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Libano nel caos: Il governo Karami si dimette
by 28 febbraio 2005 Monday, Feb. 28, 2005 at 6:07 PM mail:

strategia Usa-ta

BEIRUT - Il Libano è nel caos. Il governo guidato da Omar Karami si è dimesso dopo che migliaia di persone sono scese in piazza a Beirut e il Paese si è fermato per lo sciopero generale. E' il punto più alto della crisi seguita all'assassinio dell'ex premier Rafik Hariri, ucciso in un attentato il 14 febbraio scorso.

Tutte le proteste, oltre ad avere per bersaglio il governo di Karami, hanno un forte carattere antisiriano. Damasco è infatti accusata di essere dietro la morte del magnate delle tv ed ex primo ministro libanese. La notizia delle dimissioni ha provocato scene di giubilo tra i parlamentari dell'opposizione ed è stata accolta da una vera e propria ovazione tra i manifestanti riuniti da ormai 24 ore nella Piazza dei Martiri.

La situazione a Beirut è molto tesa. Negozi con le serrande abbassate, banche, scuole, uffici pubblici e privati chiusi, traffico scarso mentre migliaia di persone continuano ad affluire verso i luoghi affollati dai manifestanti, nonostante il divieto imposto dalle autorità.

Reparti dell'esercito libanese hanno cercato invano di isolare l'intero centro della capitale. Molti manifestanti hanno abbandonato le loro auto in strada e hanno raggiunto a piedi la piazza. Secondo l'opposizione, i soldati hanno isolato anche il centro di Sidone, la città portuale nel sud del Libano di cui Hariri era originario, e quello di Tripoli, nel nord del paese.

Tra i manifestanti riuniti nella Piazza dei Martiri a Beirut, dove Hariri è sepolto a fianco della Grande Moschea, gli slogan più scanditi sono quelli contro la presenza militare siriana in Libano: "Non vogliamo un Parlamento ostaggio della Siria", "Non vogliamo un Paese sotto il tallone della Siria", "Il solo esercito che vogliamo è quello libanese".

Ieri sera si erano già dimessi tre ministri: Maurice Saknous (risorse idriche ed elettriche), Adnan Kassar (commercio e industria) e Ibrahim Daher (riforme amministrative). Il 18 febbraio si era dimesso il ministro del turismo Farid al Khazem, che aveva denunciato la "violazione" degli accordi di Taif che nel 1989 hanno posto fine ai 15 anni di guerra civile libanese e che prevedevano entro il 1992 il ridispiegamento nella Valle della Bekaa dei circa 14.000 soldati siriani ancora presenti in Libano.

Rimasto finora lettera morta, il ridispiegamento delle truppe siriane nella Valle della Bekaa è stato preannunciato due giorni fa come "imminente" dalle autorità di Damasco, sottoposte a crescenti pressioni internazionali.

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polli
by polli Monday, Feb. 28, 2005 at 6:11 PM mail:

"Non vogliamo un Parlamento ostaggio della Siria"

no problem, ne avranno uno ostaggio degli Usa.

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Stronzi
by rivoluzionario Monday, Feb. 28, 2005 at 6:53 PM mail:


Rivoluzione arancione in Libano.

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ma si
by kkk Monday, Feb. 28, 2005 at 9:14 PM mail:

io sto con il popolo libanese che e' sceso in piazza..noi avremmo il coraggio di fare lo stesso contro il berlusca?
ahi ahi

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4 gatti
by anna Monday, Feb. 28, 2005 at 10:05 PM mail:

Erano quattro gatti inquadrati dalla CNN, il tutto architettato secondo l'ormai noto copione del Nuovo Ordine Mondiale.

Dopo 15 anni di sangue dolore e morte a causa della guerra civile il Libano era diventato prospero sotto la copertura delle truppe peacekeeping dei fratelli siriani.

Gli USA stanno seminando il caos dappertutto. Chi si illude che l'inferno che gli USA stanno per scatenare in Medio Oriente e nell'Estremo Oriente non ci coinvolgerà.

L'impero yankee è in bancarotta, purtroppo anche in bancarotta morale e solo devastando il resto del mondo con la momentanea superiorità missilistica conta di poter restare egemone.

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