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Genova, la rivolta dell'Ilva | ||
by dal manifesto Tuesday, Feb. 10, 2004 at 3:40 PM | mail: | |
Operai dell'acciaio di nuovo in piazza, ieri è toccato ai siderurgici di Cornigliano. Dicono no alla chiusura dell'altoforno, reso superfluo dal coke di importazione cinese. I più combattivi sono i giovani precari, pagati 600 euro al mese. La proprietà si difende e la polizia carica.
Prima o poi tutti i nodi vengono al pettine. E il nodo dell'Ilva di Cornigliano che dà lavoro a 2700 persone è di quelli belli grossi, di quelli che quando incontrano i denti del pettine rischiano di romperli. Ieri la miccia che ha innescato la rabbia degli oltre 500 operai dell'Ilva che avevano marciato in corteo fino alla prefettura, è stata la notizia che non era stata ancora firmata la convocazione dei sindacati per l'incontro in programma giovedì a Roma tra la proprietà dell'azienda (il gruppo Riva), i vertici degli enti locali e il sottosegretario al governo Gianni Letta. La cronaca della giornata inizia da qui, dalla frustrazione di sentirsi tagliati fuori da ogni decisione, come se loro - che in fabbrica a Cornigliano ci lavorano tutti i giorni - fossero dei corpi estranei. Cinque minuti, anche meno, di rabbia con lancio di petardi, oggetti, spintoni sul cordone di poliziotti a difesa della prefettura nell'improbabile tentativo di entrare. Il bilancio parla di un contuso tra gli operai, un 25 enne che si è preso una manganellata in testa e di qualche ammaccatura tra le forze dell'ordine, ma nulla di grave. Si potrebbe cominciare da questo per parlare di Cornigliano: per dire che è una fabbrica che ha saltato una generazione, mancano i quarantenni e che questo, in qualche modo, si percepisce. Ci sono gli operai di cinquant'anni - che durante i tafferugli hanno assistito con sorpresa allo scoppio di rabbia dei giovani - e poi i nuovi assunti, i giovani. Già, perché Riva ha continuato ad assumere, nel frattempo: contratti di apprendistato a 600 euro al mese per 5 anni. I nuovi lavoratori entrati nelle acciaierie, di fatto, spesso sfuggono al sindacato. «Sì, è vero - ammette Corrado Cavanna, segretario regionale della Fiom - i giovani sono l'anima del movimento e vedono la situazione in modo drammatico per il loro futuro. Hanno bisogno di ripercorrere le esperienze che abbiamo fatto noi vent'anni fa, poi capiranno». Un'analisi condivisa da Gigi Malabarba, capogruppo al Senato di Rifondazione comunista: «La radicalità espressa dai giovani operai dell'Ilva di Cornigliano, che ha strappato il tavolo di trattative col governo, è la dimostrazione che il movimento si sta estendendo dal settore dei trasporti alle fabbriche, scavalcando in questo caso le stesse confederazioni sindacali». Sì. perché alla fine la convocazione è arrivata. E' arrivata dopo le due del pomeriggio e dopo che i lavoratori dalla prefettura si erano spostati in parte alla stazione ferroviaria di Genova Brignole e in parte in piazza Corvetto e in centro per bloccare il traffico con le ruspe e mezzi pesanti e per sedersi sui binari e bloccare il traffico ferroviario da e per Roma. |
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