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Basta davvero una zanzariera per salvarlo?
by gio Wednesday, Oct. 05, 2005 at 2:09 PM mail:

Zanzariere cancerogene donate in puro stile "missionario dell'ottocento". Questo il contributo del civile occidente alla sfortunata Africa.

Basta davvero una za...
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E' la nuova moda del volontariato italiano e internazionale in terra d'Africa, la panacea di tutti i mali, e del male africano per eccellenza: la malaria. La zanzariera è pratica, costa poco (tranne che in Italia), può essere trasportata con facilità e ha un forte impatto emotivo nelle campagne di sensibilizzazione fatte in occidente in cerca di fondi. Il principio propagandato è che se si dorme sotto una zanzariera si riduce il rischio di contrarre la malaria; e se a farlo sono donne incinte e bambini a ridursi è anche il tasso di mortalità infantile.

Tutto chiaro e perfetto quindi. Chi potrebbe avere da ridire su un'iniziativa del genere? E invece da ridire c'è parecchio!

Finché a sostenere l'utilità di queste zanzariere erano gruppi velleitari o al limite del ridicolo, come il gruppetto di amici in vena di turismo compassionevole, poco importava, ma da quando queste campagne coinvolgono anche associazioni che hanno costruito una credibilità negli anni con il loro impegno concreto in Africa non si può che rimanere quantomeno perplessi.

Donare zanzariere a villaggi africani in zone dove la malaria è endemica è non solo inutile, ma finanche deleterio e dirotta risorse importanti, che potrebbero essere meglio impiegate in progetti molto più incisivi e concreti.

E' a conoscenza di tutti (o dovrebbe esserlo) che nelle zone dove la malaria è endemica il rischio di contrarre la malattia è praticamente del 100%. Non ci si chiede "se", ma "quando" la si contrarrà. Dormire sotto una zanzariera riduce sicuramente il tempo di esposizione al rischio, ma per abbassare questo rischio in maniera significativa bisognerebbe vivere sotto una zanzariera anche per tutto il resto della giornata (cosa, come ovvio, impossibile). Tolte otto ore di sonno sotto una zanzariera ne rimangono pur sempre altre sedici di esposizione che, in quelle zone, riportano il rischio di contrarre la malattia al 100%. Anche dove esistono zanzare che pungono solo di notte (perché purtroppo esistono molti tipi di zanzara, anche diurne, portatrici di altre devastanti malattie oltre la malaria, come la febbre gialla, il dengue e altre), bisognerebbe che si vivesse sotto una zanzariera da prima del tramonto a dopo l'alba. Alcune associazioni suggeriscono che le famiglie dovrebbero "obbligare" almeno i loro bambini a farlo. Difficile immaginare che un simile stravolgimento dei ritmi di vita venga adottato supinamente da quelle popolazioni. Ed ecco quindi come, in termini probabilistici, diventa palese l'inefficacia di questo strumento come prevenzione alla malaria.

In termini statistici, invece, alcune associazioni azzardano cifre (molto variabili fra loro) che sostengono una diminuzione dei casi di malaria con l'utilizzo delle zanzariere che vanno da un rispettabile 15% a uno strabiliante 40% (un gruppo cristiano in rete parla addirittura di un 60%). Peccato che le loro affermazioni non possono essere considerate attendibili in quanto non viene detto: da chi sono state fatte, da chi certificate, quando, su quale territorio, su che campione, quanto omogeneo, per quanto tempo, e se soprattutto ci sono stati altri interventi sul territorio uniti alle zanzariere. Queste statistiche così fatte assomigliano molto nel metodo e nei dati a quelle delle associazioni consumatori in occasione di scioperi della spesa in cui si dichiarano adesioni del 50% senza possibilità di controllo alcuno sulle fonti.

Un'ulteriore aggravante è poi nel come vengono presentate queste campagne, alle donne africane in particolare. Dovendo semplificare i concetti per essere comprensibili a gente senza nessuna istruzione e con una scarsa conoscenza delle patologie mediche da cui è afflitta, la zanzariera viene presentata come il "mezzo assoluto" per non contrarre la malaria, incorrendo nel rischio di far nascere in loro la falsa sicurezza di essere ormai protetti, con un conseguente più che probabile abbassamento delle pur minime difese preesistenti.

Altro preoccupante fattore di rischio per quelle popolazioni è nelle zanzariere stesse. Spesso in queste campagne si distribuiscono particolari zanzariere, impregnate di insetticida. Difficile pensare che in abitazioni piccole e sovraffollate, al limite della vivibilità, piene di bambini, queste zanzariere non finiscano per essere "toccate" più e più volte. Ancor più difficile pensare a una donna di un villaggio africano che la mattina si sveglia, sistema letto e zanzariera e poi, prima di impastare il pane che mangerà la sua famiglia, va a lavarsi le mani per cancellare ogni residuo di insetticida. 
Ovviamente l'insetticida in questione è garantito innocuo per l'uomo. Ma anche quelli che usiamo in occidente hanno questa garanzia. Peccato per quell'avvertenza in piccolo che recita: areare il locale prima di soggiornarvi. 

Ma c'è di peggio. Fra gli insetticidi "innocui" che vengono usati per trattare le zanzariere il più diffuso è il permethrin. Addirittura un sito di viaggiatori invita a: 

...Per una protezione maggiore vestiti, scarpe, calze, zanzariere possono essere impregnate o spruzzate con PERMETRIN, che è repellente/insetticida altamente efficace (non disponibile in Italia). Se applicato seguendo le istruzioni, il PERMETRIN rimane efficace per parecchie settimane e mantiene la sua efficacia anche dopo ripetuti lavaggi. Non sembra che ci sia alcuna tossicità legata all'uso di abiti trattati con PERMETRIN.

Si spera non ci impregnino anche la biancheria intima, perché cercando in rete notizie sul permethrin, permetrina, o permetrin che dir si voglia, ci si può imbattere in notizie come questa:

La tossicità di alcune sostanze utilizzate come insetticidi causa una serie di processi chimici nel cervello che provocano sintomi molto simili al morbo di Parkinson. È quanto emerge da uno studio condotto da un gruppo di ricercatori del Virginia Tech... 
...Gli effetti del Permethrin sono stati valutati su cavie di laboratorio. I topi sono stati esposti a diversi dosaggi dell'insetticida per due settimane. «A sorpresa - continua Bloomquist - i bassi dosaggi si sono rivelati molto più insidiosi e pericolosi degli alti. Nel primo caso, infatti, si è attivata immediatamente la reazione neurochimica del cervello e i danni si sono iniziati a propagare lentamente e inesorabilmente...


Oppure in questa:

...The U.S. Environmental Protection Agency has classified permethrin as a carcinogen because it causes lung tumors in female mice and liver tumors in mice of both sexes...
...It appears children may be more sensitive to permethrin than adults. Permethrin is almost 5 times more acutely toxic to 8-day-old rats than it is to adult rats...


Per chi non masticasse l'inglese, si dice che il permethrin è stato classicato come cancerogeno perché, sulla base di esperimenti fatti su topi in laboratorio, si è scoperto essere causa di tumori polmonari e al fegato e, aggiunge, ad essere più sensibili potrebbero essere più i bambini degli adulti.

Detto per inciso, lo stesso insetticida viene usato anche nei nostri parchi cittadini. 

Queste particolari zanzariere hanno inoltre un effetto limitato: tre mesi. Quando l'insetticida di cui sono intrise svanisce andrebbero nuovamente trattate (qui una ulteriore dimostrazione su come immergere le zanzariere a mani nude "nell'innocuo" insetticida) o sostituite. Ma la maggioranza di queste campagne sono una tantum. Per cui non avviene nessun ricambio. E questo forse è un bene perché se avvenisse il contrario si creerebbe una vera e propria dipendenza, oltre che una maggiore rischiosa esposizione al permethrin, con tutti gli effetti nefasti che si possono immaginare.

Sul modo poi in cui queste zanzariere arrivano alle popolazioni c'è solo da rimanere orripilati. Decenni di esperienze sul campo, affermazioni sui principi dell'autodeterminazione e della non ingerenza, marketing sociale, studi su cosa significa l'intermediazione culturale... Tutto buttato al vento! Si è tornati ai missionari dell'ottocento, ai buoni bianchi che portano i doni, e che spiegano ai poveri negri come diventare civili, a cui dire "Grazie, buana!" 
Guardare per credere (qui siamo in Cambogia, ma le scene sono simili anche in Africa), la consegna di queste zanzariere avviene quasi sempre con cerimonie solenni a cui partecipa tutto il villaggio, e in cui bambini tirati a festa ricevono a capo chino dalle mani dei civilissimi bianchi il dono che risolverà tutti i loro problemi, spesso sotto lo sguardo accondiscendente di una madre superiora venuta apposta per l'occasione. I capi villaggio ringraziano, qualche volta viene apposta una targa in ricordo di tanta bontà, poi i buoni bianchi ripartono con le loro coscienze ripulite e gli africani tornano ad ammalarsi di malaria, come prima.

L'arroganza di questi approcci è palese a tutti. A tutti tranne a coloro che li mettono in essere. Ma del resto c'è poco da stupirsi quando i nostri stessi governi pretendono di esportare la democrazia con le armi. 

I sostenitori della necessità del dono delle zanzariere dicono che non è possibile fare altrimenti perché si ha a che fare con popolazioni poverissime. Altri, apparentemente più illuminati, vorrebbero che comunque venisse pagata una somma simbolica. Tutti però vengono visti con diffidenza (quando non boicottati) dai governi africani, perché, dono o somma simbolica, ad essere danneggiati sono innanzitutto i produttori di zanzariere locali. 

Si potrebbero acquistare le zanzariere da quegli stessi produttori, ma qui si sconfina nella farsa. L'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) riconosce solo "due" produttori di zanzariere con insetticida, ma questi non sono in grado di produrne abbastanza per soddisfare la richiesta. 
L'approvazione dell'OMS non è secondaria. Significa, infatti, accedere con più facilità a fondi importanti dagli organismi sovranazionali e dagli stati, a patto però (in puro stile FMI e WTO) che si seguano specifici protocolli e ci si rivolga a determinati fornitori, indicati dalla stessa OMS.

Sulla necessità e sui modi di distribuzione delle zanzariere i pareri poi non sono certo univoci.

...l’entomologo keniano Charles Mbogo ritiene che alla diatriba sul modo di distribuire le zanzariere sfugga un punto cruciale. Un uso diffuso delle zanzariere significa disimparare la lezione di generazioni per cui la malaria è un fatto misterioso ed inevitabile della vita. “Sento sempre parlare di aumentare il numero di zanzariere”, osserva Mbogo, “ma mai di aumentare l’istruzione.”...

Se si prova a chiedere ai promotori il perché di campagne quantomeno marginali, come quelle delle zanzariere, le risposte sono il più delle volte irritate, infastidite. Chi chiede viene accusato di insensibilità, di disfattismo, perché bisogna far comunque qualcosa di fronte a certe "urgenze" e alla gente che muore, perché con i pochi soldi che si hanno questo è tutto quello che si può fare.
Da un punto di vista economico è paradossale notare che spesso il costo degli aiuti (le zanzariere) è inferiore al costo del biglietto aereo di chi le porta. Quanto poi all'urgenza è difficile credere che essa esista davvero in una situazione, sì, grave, ma in cui il male è endemico praticamente da sempre. E malignamente si può pensare che l'urgenza sia solo quella per qualcuno di andare a ogni costo in Africa.

Eppure proprio in Italia esiste un patrimonio culturale sulla lotta alla malaria enorme; un male che è stato endemico in grandi zone del meridione fino agli anni '50. Basterebbe andarsi a leggere qualche testo, chiedere ai propri nonni, fare una rapida ricerca in rete con le parole chiave "malaria" e "meridione" per capire che per sconfiggere la malaria non c'è zanzariera che tenga, ma occorre intervenire sulle cause e sul territorio: bonifiche, sistemi fognari, pozzi chiusi, raccolta dei rifiuti... Insomma creare una "cultura", creare delle professionalità nuove fra gli stessi abitanti dei villaggi, rimuovere le "cause" piuttosto che accontentarsi di sopravvivere. 

Fornire un africano di una zanzariera è totalmente inutile finché davanti alla sua capanna continuerà a esserci una fogna a cielo aperto. Occorrono interventi strutturali sul territorio, occorre investire nell'istruzione, occorrono grandi risorse. Si faccia questo e allora, sì, la zanzariera diventerà non più il "mezzo" per sconfiggerla che si vuole far credere in occidente, ma un validissimo coadiuvante nella lotta alla malaria.

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bravo, e grazie
by 1 Wednesday, Oct. 05, 2005 at 2:32 PM mail:

bravo, e grazie.

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Incredibile!!!
by bep Wednesday, Oct. 05, 2005 at 3:04 PM mail:

Cioè, com'è la storia!? Fatemi capire, questi dicono che vogliono aiutare gli africani e invece gli regalano zanzariere che portano il C A N C R O!?
Ma che turisti compassionevoli! Borghesucci di merda sono! La gente qua non arriva alla fine del mese, c'è chi scava nell'immondizia per campare. Ma quelli non gli frega niente di aiutarli.
E' più figo andare a farsi la vacanzella in Africa. Così poi tornano con le foto ricordo e si vantano di essere tanti madre teresa.
Ma andassero a cagare!

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Con l'Africa nel cuore
by Stefy Wednesday, Oct. 05, 2005 at 11:52 PM mail:

Qualche tempo fa il gruppo in cui stavo ha organizzato un'iniziativa per raccogliere fondi e medicine. Uno di noi aveva un contatto con un politico locale che ha fatto finanziare la cosa dalla sua amministrazione. L'iniziativa è stata un mezzo insuccesso. Soldi raccolti pochi e delle medicine un terzo erano scadute e un altro terzo inutili. Però un po' di gente c'era e il politico era contento perchè aveva potuto fare il suo discorsetto. Ci ha portato tutti a cena a spese sue (cioè dell'amministrazione) e io mi sono sentita in colpa perché solo con i soldi della cena si compravano il doppio delle medicine raccolte. Poi alla fine in Africa, con la scusa dell'esperienza, c'è andata la solita e si è portata pure la sua amichetta. E invece s'era detto che questa volta ci andava qualcun altro. Magari pensate che sono delusa perché non ci sono andata io. E avete ragione. Ma quelli come me che si impegnano tanto per aiutare l'Africa lo fanno proprio perchè amano quel paese, e non è turismo, credetemi.

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