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Giorno da cani a Milano centro
by dal manifesto Friday, Apr. 02, 2004 at 11:50 AM mail:

A Milano centinaia di poliziotti sfondano porte e finestre e sgomberano un palazzo occupato dai rom vicino alla stazione. Più della metà sono stati espulsi. Gli altri allontanati in periferia. E' iniziata la campagna elettorale del centro destra.

Una delle più grandi operazioni di polizia degli ultimi anni a Milano - grande per i numeri, non per il risultato meschino - ieri mattina ha paralizzato la parte di città compresa tra la stazione Centrale e il grattacielo Pirelli. L'assedio si è stretto attorno alla palazzina di via Adda, una casa di ringhiera dove due anni fa si erano rifugiati centinaia di rom rumeni che il comune di Milano aveva cacciato dal campo nomadi periferico di via Barzaghi. Lo stesso campo dove adesso verrano portati i «regolari» (79 persone, donne e bambini in maggioranza), una retromarcia penosa di cui gli assessori di Palazzo Marino si dovrebbero vergognare. E invece, poveretti, esultano. Quanto agli «irregolari», sono 183 persone e verranno espulse. Nessuno, nemmeno chi sapeva che sarebbe stato caricato su un aereo, ha opposto resistenza e così non ci sono stati gli incidenti che tutti si aspettavano: i giornalisti con l'acquolina in bocca, i centrodestri con un po' di apprensione per via della triste campagna elettorale che si accompagna bene con uno sgombero ma senza teste spaccate, bombole incendiate, bambini in lacrime e madri urlanti. In questi giorni via Adda sembrava il mondo alla rovescia. Zingari che pestano i poliziotti, zingari che prendono le vigilesse a bastonate sulla testa...grandi titoli sui giornali e indignazione dei «milanesi» e poi giorni di prognosi per tutti - a certificare che gli zingari oltre a essere «gente pessima e infame data solo alle rapine e ai furti» (editto milanese del 1587) adesso alzano pure le mani. In realtà, ecco il mondo alla rovescia, per due anni 300 zingari hanno occupato un intero palazzo in una zona semi centrale della città dove il prezzo medio di un appartamento oscilla tra i 3-4 mila euro al metro quadro. Un'esperienza unica - i rom «buoni» al limite vengono tollerati solo se alzano qualche baracca in mezzo al fango - che miracolosamente ha retto tra mille difficoltà, dunque un precedente pericoloso in una città dove migliaia di persone rischiano di restare senza casa (in 7 anni chi governa ha costruito 495 alloggi, su 40 mila richieste).

Ha ragione anche chi dice che ormai quella era una situazione ingestibile: la casa era pericolante, lo stato di perenne assedio aveva favorito un atteggiamento di chiusura degli occupanti, il quartiere si lamentava per i furti, veri e presunti, e la presenza dei topi coloriva sempre le cronache schifate che facevano inorridire, come se vivere in quel degrado fosse una scelta, e quelle stesse persone nei campi non avessero vissuto per anni molto peggio di così. Magari lontani dai riflettori, come quella zingara del campo di via Triboniano che la settimana scorsa, dopo l'ennesima «visita» della polizia, ha deciso di rispedire in Romania i suoi due bambini - «avevano detto che la prossima volta me li avrebbero portati via...».

I bambini inteneriscono sempre, ma fino a un certo punto: non sono stati ascoltati quei rumeni che avevano chiesto di poter rimanere fino alla fine dell'anno scolastico (i minorenni sono 78). Lo scorso autunno ha fatto scalpore la piccola che in quella casa è morta, ma allora solo il prefetto disse che una città come Milano doveva e poteva trovare una soluzione abitativa dignitosa per tutti. Il comune, invece, per mesi ha lasciato degenerare la situazione senza muovere un dito. Fino a ieri, quando ha sguinzagliato in via Adda i suoi uomini e le sue donne peggiori per sbandierare la ritrovata «legalità».

Per capire la pochezza degli amministratori locali, basta citare il capogruppo lombardo della Lega, Davide Boni, «sul fortino di via Adda dovrebbe sventolare la bandiera della Padania». Avvilita, l'opposizione, non può far altro che mediare alla ricerca di un briciolo di ragionevolezza per l'immediato futuro. Il Prc chiede che «l'amministrazione comunale difenda l'integrità di tutti i nuclei familiari e garantisca un alloggio dignitoso». Per i Ds, «il destino di persone che non possono continuare ad essere cacciate da un angolo all'altro della città è responsabilità di tutti».

Il primo a uscire dal portone di via Adda è un vecchio suonatore di fisarmonica che si regge a stento sulle gambe. L'ultimo a calmarsi è un bambino di sei anni, piange, non riesce a smettere perché non trova la mamma. L'hanno già caricata sull'autobus. Per il resto, è andato tutto bene.

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