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LA MILITARIZZAZIONE DELL'AEROPORTO DI RIMINI
by pace Thursday, Mar. 10, 2005 at 4:35 PM mail:

L’aeroporto “Federico Fellini” di Rimini rischia di divenire lo scalo centro-europeo delle truppe americane d’occupazione dirette nella polveriera irachena in sostituzione dello scalo irlandese fin’ora

Vogliamo trattare di una questione a cui la stampa nazionale non ha dato, per ovvi motivi, il giusto risalto: qualcuno ha pensato bene di far diventare l’aeroporto “Federico Fellini” di Rimini lo scalo centro-europeo delle truppe americane d’occupazione dirette nella polveriera irachena in sostituzione dello scalo irlandese fin’ora utilizzato dalle orde colonialiste a stelle e strisce. La scelta è caduta sul sito romagnolo, oltre che per motivi di carattere logistico, anche e soprattutto per la speciale propensione al vassallaggio del nostro Paese, da anni in primissima fila fra i lacchè di Washington: insomma, i capoccioni della Casa bianca e del Pentagono sanno che l’Italia (da sempre nota per il suo voltagabbanismo) è ormai diventata un’ “alleato” su cui “si può contare” (praticamente uno zerbino); non dimentichiamo poi che il “Federico Fellini” è già per il 90% riservato al traffico militare, ospita un reparto di elicotteristi dell’esercito e da qui partono anche i famigerati aerei “Mangusta” diretti al fronte di Nassirya.

Il grande e mai troppo compianto regista riminese si rivolterà nella tomba vedendo per quali sporchi fini è utilizzata la struttura che porta il suo nome. Il vergognoso accordo prevede l’arrivo di tre aerei C130 al giorno, ognuno dei quali potrà portare fino a 150 marines, i velivoli si riforniranno di carburante presso gli impianti dell’aeroporto che presterà anche i servizi di piccola manutenzione per gli aerei e di catering (leggi italianamente, vettovagliamento) per i soldati. “E che c’è di strano?!” obbietterà il lettore “ Siamo ormai avvezzi a questo, e anche a peggio, dopo sessant’anni di servaggio atlantico.” Ma invece qualcosa di strano c’è, o ci dovrebbe essere almeno in teoria: innanzitutto Aeradria, la società che gestisce tutti i servizi interni all’aeroporto, è una società per più del 90% in mano ad enti locali che, come tradizione romagnola vuole, sono saldamente in mano alla sinistra. Pardon, CENTROsinistra.
Le azioni di Aeradria appartengono per il 39% alla Provincia, che è di centrosinistra, come di centrosinistra sono i Comuni di Rimini e Riccione, nonché il direttore di Aeradria, Gabriele Morelli, da sempre vicino ai DS e massimo artefice dell’accordo.
Chi si opponeva affermando che l’arrivo dei marines finirà con l’influire negativamente sulla “vocazione” vacanziera della Riviera è stato messo a tacere dalla Confcommercio locale (la quale, guarda caso, detiene anch’essa una bella fetta delle quote di Aeradria) dicendo che invece la presenza della soldataglia Yankee “è un elemento assolutamente favorevole per il nostro turismo” e che “porterà dalle nostre parti molti soldi” (su quest’ultima osservazione non nutrivamo il minimo dubbio). Questa squallida vicenda dovrebbe essere molto istruttiva e dovrebbe far riflettere, se ancora ce ne fosse bisogno, tutte le donne e gli uomini autenticamente di sinistra, che si apprestano a votare per la cosiddetta “Unione” alle prossime tornate elettorali.
Questa è la caratura morale dei vari Prodi, Fassino, Rutelli e anche Bertinotti: tutti Amerikani convinti, futuri complici della dittatura criminale d’oltreoceano e del regime terrorista del piccolo Bush come lo furono ai tempi, non troppo lontani, del bombarolo democratico Clinton. E’ bene che lo sappiano quanti, in buona fede, ripongono in questi tristi figuri le loro speranze di pace e di giustizia. Ma torniamo alla questione dell’aeroporto.
Com’era facile prevedere, i romagnoli non hanno accettato passivamente questa imposizione e il dibattito, da Imola al Rubicone, si stà facendo davvero incandescente e serrato; l’indignazione popolare se entrate nei Bar o se fate un giro nelle piazze la potete toccare con mano perché questa è sì terra di cooperative rosse, di industrialotti e imbonitori commerciali ma è anche terra di briganti, di socialisti e sovversivi, gente sanguigna e idealista che ha dato i natali, fra gli altri, a Mussolini, Muti, Bombacci... Ora, checchè ne dicano gli intrallazoni querciaroli di Rimini e dintorni, il transito dei militari a stelle e strisce appare agli occhi della popolazione locale come un supporto materiale alla guerra in Iraq.
L’escamotage di far atterrare i soldati disarmati ed in abiti civili non cambia gran che la situazione, anzi la aggrava perché un simile bizantinismo sa tanto di presa per i fondelli: anche se vengono in camicia hawaiana e scarpe da tennis sappiamo tutti che questi ragazzotti arroganti non vanno ad un pic-nic ma a derubare, massacrare, torturare un popolo innocente.
Il capogruppo di Rifondazione in Consiglio regionale ha presentato un’interrogazione alla giunta chiedendo di fermare immediatamente l’accordo, anche i cossuttiani sembrano scatenati, contrario a parole tutto il centro-sinistra. Alla fine anche il sindaco di Riccione e quello di Rimini, Ravaioli, hanno criticato l’iniziativa; considerando che il Comune di Rimini è il secondo azionista di Aeradria, il gesto assume i connotati di una sconfessione politica pesantissima. Il senatore rifondarolo Malabarba ha denunciato senza mezzi termini “la trasformazione dell’Italia in portaerei americana per l’aggressione guerrafondaia in Medioriente”; certo, se ci fosse stata una qualche copertura l’Onu, magari il discorso cambiava... vero, Malabarba? Vero Bertinotti? Comunque il polverone che si è alzato è tanto e tale che, a questo punto, l’accordo della vergogna rischia seriamente di saltare. Gli aerei col loro carico di morte, a meno che gli statunitensi che hanno già firmato il contratto d’appalto non si impuntino, sembrano prendere la via di Budapest, capitale di un paese (l’Ungheria) fra i più supini ai diktat USA (quelli, per intenderci, che hanno proposto di bandire “falce e martello” dalla futura Europa). Tutto è ancora possibile.
Giovedì scorso il già citato Morelli si è deciso a rassegnare le dimissioni. “Avremmo guadagnato oltre il 50% in più l’anno. Adesso se la vedano loro.” afferma stizzito il presidente del c.d.a. di Aeradria che, evidentemente ancora non riesce a digerire questa piadina amara. “Anche se il mio cuore batte a sinistra, penso che una compagnia come la nostra non possa rifiutarsi” prosegue ipocritamente Morelli “Siamo un servizio pubblico, dobbiamo dare solo carburante e catering, se qualcuno entra in un bar e chiede un caffè che fai, non glie lo dai ?”
Il paragone non è dei più calzanti, caro Morelli. Se uno che vuole rapinare dei poveracci, ammazzare ragazzini, violentare giovani donne, viene nel mio bar e chiede un caffè io, non solo non glie lo do, ma lo butto fuori dal mio bar a calci nel culo; se poi insiste, continuo a dargliene fin che non mi si consuma la punta delle scarpe. Questo è, più o meno, quello che dovrebbero fare le persone che abbiano un minimo di senso morale nei confronti di chi viene da padrone e crede di poter comprare coi soldi la complicità in uno sterminio fra i più vili che la Storia ricordi. Questo è, più o meno, quello che i romagnoli dovrebbero fare e quello che tutti gli italiani dovrebbero fare in ogni angolo della nostra penisola in cui ci siano basi americane.
E’ ora che questi signori alzino i tacchi e restituiscano tutti quei posti che da sessant’anni sono lembi di terra extraterritoriali sottratti alla patria, enclavi dello zio Sam a tutti gli effetti, a cominciare dall’Isola della Maddalena, uno dei più bei paradisi naturali del Mediterraneo ridotto a pattumiera radioattiva dai i sommergibili nucleari di Washington

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Che cazzo c'entra Malabarba?
by romagna rossa Thursday, Mar. 10, 2005 at 7:17 PM mail:

Ti faccio notare che é stato Bertinotti ad accettare la possibilità di truppe ONU in Iraq, mentre Malabarba resta sulla posizione del ritiro immediato ed incondizionato. Inoltre al congresso del PRC di Rimini i compagni della mozione Malabarba hanno presentato un odg (approvato dal congresso) che stabilisce l'uscita di Rifondazione dalla giunta provinciale in caso di sbarco di mezzi o di marines all'aeroporto di Rimini.

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