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Quito si mobilita - reportage
by zip Friday, Apr. 15, 2005 at 9:21 AM mail:

Mi trovavo di fronte al palazzo della Regione dove si era riunito un folto gruppo di protestanti, quando improvvisamente l’esercito é intervenuto sparando gas lacrimogeni ad altezza d’uomo per disperdere i manifestanti. Secondo quanto ci raccontava un volontario della Croce Rossa, episodi simili si stanno verificando in altre zone della cittá

E’ iniziato alla mezzanotte di oggi lo sciopero generale indetto da chi si oppone al Governo e allo scontro tra poteri che ha portato l’Ecuador al di fuori dei limiti costituzionali. Ecco il reportage del primo giorno di mobilitazione nazionale, carico di tensioni.

Quito si mobilita

Da Quito
- Tancredi Tarantino per Selvas.org


Queste sono le prime foto, dalla capitale Quito, delle proteste che si stanno estendendo in tutto l'Ecuador anche in modo violento, dopo che i giornio scorsi le forze armate avevano represso duramente le prime contestazioni.

Quito, mercoledì 13 aprile 2005

:: SELVAS.ORG::
Cronologia sull'ECUADOR Missione Internazionale sui Diritti Umani in Ecuador presenta le sue osservazioni
Il rientro dei presidenti esiliati
Ecuador: democrazia in pericolo,
diritti umani a rischio
"L'informazione in Ecuador
va a braccetto con i grandi interessi"

Intervista a Diego Guzmán Espinosa, Direttore dell’Observatorio de Medios Victimas de la
Prensa – Ecuador –

Fino all’ultimo si é sperato che in Parlamento si raggiungesse un accordo per destituire l’attuale Corte Suprema di Giustizia (CSJ) e ridurre cosí la tensione delle ultime settimane, ma per un voto l’accordo é saltato e il paro indefinito é diventato inevitabile.
Al grido di “Lucio fuera, Lucio sucio”, indigeni della CONAIE, studenti, pensionati, medici, politici, movimenti sociali e sindacati, tutti insieme in strada per protestare contro il governo di Lucio Gutierrez e contro il ritorno in patria di tre ex-mandatari costretti all’esilio, alcuni anni fa, per sottrarsi ad alcuni processi di peculato e malversazione di fondi. E proprio la decisione della CSJ di annullare i giudizi a loro carico é stata la scintilla che ha riacceso gli animi di un popolo sornione.
Da nord a sud, la capitale Quito é paralizzata. Scuole, universitá, mercati, uffici pubblici e lo stesso Parlamento sono rimasti chiusi. La delusione per l’ennesimo tradimento subito sta spingendo centinaia di famiglie fuori dalle loro case, e tutta la rabbia trattenuta in questi mesi sembra esplodere nelle strade di Quito. Le radio e le televisioni nazionali che stanno seguendo le proteste, raccolgono decine di interventi di cittadini comuni che invitano i loro concittadini ad uscire allo scoperto “ per dire no alla dittatura e alla corruzione”.
Le principali arterie capitoline e interregionali sono state bloccate dai manifestanti e diversi sono gli scontri con le forze dell’ordine mobilitate in gran numero per far fronte alle proteste.
Mi trovavo di fronte al palazzo della Regione dove si era riunito un folto gruppo di protestanti, quando improvvisamente l’esercito é intervenuto sparando gas lacrimogeni ad altezza d’uomo per disperdere i manifestanti. Secondo quanto ci raccontava un volontario della Croce Rossa, episodi simili si stanno verificando in altre zone della cittá.
“Stiamo vivendo una nuova dittatura”, ha dichiarato il sindaco di Quito, Paco Moncayo, in seguito ad una repressione subita mentre guidava una marcia di consiglieri ed assessori comunali verso il Parlamento per realizzare una catena umana “a protezione della legalitá e contro la corruzione”.



Le proteste si stanno estendendo anche ad altre cittá del Paese.
LLa Conaie, la principale confederazione dei popoli indigeni ecuadoriani, sembra aver ritrovato la forza che era mancata negli ultimi mesi e ha deciso di lasciare le comunitá per raggiungere i principali centri urbani. Gli indigeni si stanno mobilitando in diversi province “per la difesa della sovranitá e della vita e per la costruzione di un governo veramente democratico”, come ha sottolineato lo stesso presidente della Conaie, Luis Macas, in una breve intervista che ci ha rilasciato mentre guidava il movimento indigeno. “Il problema – continua Macas – non é tanto il ritorno di Bucaram o una CSJ corrotta, il problema é l’Ecuador e ció che diventerá se lasceremo che questo governo dittatoriale si affidi alle ricette neoliberali e trasformi il nostro amato Paese in una base militare del Pentagono”.
E, nel frattempo, proprio due giorni fa é arrivato, in Ecuador, il capo delle Forze Armate degli Stati Uniti, generale Richard Myers, che si é detto preoccupato per la situazione che sta attraversando il piccolo Paese andino, mentre poche ore prima in Colombia aveva precisato che gli USA non tollereranno “Paesi pertubatori” nel continente latinoamericano.













Tancredi Tarantino , ricercatore indipendente, ha curato diversi dossier sull'America Latina e sulle politiche neoliberiste della Banca Mondiale. Laureato in Giurisprudenza a Pisa, con una tesi in Economia Politica sulla Banca Mondiale, ha concluso un Master in giornalismo. Attualmente è in Ecuador per un progetto internazionale.

E-mail : tanc@email.it
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Altre foto
by syd Friday, Apr. 15, 2005 at 9:27 AM mail:

http://ecuador.indymedia.org/es/2005/04/8830.shtml

http://ecuador.indymedia.org/es/2005/04/8791.shtml

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