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CArcere è morte:Firenze: detenuto di 73 anni si uccide impiccandosi in cella
by infocarcere Monday, Sep. 12, 2005 at 4:39 PM mail:

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Firenze: detenuto di 73 anni si uccide impiccandosi in cella



La Repubblica, 10 settembre 2005



Si è impiccato in una cella di Sollicciano. Aveva settantatre anni e si chiamava Dario B. Ha preparato tutto con cura per il suo congedo, ieri mattina: ha scritto un biglietto alla famiglia per dire che non ce la faceva più, ha lasciato che i suoi compagni di cella se ne andassero impegnati nelle solite attività quotidiane in cucina o in qualche laboratorio. Lui è rimasto in cella, ha preso la cintura dell’accappatoio, l’ha appesa alle sbarre della finestra del carcere e si è lasciato ciondolare di sotto. Quando le guardie sono intervenute era già inutile ogni soccorso. Era rinchiuso lì per un omicidio, una lite degenerata con un vicino di casa, il suo conto con la giustizia sarebbe scaduto nel 2015. "Dario B. aveva chiesto la detenzione domiciliare: a più di settant’anni è una strada percorribile - spiega Franco Corleone, garante dei diritti dei detenuti del Comune di Firenze - ma i tempi della burocrazia sono lunghi e lui si era stancato di aspettare e forse soffriva anche per i sensi di colpa, in passato aveva già tentato un’altra volta di suicidarsi. So che il suo caso veniva seguito dagli operatori con una certa attenzione, tuttavia la situazione di Sollicciano è ben nota a tutti".

Il sovraffollamento del carcere fiorentino è stato più volte denunciato: c’è una popolazione doppia rispetto alle possibilità abitative della struttura. Corleone ha annunciato di voler iniziare un digiuno come forma di protesta per la situazione in cui versano gli istituti di pena italiani: "La situazione del carcere fiorentino è catastrofica, il sovraffollamento non consente più l’opera di reinserimento sociale e il blocco dei lavori per il Giardino degli Incontri, spazio essenziale per i detenuti è inspiegabile". Nei giorni scorsi, la direzione del penitenziario ha presentato a Palazzo Vecchio un piano di intervento dopo l’ultimatum dell’assessore alla sanità Graziano Cioni che aveva letto la relazione della Asl in cui emergevano macroscopiche carenze igieniche e nella sicurezza.

Il sovraffollamento di Sollicciano (mille detenuti invece dei programmati 450) è un problema anche per chi, dentro la struttura lavora: all’interno dell’istituto, spiega in un comunicato la Cisl, "operano circa 650 poliziotti penitenziari e 50 persone del comparto ministeriale". Tutti lavorano in condizioni difficili, "garantendo con professionalità e umanità un sistema di convivenza civile". La Cisl, nell’apprezzare gli sforzi della direzione e delle istituzioni per realizzare un nuovo piano di interventi a Sollicciano, torna a chiedere per il personale penitenziario interventi mirati "quali l’edilizia popolare, l’assegnazione di alloggi e la possibilità di favorire finanziamenti agevolati per l’acquisto di immobili".

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