manifestanti di nazionalità diverse che protestavano contro la costruzione del muro in Cisgiordania, ferendo gravemente un israeliano e in modo leggero un americano. E' la prima volta che i militari aprono il fuoco per proteggere il Muro, ma non è la prima volta che pacifisti vengono presi di mira. La scorsa primavera a Rafah (Gaza) una giovane americana, Rachel Correy, perse la vita sotto i cingoli di una ruspa israeliana durante la demolizione di una casa. Più di recente, sempre a Rafah, un pacifista britannico, Tom Hurdall, è stato colpito alla testa da un proiettile sparato da una torretta israeliana e da allora giace in ospedale in stato di morte celebrale. I pacifisti, circa 200, appartenenti al gruppo «Anarchici contro la barriera» e a varie organizzazioni di sinistra, stavano dimostrando nel villaggio di Masha, vicino a Qalqilya, uno dei centri abitati più minacciati dalla costruzione del muro. Secondo il portavoce militare israeliano, i soldati avrebbero esploso colpi di avvertimento in aria perché alcuni manifestanti stavano «danneggiando» la barriera. Testimoni invece hanno riferito che i militari hanno sparato ad altezza d'uomo, non appena i manifestanti hanno toccato la barriera. A cadere sotto i colpi sono stati l'israeliano Gil Naamati, che è stato trasferito all'ospedale in gravi condizioni, e un americano. Deputati israeliani di opposizione hanno denunciato il comportamento dell'esercito che, secondo Yosi Sarid (Meretz), «ha superato ogni limite». «L' esercito - hanno affermato altri deputati - deve spiegare come è successo che soldati abbiano sparato contro manifestanti israeliani». E' sconfortante il fatto che la sinistra israeliana sia indignata per il ferimento di manifestanti israeliani e sia rimasta di fatto in silenzio di fronte alla morte di Rachel Correy. Il clima si è fatto pesante nei Territori occupati e in Israele. Gli unici momenti di serenità si sono avuti a Betlemme che ha vissuto un Natale tranquillo dopo tre anni. In seguito al raid a Rafah costato ad inizio settimana la vita a nove palestinesi, giovedì il governo di Ariel Sharon ha ordinato all'aviazione di uccidere Makled Hamid, un capo militare del Jihad Islami, e con lui sono rimasti uccisi altri 4 palestinesi, rilanciando così la strategia delle «esecuzioni mirate» di militanti dell'Intifada che però colpiscono anche civili innocenti. Ha soprattutto sganciato un siluro contro un possibile accordo di cessate il fuoco che pure le organizzazioni politiche palestinesi avevano ricominciato a discutere nei giorni scorsi. Invece i palestinesi hanno compiuto un attentato kamikaze alla periferia di Tel Aviv - costato la vita a tre soldati e una ragazza di 17 anni - mettendo fine ad oltre due mesi di tregua non dichiarata all'interno del territorio israeliano. Il governo Sharon ha accusato di nuovo il premier palestinese Abu Ala - che pure ha condannato l'attacco suicida - di non fare nulla per smantellare le organizzazioni armate palestinesi. Il ministro della difesa Shaul Mofaz ieri ha convocato i comandanti militari per studiare la rappresaglia all'attentato. Nella seduta si è deciso di mantenere il rigido isolamento della Cisgiordania e di Gaza, reimposto dopo l'attacco suicida. Sono state irrigidite le restrizioni ai movimenti dei civili palestinesi. Le truppe israeliane con l'appoggio di alcuni carri armati, ieri mattina erano già entrate in azione nella casbah di Nablus dove hanno perquisito di numerose case. A Bet Furik è stata demolita l'abitazione di Said Al-Hanani, il kamikaze del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (Fplp) responsabile dell'ultimo attentato. Al-Hanani, in un messaggio lasciato prima di compiere il suo gesto, ha scritto di aver scelto di diventare uno shahid (martire) per vendicare suo cugino, un capo militare del Fplp, ucciso nei giorni scorsi a Nablus dai soldati. Ieri mentre in Israele si tenevano i funerali delle tre donne e dell'uomo uccisi a Tel Aviv, a Gaza si piangevano i 5 morti del raid aereo sul quartiere di Sheikh Radwan, a Gaza city. Obiettivo ufficiale dell'attacco condotto da elicotteri Apache era Maklid Ahmed, un capo militare del Jihad, e le sue guardie del corpo ma, come è già accaduto troppe volte, sono rimasti uccisi anche civili. Israele sostiene di aver attuato il raid aereo perché Maklid Ahmed stava mettendo a punto un attentato. Due giorni fa un palestinese, che aveva con sé una mina, è stato sorpreso e ucciso da soldati di guardia all'insediamento ebraico di Ganei Tal, nel sud di Gaza.

Arrestato il figlio di Barghuti

Qualche ora dopo si è appreso che il figlio di Marwan Barghuti, il leader di Al Fatah incarcerato in Israele, è stato arrestato dal servizio di segreto di sicurezza dello Stato ebraico, lo Shin-Bet. Lo ha riferito il legale della famiglia, Jawad Bulus, secondo il quale Qassam Barghuti, di 19 anni, è stato arrestato all' arrivo dalla Giordania al valico di confine sul ponte Allenby. Secondo l'avvocato l'arresto di Qassam è una forma di pressione psicologica delle autorità israeliane sul padre. Nel frattempo Marwan Barghuti, in un esposto inviato all' associazione umanitaria israeliana «Medici per i Diritti Umani», ha denunciato le sue durissime condizioni di detenzione. Ha detto di essere trattato in modo inumano e di aver avuto le mani e i piedi legati a una sedia durante i 90 giorni di interrogatori successivi all'arresto. Ha inoltre affermato di essere rinchiuso in una cella puzzolente, in condizioni igieniche terribili e che le sue richieste di essere visitato da un medico sono state respinte. Lo Shin-Bet ha negato che Barghuti sia stato legato durante gli interrogatori.

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