La protesta si sposta a Torino
Ieri l'annuncio con l'appoggio di Rifondazione, Verdi e sindacati. Si teme per le Olimpiadi La protesta dei No-Tav della Valle di Susa sabato 17 dicembre si sposterà a Torino dove l'appena nato "coordinamento torinese No-Tav" ha programmato una grande manifestazione. L'iniziativa avrà una fase preparatoria con un convegno oggi alla Camera del Lavoro di Torino e con una campagna di discussione e informazione con assemblee nelle fabbriche e nelle scuole. Ci saranno anche appuntamenti nelle circoscrizioni e il 16 dicembre un presidio con i sindaci valsusini nella centrale piazza Castello. La manifestazione del 17 dicembre è stata illustrata ieri a Torino dagli aderenti al coordinamento torinese: Fiom, Cobas, Prc, Verdi e Legambiente. Il corteo partirà alle 10 dalla stazione ferroviaria di Porta Susa e percorrerà le vie del centro. Alla conferenza stampa di presentazione è intervenuto, tra gli altri, l'europarlamentare Vittorio Agnoletto che ha annunciato solidarietà all'agente ferito l'altra sera. Intanto sale la preoccupazione per i riflessi negativi su Torino 2006. Più che un appello silenzioso, ha tutta l'aria di una preghiera. «Fateci fare i Giochi in pace, trovate una soluzione, disinnescate il problema. Noi con la Tav non c'entriamo, isolate le frange». Il Comitato organizzatore di Torino 2006 (Toroc) non vuole credere allo "autolesionismo" e prova a esorcizzare la paura ma sta tremando, ogni giorno di più. E i volti sorridenti di giovedì al Quirinale, per la cerimonia della fiaccola davanti al Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi, si spegnevano subito appena veniva sollevato il caso dell'Alta Velocità. Di rischi, possibili minacce di boicottaggio ne ha parlato in un lungo colloquio il presidente della Regione, Mercedes Bresso - già più volte presa di mira dai No-Tav - proprio con Ciampi che sta «seguendo costantemente e con attenzione» la vicenda. Essere strumentalizzati, finire nella trappola, bruciarsi l'occasione di una vita sta mettendo a dura prova gli organizzatori più ottimisti. Non a caso il Cio (comitato olimpico internazionale) attraverso il suo presidente Jacques Rogge, ha mostrato la sua preoccupazione limitandosi però a credere che in Val di Susa verrà trovata una «soluzione positiva» in tempi brevi.
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