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Ferma lotta delle masse della Val Susa contro l'alta velocità.
by emmelle Friday, Nov. 11, 2005 at 1:52 PM mail:

Nonostante le cariche, le lusinghe e le bugie delle "forze dell'ordine"


Fassino, Rutelli, la governatrice DS del Piemonte e il sindaco DS di Torino favorevoli alla Tav
"No al terrorismo. no alla Tav". Il 16 novembre sciopero generale della Valle
Dopo la battaglia del 31 ottobre, vinta dalle "forze dell'ordine" solo grazie all'uso della forza e soprattutto dell'inganno, la lotta della popolazione della Val di Susa contro la costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità (Tav) non si placa ma prosegue con altre iniziative incisive, come i blocchi stradali e ferroviari del 1 novembre e la fiaccolata di sabato 5 che ha raccolto oltre 15 mila manifestanti, mentre ci si prepara allo sciopero generale del 16 novembre che bloccherà tutta la valle.
Da oltre dieci anni gli abitanti della Val di Susa sono in lotta contro il mega progetto della tratta ad alta velocità Torino-Lione, destinato ad incidere in maniera devastante in un territorio angusto e già attraversato da due statali, l'autostrada del Frejus, la ferrovia Torino-Modane e una linea ad alta tensione. È previsto lo scavo di una galleria di ben 54 chilometri sotto il Moncenisio, più le varie gallerie di servizio, per un qualcosa come 15 milioni di metri cubi di roccia, in una montagna ricca di minerali pericolosi come amianto e uranio, che verrebbero dispersi all'esterno con gravi rischi per la salute di una popolazione che già registra il triste primato delle morti per tumore in Italia. Per non parlare dei danni irreversibili alle falde acquifere, come l'amara esperienza della Tav nel Mugello ha già ampiamente confermato. Senza contare che per i 15 anni di durata prevista dei lavori, la valle sarà trasformata in un immenso cantiere, con qualcosa come 500 camion che l'attraverseranno giorno e notte per trasportare il materiale di scavo.
Un incubo, insomma, che i valsusini sono ben decisi a contrastare, per l'avvenire loro e dei propri figli. Da anni i comitati contro la Tav, sostenuti dalle amministrazioni locali e dall'intera popolazione, chiedono invano alle istituzioni e ai responsabili del progetto di essere ascoltati. A nulla sono valsi i pareri e gli studi di autorevoli organismi ed esperti che sono stati prodotti per dimostrare l'inutilità e la nocività di questo faraonico progetto, sponsorizzato anche dalla Ue che lo considera una "priorità", a dimostrazione di come la "democrazia" e la "partecipazione" in regime capitalista valgano solo quando si tratta di chiedere il voto. Troppo grossi sono gli interessi economici in gioco perché la mostruosa macchina possa essere fermata. Si parla di 20 miliardi di euro di spesa prevista, ma secondo alcune fonti il fabbisogno reale è di 30 miliardi. Tutti da dimostrare, poi, i "vantaggi" di questa linea ad alta velocità, giustificata dapprima con la necessità di velocizzare il traffico passeggeri da e per la Francia, e oggi, vista l'importanza ormai marginale di esso, con la necessità "ecologica" di alleggerire il trasporto merci su gomma. Ammesso che sia questo il vero scopo dell'opera, e non la solita golosa abbuffata di miliardi per le imprese interessate, lo si poteva realizzare più razionalmente e con meno spesa ristrutturando e ammodernando la linea già esistente, come molti studi hanno messo in evidenza. In ogni caso quei miliardi sarebbero spesi assai meglio per migliorare la rete ferroviaria normale, quella che i lavoratori e gli studenti utilizzano tutti i giorni per vivere, lavorare e studiare, e che invece sta precipitando sempre più a livelli da Terzo mondo.
È avendo in mente tutto questo che il 31 ottobre scorso circa duemila valsusini, attivisti dei comitati No Tav, intere famiglie, pensionati, donne e bambini, giovani dei centri sociali e no-global, sindaci, assessori e perfino vigili urbani, hanno risalito la valle verso Mompantero, per impedire l'accesso ai tecnici della Ltf incaricati di effettuare i carotaggi del terreno preliminari all'avvio dei lavori di scavo della galleria. I tecnici sono arrivati scortati da ben 900 tra poliziotti, carabinieri e finanzieri in assetto antisommossa, appoggiati da blindati che per tutto il giorno hanno scorazzato nella valle tagliata da decine e decine di posti di blocco come fosse territorio di guerra. Per ore ed ore i manifestanti hanno ingaggiato un duro braccio di ferro con le "forze dell'ordine", che hanno cercato di avanzare contro la muraglia umana spingendo con gli scudi, schiacciando e manganellando, ma senza riuscire a sfondare. Molti i manifestanti feriti e contusi e decine i fermati e gli identificati, tra cui anche alcune vigilesse. Alla fine i poliziotti hanno dovuto rinunciare a passare e ritirarsi a valle; ma poi, protetti dal buio, sono tornati alla chetichella quando la gente se ne era tornata nei paesi e hanno recintato l'area contesa, piantonandola militarmente.
Contemporaneamente ai picchetti in montagna, nel fondovalle si svolgevano scioperi in alcune aziende, con gli operai che uscivano dagli stabilimenti e si univano alle manifestazioni. Tutte le stazioni sono state occupate, bloccando diversi convogli e ritardandone altri, tra cui il Tgv alla stazione di Avigliana. I blocchi alla ferrovia sono continuati anche il giorno dopo, 1 novembre, ad opera di un paio di migliaia di persone con bandiere e striscioni, che si spostavano da una parte all'altra della valle, estendendo successivamente i blocchi anche alle due strade statali. Alle 17,30 tutta la Val di Susa era tagliata in due da un grosso blocco stradale e ferroviario a Condove.
Il 2 novembre si è tenuta un'affollata assemblea a Bussoleno, con la presenza dei sindaci e delle Comunità montane, convocata dai delegati delle aziende della Val di Susa, in testa i delegati della Fiom, che avevano raccolto oltre mille firme per chiedere a Cgil, Cisl e Uil, che invece fanno orecchio da mercante, di proclamare uno sciopero generale. E' stato deciso di proclamare lo stesso lo sciopero di tutta la valle per il 16 novembre, anche se i vertici sindacali non nascondono la loro contrarietà alla lotta perché favorevoli alla Tav, come si è espressa la segreteria della Cgil di Torino e lo stesso Epifani.
È a questo punto, quando la lotta si estende e sale di livello con l'entrata in campo della classe operaia, che fa puntualmente capolino il "terrorismo", attraverso la comparsa il 4 novembre di misteriosi volantini firmati "Val Susa rossa", inneggianti alla lotta armata e alle sedicenti "Br" e fatti ritrovare in diversi punti della valle, tra cui la stazione di Bussoleno occupata due giorni prima, nonché con un pacco bomba senza innesco fatto ritrovare sabato 5 novembre lungo la statale 25 e indirizzato ai carabinieri di Susa.
Per dire un sonoro No alla Tav e anche per dire No alle provocazioni del terrorismo vero o presunto, la sera stessa oltre 15 mila valsusini hanno dato vita a una fiaccolata che si è snodata con striscioni, bandiere e canti partigiani, da Susa fino a Mompantero.
Nel frattempo la macchina repressiva non si ferma e fioccano le denunce delle "forze dell'ordine" contro i manifestanti: ben 70 sono i denunciati da parte delle polizia e altri 30 per opera dei carabinieri di Susa. Il governo del neoduce Berlusconi, che considera quest'opera una sua priorità assoluta al pari del faraonico quanto inutile ponte sullo stretto di Messina, è deciso infatti ad andare avanti a tutti i costi travolgendo ogni ostacolo sul suo cammino, anche perché non vuol perdere il contributo europeo a fondo perduto del 20% che sta per scadere. La linea del governo è quella espressa dal ministro del cemento Lunardi, che ha definito i partecipanti alla fiaccolata di protesta "gente che non ha di meglio da fare per spendere il tempo". Linea condivisa pienamente dalla Confindustria, che con Montezemolo ha difeso la Tav che "fa crescere l'economia" e ha invocato in Valsusa il ripristino della "legalità" che - ha detto copiando il crumiro Cofferati - "non è né di destra né di sinistra".
Quel che è ancor più grave è che nella lobby pro-Tav capeggiata da governo, industriali e Unione europea sia stata cooptata armi e bagagli anche la "sinistra" borghese, che irride alla sacrosanta lotta della popolazione della Val di Susa definendola "di retroguardia" e contraria allo "sviluppo". Il rinnegato Fassino è arrivato addirittura ad adombrare infiltrazioni terroristiche che piloterebbero la protesta dei valsusini. Rutelli ha incitato ad "andare avanti" con il progetto, perché "era nel programma del centrosinistra, sia per la Provincia di Torino che per la Regione". Analoghe dichiarazioni in difesa della Tav e di attacco a chiunque gli si oppone sono state fatte ripetutamente sia dalla governatrice DS del Piemonte, Mercedes Bresso, sia dal neopodestà DS di Torino, Chiamparino.
La giusta lotta dei lavoratori e delle masse della Val Susa sta facendo emergere il marcio opportunismo e la vera natura borghese della "sinistra" di regime, schierata ormai apertamente a difesa degli interessi del grande capitale, dei cementieri, dei costruttori, degli speculatori e dei devastatori dell'ambiente. Tant'è che l'esecutivo del PRC ha cercato di differenziarsi da essa chiedendo di escludere la Tav dal programma dell'Unione. Ben sapendo, però, che accettando come ha fatto Bertinotti di sottomettersi al volere della maggioranza dell'Unione, questa richiesta è puramente formale e velleitaria, e serve quindi solo a salvarsi la faccia.
http://www.pmli.it


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