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QUELLA PIAZZA È NOSTRA
by da Il Manifesto Tuesday, Apr. 27, 2004 at 11:43 AM mail:

Quella piazza è nostra ANDREA FABOZZI IL Manifesto


Forse i terroristi che hanno ucciso Fabrizio Quattrocchi e che ancora tengono gli altri tre italiani sono male informati. Nel loro video messaggio si rivolgono agli «amici amanti della pace del popolo italiano», chiedendo di manifestare contro la guerra e minacciano in caso contrario di giustiziare i nostri concittadini. Forse sono male informati perché il popolo italiano, come quello spagnolo e come il popolo di tutto il mondo, anche il popolo americano, questa guerra, queste guerre, non la vuole e non l'ha voluta. Da prima che cominciasse. La più grande manifestazione contro l'attacco in Iraq fu un mese prima dell'inizio della guerra. Ce ne sono state tante altre. Il movimento pacifista ha vissuto come una sconfitta il fatto di non essere riuscito a impedire il conflitto. Ma le manifestazioni sono continuate. E nei sondaggi l'opinione pubblica a casa nostra e nel resto del mondo è sempre stata in favore della pace. Dove si è votato, i governi di guerra sono stati sconfitti. Le bandiere con l'arcobaleno sono ancora ai nostri balconi.


C'è qualche buona ragione per smettere di chiedere a gran voce la pace? Al contrario, a noi sembra che ce ne siano molte di più per insistere. Il ritiro dall'Iraq delle truppe occupanti ogni giorno che passa si conferma l'unica soluzione possibile per l'inferno che quel disgraziato paese è diventato.


Ma forse i terroristi delle «Falangi Verdi» sono molto bene informati. Hanno notizie precise sulla politica italiana, e con la loro mossa mettono davanti ai suoi impacci un paese che affronta questa grave crisi senza una guida politica. Con un governo ostinatamente silenzioso, senza una sola idea che non sia la più idiota adesione ai desideri di Washington. Con l'opposizione «responsabile» in piena orgia emergenziale, capace solo di ripetere il ritornello della fermezza. Per cui non si può chiedere (chiedere) il ritiro delle truppe perché c'è il ricatto dei terroristi, non si può manifestare per la pace perché c'è il ricatto dei terroristi, quindi non si fa nulla. Fermezza, appunto.


Così nei giorni della (falsa) trattativa abbiamo sentito solo la propaganda berlusconiana: contatti avviati, liberazione imminente, telecamere già in postazione. Una sciagurata bugia, come confermano le parole di ieri dei sequestratori: il governo italiano «non ha preso nessuna iniziativa per cercare di liberarli». Disponibile alla trattativa - al contrario di quanto dichiarato ufficialmente - Berlusconi è stato però incapace di condurla. Non avendo non diciamo ottenuto, ma neanche timidamente chiesto l'unica cosa che avrebbe avuto una qualche utilità: la fine dell'assedio americano a Falluja, dove presumibilmente si trovano gli ostaggi italiani. Ieri sera, mentre i fedeli alleati di Bush proclamavano a gran voce di non voler cedere ai ricatti, zitti zitti i marines riprendevano gli attacchi alla città sunnita, un ennesimo crimine ma anche una pesante ipoteca sulla sorte dei tre italiani.


Non si può misurare la giustezza di una scelta solo guardando all'onorabilità di chi la condivide, o buon ultimo la incoraggia. Manifestare per la pace non è solo giusto, è la nostra ragion d'essere. Ritirare le truppe era giusto e resta giusto. Averlo fatto per tempo come Zapatero, o solo chiesto come neanche tutta l'opposizione italiana, avrebbe risparmiato questo imbarazzo.


Eppure adesso, per iniziativa delle famiglie degli ostaggi, una piazza comunque ci sarà. Si tratta di riempirla con quelle che sono da sempre le nostre bandiere: per la pace, per il ritiro delle truppe e quindi contro la tragica gestione del governo italiano. Se può servire anche a salvare tre vite umane, ancora meglio.

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«Manifestate per riaverli»
by da Il Manifesto Tuesday, Apr. 27, 2004 at 11:48 AM mail:



I rapitori tornano a farsi sentire. In un video mostrano i tre ostaggi vivi e mentre mangiano. E lanciano l'ultimatum: «Manifestate per la pace entro cinque giorni altrimenti li uccidiamo».

I familiari degli ostaggi lanciano un appello all'Italia: «Aiutateci a far tornare a casa i nostri ragazzi».

Già fissata la data del corteo: il 29 aprile a Roma


SARA MENAFRA


E'tutta politica la richiesta che i rapitori di Salvatore Stefio, Umberto Cupertino e Maurizio Agliana fanno all'Italia. Ieri quando l'attenzione sulla vicenda dei tre italiani rapiti stava lentamente calando hanno inviato un messaggio di alcuni minuti alla sede di Al Arabija a Dubai. Dimostrando una volta di più di avere un occhio attentissimo su ciò che si muove da questo lato del Mediterraneo le «Brigate verdi di Maometto» prima hanno mostrato i rapiti in abiti arabi e seduti attorno ad un tavolo per mangiare. Quindi hanno dettato la loro unica condizione: «Una manifestazione contro la guerra entro cinque giorni». «Vi assicuriamo - dice il testo mostrato da Al Arabija - che daremo prova di buona fede, li libereremo e chiederemo il loro rimpatrio immediato se simpatizzerete con la nostra causa, ci mostrerete la vostra solidarietà e respingerete pubblicamente la politica del vostro primo ministro, inscenando una grande manifestazione nella vostra capitale per protestare contro la guerra». «Vi concediamo cinque giorni, scaduti i quali li uccideremo senza indugio e senza altri avvertimenti».


La lettera si chiude con una data: 25 aprile. Una indicazione che vista la barba lunga dei rapiti viene ritenuta genericamente attendibile.

«Abbiamo mandato in onda il video 40 minuti dopo il suo arrivo in redazione» racconta una giornalista della redazione esteri di Al Arabija che preferisce restare anonima. «E' la prima volta che Al Arabija trasmette una rivendicazione di rapitori, ma crediamo sia stato utile per contribuire alla loro liberazione».


Sono le quattro di pomeriggio passate quando il video rimbalza in Italia e nelle tre case dei familiari dei rapiti. E sono loro i primi a dire che se è una manifestazione, quella che vogliono i rapitori, loro sono disposti a farla anche subito. La prima a parlarne è stata Antonella Agliana, sorella di Maurizio, che col passare dei giorni è diventata un po' la portavoce di tre famiglie che fino a due settimane fa non avevano nulla in comune. Prima parla del video e spiega come quei pochi minuti abbiano riacceso le sue speranze: «Sono vivi e mangiano. Se i rapitori li trattano bene vuol dire che hanno un cuore». Non vorrebbe parlare del corteo, ripete di aver fiducia nel governo, ma alla fine ammette: «Ho sempre sostenuto che se dipendesse da me e se bastasse dire ritiriamo le truppe, io potrei dirlo». Quasi contemporaneamente Salvatore Stefio, il cugino dell'omonimo ostaggio, che da una mano a rispondere al telefono che squilla incessantemente nell'abitazione di Cesenatico, spiega che il sindaco di Carlentini, il paese siciliano dove è nata tutta la famiglia, si è già messo a disposizione per organizzare un corteo: «Un segno di debolezza? Ma perché i segnali dati finora dall'Italia sono stati di forza? Io per mio cugino farei qualunque cosa, figuriamoci una manifestazione a Roma». Un'oretta dopo anche Angelo Stefio, lo stesso ex carabiniere che due settimane fa ha deciso di appendere un enorme tricolore davanti alla porta di casa spiegherà a tutti che spera che gli italiani si mobilitino: «Vederli vivi è la cosa che ci dà un gran sollievo, però adesso abbiamo bisogno di voi tutti, e non credo che lasceremo i ragazzi lì. Abbiamo cuore e siamo italiani».


Più i minuti passano e più lo spiraglio aperto dalle famiglie si fa ampio. Si fanno sentire anche le dichiarazioni dei politici. All'inizio praticamente tutti chiedono di mantenere la linea della fermezza. Poi, mentre arrivano i «Sì» dei familiari, anche i partiti cambiano posizione. I Ds decideranno addirittura di aderire ufficialmente alla manifestazione del 29. All'appello risponde anche il sindaco di Sammichele di Bari, paese di origine di Umberto Cupertino. E' lui, Nicola Madaro, che tra l'altro è a capo di una coalizione di centrosinistra, a fissare anche la data: il 29 aprile. «La nostra iniziativa - spiega - è fare una manifestazione contro la guerra così come è stato chiesto nel messaggio inviato dalle televisioni, ma senza nessuna trattativa, anche perché non sapremmo con chi trattare». E aggiunge che nei prossimi giorni contatterà il sindaco di Cesenatico (residenza degli Stefio), di Prato (dove vivono gli Agliana) e l'intera Anci per chiedere di organizzare la mobilitazione insieme. Appena ha saputo del video ha interrotto il consiglio comunale per correre a casa dei Cupertino e parlare con loro anche della proposta di fare un corteo. Quando lascia la casa il fratello di Umberto, Francesco Cupertino, si affaccia sulla porta. Pochi attimi, prima che la voce sia rotta dalla commozione, per dire: «E' già tanto il fatto che sia vivo, sono felicissimo, spero di riabbracciarlo presto. Chiedo aiuto a tutti». La moglie, Laura Albanese, ripete l'appello: «Rivolgiamo un appello agli italiani: aiutateci a liberare i nostri cari».

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«Manifestate per riaverli»
by da Il Manifesto Tuesday, Apr. 27, 2004 at 11:56 AM mail:



I rapitori tornano a farsi sentire. In un video mostrano i tre ostaggi vivi e mentre mangiano. E lanciano l'ultimatum: «Manifestate per la pace entro cinque giorni altrimenti li uccidiamo».

I familiari degli ostaggi lanciano un appello all'Italia: «Aiutateci a far tornare a casa i nostri ragazzi».

Già fissata la data del corteo: il 29 aprile a Roma


SARA MENAFRA


E'tutta politica la richiesta che i rapitori di Salvatore Stefio, Umberto Cupertino e Maurizio Agliana fanno all'Italia. Ieri quando l'attenzione sulla vicenda dei tre italiani rapiti stava lentamente calando hanno inviato un messaggio di alcuni minuti alla sede di Al Arabija a Dubai. Dimostrando una volta di più di avere un occhio attentissimo su ciò che si muove da questo lato del Mediterraneo le «Brigate verdi di Maometto» prima hanno mostrato i rapiti in abiti arabi e seduti attorno ad un tavolo per mangiare. Quindi hanno dettato la loro unica condizione: «Una manifestazione contro la guerra entro cinque giorni». «Vi assicuriamo - dice il testo mostrato da Al Arabija - che daremo prova di buona fede, li libereremo e chiederemo il loro rimpatrio immediato se simpatizzerete con la nostra causa, ci mostrerete la vostra solidarietà e respingerete pubblicamente la politica del vostro primo ministro, inscenando una grande manifestazione nella vostra capitale per protestare contro la guerra». «Vi concediamo cinque giorni, scaduti i quali li uccideremo senza indugio e senza altri avvertimenti».


La lettera si chiude con una data: 25 aprile. Una indicazione che vista la barba lunga dei rapiti viene ritenuta genericamente attendibile.

«Abbiamo mandato in onda il video 40 minuti dopo il suo arrivo in redazione» racconta una giornalista della redazione esteri di Al Arabija che preferisce restare anonima. «E' la prima volta che Al Arabija trasmette una rivendicazione di rapitori, ma crediamo sia stato utile per contribuire alla loro liberazione».


Sono le quattro di pomeriggio passate quando il video rimbalza in Italia e nelle tre case dei familiari dei rapiti. E sono loro i primi a dire che se è una manifestazione, quella che vogliono i rapitori, loro sono disposti a farla anche subito. La prima a parlarne è stata Antonella Agliana, sorella di Maurizio, che col passare dei giorni è diventata un po' la portavoce di tre famiglie che fino a due settimane fa non avevano nulla in comune. Prima parla del video e spiega come quei pochi minuti abbiano riacceso le sue speranze: «Sono vivi e mangiano. Se i rapitori li trattano bene vuol dire che hanno un cuore». Non vorrebbe parlare del corteo, ripete di aver fiducia nel governo, ma alla fine ammette: «Ho sempre sostenuto che se dipendesse da me e se bastasse dire ritiriamo le truppe, io potrei dirlo». Quasi contemporaneamente Salvatore Stefio, il cugino dell'omonimo ostaggio, che da una mano a rispondere al telefono che squilla incessantemente nell'abitazione di Cesenatico, spiega che il sindaco di Carlentini, il paese siciliano dove è nata tutta la famiglia, si è già messo a disposizione per organizzare un corteo: «Un segno di debolezza? Ma perché i segnali dati finora dall'Italia sono stati di forza? Io per mio cugino farei qualunque cosa, figuriamoci una manifestazione a Roma». Un'oretta dopo anche Angelo Stefio, lo stesso ex carabiniere che due settimane fa ha deciso di appendere un enorme tricolore davanti alla porta di casa spiegherà a tutti che spera che gli italiani si mobilitino: «Vederli vivi è la cosa che ci dà un gran sollievo, però adesso abbiamo bisogno di voi tutti, e non credo che lasceremo i ragazzi lì. Abbiamo cuore e siamo italiani».


Più i minuti passano e più lo spiraglio aperto dalle famiglie si fa ampio. Si fanno sentire anche le dichiarazioni dei politici. All'inizio praticamente tutti chiedono di mantenere la linea della fermezza. Poi, mentre arrivano i «Sì» dei familiari, anche i partiti cambiano posizione. I Ds decideranno addirittura di aderire ufficialmente alla manifestazione del 29. All'appello risponde anche il sindaco di Sammichele di Bari, paese di origine di Umberto Cupertino. E' lui, Nicola Madaro, che tra l'altro è a capo di una coalizione di centrosinistra, a fissare anche la data: il 29 aprile. «La nostra iniziativa - spiega - è fare una manifestazione contro la guerra così come è stato chiesto nel messaggio inviato dalle televisioni, ma senza nessuna trattativa, anche perché non sapremmo con chi trattare». E aggiunge che nei prossimi giorni contatterà il sindaco di Cesenatico (residenza degli Stefio), di Prato (dove vivono gli Agliana) e l'intera Anci per chiedere di organizzare la mobilitazione insieme. Appena ha saputo del video ha interrotto il consiglio comunale per correre a casa dei Cupertino e parlare con loro anche della proposta di fare un corteo. Quando lascia la casa il fratello di Umberto, Francesco Cupertino, si affaccia sulla porta. Pochi attimi, prima che la voce sia rotta dalla commozione, per dire: «E' già tanto il fatto che sia vivo, sono felicissimo, spero di riabbracciarlo presto. Chiedo aiuto a tutti». La moglie, Laura Albanese, ripete l'appello: «Rivolgiamo un appello agli italiani: aiutateci a liberare i nostri cari».

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ma i familiari delle vittime....
by sser Tuesday, Apr. 27, 2004 at 12:25 PM mail:

....intendono giocare con i rapitori o cosa?
Questi hanno chiesto una manifestazione antigovernativa, non solo una manifestazione per il rilascio degli ostaggi.
Il papà ex carabiniere è disposto a marciare contro il governo?

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Dovrá farlo
by e sta a noi aiutarlo Tuesday, Apr. 27, 2004 at 12:30 PM mail:

dando un comtrappeso alla disinformazione speciale a cui quell´uomo é chiaramente sottoposto. Fargli presente che Berlusconi lo ha preso per il culo.

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