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O CON I FASCISTI O CON I PARTIGIANI - PRESIDIO ANTIFASCISTA
by Individualità Antiautoritarie Saturday, Oct. 23, 2004 at 8:34 PM mail: - - -

O CON I FASCISTI O CON I PARTIGIANI PRESIDIO ANTIFASCISTA Venerdì 29 ottobre - dalle ore 20:00 Biblioteca Civica di Carmagnola

O CON I FASCISTI O C...
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O CON I FASCISTI O CON I PARTIGIANI
Venerdì 29 Ottobre, con il benestare dell'Amministrazione Comunale, Giovanni Oggero presenta le Edizioni Arktos. Noto fascista e massone, citato anche nel dossier La Destra e gli Altri (EdizioniGratis, 1993), da oltre trent'anni questo personaggio pubblica libri e saggi su esoterismo, massoneria, razzismo e fascismo. La Crisi del Mondo Moderno (Renè Guenon), Fascismo e Massoneria (Michele Terzaghi), La Guerra Occulta (Emmanuel Malinsky), La Razza Ventura (Edward Bulwer), L’Individuo e il Divenire del Mondo e Simboli della Tradizione Occidentale (Julius Evola) sono solo alcuni dei titoli pubblicati dalla Arktos.
Strane frequentazioni e imbarazzanti amicizie di una Giunta che si compiace nel definirsi di centro-sinistra, ma che annovera tra le sue fila un assessore forzaitaliota, riciclato attraverso la lista civica Futurcittà. E chi si cela dietro questa Futurcittà? Guarda a caso proprio lui, Giovanni Oggero. Un’ambigua alleanza, “cementata” nel tempo grazie ad una comune passione: la specula-zione edilizia.
Ma notoriamente la faccia tosta del potere, anche al livello più basso, non conosce limiti. La stessa Amministrazione, infatti, si prese la briga di celebrare un mese fa il 60° anniversario della morte di Ferruccio Valobra, comandante partigiano di alcune formazioni tra Carmagnola Carignano e Moncalieri, fucilato alla schiena la mattina del 22 settembre 1944 al poligono del Martinetto di Torino. Mostre, concerti della fanfara militare, incontri con i soliti esperti multiuso, comitati appositamente creati per l'occasione, e persino la proiezione del cortometraggio “Carmagnola che resiste”.
E dov’è finita questa Carmagnola che resiste? Cinquant’anni di antifascismo pallido e istituzionalizzato hanno aperto la strada al compromesso e alla pacificazione. Oggi, con le loro camicie ripulite e la memoria collettiva cancellata, fascisti e massoni hanno rialzato la testa. Invitiamo pertanto tutti coloro a cui sta a cuore il prolungamento della lotta partigiana, contro lo Stato, il Capitale e tutte le istituzioni, a dare un caldo benvenuto alle venerabili e fascistissime Edizioni Arktos. A tutti i partecipanti in omaggio una copia del “Piano di Rinascita Democratica” di Licio Gelli.

Individualità Antiautoritarie


PRESIDIO ANTIFASCISTA
Venerdì 29 ottobre - dalle ore 20:00
Biblioteca Civica di Carmagnola

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LE EDIZIONI ARKTOS: MASSONERIA, FASCISMO E ISLAM
by (A) Saturday, Oct. 23, 2004 at 8:44 PM mail: - - -

LE EDIZIONI ARKTOS: MASSONERIA, FASCISMO E ISLAM

I primi libri delle Edizioni Arktos compaiono alla fine degli anni settanta, anni in cui alcuni giovani intellettuali dissidenti del MSI, legati a Pino Rauti, sentono che è giunto “il momento del raccoglimento su se stessi, della rimeditazione del baglio culturale ideologico e politico della Destra Classica, della ridefinizione dei contenuti”.
Il catalogo delle edizioni (disponibile sul sito http://www.libroelibri.com/arktos.htm) contiene oltre ottanta titoli: testi introvabili, riservati a un pubblico d’elite e stampati in pochissime copie. Ci sono libri per tutti i gusti, o quasi: saggi su esoterismo, astrologia, simbolismo, ordini cavallereschi e società segrete. Il filo conduttore è senza dubbio l’attaccamento alle tradizioni, il “tradizionalismo integrale” teorizzato da Julius Evola, l’ultimo vero intellettuale di destra dopo Gentile. Ma cos’è questo “tradizionalismo integrale”? È il ridicolo culto di valori spirituali ritenuti eterni come gerarchia, onore e spirito legionario, la delirante fedeltà ai simboli della “nostra eroica tradizione occidentale come l’aquila, l’ascia, la svastica o la croce uncinata” per dirla citando proprio Evola.
Numerosi sono i libri sulle origini e sui rituali delle organizzazioni massoniche di tutto il mondo, con particolare attenzione alla Massoneria più ortodossa, quella Scozzese. In Italia, nonostante le smentite, questa corrente ebbe numerosi rapporti con il fascismo. Proprio di queste compromissioni, sicuramente poco conosciute, parla Fascismo e Massoneria: libro autobiografico scritto da un deputato fascista aderente all’obbedienza di Piazza del Gesù. Nel libro si fanno i nomi di altri massoni-fascisti, come Palermi, il Gran Maestro di allora, e Farinacci, direttore del quotidiano Il Regime Fascista, a cui collaborò anche Evola.
Naturalmente i saggi del filosofo fascista non potevano mancare nel catalogo delle Edizioni Arktos, dove c’è spazio anche per i testi di Drieu La Rochelle e Malinsky. Questi ultimi sono stati i primi, negli anni venti, a teorizzare un unione della Destra e della Sinistra per combattere “una grande crociata degli sfruttati contro il capitalismo e gli ebrei”. L’allucinata teoria degli opposti estremismi viene ripresa alla degli anni sessanta da Franco Freda, nel libro La disintegrazione del sistema. L’idea è quella di saldare le “forze anti-sistema” (neofascisti e sinistra extraparlamentare) per portare avanti la lotta contro ebrei e capitalismo. Freda, finito in galera dopo l’attentato di Piazza Fontana, esce di scena e passa la mano al suo braccio destro Cluadio Mutti, neonazista antisemita autore dell’opuscolo Gheddafi templare di Allah.
Dopo la rivoluzione khoemeinista in Iran, Mutti si converte all’Islam e nel fanatico mondo neofascista alcuni lo seguono, convinti che grazie ad un’alleanza con l’Islam avrebbero finalmente sconfitto ebrei e americani. E tra questi convertiti c’è pure il nostro Giovanni Oggero, la cui collusione con ambienti neofascisti è confermata anche da Maurizio Murelli (vedi http://www.urbinoinrete.it/LaPiazza/_lapiazza/000000f3.htm), un altro dei discepoli di Mutti, responsabile della rivista negazionista Orion. Le simpatie filoislamiche si diffondono in fretta tra i neofascisti e anche le Edizioni Arktos si danno da fare: Oggero cura il trimestrale Jihad - periodico islamico e vengono dati alla stampa diversi libri del francese Renè Guenon (1886-1951), studioso di esoterismo convertito all’Islam, e infiltrato in moltissime organizzazione massoniche di tutta Europa.

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Chi è Julius Evola?

Nasce a Roma da una famiglia siciliana di antiche origini nobili e a soli diciannove anni partecipa volontariamente al primo conflitto mondiale. Durante gli anni del fascismo inizia i suoi studi sull’esoterismo e collabora con Il Regime Fascista di Farinacci (deputato fascista e massone): sulle pagine di questo quotidiano esprime la sua visone del mondo aristocratica, antiborghese e tradizionale. Dal 1937 al 1941 collabora con il periodico La difesa della razza, e pubblica due libri: Il mito del sangue e Sintesi di dottrina della razza. È tra i pochi fedelissimi, l’8 Settembre 1943 ad accogliere Mussolini, liberato dai tedeschi, e aderisce subito alla Repubblica Sociale Italiana. Negli ultimi anni di guerra si rifugia prima in Germania, poi a Vienna e rientra in Italia solo nel 1948. Da subito collabora con riviste e case editrici neofasciste, tentando i “promuovere la formazione di uno schieramento di vera Destra”. Nel 1963 pubblica la sua ultima opera: il Fascismo visto dalla Destra, descrivendo il regime come un “tentativo generoso che ha avuto il merito di aver agitato il mito dell’ordine e della gerarchia”. Muore a Roma nel 1974.

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verità rivelata
by altarini per tutti Saturday, Oct. 23, 2004 at 8:48 PM mail:

Una cerimonia funebre in memoria degli ex soldati trucidati dalla polizia partigiana si terrà il 2 novembre nel basso modenese. Bene così: c’è però da chiedersi dov’erano gli attuali officianti negli anni addietro, quando puntare l’indice contro quegli assassini rappresentava un rischio.

Martedì 2 novembre, ricorrenza dei Defunti, si terrà alle ore 11 a San Possidonio, piccolo centro della bassa modenese, una cerimonia in memoria delle vittime dell'eccidio della cosiddetta ''corriera fantasma'', un autocarro della Pontificia Opera di Assistenza che l'arcivescovado di Brescia aveva allestito dopo la Liberazione per consentire ai militari ed a tutti coloro che erano rimasti coinvolti nelle tempeste del conflitto di tornare alle loro case.

Nel maggio del 1945, a guerra da tempo finita, partivano da Brescia tre camion di cui uno recava a bordo, insieme a soldati del disciolto esercito e reduci dai campi di prigionia in Germania, anche un gruppo di giovani ex allievi della scuola militare di Oderno. Due sentenze della magistratura (della Corte d'Assise di Viterbo nel 1951 e quella del Tribunale di Modena, emessa nel 1970) accertarono che il camion scomparso fu fermato a Concordia dalla locale 'polizia partigiana' e tutti i passeggeri rinchiusi nella tristemente nota ''Villa Medici'' di Concordia, paragonabile alla prigione di via Tasso a Roma. Da lì i giovani ''ragazzi di Salò'' vennero trasferiti nel vicino comune di S. Possidonio dove, la notte del 19 maggio 1945, furono passati per le armi.

Il rito del 2 novembre verrà celebrato nel campo, lungo la Circonvallazione di S. Possidonio, dove nel 1968 vennero rinvenuti in una fossa comune, i resti delle giovani vittime, tutti diciottenni. Il ritrovamento fu possibile perché uno degli ex partigiani che aveva partecipato all'eccidio, appreso dal medico condotto del posto, il dottor Pivetti, di essere affetto da un male incurabile e di essere in punto di morte, roso dal rimorso gli aveva confidato i particolari dell'eccidio indicando ai carabinieri il punto esatto in cui i corpi erano stati sepolti dopo l'esecuzione. Gli scavi effettuati diedero conferma della rivelazione, mentre l'autopsia consentì di accertare che le vittime erano stato sottoposte a sevizie. Imputati del delitto furono il capo della locale polizia partigiana e tre suoi subalterni, prosciolti per sopravvenuta amnistia dopo che la sentenza istruttoria ne aveva chiesto la condanna all'ergastolo.

Nel podere in cui vennero sepolti i giovani ex allievi ufficiali verrà innalzato e benedetto nel rito del 2 novembre un grande crocifisso in bronzo. ''A questo punto -spiegano gli artefici dell'iniziativa- la storia grondante dolore e sofferenza di sessant'anni fa emerge con la forza della Verità in un rito che non intende riattizzare odi e rancori a stento sopiti o riaprire ferite faticosamente rimarginate, ma si colloca in uno spirito di pacificazione e riconciliazione che accoglie l'alto magistero morale del Presidente Ciampi auspicanti il recupero di una memoria storica condivisa come fattore fondante di una ritrovata coesione e unità nazionale''.

Significativo ed emblematico in questa prospettiva risulta il gesto di cui si è fatto protagonista colui che è il promotore della celebrazione di S. Possidonio. E' un docente universitario di medicina dell'Ateneo di Ferrara, il prof. Giorgio Zavagli. Nel 1968 il docente, un apolitico di idee democratico-liberali, apprende per primo dalla voce dell'amico dr. Pivetti i particolari orrendi dell'eccidio e consacra il suo impegno civile alla conservazione del ricordo di quegli sventurati e di quelle giovani vite ingiustamente spezzate. Zavagli acquista una striscia di terra contigua alla fossa comune dove furono rinvenuti i resti dei ragazzi immolati innocenti sull'altare dell'odio fratricida. E sempre a sue spese fa fondere la grande Croce alta quattro metri e mezzo e che dal 2 novembre dominerà le campagne di S. Possidonio con la luce del Calvario e come testimonianza memoriale che si fa segno di pace e riconciliazione.

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hhh
by AK-47 Saturday, Oct. 23, 2004 at 9:03 PM mail:

I fascisti non hanno alcuna digità ne da vivi ne da morti.
Sulla vostra ridicola verità scritta da neonazisti e massoni ci sputo sopra.

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bah
by 99posse Sunday, Oct. 24, 2004 at 12:27 AM mail:

L’unico fascista buono è il fascista morto...

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bensvegliati
by oh, come brucia :-D Sunday, Oct. 24, 2004 at 2:33 PM mail:

ma quanto mi dispiace che la prendiate così... ma quanto ne sono toccato... che ci volete fare? E' legge non scritta, ma implacabile: anche dopo decenni, la verità è più forte delle menzogne e viene a galla. vi brucia il culetto, vero? Non sapete più da che parte girarvi per piangere: Vespa e Mussolini, revisionisti e resistenza sgamata nella sua vera essenza, tribunali che sanciscono che "essere" fascisti non è reato... non erano così i sogni che i vostri stessi capi vi hanno rubato, vero? Eh, capita.
Bensvegliati ;-)

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Ne hanno ammazzati pochi
by aaa Sunday, Oct. 24, 2004 at 9:14 PM mail:

Chi se ne frega dei fasci ammazzati.
Sono ben poca cosa in confronto alle stragi di civili inermi come a Boves Marzabotto ecc.
E le fucilazioni di massa alle fosse ardeatine? E le torture della Banda Carità? della banda Koch?
Per non parlare delle deportazioni e dello sterminio non solo di partigiani combattenti ma di civili colpevoli solo di essere di ebrei zingari o omosessuali.
E qualcuno dovrebbe piangere per quei pochi (troppo pochi purtroppo)fascisti di merda che i partigiani riuscirono ad eliminare?
W la resistenza
Morte ai fascisti oggi come ieri.

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tutti ciechi
by arpione Monday, Oct. 25, 2004 at 12:07 PM mail:

e bravi giovani ...

Ormoni in crescita?
Lubrificatevi i coglioni con il grasso del mitragliatore!

Crisi d'identità, brufoli in eccedenza?
Pc e moschetto e sei un cazzone perfetto!

Ora e sempre: ME NE FREGO!
glorioso motto del Giovane Avanguardista Fascista

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foibe forever
by AK-47 Monday, Oct. 25, 2004 at 3:17 PM mail:

Se le foibe fossero realtà e non una leggende metropolitana
si potrebbe gridare evviva le foibe.Ma purtroppo così non è...

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...
by Antifascista Militante Tuesday, Oct. 26, 2004 at 6:42 PM mail:

a dire il vero motti come ME NE FREGO e BOIA CHI MOLLA erano i motti degli Arditi del popolo, che inizialmente erano tutto meno che fascisti, quindi vedi di documentarti.

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preciso anche io
by Fagat Tuesday, Oct. 26, 2004 at 7:03 PM mail:

a dire il vero ME NE FREGO era dannunziano (per quanto anche D'Annunzio lo riprese dal romanesco popolare) e BOIA CHI MOLLA risale addirittura alla repubblica napoletana. Ed in ogni caso, gli Arditi della Prima Guerra Mondiale, dai quali il fascismo riprese il colore nero (gli Arditi indossavano un maglione, i fascisti optarono per la camicia nera, strapaesana, a sottolineare un'origine rurale), i teschi, alcuni motti, eccetera, confluirono per la maggior parte nel fascismo, quasi tutti a dire il vero. Ci furono i "cloni" antifascisti degli Arditi del Popolo parmensi, ma erano un'altra cosa.

Detto questo, ME NE FREGO e BOIA CHI MOLLA restano fascisti anche se qualcuno dimostrasse che li abbia pronunciati per primo qualche proletario della rivoluzione d'ottobre, come i motti di sinistra come PAGHERETE CARO eccetera resterebbero rossi anche se fosse dimostrato che per primo li pronunciò lo squadrista Tal Dei tali durante la Marcia su roma.

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Forum di ignoranti storici
by Beppe Thursday, Jun. 23, 2005 at 12:04 PM mail:

Forse nessuno di voi si ricorda cosa sia successo i 4 novembre 1918 e quali siano state le ragioni per arrivare a quella data in quelle condizioni. Tra queste vi furono gli Arditi d'Italia grazie ai quali arrivammo alla vittoria.
L'ho tratto da un sito apolitico perché la storia non dev'essere raccontata da politici ma dai fatti che hanno generato le cause degli eventi futuri.

Queste caratteristiche psicologiche e morali furono il loro vero tratto distintivo e ne fecero "un combattente di tipo nuovo", la cui dimensione era il volontario politico-morale. Per i problemi della guerra gli Arditi dimostrarono sempre una sensibilità e una partecipazione sconosciute agli altri reparti dell'esercito. L'Ardito fu un combattente di tipo nuovo, un volontario consapevole che aderiva totalmente alla guerra, alle sue motivazioni, alle sue finalità ed ai suoi sacrifici; e che la guerra voleva vincere ad ogni costo. Un combattente di tipo nuovo, cioè lontano dalla supina obbedienza e dal militarismo "apolitico" dell'esercito regolare. Un combattente di tipo nuovo, cioè un soldato politico. Scrive Giuseppe Bottai, tenente del XXVII Reparto d'Assalto: "Gli Arditi non furono una specialità dell'esercito, ma una categoria del popolo italiano, che in loro espresse certe sue doti nuove, rivelate dal combattimento e dal combattimento trasfuse nel suo modo di vita. Quei battaglioni furono una caratteristica manifestazione di volontà politica. Un volontarismo nuovo, tipico, rivelatore d'una coscienza politica, non una generale volontà di fare la guerra; ma, poichè la guerra già la si faceva, di farla in un certo modo: rapida, a fondo, portata fino alle sue estreme conseguenze, esterne ed interne; combattuta, quindi su due fronti, contro i nemici interni e i nemici di fuori. Il Battaglione d'Assalto fu soprattutto questo: lo strumento di una guerra integrale, destinata a risolvere d'un colpo tutti i problemi italiani. Fu, nell'esercito "apolitico"(e perciò eroso da tutti i veleni della politica) di quel tempo, il primo campione dell'esercito "politico", come noi lo intendiamo ed attuiamo(portatore e difensore di una idea; e perciò non partitame). Io penso che con il XXVII data la mia vita politica. Fino al passaggio nei ranghi del XXVII avevo fatto la guerra, come meglio avevo potuto, in magnifici reggimenti di fanti, dal Col di Lana al Grappa; ma avevo fatto solo la guerra. Col XXVII ero venuto a fare la guerra e politica insieme; e la coscienza improvvisa di questa unità era, finalmente, quella coscienza militare nuova di cui s'aveva bisogno per vincere la guerra".

Come fu ampiamente dimostrato, nella loro breve ma fulgida storia, dalla Bainsizza al San Gabriele, dalla difesa di Udine nei giorni bui di Caporetto alla rinascita nella battaglia del Solstizio, da Col Moschin al Grappa, dal Piave a Vittorio Veneto. Dovunque gli Arditi assaltarono, vinsero, morirono al grido di guerra lanciato dal Maggiore Freguglia, "A noi!"

Ecco, "A noi!" fu ripreso da qualcun altro, qualche anno dopo. Le terre ai contadini, la ricchezza ridistribuita non fu mai tale e nacque il fascismo, figlio di un triennio di morte durante il quale moririrono prima ( dal 1915 a Diaz), qualcosa come tre uomini ogni due minuti e poi (da Diaz alla vittoria) circa 400 persone il giorno.

Fu un epoca di sangue e non solo sui fronti dell'Europa centrale, ma anche in quello interno della Russia, dove per lo stesso motivo furono uccisi milioni di persone.

Ci fu una differenza findamentale tra le due "rivoluzioni", quella comunista e quella fascista ed era il modo di vedere l'economia. Di fatto in Russia, al termine della rivoluzione non ci fu un totale cambio di direzione, ma i sopravvissuti dell'ex impero, furono rimessi nei posti di comando anche se sotto la stessa bandiera. Erano di fatto gli unici ad avere le capacità direttive per potere mandare avanti un territorio così vasto e i soli con la preparazione adeguata. Di fatto questo ci dice che nessun uomo può essere messo a fare un lavoro per il quale non è preparato e Mussolini evolse ed tentò di applicare proprio questo principio. I fatti dicono che tanti progressi furno fatti nel miglioramento socio politico, ma centrati in quella visione della vita dove gli imperi ancora dominavano il mondo, sfociò in una guerra di dominio che portò l'europa ed il mondo intero alla catastrofe totale ma anche alla conseguente caduta delle imperi esistenti.

Adesso se prendiamo per valore assoluto la vita, dobbiamo anche riconoscere che le pallottole ammazzano sempre, da chiunque vengano sparati e i morti non sono migliori o peggiori se caduti per affermare il comunismo, il fascismo, una dominazione o la stessa libertà di un popolo. Sono sempre e comunque delle vite spezzate.

Raccontate la storia com'è e non come vi fa' comodo, è la visione dei fatti che vi deve dare una visione politica, non la politica che vi deve raccontare i fatti. Probabilmente riuscirete così a cosrtuire un mondo migliore.

Senza nessuna pretesa



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l'articolo sopra...
by x admin Tuesday, Oct. 18, 2005 at 2:33 PM mail:

...di un certo Beppe è rielaborato da un volantino del Veneto Fronte Skinheads. Potete anche rimuoverlo, grazie.

Motivo: no fasci.

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