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Prime informazioni sullo sciopero.
by IMC Italy Monday, Aug. 26, 2002 at 10:10 AM mail:

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Sono al 50% crumira , ci hanno lasciato andare alle 12! Questa è la valutazione dello sciopero di un’impiegata bancaria, obbligata a lavorare durante le prime ore del mattino. Se le banche, negriere per eccellenza, (e ancor più ora, con tutto il lavoro che ha regalato ora Cavallo)hanno chiuso presto, possiamo dedurne l’impatto e le conseguenze dello sciopero chiamato oggi da tutte le sigle sindacali. Sebbene resti ancora un’ora affinché finisca, gia’ tutti sanno ed accettano il fatto che sia stato uno sciopero in cui sono rimaste vuote strade, scuole, uffici e fabbriche. In alcune zone del Paese, e soprattutto nella regione della Capital Federal, assurdi analisti attribuiscono tale riuscita alla pioggia intensa che si è abbattuta con violenza sin dalle prime ore del giorno. Sicuramente il diluvio ha aiutato, ma non gli scioperanti, spegnendo il fuoco di alcuni picchetti; quel che è certo è che nessuno può sostenere seriamente che fu il motore della paralisi che finiamo ora di vivere e di cui siamo stati i protagonisti.

Proprio il governo, invece, ha infuocato lo sciopero; dimostrando una mancanza totale di spessore politico, o una disperazione così grande, è riuscito e mettersi di nuovo contro la maggioranza della popolazione. La bancarizzazione forzata, che ha toccato pressoché tutti, non ha messo fuori gioco solo migliaia di lavoratori dell’economia “informale”, ma con loro ha finito col rovinare anche la classe media ed i piccoli commercianti che in alcuni casi sono arrivati a perdere l’80% delle loro vendite (esemplare il caso del commercio dei prodotti di prima necessità, che nelle ultime settimane è ribassato più del 10%). Nelle zone interne del Paese, dove la situazione diviene sempre più grave, lo sciopero è stato più massivo ed attivo, e facendo un rapido – e sicuramente incompleto – rilevamento, possiamo parlare di qualcosa come 30 mobilitazioni, tra picchetti e cortei. Occorre aggiungere alla bancarizzazione forzata anche la proiezione degli aggiustamenti alla finanziaria e il pagamento in buoni degli stipendi. Nei casi estremi, come quello di Tucumàn, i salari ai docenti vengono pagati “..con ticket “canestro” (buoni pasto, ndt) del 20% del salario e l’80% in buoni che si cambiano al 15% o 30% del loro valore. La tredicesima si paga con cheque differiti…”. Gli statali di varie province vedono in questo esempio lo specchio del loro futuro, se non una realtà sempre più vicina.

A Cordoba,dove i lavoratori di “Luz y Fuerza” hanno appena bloccato un tentativo di privatizzazione dell’Ente Provincialedell’Energia (EPEC), la mobilitazione contro gli aggiustamenti e contro il progetto di pensioni anticipate del governo di De la Sota, ha attaccato i simboli del potere finanziario:la banca francese, quella di Galizia e la sede locale dell’ “Ambito Financiero” impallidirono di fronte per la ressa dei lavoratori

A Nenquèn, dove la settimana scorsa il governo ha decretato che, fino a quando non si approva la legge per accettare il pagamento in buoni, saranno pagati solo i salari fino a $ 500, gli statali si sono resi protagonisti di una mobilitazione di massa di 5000 lavoratori, tra docenti, dipendenti pubblici ed operai ceramisti, mobilitazione che è terminata in violenti scontri, quando la polizia, circaondando l’ Ospedale Regionale, ha bissato le immagini ancor vivide della repressione dei ceramisti della settimana scorsa.

La scena s’è ripetuta, con gravità differente, a Mendoza, Jjuy, Mar del Plata, e anche in piccole città come Pergamino o Azul. Anche la classe media ed i piccoli commercianti furono parte attiva;ai cacerolazos e cortes de luz di ieri si sommano cosi’ l’astensione dal lavoro di oggi, la scarsità degli esercizi commerciali aperti e le mobilitazioni nelle campagne. Le dirgineze sindacali, gia nelle ore serali, si sono apprestate a trattare, per capitalizzare la serrata dello sciopero secondo i distinti porgetti politici. Questo si riflette nel fatto che tanto per Moyano della CGT “ribelle” come per Daer della CGT “ufficiale”, Uno delgi eventi del giorno fu la visita di Menem a De la Rua. Daer ha qualificato l’incontro dicendo che la cosa ha una “grande importanza” e che “rinforza la democrazia” allineandosi, così, strettamente al progetto di concertazione De la Rua – Menem. L’ex – presidente, ed anche ex detenuto, uscendo dalla Casa Rosada, ha parlato a favore della dollarizzazione come unica via d’uscita per il Paese e ha dichiarato di essere d’accordo con l’attuale presidente per cui una svalutazione sarebbe “un disastro”. Mayano, invece, è stato più “duro” con Menem: chiaramente allineato con i settori favorevoli alla svalutazione (inculso Ruckauff?) si è licenziato realizzando un’estesa difesa della svalutazione, perché, secondo le sue parole “ dobbiamo sanare la nostra moneta”. Per quanto riguarda la CTA semplicemente non partecipa alla discussione perché i settori politici del centrosinistra con i quali sono soliti allinearsi sono decisamente fuori di scena. Entrando in provincia, e mentre si impegna in una consultazione popolare che non ha avuto grossa importanza, le dichiarazioni di Victor De Gennaro non hanno avuto il passaggio di testimone. I discorsi televisivi dell’uno e dell’altro dirigente di entrambe le CGT non fanno altro che riflettere la posizione interna del Partido Justicialista (PJ)contro la convocazione alla concertazione nazionale del presidente De la Rua. Anche Moyano ha dichiarato tuttavia che “non avevano valutato” la possibilità di uno sciopero di 48 ore per la prossima settimana; la contraddizione tra la squallida mobilitazione del suo stesso sindacato di ieri e la forza dello sciopero nazionale di oggi, più la marcia della parte interna del PJ e le negoziazioni con il governo, sicuramente risveglieranno in essi alcune riflessioni; non conviene mai, dicono, smuovere qualcosa che non si sa se poi si potrà controllare.

Da ultimo, è sicuro che nessuno può imporsi e pretendere di capitalizzare l’esito pieno dello sciopero. Le migliaia e migliaia di persone che oggi non furono a lavoro, le migliaia che si mobilitarono, lo fecero per proprie ragioni. Nel momento in cui, non soddisfatti, con le ultime misure, si discute un nuovo anticipo sulle pensioni e un duro aggiustamento pattuito con il FMI per 4000 milioni di dollari, le migliaia di persone che con il loro lavoro muovono il Paese, lontane dal dividersi tra svalutazionisti e dollarizzatori, hanno mostrato una volta ancora la loro forza e l’intenzione a dire, con chiarezza, basta.

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