Chiasso...... verso Davos
Fermi in frontiera, ancora fermi, sempre fermi. Come era già successo per Praga e Ventimiglia, ancora una volta le tute bianche anti-globalizzazione si trovano di fronte al muro di una dogana . Venerdì, 14.30, il Global Action Bus, pullman organizzato da Ya basta !, Collettivi Studenteschi e Leonkavallo parte da piazzale Loreto alla volta di Davos, sede del WEF (Word Economic Forum). E ancora una volta, arrivati alla frontiera alle 17.30, i manifestanti si ritrovano di fronte al "no" delle autorità per il passaggio di dogana . Blindata dai robocop svizzeri, in tenuta anti-sommossa, le autorità negano il passaggio definendoci "pericolosi" per le chiare intenzioni di andare a Davos a manifestare. Metà di noi ha un età tra i 16 e i 18 anni, e oltretutto nessuno ha con se materiale "bellico". Ci sono attimi di tensione, l'ambiente si scalda. Avanziamo a mani alzate, mostrando le carte d'identità, secondo i principi della disubbidienza civile. Ci si scontra, alcuni spintoni, poi viene ripristinata la calma e si discute il da farsi. Visto il numero e la tenuta dei poliziotti è preferibile evitare lo scontro, così si decide di occupare la frontiera fino all'indomani, aspettando rinforzi per poi cercare nuovamente di forzare il blocco. Così ci prepariamo a una notte in strada tra le due dogane, al freddo e senza un tetto. Il tempo scorre tranquillo, tra una partita a calcio (vincono i ragazzi di Ya basta !) e una canzone intorno a un fuoco di cartoni e cassette di legno. La polizia italiana ci fa tranquillamente passare, così è possibile procurarci cibo, acqua e legna per il fuoco, vivo fino all'alba. Unici momenti di tensione per via di alcuni bancali presi per bruciare e sequestrati dalla polizia. A peggiorare la nostra nottata ci si mettono anche continui scrosci di pioggia. Nel frattempo gli svizzeri formano un solida barriera di transenne, praticamente impossibile da smuovere o sollevare. Ogni tanto proviamo a parlare con gli svizzeri, ma è come avere di fronte un muro. L'unico che mi rivolge le parola viene immediatamente sgridato dal comandante. Finalmente l'alba di una lunghissima e fredda notte . Il fuoco è ormai spento e noi stanchi e bagnati. Aspetteremo che ci raggiungano i ragazzi di Roma del centro sociale Forte Prenestino che stanotte hanno dormito a Como. Quando arrivano sono tutti travestiti da pacchi, perché in Europa la merce può circolare liberamente, gli uomini no. Si uniscono a noi e partiamo alla carica per un disperato tentativo di passare. Gli svizzeri ci respingono con gli idranti. Ad ogni avanzata a mani alzate la risposta e' sempre la stessa. Ci si ripara come si può da un getto che fa anche male. I romani si ritirano, noi tute bianche restiamo ancora un pò a giocare con l'acqua. A mezzo giorno siamo completamente bagnati e infreddoliti. Una folla assiste attonita al di là della frontiera. Si lancia l'ultimo appello con il megafono, i giornalisti chiedono l'ultima conferenza stampa e poi via, tutti di nuovo sul pullman, ad asciugarci e leccarci le ferite. Si torna a Milano. Hanno fermato noi, ma il nostro messaggio e' ancora una volta chiaro ed evidente . Parlano di globalizzazione in una nazione che chiude le sue frontiere a 35 manifestanti. Semplicemente ridicolo, ma molto preoccupante.
lelethecrow
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