"No agli appalti"
Sciopero all'Istat
20 Settembre 2005
PRECARI Niente briefing e dati sulla disoccupazione in ritardo, oggi, a causa dello sciopero dei dipendenti dell’Istat. La protesta è stata proclamata dalle organizza- zioni sindacali di categoria di Cgil e Uil contro la decisione dell’istituto di dare in appalto ad una società privata le rilevazioni delle statistiche sull’occupazione. Non solo, però. Cgil e Uil scendono in campo anche per dire no «alle politiche del governo che smantellano la ricerca pubblica»; per chiedere «un’Istat credibile, efficiente, al servizio della collettività»; per opporsi al dilagare delle forme di lavoro precario (e quindi contro il blocco delle assunzioni) e per il rinnovo del contratto di lavoro. Secondo il sindacato, all’Istat è in atto un processo di precarizzazione del lavoro che assume «forme sempre più preoccupanti, mettendo in discussione i diritti di tutti i lavoratori». La rete di rilevazione delle forze lavoro è nata nell’ottobre 2002 e prevede l’utilizzo di 311 intervistatori (assunti con contratto co.co.co.), con il coinvolgimento delle strutture centrali e territoriali dell’Istat ed è la più grande rete di rilevazione presente in Italia. Cosa che - ricorda il sindacato - ha comportato un notevole sforzo organizzativo e tecnologico per la progettazione e la realizzazione dell'impianto ed ha portato ad un miglioramento della qualità dell’informazione prodotta, proprio a partire dalla fase di rilevazione dei dati, la più delicata in un’indagine statistica. Ed è proprio di fronte a questi risultati che, secondo i sindacati, è «incomprensibile ed inaccettabile» la decisione dell’istituto di indire la gara d’appalto per affidare all’esterno la rete di rilevazione. Ma, l’esternalizzazione, oltre a rendere ancora più precarie le condizioni di lavoro dei 311 rilevatori co.co.co., secondo i sindacati non è un «affare» nemmeno dal punto di vista economico in quanto, per garantire la stessa qualità dei dati, la spesa passerebbe dagli attuali 5 milioni a circa 7,8 milioni di euro . Il tutto per non sforare i limiti di spesa derivanti dai vincoli introdotti dalle finanziarie varate dal governo Berlusconi. Questa mattina i lavoratori si ritroveranno a Roma, in via Balbo, e manifesteranno a Palazzo Vidoni.
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