Sud-sud
Il Plan Colombia Millesettecento milioni di dollari. Ammonta a tanto il valore del pacchetto di programmi predisposti dall'Amministrazione Clinton a favore della Colombia per il biennio 2000-2001...
Autore: Antonio Mazzeo Medellin, maggio 2000.
Millesettecento milioni di dollari. Ammonta a tanto il valore del pacchetto di programmi predisposti dall’Amministrazione Clinton a favore della Colombia per il biennio 2000-2001. E’ la quota maggiore del cosiddetto ‘Plan Colombia’, il vasto programma "per la pace, la prosperità e il rafforzamento dello Stato" varato lo scorso anno dal governo colombiano, che al di là dei generici pronunciamenti a favore dello ‘sviluppo’, ben s’inserisce nel quadro strategico neoliberista imposto dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca mondiale, privilegiando l’escalation militare per ‘chiudere’ il conflitto politico-sociale che insanguina la Colombia da oltre cinquant’anni. Conti alla mano il ‘Plan Colombia’ prevede investimenti nazionali per oltre 4 miliardi di dollari, risorse che il governo non potrà che attingere da un articolato programma di privatizzazioni e/o ampliando l’indebitamento estero, più un sostegno supplementare internazionale di 3.5 miliardi.
Il Congresso degli Stati Uniti, entro la fine di luglio, approverà la prima tranche di ‘aiuti internazionali’. I maggiori organismi finanziari completeranno il finanziamento richiesto dal Presidente Andrés Pastrana: il Fondo monetario ha già sottoscritto un accordo a sostegno del programma di aggiustamento economico del governo e per i prossimi tre anni fornirà 2.7 miliardi di dollari; un altro miliardo e mezzo di dollari è stato promesso dalla Banca mondiale per lo stesso periodo. Intanto la situazione economica nel paese è gravissima: la Colombia è nel mezzo della sua peggiore recessione dopo il 1931, la domanda interna è crollata, il settore industriale non regge la competizione con i produttori emergenti nel continente, la fuga di capitali è impetuosa. Secondo i dati ufficiali dell’istituto nazionale di statistica, gli scambi si sono contratti del 5.8% nel 1999 ed il PIL si è ridotto del 4%. La disoccupazione ha superato il 20% e aumentano giorno dopo giorno i nuovi poveri e gli indigenti. Come denuncia la stessa Undp (il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo), la recessione è il risultato più evidente della politica neoliberista intrapresa a fine anni ottanta e a cui gli ultimi governi hanno dato un’accelerazione tagliando gli investimenti nelle politiche sociali. Gli indicatori della disatrosa politica economica neoliberista sottolineano la forte inversione nella ridistribuzione del reddito e delle ricchezze del paese: secondo il rapporto del ‘Dipartimento nazionale di pianificazione’ (Dnp), durante il 1999 il 50% della popolazione ha dovuto ripartirsi il 13.8% del reddito totale del paese, mentre un 20% ha avuto accesso al 62.4% dello stesso. Più di un quinto della popolazione ha percepito redditi tanto esigui da collocarsi al di sotto della linea di indigenza e buona parte dei cittadini colombiani - il 45% in città e l’80% nelle zone rurali -, infine, non hanno potuto soddisfare necessità basiche, come abitazione, salute, istruzione.
Gli effetti delle ‘nuove riforme economiche’ nella stratificazione sociale sono deleteri e l’accentuazione delle disuguglianze estende e acutizza il conflitto politico-militare: nel 1996 i tre principali gruppi economici del paese si appropriavano del 36% del prodotto interno e i maggiori 5 gruppi finanziari controllavano il 92% delle attività del settore. La Colombia si conferma come una delle principali società sudamericane che "culturalmente si distingue per non aver incorporato il valore dell’uguaglianza e dei diritti civili nella sua vita quotidiana e nella sua organizzazione sociale. Lo stile dello sviluppo seguito, oltre a mantenere e riprodurre le disuguaglianze tra ricchi e poveri, genera una rigida segmentazione, aumenta la distanza sociale tra i differenti settori e rende difficili i meccanismi di mobilità e crescita sociale". Il ‘Plan Colombia’, come vedremo, è il nuovo meccanismo di consolidamento e di difesa militare dell’ingiustizia.
1. Aiuti in cambio di petrolio e riforme
Si legge al punto 101 del Progetto di Legge n.1758 ("Alliance with Colombia and the Andean Region Act"), presentato dai senatori Dewine, Grassley e Coverdell al Congresso degli Stati Uniti per ottenere il finanziamento del ‘Plan Colombia’: "il governo colombiano deve completare le riforme urgenti destinate ad aprire completamente la propria economia agli investimenti e al commercio esteri, particolarmente nel settore petrolifero, in vista del recupero economico". Miliardi in ‘aiuti’ dunque condizionati a che si completino le riforme strutturali di mercato. La lista di queste ‘riforme’ è lunga ed articolata: modifiche sostanziali allo stato sociale, ‘razionalizzazione’ delle finanze statali con tagli al settore pubblico e congelamento dei salari, privatizzazione del sistema bancario e delle maggiori imprese statali (miniere, industria elettrica e petrolifera, telecomunicazioni, rotte aeree). Dulcis in fundo, la scelta di aderire in tempi brevi al Nafta (l’accordo sul libero commercio dell’America del Nord), proprio quando la dipendenza di beni basici alimentari dagli Stati Uniti è diventata totale (nel ’98 sono stati esportati nel paese sudamericano mais, grano, olio di soia e riso per un valore di 502 milioni di dollari con conseguenze nefaste per la bilancia dei pagamenti e il debito estero). I dati forniti dal ministero dell’economia colombiano confermano che le aree sottoposte a semina di prodotti agricoli sono diminuite di un milione di ettari tra il ‘90 e il ’98, mentre le importazioni di alimenti sono aumentate dai 1.200 milioni di tonnellate del 1991 ai 5.800 milioni del 1998.
La completa apertura al mercato e al capitale internazionale e il rafforzamento del trattato di libero commercio è forse la contraddizione più grande del ‘Plan Colombia’, che nelle intenzioni del governo colombiano dovrebbe avviare un ampio programma di sviluppo alternativo delle coltivazioni illegali e di contrasto alla ‘narcoeconomia’. Questo tipo di coltivazioni infatti, sono cresciute nell’ultimo decennio proprio a seguito della liberalizzazione dell’economia. La privatizzazione delle grandi banche e del mercato dei cambi, l’ammodernamento del sistema finanziario e delle telecomunicazioni, la privatizzazione dei porti e la creazione di zone franche in tutto il paese (i punti cardine delle riforme liberiste imposte dalla Banca mondiale e dal Fondo monetraio internazionale), come sottolinea l’Osservatorio Geopolitico delle Droghe di Parigi, hanno favorito "l’espansione della quantità di valuta originata dai traffici illeciti" che ha fatto ingresso in Colombia, accelerando il processo di ‘narcodollarizzazione’ dell’economia.
Secondo quanto denunciato dalle confederazioni sindacali, il governo Pastrana punta in particolare alla ulteriore flessibilità del mercato del lavoro, alla riduzione dei salari d’ingresso, a modificare il regime di pagamento del lavoro nei giorni festivi, ad eliminare gli oneri sociali e i sussidi a favore dei dipendenti, ad esonerare gli impresari a devolvere parte dei profitti all’Istituto Colombiano di Bienestar Familiar, alle Casse di compensazione imprese-lavoratori e al Sena, l’istituto nazionale di formazione professionale.
L’erosione del potere di acquisto dei salari e dei diritti contrattuali è stata accompagnata da una forte politica repressiva e persecutoria dello Stato e delle grandi imprese a danno dei lavoratori, fattore che ha costretto l’Oil (Organizzazione Internazionale del Lavoro) ad aprire un’inchiesta sulle violazioni dei diritti sindacali e sull’illegittimità di alcune norme del codice del lavoro fortemente discriminanti in tema di contrattazione collettiva e libertà di associazione. Intanto, nella totale assenza di protezione statale, sono stati assassinati negli ultimi dieci anni 2.800 tra dirigenti e attivisti sindacali (172 nel solo ’99), mentre 193 lavoratori sono stati fatti ‘sparire’ nel nulla.
Quale sia la reale entità del ‘pacchetto militare’ che l’amministrazione americana fornirà alla Colombia è ancora tutta da definire. Il valore degli aiuti e la stessa ridistribuzione in percentuale tra le varie voci di budget sono già state modificate tre volte nei passaggi tra le commissioni per il bilancio di Camera dei Rappresentanti e Senato Usa. La prima bozza del Piano definita dall’amministrazione Clinton prevedeva uno stanziamento per 1.273 milioni di dollari, di cui 1.025 direttamente destinati alle forze armate e della polizia della Colombia. La Camera dei Rappresentanti, a maggioranza democratica, ha aumentato di quasi 500 milioni di dollari l’ammontare del ‘programma Colombia’, destinando alle forze di sicurezza del paese sudamericano 1.007 milioni di dollari (il 63% del budget), più i 330 milioni previsti dal piano di ‘assistenza militare’ del Dipartimento della difesa per il biennio 2000-2001. Nella versione della Camera sono stati quadruplicati i fondi destinati alle ‘agenzie statunitensi impegnate nella lotta al narcotraffico’ (476 milioni), mentre sono stati stanziati 80 milioni di dollari per attività e programmi da realizzare in Colombia e nei paesi andini ‘classified’, cioè sottoposti al segreto militare.
Un ridimensionamento del ‘Plan Colombia’ è stato invece definito lo scorso 9 maggio dal sottocomitato per il bilancio del Senato Usa (a maggioranza repubblicana), che ha votato un programma complessivo di 1.142 milioni di dollari, in cui risultavano ‘tagliati’ gli aiuti militari (713,7 milioni), gli ‘aiuti’ alle agenzie specializzate statunitensi (189 milioni) e i fondi per le attività ‘classified’ (34 milioni). In particolare il Senato ha annullato il programma che prevedeva la consegna di 30 elicotteri Uh-60 "Blackhawk", sostituendoli con i meno sofisticati e meno costosi Uh-1h "Super Huey". Con questa modifica il budget per i velivoli varato dal Senato passa dai 452 milioni di dollari ai 182,5 milioni. Altri tagli agli ‘aiuti militari’ sono stati previsti per le voci "addestramento ed equipaggiamento" (da 47 milioni a 36), "interdizione aerea e fluviale" (i programmi di miglioramento della componente aerea e fluviale e delle infrastrutture radar e di supporto, ridotti da 446 milioni a 373). Il Senato ha altresì ridimensionato il pacchetto di aiuti destinato alla polizia nazionale colombiana (da 133 milioni di dollari a 100). Complessivamente, la versione del Senato dovrebbe garantire alla Colombia 350 milioni di dollari in meno rispetto alla proposta dell’amministrazione Clinton. Al contrario i fondi destinati ai paesi limitrofi (Perù, Ecuador, Bolivia) sono aumentati di quasi il 60% raggiungendo i 78 milioni di dollari.
Onde fornire un’immagine più ‘umanitaria’ e ‘sociale’ del ‘Plan Colombia’, il Senato ha altresì accresciuto i finanziamenti previsti per i contraddittori ed ambigui programmi di "sviluppo alternativo’ e di "rafforzamento delle istituzioni colombiane". Queste voci sono passate dai 237 milioni di dollari della versione iniziale ai 380 dell’emendamento del Senato. In realtà ci troviamo di fronte a programmi prevalentemente finalizzati alla fumigazione delle coltivazioni di coca, alla creazione di speciali ‘unità di polizia investigativa’ sul modello Fbi e a non meglio specificati "programmi di sviluppo regionale alternativo" (difficile non immaginare che si tratti di attività finalizzate ad accelerare l’apertura dei mercati andini agli investimenti e alle imprese nordamericane). Il Senato ha altresì triplicato il fondo destinato alla "difesa dei diritti umani" (da 15 milioni di dollari a 53,5 milioni), ma la denominazione non deve ingannare più di tanto. Si tratta infatti di finanziamenti destinati a creare ‘speciali unità per i diritti umani’ nelle Procure e nella Polizia nazionale, e per ‘migliorare i sistemi di protezione di testimoni e giudici’ impegnati nei procedimenti penali.
Se ancora è tutto da definire l’ammontare complessivo del pacchetto di aiuti, ancora più contraddittori e indeterminati appaiono i contenuti e le finalità del ‘Plan Colombia’: alla data odierna, ne esistono almeno tre versioni, da utilizzare secondo l’interlocutore e il momento. La prima stesura del progetto, presentata segretamente lo scorso novembre al Senato Usa dal presidente Andrés Pastrana e dall’ambasciatore colombiano negli Stati Uniti Luis Alberto Moreno, ha come obiettivo cardine quello di "ottenere un sostegno ai propri sforzi militari in tre aree geografiche, prima nel distretto di Putumayo e poi, nei due prossimi anni, nel centro e nell’area sudoccidentale della Colombia". In questa versione, il ‘processo di pace’ occupa solo il punto V. La seconda versione del ‘Plan Colombia’ è stata fornita ai mass media americani dal Senato lo scorso febbraio: il processo di pace viene presentato come punto principale e si ridimensiona il peso degli aiuti militari. L’ultima versione è stata indirizzata all’Unione europea: vi si enfatizza "l’investimento sociale", si sottolineano gli "sforzi per la difesa dei diritti umani" e sono stati soppressi tutti i riferimenti al "rafforzamento militare". Unico elemento omogeneo, l’obiettivo di "implementare i mezzi necessari per attrarre gli investimenti stranieri e promuovere l’espansione del commercio".
"Il Plan Colombia è una strategia integrata per rafforzare la pace, riattivare l’economia e generare occupazione, proteggere i diritti umani, rafforzare la giustizia e aumentare la partecipazione sociale" ha dichiarato Pastrana in occasione della sua recente visita al Parlamento europeo. Pare che gli abbiano creduto tutti: il presidente del consiglio spagnolo Josè Maria Aznar, si è impegnato a convocare i paesi partner dell’Unione, più Giappone e Canada, per sostenere finanziariamente il Plan Pastrana. L’appuntamento è per la metà di giugno a Madrid. Il protagonismo spagnolo a favore del ‘Plan Colombia’ non deve lasciare stupiti più di tanto: tra le maggiori imprese lanciatesi alla conquista dei settori chiave dell’economia colombiana, accanto a quelle nordamericane, compaiono proprio quelle iberiche: alla privatizzazione del sistema elettrico concorre la ‘Iberdrola’, alla privatizzazione delle telecomunicazioni la ‘Telefónica de España’ e alla privatizzazione delle banche il ‘Banco Santander’.
IL PLAN COLOMBIA SECONDO L’AMMINISTRAZIONE CLINTON E IL CONGRESSO USA
Casa Bianca
Camera dei Rappresentanti
Senato
Totale aiuti alla Colombia
1,025.3
1,006.9
713.7
Atiuti ad altri paesi
77
139
205
Aiuti alle agenzie USA
115,7
476,1
189,5
Interventi segreti
55
80
34,3
TOTALE
1,273
1,701
1,142.5
2. Aerei ed elicotteri "per la lotta contro la droga"
A differenza del governo Pastrana, il Dipartimento di Stato Usa non nasconde le finalità del suo neointerventismo nel paese sudamericano: per ogni mille dollari promessi alla Colombia, 730 saranno destinati a potenziare i programmi di ‘cooperazione militare’. Così, con la copertura della cosiddetta ‘crociata anti-droga’ dell’amministrazione Clinton, la Colombia del 2.000 punta a divenire il maggior destinatario dell’’assistenza militare’ degli Stati Uniti nel mondo, accanto ad Israele ed Egitto.
Novecentocinquantaquattro milioni di dollari subito, altri 318 entro il prossimo anno. E’ questo il budget previsto per potenziare le capacità operative delle forze armate e della polizia colombiana. Il denaro finirà particolarmente per l’ammodernamento della componente aerea ed elicotteristica. Mentre il programma originario della Casa Bianca prevedeva il trasferimento alla Colombia di 30 Blackhawks e 33 Hueys, con il nuovo emendamento del Senato gli Hueys salgono a 75, con l’opzione di una nuova commessa per altri 18 elicotteri Hueys. Ad essi si aggiungeranno 11 caccia intercettori e 11 velivoli OV-10 antispionaggio più 341 milioni di dollari per il potenziamento della rete radar e d’intelligence.
Il Dipartimento della difesa interverrà altresì per ampliare la flessibilità operativa "in funzione anti-narcos" della polizia nazionale colombiana. Quasi 200 miliardi di lire sono stati previsti a favore dell’acquisizione di sistemi di comunicazione, armi e munizioni, e per la costruzione di un imprecisato numero di "basi anti-droga" alla frontiera con Perú ed Ecuador. Nonostante il riconosciuto fallimento della politica di ‘fumigazione’ aerea delle piantagioni di coca e le sue pesanti conseguenze sociali ed ambientali, gli Usa fornirebbero alla polizia locale 15 aerei ‘anti-droga’ ed una ventina di elicotteri del tipo ‘Super Huey’ che opereranno dall’aeroporto meridionale di Guaymaral. Gli analisti militari sperano che la versatilità di questi strumenti da combattimento, possa essere determinante per vincere la resistenza delle basi della guerriglia, proprio in una fase in cui sono stati avviati faticosi ed incerti colloqui di pace. Secondo la sottosegretaria di Stato Albraigth il pacchetto di aiuti "si concentrerà a ristabilire il controllo del governo al sud della Colombia, più esattamente nei dipartimenti di Putumayo e del Caquetà". Proprio queste due sono le aree del paese sotto il controllo dei principali gruppi guerriglieri (Farc ed Eln).
Negli ultimi tre anni, gli Stati Uniti hanno già esportato oltre mezzo miliardo di dollari in armi pesanti alla Colombia. Eppure nel 1996 il governo di Washington era stato costretto a negare a Bogotà la certificazione di "paese cooperante con la politica anti-droga", a seguito dello scandalo che aveva colpito l’ex presidente Ernesto Samper e i maggiori quadri dell’establishment politico-militare, rei di aver ricevuto ingenti finanziamenti in nero dal Cartello della coca di Cali. Il ‘niet’ alla Colombia è durato solo due anni, in quanto l’amministrazione Clinton registrava "importanti passi contro il traffico di droga" da parte del neoeletto presidente Pastrana.
La non certificazione di ‘paese cooperante’ non ha costituito tuttavia un ostacolo al flusso degli aiuti militari Usa. Nel settembre 1996 ad esempio, il Dipartimento della difesa ha fornito addizionalmente alla Colombia 40 milioni di dollari "in aiuti militari anti-droga", 30 all’esercito e 10 alla polizia nazionale. In quel periodo le forze armate colombiane non disponevano di unitá specializzate in missioni anti-narcos, così l’aiuto è stato dirottato quasi esclusivamente in missioni belliche anti-guerriglia. L’anno successivo, l’invio di armamenti ha raggiunto il valore di 64 milioni di dollari e grazie al voto favorevole del Congresso fu approvata la consegna di 18 elicotteri di seconda mano Uh-1 "Huey" armati di fucili mitragliatori M60d; nel ’98 giungevano in Colombia altri 12 elicotteri Uh-60l ‘Black Hawk’ per 169 milioni di dollari.
La quota maggiore di aiuti militari è stata fornita dall’International Narcotics Control (Inc), l’agenzia per il controllo anti-droga del Dipartimento di stato, che nel ’99 ha stanziato per la Colombia 203 milioni di dollari, 195 dei quali finiti direttamente all’esercito e alla polizia. Il budget per la Colombia era di appena 30 milioni l’anno precedente: l’Inc ha così potuto moltiplicare il numero di militari colombiani addestrati nella lotta ‘anti-droga’ e ha potuto fornire all’aeronautica e alla marina del paese sudamericano le apparecchiature e i sistemi d’arma necessari per migliorare l’operatività dei velivoli cargo C-130 e C-26 e dei pattugliatori veloci delle coste e dei fiumi interni.
"La presenza militare e gli aiuti degli Stati Uniti sono quasi nove volte maggiori di quelli che erano nella metà degli anni novanta" denuncia il rapporto presentato lo scorso dicembre dai ricercatori Adam Isackson e Joy Olson del ‘Latin America Working Group’ e del ‘Center for Internacional Policy’, uno dei maggiori centri indipendenti di ricerca statunitensi sulle relazioni nazionali con il sud America. "La Colombia riceve oggi più assistenza militare da parte degli Stati Uniti in addestramento, armi ed equipaggiamenti di quanto è ricevuto congiuntamente da tutti i paesi dell’America latina e dei Caraibi. Il numero di militari statunitensi presenti permanentemente in Colombia ha raggiunto le 250-300 unità, mentre le missioni delle Forze speciali Usa sono passate dalle 20 del 1998 alle 34 dell’anno successivo. Se sino al 1995 la Colombia riceveva annualmente 30 milioni di dollari per la lotta al narcotraffico, nel 1999 si è raggiunta la cifra di 294 milioni di dollari". A questo pacchetto di ‘aiuti’ si devono poi aggiungere i sistemi d’arma acquistati direttamente dal governo colombiano attraverso il programma Usa delle ‘Vendite militari all’estero 1999’ (11 elicotteri Uh-60 ‘Blackhawh’, 12 elicotteri d’addestramento Th-13 ‘Sioux’, fucili leggeri, veicoli e munizioni) per un valore di 28 milioni di dollari, più una spesa di 40 milioni di dollari per le armi comprate ad imprese private statunitensi. In tutto 68 milioni di dollari contro i 5 spesi l’anno precedente, nonostante l’aggravarsi della crisi economica e del deficit statale colombiano. Lo scorso novembre inoltre, l’amministrazione Clinton ha notificato al Congresso la possibilità di un ulteriore trasferimento di armi alla Colombia sempre attraverso il programma di ‘vendite all’estero’: si tratterebbe di un megacontratto di 221 milioni di dollari per 14 elicotteri ‘Blackhawk’ e differenti tipi di munizioni. Per accelerare la commessa, è già pronto un prestito per il governo di Bogotà di 20 milioni di dollari da parte della ‘Export-Import Bank’ degli Stati Uniti. Le forze di sicurezza colombiane potrebbero infine ricevere aiuti militari supplementari attraverso uno speciale fondo d’emergenza anti-droga. Secondo quanto preannunciato dalla Casa Bianca si tratterebbe di equipaggiamento e munizioni per oltre 58 milioni di dollari.
Aiuti Militari Usa alle Forze armate e alla Polizia colombiana
(anni 1996-2000)
Programma
1996
1997
1998
1999
2000 richiesto
International Narcotics Control Fondi per equpaggiamento, addestramento, sradicamento ed altri programmi della Sezione anti-droga del Dipartimento di Stato
$16.000.000
$ 33,450,000
$ 57,000,000
$ 203,160,000
$636,000,000
Attività di formazione ed addestramento militare Fondi per corsi diretti da personale Usa.
$ 147,000; 32 studenti
$0; 0 studenti
$885,000 261 studenti
$900,000
265 studenti
$900,000
265 studenti
Aiuti d’emergenza Autorizzazioni della Presidenza per attrezzature d’emergenza da rilevare dagli arsenali Usa.
$40,500,000
$14,200,000
$41,100,000
$58,000,000
Attività anti-droga (Sezione 1004) Addestramento, miglioramento dell’equipaggiamento ed altri servizi forniti dal Dipartimento della difesa
$7,411,000
$11,775,000
$27,731,000
$136,000,000
Attività anti-droga (Sezione 1033) Addestramento unità con base fluviale, equipaggiamento ed altri servizi forniti dal Dipartimento della difesa
$0
$0
$2,172,000
$12,623,000
$20,000,000
Totale
$83,561,000
$110,232,000
$294,464,000
$791,900,000
Trasferimenti sistemi d’arma Usa alla Colombia
(anni 1996-2000)
Programma
1996
1997
1998
1999
2000 (previsione)
Vendita diretta da governo a governo di sistemi di difesa, addestramento e servizi
$55,878,000
$96,142,000
$76,879,000
$18,000,000
$18,000,000 (Vendita elicottero BlackHawk)
Vendita armi programma anti-droga, addestramento e servizi
$28,571,000
$ 6,935,000
$10,782,000
$10,000,000
$10,000,000
Vendite di aziende private autorizzate dal governo Usa
$33,470,542
$85,835,667
$85,025,792
$40,122,462
(Fonte: Department of State, Background Notes: Colombia, Washington, January 1999)
I nuovi orizzonti della strategia USA
"La Colombia è d’interesse vitale per gli Stati Uniti. E’ nel nostro interesse sostenere l’amministrazione Pastrana e il processo di pace. La Colombia è un importante partner economico degli U.S.A.: è il nostro 5° maggiore mercato di esportazione in America latina". Così, lo scorso agosto, ha giustificato l’esigenza di varare il nuovo pacchetto di aiuti il sottosegretario di Stato per gli Affari politici Thomas Pickering, uno dei maggiori sostenitori nordamericani del Plan Colombia. Se infatti l’obiettivo primario del Pentagono è quello di eliminare dal cortile di casa qualsiasi focolaio di guerriglia ‘filo-comunista’, la strategia del Dipartimento risponde al crescente interesse del capitale nazionale di promuovere le esportazioni alla Colombia, intervenire direttamente nella realizzazione delle imponenti opere programmate (dighe, centrali idroelettriche, arterie stradali e fluviali), perpetuare il monopolio delle compagnie petrolifere nell’estrazione dell’oro nero.
La priorità di assicurare l’investimento straniero in particolare per l’industria petrolifera è stata inserita nel testo di emendamento al ‘Plan Colombia’, proposto dai senatori democratici Dewine, Grassley e Coverdell. "Con gli aiuti" – si legge nell’emendamento - "s’insisterà a che il governo della Colombia completi le riforme urgenti orientate ad aprire completamente la sua economia agli investimenti e al commercio estero, particolarmente all’industria petrolifera, come un percorso verso il suo recupero economico". Lo stesso senatore Coverdell ha giustificato gli aiuti alla Colombia con lo scopo di "proteggere gli interessi petroliferi in Venezuela paese strategico al centro di una profonda crisi politica, sociale ed economica".
Per sponsorizzare l’approvazione del ‘Plan Colombia’, si è presentato in audizione al Congresso, il vicepresidente della Occidental Petroleum Company - Oxy, Lawrence Meriage. Il responsabile della multinazionale petrolifera su cui vanta una partecipazione per mezzo milione di dollari il vicepresidente degli Stati Uniti Albert Gore, ha chiesto ai legislatori che gli aiuti militari non siano destinati solo "a recuperare il controllo del sud della Colombia, dove pure stiamo operando", ma anche alle aree più settentrionali, "come il Nord di Santander, alla frontiera con il Venezuela, dove stiamo per intraprendere le operazioni di trivellazione e dove le coltivazioni di coca sono aumentate del 300%". Il vicepresidente della Oxy si è guardato bene di riferire al Congresso che la sua compagnia si trova a fronteggiare in Colombia la resistenza del numeroso gruppo indigeno degli U’wa, che proprio nel Nord di Santander si è visto espropriare terreni e villaggi per consentire l’insediamento di nuovi pozzi, e che minaccia il suicidio collettivo come purificazione contro l’indebita appropriazione di quello che considera il "sangue delle terre ancestrali".
Il governo di Bogotà è di ben altre idee e ha deciso di fornire le migliori garanzie al capitale nordamericano ed europeo: la compagnia petrolifera statale Ecopetrol ha firmato nell’ultimo anno 18 contratti con società estere (tra le più note la Occidental Petroleum, la Chevron e la British Petroleum), che ‘investiranno’ nel paese per il quadriennio 2000-2003 oltre 672 milioni di dollari su un’estensione di 678.500 chilometri quadrati; è stato riformato il settore bancario per promuovere gli investimenti esteri (oggi il capitale straniero controlla il 27% degli istituti finanziari locali), sono stati rinnovati gli accordi preferenziali di mercato con gli Stati Uniti (l’effetto è stato il crollo del prezzo dei prodotti agricoli tipici, cotone, caffè, mais) e si è dato il via alla fluttuazione del tasso di cambio con il dollaro. Unico settore produttivo interno favorito dalle manovre è quello della media-grande industria manufatturiera che ha migliorato le esportazioni al gigante nordamericano abbattendo i salari della manodopera (non oltre i 150 dollari mensili per turni settimanali che sfiorano le 60 ore).
Così dopo la breve crisi delle relazioni Usa-Colombia a seguito dell’affaire Samper, i rapporti bilaterali sono idilliaci e l’attuale governo ha preferito delegare a Wasghington i compiti della propria tutela politico-economica-militare. Mai come adesso la Colombia è stata la meta preferenziale delle visite dei maggiori esponenti della politica militare statunitense. Solo negli ultimi 12 mesi è giunto il segretario della difesa William Cohen e la direttrice del Centro Emisferico per gli Studi della Difesa (istituzione creata dal Pentagono nel ’97 per "seguire gli eserciti del continente"), Margaret Daly Hayes; tre volte è arrivato lo zar antidroga Barry McCaffrey, e ben dieci volte il generale Charles Wilheilm, a capo del Comando Sud degli Stati Uniti, che per le sue ‘attenzioni’ alla Colombia ha ricevuto la massima onorificenza della Repubblica, la Croce d’oro bolivariana. A fine marzo è arrivato perfino il capo di Stato maggiore delle forze armate Usa, generale Henry Shelton; nel suo curriculum vitae il vicecomando della 5^ Divisione delle forze speciali in Vietnam, il comando della 101^ Divisione durante la guerra del Golfo e della Special Force che intervenne ad Haiti nel 1994. Il generale Shelton inoltre, è stato consigliere del Pentagono in occasione dell’attacco missilistico contro le basi afghane dello sceicco Osam Bin Leaden e del recente conflitto per il Kosovo.
Contratti di ricerca petrolifera in Colombia firmati dalla compagnia Ecopetrol con imprese private (gennaio-aprile 2000)
Contratto Compagnia Area Dipartimento
Rio Juanambù AEC Colombia (Canada) 170.000 ha Putumayo
Pacayaco AEC Colombia (Canada) 164.000 ha Putumayo - Caquetà
Pijao AIPC Indipendence (Usa) 41.000 ha Cundinamarca-Tolima
Bicudo Braspetro (Brasile) 70.000 ha Meta
Colòn Canadian West (Canada) 37.000 ha Cundinamarca-Tolima
Torbellino CMS (Canada) 32.000 ha Tolima
Guayacanes La Luna Oil Corp. (Colombia) 150.000 ha Santander
El Golfo Petrocol-Canadian West (Col-Can) 14.500 ha Huila
Contratti in via di definizione tra Ecopetrol e multinazionali del petrolio
Contratto Compagnia Area
Campoalegre Emerald 29.455 ha
Canalete Chevron 116.053 ha
Pena Alta Chevron 143.121 ha
Maya Sheridan 150.218 ha
Altamizal Sipetrol 56.409 ha
Guadalupe Total 143.331 ha
Buganviles Hallywell 60.827 ha
Cubarral Chevron 19.201 ha
Samorè Occidental
Niscota British Petroleum
Panto British Petroleum
Florena British Petroleum
Volcanera British Petroleum
Valore degli investimenti previsti da Ecopetrol in associazione con imprese estere
(in milioni di dollari)
2000 2001 2002 2003 Totale
Attività di esplorazione 3 15 10 24 52
Estrazione 325 109 122 116 672
Totale 328 124 132 140 724
(Fonti: Ecopetrol; El Colombiano, 29 de enero, 2000; Cambio, 13 de marzo, 2000, El Espectador, 24 de abril, 2000, ).
3. L’evoluzione della percezione della minaccia
La Colombia è senza alcun dubbio il paese del continente americano più ‘monitorato’ dagli strateghi del Pentagono. Già a partire dal 1993, il paese e l’area andina vengono inseriti tra le quattro zone del pianeta, insieme a Medio Oriente, il sud-est asiatico ed i Balcani, "potenzialmente più conflittive tra il 1992 e il 2010". E’ in queste aree che gli Stati Uniti percepiscono la maggiore minaccia al ‘nuovo ordine internazionale’ sorto dopo il crollo del muro di Berlino e la guerra del Golfo. Cinque anni più tardi, maggio ’98, i vertici dello Stato maggiore Usa si diedero appuntamento all’Università della difesa nazionale di Washington per esaminare gli sviluppi del conflitto armato in Colombia. Una seconda riunione viene organizzata a fine ’98 dal dipartimento dell’Us Army preso il proprio College di Carlisle, in Pennsylvania. Sei mesi dopo, si svolge una terza riunione per attenzionare geostrategicamente il paese sudamericano. Per quest’ultimo appuntamento è la Cia ad incaricarsi dell’organizzazione: ai lavori vi prendono parte più di 50 ufficiali del Pentagono, del Dipartimento di stato, dell’Fbi, della Dea e dell’agenzia d’intelligence. I tre incontri testimoniano il progressivo stato d’allarme che si registra tra gli alti vertici militari di Washington. Mentre nel primo incontro la Colombia fu infatti percepita come un "problema per l’area", a Carlise il paese fu identificato come un "grave fattore di destabilizzazione della sicurezza regionale". Nel terzo incontro il giudizio fu di aperto pessimismo e gli analisti prospettarono la possibilità di una "guerra totale", dell’"estensione del conflitto" e perfino di una sua "balcanizzazione".
Come se non bastasse, a metà novembre ’99, a conclusione dell’ennessimo viaggio a Bogotà, è giunta la dichiarazione del responsabile del Comando Sud degli Stati Uniti, generale Chales Wilhelm: "la Colombia ha preso il posto di Cuba come principale minaccia alla pace nell’emisfero occidentale…". Erano passati meno di quattro mesi dall’incidente accaduto a Patascoy, nella selva meridionale della Colombia, al velivolo speciale dell’Us Air Force ‘Rc-7 DeHavilland’ per l’intercettazione delle comunicazioni telefoniche e radio. Cinque militari statunitensi e due ufficiali dell’aeronautica colombiana erano morti in mezzo alle fiamme dopo che l’aereo si era schiantato al suolo in un’area sotto il controllo delle Farc.
Sulle cause dell’incidente e sugli scopi della presenza di un velivolo nordamericano in una zona teatro di guerra era stato posto il più assoluto riserbo. Grazie però ai reportage di alcune testate internazionali venivano raccolti alcuni elementi che confermavano il coinvolgimento diretto delle forze armate statunitensi nel ‘conflitto a bassa intensità’ in atto in Colombia.
Sotto la pressione di alcuni congressisti, il Dipartimento della difesa era costretto ad ammettere la presenza di proprie basi radar e stazioni d’ascolto terrestri (Gbr) nelle regioni meridionali di Guaviare (San José), Amazonas (Leticia) e Vichada (Marandua). "Altri due radar della rete dei Caraibi dell’Us Air Force operano dalla penisola settentrionale della Guajira (Rioacha) e dall’isola di San Andrès, di fronte alla costa nicaraguense. Una quarta stazione radar Gbr è in fase di allestimento presso la base di Tres Esquinas (Putumayo)".
Formalmente queste installazioni radar sono sotto il controllo delle forze armate colombiane, ma all’interno l’elaborazione dei dati viene gestita da team di tecnici nordamericani, composti ognuno da 36-45 unità. Il Pentagono ha aggiunto che il personale specializzato degli Stati Uniti ha avuto il compito di addestrare "in sofisticate attività d’intelligence", nel biennio 1998-99, ufficiali dei servizi segreti dell’aeronautica e dell’esercito colombiano nelle basi di telecomunicazione di Bogotá, San José del Guaviare, e Santa Marta, nel nord del paese. Secondo il responsabile per gli Affari internazionali anti-droga Rand Beer, il personale Usa lavorerebbe "per accrescere la capacità delle forze di sicurezza colombiane a raccogliere ed analizzare le informazioni sulle attività dei narcos e su quelle dei gruppi insorgenti che potrebbero minacciare le forze anti-droga". Sempre il Pentagono ha affermato che nel ‘98, "hanno operato in Colombia 67 ufficiali della Special Operation Force, il gruppo Interforze coordinato dal Comando Sud per le operazioni speciali (Socsouth), di stanza presso la base navale di Roosvelt Road (Portorico)", e che le unità Usa in Colombia forniscono assistenza ad "oltre 1.500 membri delle forze di sicurezza in alcuni settori specifici, come la fanteria leggera, il trasporto elicottero, ecc.".
4. L’industria militare fa la guerra alla coca.
L’incidente al velivolo ‘subaffittato’ dal Diaprtimento della difesa per la fumigazione dei campi di coca, ha permesso all’opinione pubblica di conoscere altri particolari inquietanti dell’impegno Usa in Colombia. Secondo il settimanale Newsweek, tra i 300 effettivi statunitensi presenti in Colombia, vi sarebbero "almeno un centinaio di agenti della Dea e della Cia"; Nesweek segnala inoltre come gli avieri dell’RC-7 non sarebbero le prime vittime Usa della ‘guerra alla coca’: "A partire dal 1997 sono morti tre piloti della società privata DynCorp (Virginia) contattata dal Pentagono per missioni di intercettazione anti-droga. La DynCorp che conta in Colombia 90 impiegati, in coordinamento con la Polizia nazionale ha lanciato tonnellate di defoglianti chimici sulla selva e ha effettuato incursioni in elicottero contro i laboratori di trasformazione". La DynCorp, che impiega piloti di elicottero veterani della guerra in Vietnam, fornisce inoltre la manutenzione dei velivoli della polizia impegnati in operazioni anti-coca.
L’impatto socio-ambientale della campagna finanziata attraverso l’International Narcotics Control del Dipartimento di stato avrebbe avuto effetti devastanti. Nel solo ‘98 gli aerei T-65 e Ov-10 ‘Bronco’ della DynCorp avrebbero fumigato oltre 65.000 ettari di terra nei dipartimenti meridionali di Guaviare e Caquetà, utilizzando il glisosfato, un’erbicida cancerogeno solubile in acqua. Solo lo scorso anno all’impresa privata il Dipartimento avrebbe versato 68 milioni di dollari, tre volte e mezzo in più dei 19,6 milioni spesi nel ’96 per fumigare la Colombia.
In realtà l’’affaire Colombia’ si tra strasformando in un immenso business per le aziende private statunitensi che operano nel settore militare. I colossi United Technologies e Bell competono per assicurarsi la megacommessa per la componente elicotteristica; accanto alla DynCorp stanno inserendosi in Colombia altre aziende specializzate nel fornire ‘assistenza tecnica’ e ‘consiglieri militari’ alle forze armate colombiane, favorite dal Pentagono che così può eludere le limitazioni degli emendamenti del Congresso che fissano il personale statunitense in Colombia a non oltre i 250 addetti militari e 100 impiegati civili. L’ultima di queste società ‘di servizio’ ad aprire una filiale a Bogotà è stata la Mpri (Military Professional Resources Inc.), anch’essa con sede in Virginia, contattata per il sostegno logistico e l’addestramento ‘supplemenatre’ della polizia e delle forze armate colombiane. La Mpri, il cui manager è il generale in pensione dell’Us Army Ed Soyster, gia direttore della Dia (la Defense Intelligence Agency), è una delle società più note nelle aree di conflitto internazionali: essa ha fornito supporto logistico per una serie di operazioni militari nei Balcani, in Medio Oriente e in Africa. Fondata appena 12 anni fa nella città di Alexandria conta su un giro d’affari annuo di circa 12 milioni di dollari, con 160 dipendenti full-time, tra cui una serie di ex alti ufficiali delle forze armate statunitensi, come i generali Carl Vuono, che guidò l’esercito durante l’operazione Desert Storm e Crosbie ‘Butch’ Saint, che fu uno dei comandanti delle operazioni Usa in Europa.
La Mpri, in particolare, è stata impegnata nel rifornimento di munizioni e nel sostegno operativo degli eserciti croato e bosniaco durante le loro controffensive contro le unità serbe. Così come in Colombia, le attività della Mpri si sono incrociate con quelle della DynCorp nel teatro di guerra dei Balcani; a quest’ultima società, infatti, gli Stati Uniti hanno affidato nell’autunno ‘98 il compito di verificare il ritiro delle unità serbe dal territorio del Kosovo, in seguito al rifiuto del leader yugoslavo Slobodan Milosevic di ammettere la presenza di monitor ‘militari’. I dati di ‘intelligence’ raccolti dai 150 uomini contrattati dalla DynCorp sono stati determinanti per l’operazione Nato di bombardamento in Kosovo e Serbia la primavera successiva.
Programmi anti-droga e sistemi d’arma Usa previsti dal Plan Colombia Programma Destinatario Valore 6 elicotteri Uh-60 Blackhawh Polizia Nazionale $ 96.000.000 34 elicotteri (usati) Uh-1n Polizia Nazionale $ 20.000.000 15 elicotteri Uh-1h Super Huet Polizia Nazionale $ 20.000.000 Supporto e operazioni gruppo aereo Polizia Nazionale $ 6.000.000 25 sistemi di puntamento aereo Polizia Nazionale $ 6.000.000 Miglioramento sicurezza basi anti-droga Polizia Nazionale $ 6.000.000 Aereo da trasporto Dc-3 Polizia Nazionale $ 2.000.000 Adeguamento sistemi sicurezza prigioni Polizia nazionale $ 1.200.000 Ricostruzione base anti-droga Esercito $ 2.000.000 Aggiornamento velivolo A-37 Dragonfly Aeronautica $ 14.000.000 (Fonte: Bureau of International Narcotics and Law Enforcement Affairs, Fiscal Year 2000 Budget Congressional Presentation 24) 5. Usa-Colombia un rapporto che nasce lontano
Come in un qualsiasi rapporto coniugale, le relazioni politico-militari e in materia di lotta al narcotraffico tra gli Stati Uniti e la Colombia hanno vissuto alti e bassi, seguendo sempre "un modello ciclico, con fasi oscillanti", in cui si sono alternate fasi caratterizzate da distanza e dubbi, tensioni e frizioni, critiche e difficoltà, a fasi caratterizzate da cordialità e vicinanza, convergenza e collaborazione. Tuttavia negli ultimi 35 anni le amministrazioni statunitensi non hanno mai fatto mancare il loro aiuto a favore dei programmi di riarmo e di vera e propria belligeranza delle forze militari colombiane, neanche quando le collusioni di esse e delle classi dirigenti con il traffico di stupefacenti sono state palesi, o quando il conflitto interno ha raggiunto livelli di drammaticità e di violenza insostenibili. La Colombia non è mai stata sottoposta all’isolamento o alla marginalizzazione internazionale per la questione del narcotraffico o per la violazione dei diritti umani: il ruolo chiave del paese nello scacchiere caraibico-andino, la competizione ideologica tra Stati Uniti ed Unione Sovietica, il ferreo orientamento anticomunista e filostatunitense delle forze armate e dei ceti dominanti, il sostegno allo sforzo per eliminare le guerriglie in Centroamerica ed accerchiare l’isola di Cuba, le hanno assicurato, anche nei momenti più bui della sua storia contemporanea, l’assistenza e l’appoggio economico-militare nordamericano. Grazie ai ripetuti accordi firmati, gli Stati Uniti sono stati la fonte primaria per buona parte delle infrastrutture, dell’equipaggiamento e delle operazioni d’intervento antiinsorgenza delle forze militari colombiane.
E’ in Colombia che si sperimenta per la prima volta il cosiddetto ‘Plan Lasso’ (Latin American Security Operation), la stretagia Usa di aiuto alle forze armate dell’America latina, varata negli anni ’60 all’interno della "dottrina della sicurezza nazionale" e irradiata a tutto l’emisfero grazie ai programmi di ‘formazione’ delle èlite militari presso la ‘School of Americas’, istituzione che al tempo aveva sede a Panama. Il 18 maggio 1964, sotto il comando del colonnello Hernando Currea Cubides, comandante della 6^ brigata, il governo colombiano lanciava una vasta campagna nelle regioni in cui si stavano organizzando i gruppi di ‘autodifesa campesina’ da cui presto nasceranno le prime unità delle Farc. L’obiettivo della cosiddetta ’Operaciòn Marquelita’ è quella di annientare le organizzazioni campesine, e l’esercito arriva a schierare per l’occasione 16.000 uomini, e l’intera dotazione di elicotteri, aerei di riconoscimento, bombardieri e pezzi d’artiglieria. Per questa prima operazione di guerra in larga scala, l’amministrazione degli Stati Uniti consegnerà direttamente a Bogotà 300.000 pesos del tempo.
Perso sul campo l’effetto sorpresa, e a seguito del crescente consenso che i gruppi insorgenti conquistano tra le popolazioni che vivono ai margini del latifondo, il presidente Guillelmo Leòn Valencia, decide di estendere l’intensità del conflitto. Il 24 dicembre 1965 viene firmato il decreto d’istituzione dello stato d’assedio in tutto il paese, che obbliga tra l’altro i cittadini ad impegnarsi "nel ristabilimento dell’ordine pubblico minacciato dalle forze guerrigliere". Il decreto, trasformato in legge nel ‘68, dava il via alla formazione delle cosiddette ‘giunte di autodifesa’, organizzazioni formate da personale civile addestrato ed equipaggiato per operazioni anti-guerriglia, sotto il comando di personale militare. La ‘militarizzazione’ della società colombiana era la nuova risposta alle richieste degli Stati Uniti di creare un vero e proprio cordone di sicurezza per isolare i fuochi della guerriglia e spostare a proprio favore il ‘conflitto di bassa intensità’. Anche in questo caso però, gli effetti non saranno quelli previsti: in Colombia lo scontro si generalizzerà e degenererà, e come vedremo in seguito, dalle ceneri delle ‘giunte di autodifesa’, quindici anni più tardi, si svilupperà il fenomeno paramilitare.
Dopo lo scacco dell’’Operaciòn Marquelita’ i legami Usa-Colombia si manterranno di basso profilo almeno sino alla metà degli anni ’70. Dando il via all’altalenarsi amore-odio nelle relazioni tra i due Paesi, l’amministrazione Lopez Michelsen (1974-78), accusata dal governo nordamericano di inefficenza nella repressione della produzione e del traffico di marihuana nella costa Atlantica, decide l’acquisto di 17 elicotteri forniti di mitragliatori e di 12 velivoli T-33, per avviare la "lotta al narcotraffico". Bogotà autorizzerà i velivoli Usa a sorvolare la Colombia per intercettare le avionette che fanno la spola tra il dipartimento settentrionale della Guajira e la Florida. Nell’aprile del ‘77 le cronache registrano una battaglia aerea tra alcuni elicotteri della Dea e dell’aviazione colombiana contro un Dc-3 carico di marihuana sui cieli della città di Rioacha.
Una serie di scandali che colpiscono il Das, il Dipartimento degli Affari Speciali, dipendente dalla Presidenza, costringe il governo a trasferire l’anno successivo le competenze della lotta anti-droga alla Polizia giudiziaria e alle forze armate, che pur di contro voglia perché ritengono prioritario l’impegno antiinsorgente, intraprendono una serie di attività contro il narcotraffico. Con l’esigenza di migliorare la propria immagine internazionale dopo le ombre nella conduzione della ‘guerra sporca’ contro la guerriglia e i civili, i vertici militari pianificano l’’Operaciòn Fulminante’, un’operazione interforze a cui partecipano 10.000 militari dell’Armada Nacional e il Gruppo di volo dell’aeronautica con base a Barranquilla. L’operazione ha come risultato la distruzione di oltre 10.000 ettari di coltivazione di marihuana però acutizza il conflitto con migliaia di piccoli produttori della zona e vengono denunciati "eccessi contro la popolazione e casi di corruzione tra le forze armate". L’’Operaciòn Fulminante’ potè contare sulla piena cooperazione del governo degli Stati Uniti, che alla vigilia del ‘blitz’ fornivano gli equipaggiamenti e gli aiuti finanziari per le attività dei militari colombiani. Sempre nel ‘78 si svolge l’operazione aerea congiunta ‘Stopgap’ e l’anno successivo Washington interviene finanziariamente a favore della costituzione del corpo della Guardia coste colombiano che assume il controllo dei maggiori fiumi interni.
Nel 1982 Colombia e Stati Uniti firmano un nuovo accordo militare, che assicura una serie di mezzi logistici alla Polizia nazionale, che l’anno prima aveva istituito un proprio corpo antinarcotici. Grazie agli aiuti nordamericani, la Polizia istituiva 14 ‘compagnie anti-droga specializzate’ e un proprio 'servizio aereo' che avrebbe avuto come principale base operativa l’aeroporto di Guayamaral e quali basi secondarie, gli aerodromi di Santa Marta, San José del Guaviare e Vallepudar.
Nello stesso anno, quasi a voler smentire le denunce-stampa su un presunto contributo elettorale ricevuto dal boss del narcotraffico Rodriquez Gacha ‘il mexicano’, il presidente Betancur autorizzò una vasta operazione di bombardamento di defoglianti contro le coltivazioni di marijuana della Sierra Nevada di Santa Marta. L’intervento militare che provocò tra l’altro la morte di alcuni bambini indigeni della comunità Arhuacos, fu appoggiata della Marina Usa che dispiegò una flotta di 9 unità navali davanti alla costa atlantica della Colombia (operazione ‘Hot Trick’). L’improvvisa foga anti-narcos del governo colombiano fu prontamente premiata dal Congresso: gli aiuti militari passarono da 3 milioni e mezzo di dollari nell’‘83 a quasi 11 milioni nell’‘85. In cambio la Marina Usa ottenne l’autorizzazione a pattugliare le coste della Guajira e il Pentagono potè installare il primo di una serie di impianti radar nell’isola di San Andrès, che assicurò il controllo del traffico aeronavale del Nicaragua sandinista.
Questo peridodo di idillio tra le due diplomazie, coincide con la presenza a Bogotà come ambasciatore Usa di Lewis Tambs, acceso sostenitore della lotta anti-insorgente, che passerà alla storia per aver coniato in un suo rapporto al governo, il termine di ‘narcoguerriglia’, enfatizzando il presunto intreccio tra le organizzazioni armate della sinistra e i produttori e i trafficanti di coca. Il termine farà la fortuna degli strateghi del Pentagono che negli anni ’90 giustificheranno l’intervento Usa nell’area andina per annientare l’insorgenza. L’ambasciatore Tambs, a seguito della scoperta di un laboratorio per il processamento e di un grosso carico di cocaina (quasi 14 tonnellate), dichiarerà che essi erano "sotto la vigilanza della guerriglia comunista delle Farc e l’approvazione del Partito Comunista colombiano", e che il traffico godeva della "copertura di Cuba e Unione Sovietica". La notorietà del diplomatico sarebbe crollata appena 5 anni più tardi, quando il suo nome comparve tra coloro che avevano ‘coperto’ le operazioni del capitano Oliver North, il protagonista del cosiddetto ‘Contrasgate’, il traffico di armi-droga gestito dalla Cia a favore della Contras antisandinista.
6. "Operations other than war"
Ambasciatore che va, ambasciatore che viene. Il nuovo diplomatico Usa inviato in Colombia a sostituire l’ambiguo Tambs, non farà rimpiangere assolutamente le sue crociate anti-narcoguerriglia. Del resto le credenziali di Thomas McNamara, giunto a Bogotà nel 1988, erano le migliori: egli aveva ricoperto per anni il ruolo di direttore della sezione antiterrorismo e antidroga del Dipartimento di stato. Gli effetti non si lasceranno attendere e gli aiuti militari alla Colombia subiranno una nuova impennata: il valore dei sistemi d’arma inviati raggiungerà i 72 milioni di dollari, nove volte in più di quanto era stato fornito quattro anni prima.
La presenza di McNamara in uno dei paesi andini dove più forte è lo scontro sociale e militare non è certamente causale. Essa s’inserisce infatti nella nuova strategia interventista nell’emisfero definita dalla ‘Direttiva presidenziale sulla Sicurezza nazionale’, che avrà come punto centrale nel settembre ’89 la pianificazione della cosidetta "Iniziativa Andina" che prevede il rafforzamento della cooperazione economica-militare degli Stati Uniti con i paesi dell’aerea, grazie all’invio delle forze armate statunitensi e alla creazione di nuove basi Usa. Contemporaneamente la Casa Bianca inizia a destinare al Dipartimento della difesa maggiori risorse finanziarie a favore della "lotta contro la droga": in meno di tre anni, si passerà dai 380 milioni di dollari ai 1.100 milioni previsti per l’anno fiscale ’92. Come spiegato dall’allora segretario alla difesa Richard Chaney, il "confronto contro la droga" veniva a rappresentare una delle "missioni prioritarie per il Pentagono".
Con la legittimazione dell’azione militare nelle attività antidroga fornito dalla nuova ‘Direttiva sulla Sicurezza", le forze armate degli Stati Uniti assumevano la leadership nel monitoraggio del traffico di stupefacenti verso gli Stati Uniti e il sostegno alle agenzie istituzionalmente responsabili (ad esempio, la Dea). A sovraintendere a queste nuove funzioni operative vengono chiamati cinque alti comandi: Usacom (il Comando Atlantico), Us Southcom (il Comando del Sud), quello del Pacifico, il Comando di difesa aerea del Nord America e l’U.s. Force Comand.
In questo nuovo contesto geostrategico è il Comando Sud di stanza nella base di Howard, Panama, ad assumere un ruolo chiave. E’ ad esso e ad Usacom che a partire dal ’93 vengono delegate le funzioni che erano state assegnate agli altri tre comandi. Secondo il Pentagono, oltre duemila "voli anti-droga" partivano annualmente dalla base di Howard, a cui facevano riferimento logisticamente le operazioni interforze del Custom Service, del Dipartimento della difesa, della Guard Coast, della Cia e della Dea. Howard continuava ad assicurare altresì ai paesi alleati dell’area caraibica l’addestramento e l’equipaggiamento delle unità navali e terrestri impegnate in azioni speciali ‘anti-droga’ ed anti-guerriglia.
La nuova centralità della ‘lotta al narcotraffico’ verrà consacrata con la pubblicazione nel giugno ’93 del nuovo U.S. Army Field Manual 100-5, Operations (l’ultimo era del 1986), il manuale che determina le strategie militari degli Stati Uniti nel pianeta. Nel testo le operazioni anti-droga vengono identificate come una modalità di "operations other than war", la nuova denominazione dei cosiddetti "conflitti di bassa intensità", la cui esecuzione sembra proprio ritagliato per lo scenario colombiano.
7. Tra frizioni e incomprensioni avanza l’americanizzazione Gli anni che segnano la mutazione dell’atteggiamento politico-militare degli Stati Uniti verso il centro e il sud America, sono anche quelli in cui si registrano le maggiori tensioni con la Colombia, le cui contraddizioni in tema di narcotraffico più volte infastidiranno la Casa Bianca, che tuttavia starà bene attenta a non tirare troppo la corda e rischiare di rompere con un alleato, sempre più impegnato a ‘contenere’ i gruppi della guerriglia. L’elemento che più metterà in crisi i rapporti sarà l’applicabilità del trattato di estradizione firmato nel 1979, congelato sino al 1983 e che alla fine vedrà la consegna di un solo esponente di primo piano del narcotraffico, Carlos Leheder, arrestato nell’87 grazie all’apporto di uomini della Dea che operarono accanto ai militari colombiani. La lunga serie di attentati terroristici e di omicidi contro personaggi simbolo della repubblica (giornalisti, magistrati, politici, militari), da parte dei boss della coca ‘estradabili’, condurrà prima lo Stato all’empasse e poi all’abrogazione della stessa legge sull’estradizione con l’approvazione della nuova Costituzione nel ’91. Al risentimento e alla sfiducia da parte di Washington si aggiunse il contenzioso che Bogotà aprì con il partner dopo l’intervento a Panama a fine dicembre ’89 per deporre e sequestrare l’ex alleato Noriega (già agente della Cia e importante interlocutore del Pentagono nella lotta al sandinismo). Nell’occasione il governo colombiano protesterà contro il blocco delle coste settentrionali del paese da parte della portaerei ‘Kennedy’ e di altre unità minori. Dalla stessa portaerei si alzeranno più volte in volo gli aerei-radar Awacs, che sorvoleranno la Colombia senza autorizzazione. Ad accrescere gli attriti nei giorni dell’invasione di Panama arrivò l’inaspettata dichiarazione ad un’emittente radio dell’ambasciatore Usa in Germania, secondo cui il governo di Washington non scartava la possibilità di arrivare ad azioni di forza in Colombia. "Per noi – spiegò l’ambasciatore - è importante realizzare un blocco navale in Colombia per impedire che si riforniscano di cocaina ed altre droghe gli Stati Uniti". Le unità navali rimasero di fronte la costa colombiana sino a metà febbraio: l’unica azione militare che portarono a termine fu il mitragliamento in acque internazionali di una nave cargo battente bandiera cubana in seguito al rifiuto del comandante di consentire l’abbordaggio per verificare se tra i container fosse nascosta cocaina. Nonostante il ‘raffreddamento’ delle relazioni per l’invasione di Panama, il 2 febbraio ’90 la Colombia autorizzò il volo di due aerei della Dea per individuare piste clandestine, coltivazioni di coca e laboratori di cocaina. Gli aerei spia statunitensi in varie occasioni rischiarono la collisione con i velivoli civili in rotta sui cieli della Colombia, ma il governo preferì non accogliere le numerose proteste dei piloti. L’’americanizzazione’ del paese ebbe nuovo impulso con l’arrivo di due radar tattici che furono installati a Barranquilla e Apaiay che si "aggiunsero ai tre radar pre-esistenti appartenenti alle forze aeree statunitensi per coordinare i sensori, processare le informazioni e assicurarsi la copertura aerea del paese". Il febbraio del ’90 rappresenta un momento cruciale nelle relazioni Usa-Colombia. E’ in questo mese che si svolge nella città atlantica di Cartagena, il summit voluto dal presidente Bush per lanciare la campagna di cooperazione nell’emisfero contro il traffico di droga, a cui partecipano i presidenti di Colombia, Perù e Bolivia. Il vertice non produrrà a breve termine nessun atto concreto, anche se istituzionalizzerà l’intervento anti-droga delle forze armate dei paesi andini. Inoltre il vertice sarà l’occasione per dispiegare in Colombia un imponente apparato di sicurezza (5.000 addetti militari ed elicotteri per il trasporto truppe nell’aeroporto di Barranquilla), che permetterà di sviluppare una serie di nuove relazioni di scambio e collaborazione con gli omologhi colombiani. E’ opportuno sottolineare che a coordinare il sistema di vigilanza del vertice di Cartagena sarà chiamato il maggiore dell’esercito Usa Arnaldo Claudio, che come vedremo in seguito, avrà un ruolo da protagonista nella copertura delle ‘operazioni sporche’ del conflitto colombiano. E come già successo dieci anni prima con la presidenza Betancur, per ricucire lo strappo con gli Stati Uniti a seguito del rifiuto del governo di accettare 2,8 milioni di dollari in ‘aiuti Usa’ per creare una speciale unità anti-droga dell’esercito, nel gennaio ’92 viene avviata una campagna di fumigazione delle coltivazioni di coca con l’uso del glisosfato. I funzionari della Dea e l’ambasciata degli Stati Uniti a Bogotà, promossero la fumigazione aerea indicando la rilevanza della sradicazione chimica. "Allo stesso tempo i rappresentanti ufficiali statunitensi contribuirono a legittimare l’uso del glisosfato mediante la divulgazione di opinioni scientifiche e di esperti, come quelli dell’impresa privata Labat-Anderson di Arlington, Virginia, che affermavano l’efficacia pratica e l’assenza di tossicità dell’erbicida già sperimentato in Guatemala". La Colombia continuò così ad essere il principale destinatario andino di aiuti militari Usa, ricevendo nel biennio 91-92, 98,9 milioni di dollari, contro i 13 milioni destinati al Perù e i 61,8 milioni alla Bolivia. Sempre nel ’92, attraverso un fondo speciale della Presidenza Usa, furono inviati 7 sistemi d’arma per il valore di 7 milioni di dollari, provenienti dallo stock del Pentagono. Il sostanzioso pacchetto militare fu determinante ad assicurare la prima grande modifica strutturale delle forze armate colombiane, nel momento in cui la presidenza di Cesar Gaviria decide d’interrompere le trattative con la guerriglia e di optare per la "guerra integrale" alla sovversione, aumentando le spese militari e creando 18 brigate, 4 divisioni, 3 brigate mobili e 17 battaglioni controguerriglia. Dal punto di vista operativo, le forze armate colombiane ottenevano l’assistenza diretta del Comando Sud attraverso i ‘mobile trainings teams’ che curarono l’addestramento del personale incaricato delle operazioni anti-droga, i ‘tactical analysis teams’ per la valutazione dei dati di intelligence, e i ‘planning assistence teams’ per la pianificazione delle operazioni. Nel 1991, 26 gruppi Usa istruirono le unità colombiane nella manutenzione delle apparecchiature, nell’uso di armi tattiche e nel miglioramento funzionale dei velivoli aerei, degli elicotteri e dei pattugliatori fluviali. Sempre nel ‘91 l’Us Air Force e il Corpo dei Marines installavano radar terrestri per coordinare le operazioni di raccolta dati degli Awacs e dei velivoli Orion P-3 e supportare gli intercettori e le forze terrestri colombiane. Congiuntamente Stati Uniti e Colombia effettuavano importanti operazioni interforze: l’’Operaciòn Amazonas’ "contro i laboratori di droga nella regione amazzonica"; l’operazione navale ‘Cordova’ "contro le unità navali trasportatrici di cocaina"; l’operazione ‘Tranquilandia’, nel sud della Colombia, "contro i principali laboratori e le piste d’atterraggio"; le operazioni ‘Support Justice II, III e IV (1991-92), "contro le principali aree di processamento della droga e contro i velivoli aerei dei trafficanti". ‘Support Justice’ fu un’esercitazione regionale senza precedenti che ha coinvolto unità di Colombia, Perù, Ecuador e Bolivia, assistite dalla Dea e dal Dipartimento della difesa. Le relazioni tre i due paesi attraversarono una nuova fase critica, nei mesi che seguirono alla ‘fuga’ del leader del cartello di Medellìn Pablo Escobar dalla sua ‘prigione dorata’ di Itaguì. Per giungere all’arresto di Escobar si era mosso ripetutamente il Pentagono o la stessa Fbi, che alla vigilia dell’invasione di Panama aveva inviato un gruppo speciale nel paese centroamericano per verificar
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