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[Conferenza Palermo] Posizioni e interventi dei relatori (riassunti)
by da aduc Tuesday, Dec. 06, 2005 at 12:09 AM mail:

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Di fronte all'emergenza delle tossicodipendenze, "tutte le istituzioni e tutti i soggetti coinvolti devono fare fronte comune": lo ha detto il ministro per i Rapporti col Parlamento Carlo Giovanardi, poco prima dell'inizio della Conferenza nazionale sui problemi connessi alla diffusione delle sostanze stupefacenti e psicotrope, che e' cominciata questa mattina a Palermo. Il ministro, nel suo intervento introduttivo, ha tracciato tre linee guida dell'azione del Governo in materia di tossicodipendenze: 'Prevenire, reprimere, recuperare'. Sulla repressione, ha precisato che 'non ci sara' tolleranza', mentre il recupero, ha spiegato, 'non deve essere solo tossicologico ma anche sociale'.
Giovanardi, citando Giovanni Paolo II, ha detto che "drogarsi non e' un diritto, ma e' una rinuncia alla liberta'. La droga non si vince con la droga e al male non si fanno concessioni". Ma, ha aggiunto Giovanardi: "non vogliamo mandare in carcere i consumatori, vogliamo aiutarli".
Il ministro e' tornato sulle polemiche che accompagnano la conferenza, spiegando di avere avuto dei dubbi se organizzarla o meno, ma che proprio gli operatori a giugno gli avevano chiesto di farla. Quanto allo stralcio al ddl Fini, sul quale si sono appuntate le polemiche, Giovanardi ha ribadito che il ddl e' da due anni in commissione al Senato, e' stato gia' fatto l'iter conoscitivo, sono stati accantonati circa cento articoli. Ha quindi aggiunto che le tabelle delle sostanze, uno dei punti della discordia, "si possono modificare: Ci faremo carico delle vostre osservazioni. Sono angosciato dalle nuove emergenze in materia di droga, inventiamoci insieme nuove soluzioni. Nessuno ha scritto le conclusioni di questa conferenza, le scriverete voi con il vostro lavoro".
Per quanto riguarda i fondi, Giovanardi ha spiegato che a gennaio alle comunita' saranno liquidati 7 milioni di euro, cioe' 65 semestralita' dal 2000 al 2002. Il Dipartimento, ha detto ancora il ministro, ha approvato 7 progetti per circa 16 milioni di euro: 5 di questi, per un totale di 11 milioni, riguardano altrettanti progetti per il recupero dei tossicodipendenti in carcere: uno per la nuova struttura di Castelfranco Emilia, che ospitera' 140 detenuti; il secondo per il carcere di Giarre (140 detenuti); il terzo per il rafforzamento dei 20 istituti penitenziari che gia' hanno l'assistenza per i tossicodipendenti; il quarto per la valorizzazione e il sostegno alle comunita' terapeutiche; il quinto per il recupero della criminalita' minorile legata agli stupefacenti. Altri due progetti, per un totale di circa un milione di euro, riguardano il 'programma cocaina' cioe' la creazione di 18 unita' operative dedicate al trattamento dei cocainomani e distribuite su tutto il territorio nazionale. Infine, il 'progetto famiglia': 4 milioni di euro per 40 progetti tra scuole, societa' sportive e oratori, per la prevenzione".
"La forte diffusione della droga, evidenziata anche dai recenti gravi allarmi per l'incremento del consumo di cocaina e altre sostanze psicostimolanti, tra varie fasce sociali, esige una risposta condivisa da parte di tutti i soggetti pubblici e privati che gia' operano nel settore".
"'Insieme per costruire' non e' uno slogan ma vuole rappresentare la necessita' di creare una rete ideale fra tutti gli operatori, in modo che ognuno, nelle diverse realta' e differenti funzioni possa contribuire ad uno sforzo collettivo per contrastare questo grave fenomeno. Di qui la scelta di una Conferenza aperta a tutti i contributi, tesi alla costruzione di nuove politiche nella consapevolezza che la lotta alla droga non e' solo il frutto delle scelte del Governo, del Parlamento e delle Regioni, ma si 'costruisce, insieme' grazie all'impegno quotidiano, ognuno nella propria funzione, di tutti gli operatori del settore, pubblici e del privato sociale".
Ed e' un emergenza, secondo gli esperti interventi, che bisogna contrastare. Secondo i dati della relazione annuale del parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia nel 2004 "c'e' un incremento dell'uso di sostanze psicotiche illegali nelle popolazione generale e in quella studentesca, in particolare cannabis e cocaina".
Gli operatori pubblici e del privato sociale presenti alla Conferenza sono piu' di 1.300. Lo rende noto il ministro Giovanardi. In particolare, il ministro precisa che gli enti del privato sociale accreditati alla Conferenza sono 116 tra centri e associazioni federate, mentre gli enti pubblici sono 208. Tra gli enti privati, nella lista fornita da Giovanardi figurano, tra gli altri, le comunita' 'Giovanni XXIII', 'Emmanuel', 'Incontro', 'San Patrignano' e 'Villa Maraini'. Tra gli enti pubblici, invece, ci sono una quarantina di Sert (servizi pubblici per le dipendenze), numerose Asl e prefetture, alcuni ministeri (Giustizia, Istruzione, Interni, Esteri).

Il presidente della Regione Sicilia. Salvatore Cuffaro ha detto che bisogna avviare la "prevenzione nella scuola e nella famiglia, attraverso la lotta alla mafia, alla droga per la legalita'. Non bisogna soprattutto non fare mancare l'assistenza alle famiglie. Non possiamo aggiungere inefficienze e ritardi ad un tema che ha bisogno di interventi".
"Parta dalla Sicilia il riscatto contro i trafficanti di droga, partano dalla Sicilia le iniziative legislative e amministrative in grado di frenare il fenomeno delle tossicodipendenze che assume dimensioni sempre piu' allarmanti". "La Sicilia non e' nuova a simili iniziative di accoglienza e collaborazione: nel 2000 e' stata sede della Terza Conferenza mondiale sulla prevenzione delle droghe che vide la presenza di ben 72 Nazioni dei cinque continenti. Inoltre, la Sicilia e' stata scelta dall'Onu come sede di formazione di oltre 700 operatori contro la droga che operano in numerose Paesi, soprattutto dell'est europeo. Ma la Sicilia e', purtroppo, piu' famosa per essere uno dei crocevia mondiali per lo smistamento e per lo spaccio della droga, dando luogo a fenomeni di illeciti arricchimenti e di nascita di organizzazioni criminose. La mafia ha saputo impossessarsene per farne fonte primaria della propria diffusione e di controllo di un mercato sempre piu' mondiale. Anche per questo motivo la nostra lotta alla mafia e' rivolta a recidere l'erba sotto le scarpe di una organizzazione capillare e diffusa, che attenta alla salute e alla vita delle nostre giovani generazioni. La lotta alla mafia, che portiamo avanti da anni in tanti settori della pubblica amministrazione e della politica, trova in questo settore un impegno prioritario che, grazie soprattutto alla indefessa abnegazione delle forze dell'ordine e della magistratura, consente di tagliare ogni giorno tentacoli ad una piovra che, purtroppo, riesce spesso a farli ricrescere. Occorre, quindi, rendere sempre piu' preminente l'altro aspetto del problema, quello della cura e della prevenzione che passa per una legislazione sempre adeguata all'evolversi del fenomeno e per un'azione amministrativa in grado di coglierne gli aspetti piu' importanti e decisivi, quelli sui quali investire impegno, fatica e risorse. La Sicilia gia' nel 1984 si e' dotata di una legge di settore, la n.64, che rappresenta un ulteriore frutto di una importante stagione di produzione legislativa nel settore del welfare. Questo provvedimento, come altri di quel periodo, fu antesignano dell'applicazione del principio di sussidiarieta' e capace di coinvolgere le risorse e le iniziative di quel grande e significativo mondo del volontariato e dell'associazionismo. La prossima legislatura sara' caratterizzata dall'avvio delle nuove modifiche costituzionali di impronta federalistica. Contribuiremo con la nostra esperienza autonomistica che in 60 anni ha avuto modo di esprimersi in innumerevoli settori, tra i quali primeggia quello delle politiche di welfare. Territorio e non profit sono i punti cardinali di questa azione che abbiamo gia' avviato e che vogliamo proseguire, certi di conseguire ancora lusinghieri risultati".

Il presidente dell'Assemblea regionale siciliana, Guido Lo Porto, ha auspicato un amento di "fondi nel bilancio regionale per contrastare questo fenomeno".

La conferenza ha infine inviato un messaggio al presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi per ringraziarlo "dell'impegno profuso nell'arco di oltre sei anni nel cogliere, anche tramite missioni in tutte le regioni italiane, le vere istanze dei cittadini nel diffondere e valorizzare il senso della comunita' e solidarieta'".

"Non vogliamo la liberta' delle droghe ma vogliamo essere liberi dalle droghe". L' ha detto il sen. Antonio Tomassini, presidente della commissione Igiene e Sanita' del Senato, intervenuto alla conferenza. "Le sanzioni sono deboli ambigue ed inefficaci. Bisogna inoltre valorizzazione le comunita' terapeutiche, definire meglio l'aria grigia tra consumo, spaccio e dosi e definire con chiarezza che la lotta alle droghe deve essere fatta per intero senza distinzione tra sostanze leggere e pesanti. E' questo il percorso degli uomini che tutti insieme dobbiamo seguire".

"Lo stralcio del disegno di legge Fini si inserisce in un contesto europeo di lotta al consumo della droga. Dobbiamo al piu' presto approvare questa legge per dare un futuro senza incertezze ai nostri giovani e liberare l'Italia da questa piaga". Lo ha detto il ministro per gli Affari regionali Enrico La Loggia, nel suo intervento. "L'Italia si e' posta da tempo il problema con l'istituzione di un dipartimento nazionale, prima sotto la direzione di Gianfranco Fini e adesso diretto da Carlo Giovanardi. Dobbiamo agire e non continuare solo con i buoni propositi. Questo Governo vuole dare delle risposte forti a problemi gravi come quello della droga, che non e' solo consumo, ma anche riciclaggio di denaro sporco e mafia".

"Per la sua complessita' il tema della diffusione delle sostanze stupefacenti va affrontato insieme, ognuno per la propria competenza con l'obbiettivo di salvare, innanzi tutto, tante vite umane, per dare un senso a molte esistenze che vengono sconvolte e annullate dalle sostanze stupefacenti". Lo ha affermato il presidente della Provincia di Palermo, Francesco Musotto. "Sappiamo bene che il traffico di stupefacenti e' una delle principali fonti di arricchimento illecito della mafia, non solo di quella italiana ma delle piu' aggressive organizzazioni criminali del mondo. Combattere le droghe, dunque, e' quasi un presupposto per combattere la criminalita'. Ma l'uso degli stupefacenti, oltre ad arricchire la criminalita' distrugge, spesso in modo subdolo, centinaia di esistenze, mina le stesse basi della societa' civile. Per questo il problema droga non appare risolvibile solo con leggi repressive. L'offensiva deve essere sempre piu' culturale, deve sempre piu' coinvolgere lo schema di valori sui quali si regge la nostra societa'".

"La conferenza nazionale di Palermo e' l'ennesima, vergognosa farsa elettoralistica". Lo afferma Livia Turco, responsabile Welfare della segreteria nazionale di Democratici di Sinistra.
"Il governo viene alla conferenza che, come dice il ministro Giovanardi, e' un atto dovuto previsto dalla legge alla vigilia della campagna elettorale, dopo essersi dimenticato per cinque anni di questo tema e dopo essersi dimenticato di ascoltare e confrontarsi con gli operatori e le comunita' tranne, s'intende, che con San Patrignano. Questa e' la ragione per cui, pur ringraziando il ministro Giovanardi per l'invito, non andro' alla conferenza perche' credo che quello non e' un luogo di confronto ma solo una parata elettorale. In tutti questi anni abbiamo continuato a confrontarci con gli operatori, come e' avvenuto recentemente a Perugia, in una conferenza che ha visto la partecipazione di migliaia di persone e come avverra' il 7 dicembre a Roma e in molti altri incontri ancora. Il pensiero della conferenza e il ricordo delle precedenti che mi videro protagonista come ministro mi sollecitano a rinnovare il sentimento di gratitudine profonda nei confronti di tutte le persone, le comunita', i servizi e le famiglie che agiscono quotidianamente sul campo. Quanto al merito della proposta di Governo essa semplicemente non c'e', perche' nulla e' stato fatto in questi anni. C'e' soltanto il manifesto ideologico di Fini che ha fatto da copertura ad una legge, cosi' orribile, a cui neppure il centro-destra crede, tant'e' che, per fortuna, e' rimasta ferma in parlamento. Prevenire ed educare: questa e' la nostra proposta politica basata sul confronto, sul dialogo e sull'ascolto".

"Il Parlamento ha approvato l'ex Cirielli che prevede pene molto piu' severe per i recidivi. Condivido le linee di principio del provvedimento, ma questo portera' grossi problemi". L'ha detto il ministro della Giustizia, Roberto Castelli. "Problemi legati all'aumento dei tossicodipendenti nelle carceri anche perche' il Parlamento si e' dimenticato di darmi le risorse finanziarie per risolvere questo problema. Abbiamo aperto una serie di istituti del circuito alternativo ma molti tossicodipendenti preferiscono restare in carcere piuttosto che affrontare percorsi di riabilitazione".
Castelli ha ribadito che "bisogna puntare al recupero dei tossicodipendenti perche' la repressione da sola non basta per spezzare il circuito perverso della tossicodipendenza anche per la mancanza di fondi che rischia di vanificare il contrasto al fenomeno. Sono qui da ministro della Giustizia per ricordare ai giovani presenti che la conclusione del tunnel della droga e' il carcere, la disperazione. Nelle nostre carceri abbiamo gia' piu' di sessantamila detenuti, quasi un quarto sono tossicodipendenti. Piu' di seimila sono cocainomani, segno che c'e' un ritorno del consumo di cocaina. Inoltre nel 2004, 1.032 minorenni sono passati nei nostri istituti. Si tratta di un numero in aumento".

Per sconfiggere la diffusione della droga serve il concorso di tutti: Stato, enti territoriali, famiglia, scuola, associazioni di volontariato. E' uno dei passaggi del messaggio che il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha inviato alla Conferenza. Ciampi ha ringraziato i partecipanti per il saluto che gli hanno inviato in apertura dell'assise.
"Il senso della comunita' e della solidarieta' al quale l'indirizzo a me rivolto fa riferimento deve essere diffuso e valorizzato, proprio perche' fa tutt'uno con il senso dell'unita' nazionale, valore consacrato nella nostra Costituzione repubblicana. Considero percio' di primaria importanza come esplicazione concreta di questo comune sentire, i compiti che la legge assegna alla Conferenza, impegnata nell'approfondimento di una problematica, quella della diffusione della droga, che per essere affrontata con efficacia, ha bisogno del concorso di tutti: dello Stato, degli enti territoriali, della famiglia, della scuola, delle associazioni di volontariato".
Il presidente della Repubblica ha rivolto a tutti i convenuti un cordiale saluto "con il piu' fervido augurio di buon lavoro".

"Tolleranza zero sulla cocaina": e' questo, secondo il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, lo slogan che deve emergere dalla Conferenza. Una tolleranza zero che -ha detto Casini nel suo intervento- si deve rivolgere "ai quartieri alti come ai quartieri bassi. Quando chi sta nei quartieri alti da' cattivi esempi, come si puo' pensare che chi sta nei quartieri bassi rimanga insensibile?''.
Casini nel suo intervento ha posto l'accento sull'allarme riguardante l'aumento dei consumi di droga in tutta Europa e in Italia, e in particolare i cocaina. "Dall'Osservatorio europeo giungono dati preoccupanti: c'e' un vero e proprio boom del consumo di cocaina, soprattutto tra i giovani, e l'Italia e' al terzo posto in Europa per il consumo di questa sostanza. Sono dati che ci amareggiano e ci preoccupano e per questo e' necessaria la massima vigilanza e non possono essere ammesse soluzioni di compromesso o pasticci. E' illusorio, ad esempio, minimizzare gli effetti delle cosiddette droghe leggere o di quelle che si prendono per essere all'altezza di un appuntamento, di un consiglio di amministrazione, di un provino televisivo. Tanto, si dice 'una volta sola non potra' far male'. Il consumo di una droga, di qualunque droga, fa comunque male ha effetti sull'integrita' fisica e psichica della persona, ne deprime la dignita', ne fiacca la volonta'. Anche le droghe che vengono solitamente definite leggere costituiscono una minaccia per chi ne fa uso, creano dipendenza e compromettono la costruzione della personalita'. Per questo una ipotesi di distinzione tra droghe pesanti e leggere va assolutamente respinta. E' una differenziazione ingannevole e pericolosa, cosi' come e' inaccettabile rassegnarsi alla logica delle minime quantita' e della legalizzazione. Il mio rifiuto della legalizzazione non nasce solo da motivi etici, si fonda anche sulla convinzione che si tratta di una soluzione estremamente dannosa per le stesse vittime2. Per questo, Casini si e' detto convinto che "l'unica strategia che puo' portare a risultati nella lotta alla droga si basa su tre pilastri fondamentali: prevenzione, recupero e repressione".
Casini ha quindi evidenziato la necessita' della cooperazione internazionale per contrastare il traffico internazionale di droga, e ha insistito sul concetto della prevenzione, "una strada che deve essere perseguita oggi con maggiore forza". Ha quindi ricordato l'allarme sul consumo di droga tra i giovani, e in particolare tra gli studenti, "che sembrano accostarsi all'uso di queste sostanze per ottenere un piu' alto rendimento scolastico. E' percio' soprattutto la prevenzione e la collaborazione sinergica tra i soggetti che operano nel settore'' che si devono concentrare gli sforzi. Accanto a tutto cio' bisogna diffondere una etica della responsabilita': dobbiamo contrastare il falso mito della droga dei quartieri alti e il suo devastante messaggio emulativo con la forza dei valori e dei riferimenti ideali. Il primato della dignita' dell'uomo, della sua liberta', della sua integrita': queste sono le alternative piu' efficaci a una serata da sballo o a un'illusoria fuga dai problemi".
Soffermandosi infine sulle polemiche che hanno accompagnato la vigilia della Conferenza e sulla decisione di chi ha scelto di non parteciparvi, Casini ha detto che "e' sempre sbagliato rifiutare il confronto e non parlare e' la strada piu' facile ma la piu' sbagliata".

"La legge Fini-Giovanardi da una parte, lascia gli immensi guadagni del traffico illegale di droga a mafia, camorra, 'ndrangheta e sacra corona unita (che, congiuntamente, ringraziano...). Dall'altra, e siamo alla follia, pretende di mandare in carcere chi sia trovato con 7-8 spinelli in tasca": lo afferma Daniele Capezzone, della segreteria della Rosa nel pugno. "La legge Fini-Giovanardi che ora, con una sospetta fretta elettoralistica, si vorrebbe approvare a tamburo battente, e' probabilmente una delle norme piu' pericolose e sbagliate mai arrivate in discussione nel Parlamento italiano".
Capezzone critica in particolare la norma che prevede "per chi abbia 250 milligrammi di principio attivo di cannabis una pena dai 6 ai 20 anni! Siamo alla follia proibizionista. Chi ha scritto (e ora difende) queste norme le racconti ai propri figli. E poi ne riparliamo". "Chiederemo a Prodi di cambiare la direzione di marcia nella legislazione che riguarda gli stupefacenti. Lo stralcio del ddl Fini-Giovanardi non fa altro che tutelare le organizzazioni criminali che hanno interessi sul narcotraffico".

"Gianfranco Fini affronta il fenomeno delle droghe come se parlasse di una telenovela; in questi anni il nostro governo invece di fare prevenzione ha fatto solo spot elettorali lasciando morire i servizi pubblici". Lo afferma Francesco Poibbichi, responsabile del settore droghe del Prc. "Legge Cirielli e nuovo Ddl Fini rappresentano di fatto il modo con cui il governo affronta i fenomeni sociali, piu' galera e meno welfare per i soggetti piu' deboli, mentre si legalizzano i reati delle classi dominanti. Altro che sicurezza: il governo Berlusconi, dopo aver messo nel tunnel della precarieta' e dell'incertezza migliaia di giovani, oggi vuole addirittura arrestargli il futuro!".

(ANSA). "Bisogna approfittare del fatto che molti governi vogliano sedersi a un tavolo per attenuare le differenze legislative in materia di droga e per promuovere la cooperazione internazionale e investigazioni che coinvolgano le forze dell'ordine dei vari paesi. Questa conferenza e' un'occasione per tutti". Lo ha detto Pietro Grasso, procuratore nazionale antimafia nel suo intervento alla conferenza.
"Da molti decenni la criminalita' organizzata ha assunto livelli cosi' preoccupanti per i sistemi economico-finanziari e politici da costituire una minaccia alla sicurezza internazionale. Tutte le organizzazioni mafiose (quella turca, quella russa, quella italiana e americana, le triadi cinesi, la yakuza giapponese e i cartelli colombiani) hanno strutture gerarchiche inserite anche nelle attivita' imprenditoriali e fanno investimenti apparentemente leciti". Grasso ha sottolineato che "le investigazioni piu' recenti hanno permesso di accertare collegamenti tra esponenti di Cosa nostra e altre organizzazioni mafiose italiane con associazioni criminali del resto d'Europa, approfittando della maggiore facilita' con cui i cittadini comunitari possono attraversare i paesi dell'Ue".
Grasso quindi ha fornito alcuni dati: "C'e' stato un decremento nell'uso dell'ecstasy, ma un aumento del consumo di cocaina soprattutto tra gli studenti: la percentuale di studenti-consumatori e' infatti salita negli ultimi dieci anni dall'1,5% al 2,9%. Le coltivazioni di cocaina sono diminuite del 30% in Peru' e in Colombia ma si sono spostate in Venezuela e Ecuador dove i controlli sono piu' bassi. Si prevede che quest'anno saranno prodotte 800 tonnellate di cocaina nel mondo. Le forze dell'ordine stanno cercando di arginare il fenomeno. In Italia nel 2004 sono stati sequestrati 25.956 chili di stupefacenti: 3.572 di cocaina, 2.539 di eroina, 19.415 di cannabis e derivati e 427 chili di altre sostanze. Sono 31.285 le persone denunciate".

"L'assenza dalla Conferenza non e' stata una decisione per partito preso, ma la semplice constatazione che in questi ultimi anni l'attenzione al fenomeno droga da parte delle istituzioni e' stata nulla". Il presidente della Comunita' di Capodarco, don Vinicio Albanesi, spiega cosi' la decisione di un gruppo di organizzazioni impegnate nel settore delle tossicodipendenze (Federserd, Cnca, Saman, Exodus, Centri salesiani, Lila, Sitd, Itaca, Agesci, Arci, Acli, Forum del terzo settore, Movi, Arcadia) di disertare la Conferenza nazionale di Palermo.
"Gli ultimi anni sono stati un calvario per chi opera nei servizi pubblici e nelle comunita' di recupero -afferma don Albanesi in un intervento che verra' pubblicato nel prossimo numero di Famiglia Cristiana-. I contenuti della riforma proposta dall'onorevole Fini (approvata dal Consiglio dei ministri il 13 novembre 2003), a due anni dal primo annuncio, si sono perduti nel riassunto di uno stralcio di disegno di legge, in venti articoli, pubblicato appena un mese fa e ancora tutto da discutere". Viene criticato il passaggio delle competenze dal primo Commissario straordinario (Pietro Soggiu 2002) al Dipartimento nazionale politiche antidroga (istituito nell'aprile 2004), e infine per delega al ministro Giovanardi, mentre i direttori del dipartimento delle Politiche antidroga sono stati, in tre anni, Nicola Carlesi, il generale Antonio Ragusa (solo nominato), attualmente Raffaele Lombardo e di nuovo (per Palermo) Pietro Soggiu.
"Un quadro desolante di disinteresse e confusion. Il messaggio di questi ultimi tempi, almeno nelle indicazioni, voleva essere di estrema severita': tolleranza zero. Cambiando le regole del gioco e con la repressione si sarebbe vinta finalmente la battaglia. I risultati, dopo cinque anni, sono sotto gli occhi di tutti: il consumo di cocaina in progressione inarrestabile, le carceri strapiene di poveri cristi".
Il presidente della Comunita' di Capodarco rileva ancora che "la cultura dello sballo e del piacere dilaga, il traffico di stupefacenti e' quanto mai prospero. Le comunita' sono in difficolta'. Vanno di moda le cliniche svizzere e americane, ad alti contenuti di spesa, per pochi privilegiati. La dipendenza oggi si sviluppa in un crescendo che inizia con l'alcol (uccide ogni anno in Italia 30 mila persone) e transita per le droghe sintetiche, gli psicofarmaci, l'hashish, l'eroina, la cocaina. Ci saremmo aspettati una ripresa di attenzione al problema della droga a partire dall'educazione e quindi dal disagio delle giovani generazioni. Le risorse per porre attenzione ai primi fenomeni di sbandamento e di disagio sono scarse e occasionali. La paura di carcere e sanzioni non funziona. In Italia non esiste una politica giovanile, mentre insistere sulla repressione alimenta soltanto la convinzione (falsa e comoda) degli adulti che diranno di aver fatto di tutto per combattere la droga".

La Casa delle Liberta' "non fara' sconti di alcun tipo, perche' la lotta alla droga e' una priorita' assoluta del nostro programma e l'approvazione del ddl Fini rappresenta un passaggio decisivo in questa battaglia. Una battaglia che non vogliamo, che non possiamo perdere: in gioco c'e' il futuro delle nuove generazioni". Lo ha detto il sottosegretario alla Salute Cesare Cursi nel suo intervento.
"L'attuale normativa crea confusione nella distinzione tra chi commercia droga illegalmente e chi ne fa uso, anche personale, ponendo in seria difficolta' le forze dell'ordine e il sistema giudiziario. Ecco perche' il ddl Fini rappresenta uno strumento fondamentale, che vuole introdurre alcuni punti fermi. Tra questi: Azzerare le differenze tra droghe leggere e pesanti, prevedendo un inasprimento delle pene per gli spacciatori; attuare interventi di prevenzione, repressione e recupero, partendo dal principio che detenzione, uso e spaccio di ogni tipo di stupefacenti sono comunque illeciti da reprimere con misure amministrative o penali; restituire chiarezza nel pianeta droga, con segnali importanti di cambiamento. Il ddl Fini insomma, anche se c'e' chi continua a far finta di non capirlo, e' la base di partenza per voltare pagina. Si deve partire da questo provvedimento per tornare a dire con forza, senza ambiguita', che drogarsi e' un delitto contro se stessi e contro la societa'. Ecco perche' il nostro impegno, da oggi alla fine della legislatura, deve essere quello di arrivare all'approvazione del ddl Fini".
Per quanto riguarda l'attivita' del ministero della Salute, Cursi ha detto che si concentra soprattutto sulla prevenzione del disagio giovanile e delle dipendenze; altro punto fermo e' quello di "rendere disponibili strutture socio-riabilitative efficienti, assicurando la disponibilita' dei principali trattamenti relativi alla cura e alla riabilitazione e garantendo alla persona la liberta' di intraprendere programmi presso qualunque struttura autorizzata. Ancora un altro punto e' quello di garantire ai tossicodipendenti che si trovano in carcere il diritto di accedere a percorsi alternativi alla detenzione, e infine favorire il reinserimento lavorativo delle persone che hanno avuto problemi con la droga. Sono aspetti fondamentali che ritroviamo nel nuovo Piano sanitario nazionale, che fissa strategie e obiettivi per il triennio 2006-2008".

Difendere le piccole comunita', no al metadone che crea solo tanti 'zombie', no alla liberalizzazione delle sostanze stupefacenti, possibilita' per i tossicodipendenti di scegliere in quale comunita' vogliono andare: sono le richieste che don Pierino Gelmini, leader della comunita' 'Incontro', ha avanzato oggi nel suo intervento alla Conferenza.
Don Pierino ha puntato il dito accusatorio nei confronti dei Sert, i servizi pubblici, rei di "imporre ai pazienti la scelta della comunita' dove andare. Spesso i ragazzi mi dicono che il Sert non li autorizza a venire nella mia comunita' invece il cittadino deve poter scegliere". Si dice poi d'accordo con la parte dello stralcio al ddl Fini che prevede la sostanziale equiparazione tra strutture del pubblico e del privato sociale, e quanto alle tabelle, 'ci pensino i tecnici'.
"Non c'e' droga buona o cattiva cosi' come non c'e' droga di destra o di sinistra".

"E' un atto di civilta' il boicottaggio da parte di associazioni e operatori della Conferenza nazionale sulla droga: il rifiuto alla partecipazione di soggetti fondamentali nel campo delle tossicodipendenze smaschera i contenuti propagandistici dell'iniziativa promossa dal governo". Lo afferma Paolo Cento coordinatore dei Verdi. "Il proibizionismo della Cdl ha fallito producendo migliaia di tossicodipendenti e l'aumento dei consumi di droghe, lasciando inalterato il mercato del narcotraffico e il ddl Fini rappresenta un manifesto elettoralistico e non certo una soluzione a questa emergenza. Occorre dare il via ad una stagione di sperimentazione antiproibizionista con l'amnistia e la depenalizzazione dei reati connessi al consumo di droga, concentrando sforzi delle forze dell'ordine e la capacita' investigativa dei magistrati contro il mercato clandestino di stupefacenti".

"L'assenza di qualunque proposta scientificamente documentata, la promessa di fondi a pioggia alle comunita' fedeli al governo, il carcere per i tossicodipendenti: queste sono le linee guida di una conferenza 'preparata in casa', senza coinvolgere la maggioranza degli operatori e delle associazioni che da anni lavorano quotidianamente in questo campo". Lo dice l'eurodeputato della Sinistra europea Vittorio Agnoletto, commentando le dichiarazioni del ministro Giovanardi alla conferenza.
"L'unico vero obiettivo di quest'appuntamento e' quello di far passare alla fine della legislatura uno stralcio della proposta di legge Fini, un manifesto ideologico destinato a peggiorare ulteriormente la situazione. Tra le prime conseguenze del ddl ci sarebbero infatti la distruzione del servizio pubblico e l'ulteriore sovraffollamento delle carceri, con la paralisi del sistema giudiziario. Si ignora il fatto che la detenzione non e' un momento di recupero ma un rischio di ulteriore diffusione di patologie quali l'Hiv, attraverso l'uso promiscuo di siringhe. Una ricerca nelle regioni del nord Italia ha stimato che il 7 per cento di coloro che fanno uso di eroina dichiarano di essersi fatti il primo buco durante la detenzione. Insomma, anziche' concentrare la lotta contro il grande spaccio e il narcotraffico si vuole punire il singolo consumatore, cancellando la depenalizzazione dell'uso personale introdotta col referendum popolare del '93. La cosa piu' grave e' che l'eliminazione delle politiche di riduzione del danno (interventi di strada, unita' mobili, centri a bassa soglia, somministrazione di farmaci sostitutivi) comporta un aumento della diffusione dell'HIV tra i tossicodipendenti e quindi un rischio piu' alto per l'intera societa'. L'unica soluzione e' l'immediato ritiro del decreto di legge Fini e una politica in sintonia con gli orientamenti dell'Unione europea".

Il ddl Fini e' 'inaccettabile' e 'va fermato'. Lo affermano, in concomitanza con la conferenza governativa sulle droghe in corso a Palermo, l'Unione degli universitari e l'Unione degli studenti che per domani hanno organizzato nella citta' siciliana una manifestazione contro il proibizionismo e la mafia (partenza da piazza Politeama e concerto conclusivo dei Punkreas).
"La nuova svolta repressiva in materia di droghe voluta dalla destra e studiata con particolare zelo dai colonnelli di An si concretizza nell'eliminazione della distinzione tra droghe leggere e pesanti e delle rispettive sanzioni previste che diventano pesantissime in tutti i casi, nella riproposizione della dose media giornaliera, nell'introduzione degli arresti domiciliari per chi e' sottoposto a un trattamento riabilitativo, nel ripensamento poliziesco dei cic nelle scuole che non sono piu' legati agli organi democratici della scuola e saranno gestiti da professori sbirri obbligati alla delazione degli studenti laddove ravvisino il pericolo concreto che questi abbiano fumato uno spinello. Questa legge non e' accettabile e va fermata, cosi' come non e' piu' tollerabile il clima di repressione che si respira nelle scuole sempre piu' spesso oggetto di caccia grossa allo spinello con immane spiegamento di forze impiegate alla ricerca di qualche infima quantita' di marijuana, sono in questa maniera sempre i piu' deboli e i piu' innocui le vittime della nuova linea dura, mentre la mafia e le organizzazioni criminali internazionali ingrassano indisturbate".

"A Palermo solo chiacchiere e tanta repressione". Cosi' Patrizio Gonnella, presidente nazionale di Antigone, commenta la conferenza. "Come se non bastasse la legge Cirielli che chiude le porte di uscita dal carcere ai tossicodipendenti ora arriva anche l'accanimento terapeutico con il disegno di legge stralcio sulle droghe. La coppia insoddisfatta Fini-Giovanardi rischia di produrre effetti disastrosi per le politiche sociali e penali riguardanti le tossicodipendenze. In galera ci sono gia' quasi ventimila persone con problemi di tossicodipendenza, i ministri presenti a Palermo ambiscono a moltiplicarle nel numero. Noi, insieme al variegato mondo delle associazioni, delle comunita', degli enti locali, pensiamo che rispetto alle droghe bisogna avere un atteggiamento pragmatico e non ideologico ossia prevenire ed educare anziche' punire.

La Federazione Italiana Comunita' Terapeutiche (Fict), presente alla Conferenza si 'dissocia totalmente' dalle dichiarazioni di don Pierino Gelmini e sottolinea che il leader della comunita' 'Incontro' "non rappresenta le comunita' del privato sociale, se non le sue". "La Fict - afferma il presidente, don Egidio Smacchia- presente a Palermo con una delegazione di 52 rappresentanti degli oltre 600 servizi sparsi in tutta Italia, rifiuta la definizione di comunita' quali distributrici di sostanze stupefacenti, in quanto il metadone e' un farmaco e non puo' essere considerato altrimenti. La federazione ribadisce poi la peculiarita' delle comunita' terapeutiche, che non sono ne' un'alternativa, ne' in antagonismo con i servizi sanitari pubblici, bensi' parte di un sistema integrato che vede pubblico e privato andare incontro alle reali e mutate esigenze dei tossicodipendenti".
Infine, la Fict evidenzia la necessita' di figure professionali qualificate per operare nella prevenzione e nel recupero, nonche' nel reinserimento sociale, "per assicurare la massima qualita' ed efficacia degli interventi nel rispetto della dignita' della persona in difficolta'".

"E' necessario sottolineare con forza la filosofia proibizionista alla base della conferenza di Palermo. Quella conferenza e' l'espressione della parte piu' reazionaria di una maggioranza alla ricerca disperata di voti tra gli strati piu' conservatori della societa'. Sosteniamo le contro-manifestazioni che contestano non solo la legge Fini, ma anche il recente stralcio Giovanardi, che ne riprendera' gli aspetti piu' pericolosi e liberticidi". Lo dichiara Gigi Malabarba, capogruppo di Prc al Senato.
"Bisogna sconfiggere l'approccio ideologico e dogmatico del proibizionismo, che produce solo criminalizzazione. Sperimentazione e riduzione del danno sono le basi di una politica alternativa che nascono scientificamente dalle esperienze di quasi tutti i paesi europei e dalla risoluzione della stessa Unione Europea. Ad esse vanno affiancate la depenalizzazione dell'uso di sostanze, la sperimentazione di ipotesi non proibizioniste come l' autocoltivazione di droghe leggere (anche in rapporto al loro utilizzo terapeutico) e la difesa della pubblicita' di servizi quali il Sert, attaccati da anni da definanziamenti e spinte privatistiche. Questi sono i punti fondamentali per affrontare la questione delle droghe facendosi promotori di una cultura altra rispetto a quella delle destre ed avendo il coraggio di superare in avanti la legge 309 Iervolino-Vassalli. Questi argomenti non troveranno sicuramente spazio nella conferenza farsa di Palermo, ma lo trovano invece nelle numerose iniziative organizzate da chi quella conferenza la contesta e da anni condivide percorsi con consumatori, associazioni ed operatori del settore".

"Chiediamo la legalizzazione delle droghe leggere eliminando le sanzioni penali per i consumatori e la liberalizzazione delle droghe pesanti con la somministrazione controllata". Lo ha detto Enrico Buemi, deputato dello Sdi aprendo la conferenza alternativa sul consumo di droga, organizzata da 'La rosa nel pugno'.
"Questa esperienza in molti Stati Europei ha dato buoni risultati. Chiediamo che venga inserita nel programma di Prodi la proposta di legge antiproibizionista sulla droga del 2003, di cui sono il primo firmatario, che prevede quattro centri di somministrazione in Italia, di cui uno a Palermo. Il proibizionismo e' fallito. Oltre 60 mila detenuti, circa il 30% della popolazione carceraria italiana, hanno commesso reati legati direttamente o indirettamente alla droga".

"La legge Fini e' giusta, necessaria ed urgente. Ed e' in grado di qualificare, assieme a quella sulla procreazione medicalmente assistita, l'intera legislatura di governo del Centrodestra. Per queste ragioni dobbiamo batterci perche' il Parlamento l'approvi entro la fine della legislatura: se c'e' la volonta' politica, i tempi ancora ci sono, anche grazie alla decisione di condensare i punti essenziali del provvedimento nello stralcio all'esame della Conferenza nazionale sulle tossicodipendenze di Palermo e del Senato". Lo dichiara il senatore Riccardo Pedrizzi, responsabile nazionale di AN per le politiche della famiglia e presidente nazionale della Consulta etico-religiosa del partito. Per Pedrizzi, "chi e' contro la legge Fini e' a favore degli spacciatori, vuole che essi possano continuare, tranquilli e indisturbati, a vendere morte ai nostri figli. Infatti lo sciagurato referendum antiproibizionista del '93, mutilando orrendamente la legge Jervolino-Vassalli, ha di fatto legalizzato il consumo della droga, rendendo assolutamente labile, a causa dell'eliminazione del concetto di dose media giornaliera, il confine fra la detenzione ad uso personale e quella a fine di spaccio. Oggi, in pratica, la detenzione di qualsiasi quantita' di droga e' legalizzata, e per punire lo spaccio occorre che lo spacciatore venga colto nell'atto di ricevere denaro o comunque di cedere la sostanza. Ad esso, quindi, basta non farsi cogliere in flagrante e puo' farla franca tranquillamente, il che vuol dire, di fatto, che anche lo spaccio e', attualmente, legalizzato. Si tratta di una sorta di vuoto legislativo nel quale la magistratura imperversa (in questi anni vi e' stata una ridda di sentenze che hanno affermato tutto e il contrario di tutto, mandando assolte persone che detenevano ingenti quantita' droga), sostituendosi al legislatore e andando a tentoni alla ricerca di paletti. Ecco, quindi, la prima esigenza: stabilire quando, da semplici consumatori, passibili di mera sanzione amministrativa, si diventa spacciatori, meritevoli di sanzione penale. Solo cosi' si puo' uscire dal marasma di oggi, facendo chiarezza e restituendo alla legislazione italiana in materia di stupefacenti un minimo di congruita' e di efficacia, rendendola piu' funzionale al compito di contrastare la droga. Come ci chiedono anche le forze dell'ordine, che troppo spesso vedono vanificare il proprio impegno e i propri sforzi dalle lacune della legislazione vigente".

"Bisogna contrastare la politica criminogena del governo che con questo stralcio del ddl Fini vuole trasformare lo stato sociale in stato penale". Lo ha detto Luigi Manconi, responsabile area diritti dei Ds, intervenendo alla conferenza stampa di presentazione della contro-conferenza sulla droga che si e' aperta a Palermo. Manconi ha sottolineato che "oggi nelle carceri italiane il 27% dei detenuti ha problemi di tossicodipendenza. Il combinato legge ex Cirielli e stralcio ddl Fini potrebbero portare in carcere altri 20 mila individui, facendo aumentare al 40% la quota di detenuti con problemi di tossicodipendenza".
Manconi, quindi, si e' soffermato sui suicidi in carcere. "In galera ci si ammazza 18-19 volte in piu' rispetto a chi sta fuori e non perche' si ha davanti una lunga detenzione ma per l'impatto del sistema carcerario. Il 50% dei detenuti si suicida nei primi sei mesi di detenzione e cio' riguarda giovani tra 18 e 24 anni indagati o imputati perche' trovati per la prima volta in possesso di piccole quantita' di droga leggera".
"In caso di vittoria delle elezione, l'Unione deve costruire una politica radicalmente nuova, partendo da un principio fondamentale: l'autonomia dell'individuo su di se' e sul proprio corpo, rispetto al quale ne' la legge ne' la morale deve intervenire". Manconi ha lodato il manifesto con il quale il cartello 'Diritti di strada' ha lanciato la contro-conferenza sulla droga; il manifesto e' diviso in due parti, nella meta' superiore c'e' il volto di un giovane che fuma uno spinello e nella parte inferiore l'identikit del superlatitante di Cosa nostra Bernardo Provenzano, sopra la scritta 'chi e' il vero criminale?. "Questo manifesto sintetizza perfettamente la posizione che bisogna assumere sul fenomeno delle droghe".

"La conferenza di Palermo sulla droga ha soprattutto un significato propagandistico". Lo sostiene il presidente dei deputati della Rosa nel Pugno Ugo Intini.
"Bisogna affrontare un dibattito non strumentale e non emotivo che tenga conto di alcune realta' obbiettive. Mettere in galera i tossicodipendenti non risolve il problema, come l'esperienza ha dimostrato, ma contribuisce semplicemente a rendere il nostro sistema carcerario un ghetto per emarginati. Il proibizionismo e' il principale combustibile che alimenta le organizzazioni criminali. Non esistono soluzioni facili e nessuna soluzione e' possibile in un solo Paese, senza una concertazione internazionale. La ricerca delle soluzioni non e' strumentalizzabile politicamente, perche' divide al loro interno destra e sinistra in tutto il mondo. Le sperimentazioni di somministrazione controllata a scopo terapeutico in Olanda e Svizzera vanno valutate positivamente. Le forze politiche non possono sfuggire alla necessita' di affrontare il tema con umanita' e pragmatismo, senza pregiudizi ideologici e senza cavalcare le paure dell'opinione pubblica".

Giulio Manfredi (Radicali Italiani) ha dichiarato:
“Il ministro Giovanardi ha aperto da par suo una conferenza nazionale sulla droga che, a norma di legge, il governo avrebbe dovuto convocare nel 2003. La demagogia del ministro (“Qui non facciamo politica ma cerchiamo la soluzione ai problemi connessi alla droga”, gli appelli a Ciampi e le citazioni di Wojtyla) non bastano a nascondere il fallimento, anche in questo campo, di cinque anni di governo Berlusconi: il valzer dei ministri "responsabili" (si fa per dire), prima Maroni poi Fini infine Giovanardi, a cui si e' accompagnato il valzer degli “zar antidroga” (si fa per dire), prima Sotgiu, poi Carlesi infine il “facente funzioni” Lombardo; una sedicente “Legge Fini”, presentata ben due volte in Consiglio dei Ministri e bloccata in Parlamento, da cui gli azzeccagarbugli governativi hanno tirato fuori uno stralcio che ripropone pari pari la “dose media giornaliera” tanto cara a Bettino Craxi e a Rosa Russo Iervolino e bocciata dai cittadini italiani nel referendum del 1993. Un solo esempio, per spiegarci: se la “Legge Fini” fosse gia' legge, Lapo Elkann sarebbe stato accusato di spaccio e rischierebbe una pena fra 1 e 6 anni carcere! Dulcis in fundo, Giovanardi ha annunciato la distribuzione di un po’ di fondi antidroga (a gennaio arriveranno 7 milioni di euro alle comunita', con due anni di ritardo; ma altri 4 milioni di euro andranno a scuole e oratori …) e il finanziamento di progetti che servono da specchietto per le allodole: come altrimenti definire i 5 progetti per il recupero dei tossicodipendenti in carcere, quando il vero dato politico relativo al carcere e' l’entrata in vigore della “Legge Cirielli”, voluta a tutti i costi dal governo, che, inasprendo le pene per i recidivi, sbattera' in galera per anni migliaia di cittadini tossicodipendenti, i piu' poveri e disperati, costretti dal regime proibizionista a compiere e a tornare a compiere reati per procurarsi i soldi per la dose?!
Buon Natale, ministro Giovanardi".

Don Gelmini rappresenta "la vera archeologia della cura delle dipendenze". A commentare cosi' l'intervento del sacerdote alla conferenza sulla droga in corso a Palermo e' Achille Saletti, responsabile della comunita' Saman. "Rispetto a quanto asserito da don Gelmini riconfermiamo la necessita' di scindere le comunita' terapeutiche professionali, che si devono necessariamente confrontarsi anche con l'uso dei farmaci, con le comunita' di vita come la comunita' Incontro. Riconfermiamo il netto dissenso dalla conferenza governativa di Palermo che rimane un incontro qualitativamente povero e quantitativamente non rappresentativo del mondo delle dipendenze".

Fonte: http://droghe.aduc.it/php/articolo.php?id=14189

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