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L'eccidio di Fallujah
by Maria Tomchick Tuesday, May. 04, 2004 at 11:56 PM mail:

Lunedì 28 aprile, mentre i media statunitensi erano concentrati sulla visita di Donald Rumsfeld a Bagdad, un evento agghiacciante aveva luogo a soli 50 km ad ovest: soldati americani hanno aperto il fuoco sui civili iracheni, uccidendo 15 persone e ferendo decine di dimostranti che protestavano contro l'invasione USA della loro citta'. È difficile ricostruire quello che è successo davvero a Fallujah; le principali fonti di informazione statunitensi si contraddicono tra loro e sono fortemente basate su fonti militari ufficiali. Ma si può trovare un po' di verità esaminando con attenzione le diverse fonti a mezzo stampa. Foto: campo di calcio come cimiterio..

L'eccidio di Falluja...
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I rapporti di agenzia sono in genere un buon punto di partenza. Il corrispondente Reuters Edmund Blair ha stilato il primo rapporto direttamente dalla città di Falujah. Soldati U.S.A. accampati in una scuola della città hanno colpito a morte 13 persone dopo aver sparato proiettili veri contro una folla di dimostranti disarmati. Il suo breve articolo, "Soldati U.S.A. uccidono almeno 13 iracheni: testimonianze", si basa fortemente su citazioni di testimoni iracheni, tra cui un sacerdote sunnita locale che ha raccontato a Blair che i dimostranti erano andati alla scuola per chiedere che le truppe U.S.A. abbandonassero l'edificio per permettere alla scuola di riaprire. Il sacerdote sottolineava che la dimostrazione era pacifica e che nessuno dei dimostranti portava armi. L'articolo concludeva con il paragrafo: "Gli ufficiali dell'esercito U.S.A. non hanno offerto commenti al momento. Ma la stazione televisiva via satellite Al Jazeera, con sede in Qatar, cita militari americani che dichiarano di essere stati esposti al fuoco dopo aver chiesto alla folla di disperdersi, e di essere così stati costretti a rispondere".

Poi è arrivato l'articolo Associated Press di Ellen Knickmeyer, "Forze U.S.A. rispondono al fuoco in una protesta in Iraq" che, come il titolo suggerisce, fa tutto il possibile per presentare il punto di vista dei soldati U.S.A., escludendo quasi totalmente i testimoni oculari iracheni.

L'articolo di Knickmeyer sembra essere fonte di dichiarazioni discutibili sul massacro di Fallujah. L'articolo afferma ripetutamente che i dimostranti erano armati ed avevano sparato direttamente all'edificio scolastico, costringendo i soldati U.S.A. che si trovavano nella scuola a rispondere al fuoco: l'articolo presenta questa affermazione in sette diversi paragrafi. Solo una volta menziona la dichiarazione dei dimostranti di essere stati disarmati e pacifici.

Un'altra affermazione dubbia è che i dimostranti stessero festeggiando il compleanno di Saddam: Knickmeyer attribuisce questa dichiarazione al direttore operativo del Comando Centrale U.S.A.. Ella va oltre nel presentare le sue ipotesi sugli scopi dei dimostranti quella sera: "sembra che si sia trattato, per lo meno, di uno scontro di culture... I residenti hanno più volte denunciato l'uso da parte di membri del battaglione di binocoli e occhiali per la visione notturna. Essi accusano i soldati di spiare le donne dai piani superiori e dal terrazzo della scuola". Ah, quegli idioti fondamentalisti musulmani, sembra quasi di sentirle dire mentre scrive. Ella descrive anche Fallujah come "una città da tempo considerata fortmente solidale con Saddam, e sito di fabbriche sospette di essere coinvolte in produzione di armi illegali" (lasciamo perdere il fatto che non siano state trovate prove) e come "roccaforte del partito Baath", caso mai dovessimo scordarci che sono i dimostranti a essere colpevoli del fatto di essere stati uccisi.

Knickmeyer dà anche spazio alla dichiarazione di soldati U.S.A. che, quando i dimostranti si sono avvicinati a meno di 3 metri dal muro della scuola, tre iracheni sul tetto di un edificio "vicino" hanno cominciato a sparare. Sono stati i lampi dei silenziatori, secondo i soldati, a indurli a sparare in basso verso la folla. Ella non cerca neanche di riconciliare la contraddizione tra gli iracheni armati che sparano dai tetti e i soldati U.S.A. che, in risposta, sparano in basso, ad una folla piena di dimostranti.

Gli istinti giornalistici della Knickmeyer, tuttavia, vengono finalmente alla luce quando fa cenno, verso la fine del suo articolo, che "non erano evidenti segni di proiettili sulla scuola, sebbene i soldati abbiano dichiarato che i dimostranti avessero sparato alle finestre". È da notare come la sua osservazione diretta che non ci fossero segni di priettili sui muri della scuola è neutralizzata dalle garanzie di seconda mano di soldati U.S.A. che le finestre fossero state infrante dagli spari dei dimostranti, e non dai soldati stessi per poterle usare come postazioni di tiro.

Ella nota anche che i soldati U.S.A. "hanno sparato con armi automatiche per 20 o 30 minuti". Questa gentile concessione si trova verso la fine del suo articolo, mentre all'inizio ripete l'affermazione assurda che le truppe U.S.A. "hanno sparato solo contro uomini armati". Questo è immediatamente contraddetto dalla citazione del direttore dell'ospedale generale di Fallujah, che ha detto che tre dei morti erano ragazzi di età compresa tra 8 e 10 anni.

L'altro articolo che è stato scelto e ristampato dai giornali locali di tutta la nazione era del New York Times: "Soldati U.S.A. sparano su dimostranti iracheni, uccidendone 15", di Ian Fisher. L'articolo del Times è più bilanciato nel citare fonti di entrambe le parti. Fisher, peró, ripete che i dimostranti erano armati e stavano festeggiando il compleanno di Saddam Hussein.

Fisher, in verità, include alcuni altri dettagli che erano sfuggiti a Knickmeyer. Per esempio, scopriamo che i dimostranti si erano fermati davanti alla sede di un'altra unità di truppe U.S.A. nel quartiere Nazzal prima di giungere alla scuola. Fisher cita il capitano dell'unità, Mike Riedmuller, che afferma che alcuni dei dimostranti avevano sparato dei colpi in aria, ma che i suoi soldati non avevano sparato alla folla perché non erano stati presi di mira. Non si erano sentiti minacciati.Fisher dice dunque che lo stesso gruppo di persone si è diretto verso la scuola, continuando a sparare in aria. È stato allora, secondo i soldati U.S.A. nell'edificio scolastico, che "diverse altre persone armate di fucile" sono apparse dalle case dal lato opposto della strada e hanno cominciato a sparare alle truppe U.S.A.. È da notare che i tre individui sul tetto di una casa vicina si sono in qualche modo trasformati in "diverse persone" armate di fucile nelle case dal lato opposto della strada.

Fisher dice anche che il secondo piano dell'edificio scolastico era "segnato da fori di proiettili, per la maggior parte di piccolo calibro, e c'era un'altra mezza dozzina di fori sul muro in cemento della scuola", in diretta contraddizione con quanto riportato da Knickmeyer. Fisher dice anche che i soldati U.S.A. "hanno recuperato nove fucili automatici, due pistole e duemila proiettili dalle case di fronte alla scuola, e che i tetti erano cosparsi di bossoli", prove a conferma dell'esistenza di tiratori sui tetti e non tra la folla, dove i soldati U.S.A. hanno sparato. Tra l'altro, i fucili si trovano dappertutto in Iraq, dove con 25 dollari si può comprare al mercato locale un AK-47 rubato; di fatto, molti iracheni si sono armati per difendersi dagli sciacallaggi.

Per quanto riguarda le ragioni per cui i dimostranti si trovavano alla scuola, Fisher cita gli occhiali per la visione notturna, ma aggiunge che i residenti erano arrabbiati con i soldati U.S.A. per aver mostrato materiale pornografico ai bambini iracheni.

Una seconda versione dell'articolo di Fisher dal titolo "Soldati U.S.A. sparano su dimostranti iracheni, uccidendone 15" è stata pesantemente rimaneggiata per dare prominenza alla versione U.S.A. degli eventi. In esso, gran parte degli interventi di testimoni oculari iracheni sono sostituiti da fonti ufficili del Comando Centrale U.S.A.

Il Washington Post ("Soldati uccidono dimostranti anti-U.S.A.", di Rajiv Chandrasekaran) chiarisce meglio lo svolgersi degli eventi nel tempo. Un gruppod i 100 persone si sono riunite per protestare davanti all'ufficio del sindaco alle 7:30 di sera, ed alcuni di essi erano armati di fucile e sparavano in aria. Il gruppo si è disperso dopo che soldati U.S.A. hanno loro intimato di allontanarsi con dei megafoni. Poco dopo, un secondo gruppo si è riunito al posto di comando a Nazzal. Di nuovo, i soldati U.S.A. hanno usato dei megafoni per disperdere la folla. Poi, verso le nove di sera, un terzo ed ultimo gruppo si è riunito davanti alla scuola, ma questa volta la folla era "rumorosa, ma disarmata", secondo testimoni iracheni.

I dimostranti del terzo gruppo chiedevano che i soldati lasciassero la scuola perché potessero ricominciare le lezioni, e, anche se alcuni conservatori tra la folla si lamentavano degli occhiali per la visione notturna, Chandrasekaran fa presente che è comune per le donne irachene di dormire all'aperto, sui tetti, quando fa caldo. Da questa semplice spiegazione, il lettore può ipotizzare che forse le lamentele dei dimostranti avevano un qualche fondamento.

Chandrasekaran scrive: "Tre altri testimoni hanno detto di aver visto alcuni dei dimostranti sparare in aria mentre si avvicinavano alla scuola, anche se nessuno ha visto sparare direttamente alla scuola [...] Alcuni dei testimoni hanno detto di credere che gli spari in aria abbiano indisposto i soldati, che hanno cominciato a sparare ai dimostranti. Altri hanno insistito che gli spari da parte U.S.A. erano in gran parte non provocati, ad eccezione di alcune pietre che erano state lanciate oltre i cancelli della scuola".

Altri particolari si possono trovare su altre fonti. Il Los Angeles Times ha riportato che i residenti di Fallujah erano arrabbiati con i soldati non solo per aver preso possesso della scuola, ma anche per aver rimosso i banchi per usarli come posti di blocco ("Confronto teso tra truppe e iracheni esplode in un bagno di sangue", di Michael Slackman). Nello stesso articolo, Slackman dipinge Fallujah come un barile di polvere da sparo, con alcuni nervosi soldati U.S.A. al comando: "in privato, i soldati hanno detto di essere stati costantemente fatti bersaglio di spari, lanci di pietre ed insulti. Hanno detto che l'attacco di lunedì sera è stata l'ultima goccia".

Anche Slackman menziona il recupero da parte di soldati U.S.A. di armi nlle case di fronte alla scuola, ma dice anche: "hanno rifiutato di mostrare le armi o le casse ai giornalisti", un dettaglio importante tralasciato sia dall'articolo AP che da quello del New York Times. Slackman scrive anche che l'edificio scolastico "non sembrava portare segni di proiettili".

C'è un altro giornalista occidentale a Fallujah il cui articolo fornisce alcuni altri dettagli importanti: Phil Reeves, del quotidiano britannico The Independent ("Almeno 10 morti dopo che soldati U.S.A. sparano sulla folla"). Reeves riporta che alcuni testimoni hanno visto alcune persone armate di fucile tra la folla che sparavano in aria. Poi Reeves cita quattro feriti iracheni che dicono che non vi erano fucili tra la folla. Per riconciliare queste versioni contrastanti, Reeves considera gli elementi di prova. Scrive: "non vi sono fori di proiettili sulla facciata dell'edificio scolastico o segni evidenti di una sparatoria. Il posto non ha segni. Al contrario, le case di fronte (numeri 5, 7, 9, 13) sono punteggiate da segni di mitragliatrice, che ha rimosso pezzi di cemento della grandezza di una mano e scavato fori profondi come una penna a sfera. Chiamato a spiegare l'assenza di fori di proiettili, il tenente colonnello Nantz ha detto che il fuoco iracheno era passato in alto, sopra le teste dei soldati. Siamo stati portati a vedere due fori di proiettili in una finestra superiore e alcuni segni su un muro, ma erano su altro lato dell'edificio scolastico".

Quindi abbiamo tre giornalisti che non hanno visto fori di proiettile (Knickmeyer, Slackman, e Reeves) e uno che li ha visti (Fisher), sebbene fossero una mezza dozzina circa. E Fisher non ci dice su quale lato dell'edificio si trovavano i fori di proiettile, mentre Reeves ce lo dice. La citazione che Reeves ci dà del tenente colonnello Nantz che le traiettorie dei proiettili sono passate sopra le teste dei soldati sarebbe più in accordo con persone che sparano in aria che non direttamente ai soldati U.S.A. all'interno dell'edificio. Sia Reeves che Slackman descrivono l'atmosfera tesa di Fallujah, dove i residenti lanciano spesso pietre alle truppe di occupazione. Slackman suggerisce che i soldati U.S.A. abbiano perso il controllo dopo giorni, se non settimane, di tensione. Quattro giornalisti (Blair, Chandrasekaran, Slackman, e Reeves) sono d'accordo nel riportare che lo scopo principale dei dimostranti era di vedere riaperta la loro scuola locale, una domanda ragionevole a cui si è risposto con una forza irragionevole.

Gli elementi di prova sembrano suggerire la conclusione che, sebbene la manifestazione fosse "rumorosa", con alcuni partecipanti armati di fucili leggeri che hanno sparato in aria, le truppe U.S.A. hanno esagerato nel reagire e hanno sparato a raffica su una folla per lo più disarmata con armi automatiche mortali per "disperdere la folla", tecnica questa che dovrebbe far ricadere l'incidente di Fallujah nella categoria dei crimini di guerra.

http://www.zmag.org/content/showarticle.cfm?SectionID=15&ItemID=3574

http://rds.yahoo.com/search/news/S=53720273/K=fallujah/v=2/SID=w/l=NSER/R=1/SIG=135vooqhj/*-http://news.yahoo.com/news?tmpl=story&u=/afp/20040504/wl_mideast_afp/iraq_us_fallujah_040504113414
http://www.antiwar.com/ips/glantz.php?articleid=2464
http://www.sf-frontlines.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=499&mode=thread&order=0&thold=0
http://www.sf-frontlines.com/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=492&mode=thread&order=0&thold=0
http://www.uruknet.info/?colonna=m&p=2367
http://www.zmag.org/Italy/tomchick-eccidiofallujah.htm

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Crimini di guerra
by Orit Shohat Tuesday, May. 04, 2004 at 11:59 PM mail:

Durante le prime due settimane del mese, l’esercito statunitense ha commesso a Falluja crimini di guerra su una scala che non ha avuto precedenti in questa guerra. Le corrispondenze sugli avvenimenti di Falluja pubblicate da relativamente pochi media riferiscono che circa 600 iracheni sono stati uccisi durante queste due settimane, fra loro circa 450 persone anziane, donne, bambini.
Le immagini di bambini decapitati, le file di cadaveri di donne e le immagini scioccanti dello stadio di calcio trasformato in un cimitero provvisorio per centinaia di uccisi - tutto è stata diffuso al mondo soltanto tramite la rete tv al-Jazeera. Durante le operazioni a Falluja, secondo l’organizzazione Medici senza Frontiere, i marines degli Stati Uniti hanno occupato persino gli ospedali e hanno impedito a centinaia di feriti il trattamento medico.

Cecchini tiravano dai tetti a chiunque provasse ad avvicinarsi. È stata un’operazione di rappresaglia — effettuata dai marines appoggiati dagli aerei da combattimento F-16 e dagli elicotteri d’assalto — con il nome in codice "Risoluzione vigilante". Era vendetta per l'uccisione di quattro statunitensi addetti alla sicurezza avvenuta il 31 marzo. Ma mentre l'uccisione delle guardie, di cui i corpi sono stati trascinati per le vie della città e appesi a un ponte, ha avuto larghissima copertura sui media e ha preparato i cuori e le menti alla vendetta militare, le centinaia di vittime della rappresaglia statunitense erano praticamente un segreto militare.

L'unica conclusione che è emersa finora dal massacro indiscriminato di Falluja è l'espulsione di al-Jazeera dalla città. Sin dall'inizio della guerra gli statunitensi hanno perseguitato i giornalisti della rete televisiva - non perché le loro corrispondenze siano false ma perché sono virtualmente gli unici che s’impegnano nel dire la verità. L’Amministrazione Bush, in collaborazione con i media statunitensi, sta cercando di sottrarre la vista della guerra al mondo e specialmente agli elettori statunitensi.

Questa settimana, per la prima volta, gli statunitensi hanno consentito la pubblicazione delle bare dei soldati morti che erano rimandati in patria. Fino a questa settimana, tali immagini erano proibite. Di conseguenza, non c’è da stupirsi se i sondaggi su Bush danno i risultati migliori che mai, sebbene il numero di statunitensi uccisi in Irak in aprile abbia raggiunto quota 115. L’occupazione dell'Irak ostacola o non piuttosto infiamma il terrorismo? Il numero di soldati morti - contrariamente al numero di vittime irachene - imporrà una riconsiderazione? È chiaro che i crimini di guerra americani non raggiungeranno la Corte internazionale di giustizia dell’Aia.

Oggi, gli Stati Uniti fissano gli standard etici internazionali. Gli Usa da soli decidono chi sarà giudicato, chi è un terrorista, che cosa è resistenza legittima all'occupazione, chi è un fanatico religioso e chi è un obiettivo legittimo per l’assassinio. Così è stato stabilito che quattro bambini iracheni, che hanno riso della vista di un caduto statunitense, hanno meritato l'esecuzione sul posto.

Il governo di Ariel Sharon può richiamarsi così a un'autorità più grande per spiegare le sue azioni e non ci sono limiti apparenti al suo programma di creare un nuovo ordine di sicurezza nella striscia di Gaza e in generale nei Territori. Al Governo israeliano, non attraversare la linea rossa fissata dagli Usa per i suoi amici è più importante della soluzione del conflitto con i Palestinesi. I dilemmi etici in Israele sulle uccisioni mirate devono far sorridere il Governo Usa.

Dopo Falluja, i comandanti delle forze armate israeliane possono sentire più leggera la loro coscienza - e in particolare con la coscienza di chi rifiuta simili operazioni. La bomba da una tonnellata lanciata su un edificio di Gaza per assassinare Salah Shehadeh, che ha ucciso anche 14 civili, è un’inezia confrontata al numero di bombe che gli Usa hanno lanciato sulle case degli abitanti di un’affollata Falluja. E tuttavia, incidentalmente, il comandante dei marines ha specificato l’impegno massimo per evitare di danneggiare i civili. "Noi in questa azione portiamo la nostra esperienza maturata nella Seconda guerra mondiale, in Corea, in Vietnam... L’operazione di Fallugia sarà ricordata e studiata per molti anni a venire", ha detto.

Che cosa può l'israeliano perplesso imparare da questo confronto cinico? Ariel Sharon può ritenersi accusato del solo "affaire" di Chatila e Sabra. Gli israeliani che amano dire "tutto il mondo è contro di noi" preferiranno parlare del diverso trattamento riservato agli Usa e a Israele riguardo, per esempio, alla distruzione dell'accampamento di profughi di Jenin compiuta da Israele. Ma chiunque abbia codici morali assoluti, piuttosto che relativi, può concludere che non dovremmo imparare dagli statunitensi - non sul consumo di cibi-spazzatura, non sul tema dei diritti dell'uomo, né in fatto di democrazia e libertà d'espressione. La differenza pratica deve essere evidente.

Gli Usa sono la superpotenza che può evidentemente fare ciò che vuole e può ritirarsi dalla guerra nell'Iraq ogni volta che desidera. Israele non ha dove ritirarsi. Deve rimanere qui, a fianco dei suoi vicini, con i quali deve condividere la terra, il clima e il destino dei figli. Di conseguenza, ogni rappresaglia, ogni operazione di vendetta e omicidio che effettuiamo ha conseguenze storiche che vanno più lontane dell'assalto crudele su Falluja.

L’operazione "Risoluzione Vigilante", al contrario, diverrà nient'altro che una nota a piè di pagina nella storia militare degli Usa, e forse pochi marines ne faranno argomento per un libro.

Orit Shohat
(* giornalista israeliano di "Hareetz")

Traduzione di Gustavo Flobert per Reporter Associati (http://www.reporterassociati.org/index.php?option=news&task=viewarticle&sid=2090)

Il testo originale ("Remember Falluja" del 28/04/04) si può leggere quì: http://www.haaretz.com/hasen/spages/421014.html
redazione@reporterassociati.org

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