Migliaia di donne da tutt'Italia per difendere una legge che funziona e contrastare gli attacchi del Vaticano e del centrodestra. Un ponte di libertà teso tra piazza Duomo e piazza Farnese MANUELA CARTOSIO MILANO Non sarà un «un rito stanco», ma una manifestazione «aperta, libera, trasversale, arricchita dal ponte con Tutti in pacs». E se lo dice Assunta Sarlo, giornalista allergica all'enfasi e a vender fumo, la previsione è più che fondata. I numeri dei contatti con il sito http://www.usciamodalsilenzio.org (ieri erano quasi 18 mila), delle adesioni individuali (3.620) e collettive (centinaia), dei pullman (60) e dei treni (3) prenotati, autorizza a dire in anticipo che tante e tanti sabato manifesteranno a Milano per difendere la legge 194 e per la libertà femminile. Il segnale più eclatante è il fiorire in città e paesi di iniziative locali per prepararsi all'appuntamento milanese (ore 14, piazza Duca D'Aosta, di fronte alla Stazione centrale). Tavolo «lungo» ieri alla conferenza stampa di presentazione, per allineare la varietà di temi e generazioni fatti incontrare dal messaggio in bottiglia lanciato a novembre da Assunta. Altrettanto «lungo» sarà il palco in piazza Duomo, collegato simbolicamente e materialmente (grazie a Radiopopolare) con piazza Farnese. Due manifestazioni «sorelle», le definisce Aurelio Mancuso (Arcigay), per respingere «l'attacco alla laicità dello Stato e la volontà nuova e antica di dominio sui corpi». Insieme sabato e anche dopo: destre e Vaticano non molleranno il conflitto sulle libertà e non è detto che il centro sinistra abbia la forza, e la voglia, di sostenerlo. A Milano il movimento glbt sarà rappresentato da Cristina Gramolini di Arcilesbica, a Roma Lella Costa prenderà la parola a nome dell'assemblea «Usciamo dal silenzio».
Cosa ha fatto reincontrare le donne? «Insoddisfazione, indignazione, fastidio, persino noia», risponde Lea Melandri, «per il fatto che sono sempre gli altri che pensano per le donne, parlano delle donne, dettano sulle donne». In questo esercizio si distingue per invadenza «vile e crudele» la Chiesa cattolica: «colpevolizza le donne che si sono sempre colpevolizzate da sole». Corpo, vita, nascere, morire vengono ricondotti o sotto l'etichetta della morale o dei «servizi sociali, degli aiuti ai soggetti deboli». Sfugge anche alla sinistra la «politicità» del vivere e del convivere. Per questo, invita la scrittrice femminista, «uscite dal silenzio, non ritorniamoci. Non diamo un alibi a chi non considera, non ascolta il pensiero e la parola delle donne». Ritrovare protagonismo significa anche «occupare in modo vistoso luoghi materiali e simbolici. A quante storcono il naso di fronte a cortei e manifestazioni Lea ricorda che «senza quelli, il femminismo negli anni Settanta non avrebbe avuto l'incidenza che ha avuto».
Non erano ancora nate, in quegli anni, le giovani che focalizzeranno la loro presenza al corteo sul tema della precarietà: «Impedisce di programmare la propria vita, maternità compresa» dice Fiorella Mattio che con un gruppo di coetanee ha creato la mail acasadilaria@yahoo.it (le abbiamo incontrate nella casa di Ilaria, quella vera, e vi racconteremo).
In quegli anni, non c'erano le immigrate a sostituire le donne italiane nel lavoro di cura. L'appello di Susanna Camusso, segretaria della Cgil lombarda, a facilitare la loro partecipazione alla manifestazione andava fatto, anche se sposterà poco. Mette il dito sul problema la testimonianza della mediatrice culturale Karina Scorzelli Vergara: paura, spaesamento, non conoscenza dei servizi sociosanitari e dei metodi contraccettivi, difficoltà economiche spiegano l'alto tasso di interruzioni volontarie della gravidanza tra le straniere (un terzo degli aborti lagali è fatto da extracomunitarie).
Ds, Verdi, Pdci, Prc, Rosa nel pugno aderiscono sia alla manifestazione di Milano che di Roma. Altrettanto fanno Arci, Magistratura democratica, la Cgil e tutte le sue «categorie».
Ieri alla Camera sono riprese le audizioni per l'indagine conoscitiva sull'applicazione della legge 194, una sveltina voluta a scopo elettorale e intimidatorio dal ministro Storace. Vuole, e non da ora, mandare nei consultori pubblici i paladini del Movimento per la vita. Il cui presidente, Carlo Casini, ieri alla Camera ha di nuovo attribuito ai Centri di aiuto alla vita il merito d'aver fatto nascere 70 mila bambini in trent'anni di attività. L'invasione dei consultori pubblici è lo stratagemma delle destra per modificare surrettiziamente la legge 194. La difesa dei consultori, e della dignità di uomini e donne che ci lavorano, è ovviamente uno dei obiettivi della manifestazione di sabato a Milano.
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