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Fiamma tricolore scippa il carnebale
by l'unità Sunday, Feb. 26, 2006 at 5:18 PM mail:

dall'unità di oggi

26 Febbraio 2006

Boccacci si vanta: «Siamo tutti fascisti»

Saluti romani, minacce. Si apre la campagna elettorale della Fiamma, alleati del premier

di Eduardo Di Blasi
inviato ad Albano Laziale

«SIAMO FASCISTI» Paolo Boccacci non ha un dubbio. Percorsi i 500 metri di corso Matteotti, e parcheggiato il furgone-palco della Fiamma Tricolore in piazza
Gramsci, alle sei di sera rivendica la sua appartenenza politica, davanti a circa 150 persone, tanti quindici-sedicenni con la testa rasata. Albano laziale, castelli romani, anno 2006, giorno di Carnevale. Così si presenta il movimento che appoggerà Silvio Berlusconi alle prossime elezioni politiche. Sul fatto che Boccacci fosse fascista nessuno in verità nutriva alcun dubbio (a cinquant’anni non ci si ricicla). Il corteo, però, partito da piazza Mazzini intorno alle cinque e mezza del pomeriggio, aveva provato a celare la sua vera natura. Inno nazionale, inno della Fiamma Tricolore (che, in verità, in pochi sapevano e, pur avendo un foglio con su scritte le parole, faticavano a star dietro alla musica), slogan di difficile decifrazione per chi si candida al governo del Paese (uno suonava: «Casa, lavoro, non ce l’abbiamo noi, e ce l’avranno loro»). Seguiva filastrocca solita: «Contro il sistema la gioventù si scaglia, “boia chi molla!” è il grido di battaglia». Filastrocca cui però mancava l’esclamazione finale. Quel «duce! duce! duce!» che di norma, gridato ossessivamente, chiude il pezzo. Nella cittadina blindata, dicevamo, il corteo con le sue bandiere nere e i suoi pochi saluti romani aveva così provato a dissimularsi. Almeno fino all’incrocio con il presidio democratico dei gruppi consiliari del centrosinistra e della Sinistra Giovanile di Albano in vicolo del Montano.
I due gruppi non possono venire in contatto. Le scale, un cordone di polizia e una transenna di ferro rendono impossibile avvicinarsi. Nè è intenzione delle forze politiche venire in contatto con i manifestanti neri. Quello che succede in viale Matteotti, però, è interessante. È interessante, soprattutto, notare quello che succede a Paolo Boccacci. Passa in cima al corteo, un po’ discosto sulla destra. Vede l’assembramento sulle scale, e si ferma in mezzo alla strada a fare il saluto romano. A cinque dita, poi a tre. Da sopra vicolo del Montano si sente, lontano, un coro di «Bella Ciao». A quel punto Boccacci sembra colto da un ulteriore raptus. Continua ad avvicinarsi, fa un segno di minaccia passandosi il pollice sotto la giugulare. Indica infine con l’indice a mulinello che si sarebbero visti dopo. Lo portano via. Assieme a lui, alcuni esagitati, iniziano a fare il saluto fascista all’indirizzo del presidio e a urlare quel «duce! duce! duce!» che gli era rimasto in gola fino a quel momento. Gli organizzatori del corteo corrono indietro a minacciare i manifestanti di non dire «duce!». Al secondo incrocio, quello con via Saffi, ci sono gli autonomi. Vorrebbero irrompere sul corteo. La polizia li carica e fa tre feriti. Il corteo dei destri può quindi entrare trionfalmente in piazza Gramsci. «Se Paolo Boccacci è impresentabile allora siamo tutti impresentabili!», arringa dal furgone-palco un esponente della Fiamma. Poi parla Boccacci: «Siamo quello che siamo, siamo fascisti». Amen.


Dalla cronaca di Roma:

26 Febbraio 2006

Fiamma tricolore scippa il carnevale

Sabato grasso di tensione ad Albano dove il corteo neofascista ha attraversato corso Matteotti e piazza Gramsci, togliendo la ribalta ai bambini in maschera

di Eduardo Di Blasi

Camionette della polizia e dei carabinieri, centocinquanta teste rasate, sosta vietata su corso Matteotti, un bimbo vestito da Marco Polo, un’altra in tutù con le orecchie a punta, i ragazzi dell’antifascismo militante su via Aurelio Saffi tenuti d’occhio da agenti in assetto antisommossa. Tra loro c’è anche Paola, animatrice della libreria di piazza Carducci sulla quale qualche giorno fa qualcuno ha scritto «libreria di ebrei» (il commento di Paolo Boccacci, del direttivo della Fiamma Tricolore, da sempre attivo ai Castelli: «È stata più una dimostrazione di disagio sociale da parte dei giovani piuttosto che frutto di un discorso politico»). Ancora: i rappresentanti democraticamente eletti al Comune di Albano, i ragazzi della Sinistra giovanile e il vicepresidente della Provincia di Roma Nando Simeone che presidiano piazza della Costituente e vicolo del Montano, dove c’è la sezione dei Ds presa di mira dai neofascisti. «Berlusconi non può legittimare questi gruppi neofascisti», dice Simeone. Negozi chiusi, o aperti ma pronti a chiudersi al primo screzio.
È passato così, ieri pomeriggio, il sabato di carnevale di Albano Laziale. Con una carica della polizia contro i manifestanti della sinistra che ha fatto tre feriti (e una risposta fatta di lanci d’uova e di una bottiglia di vetro), e un comizio orgogliosamente fascista su piazza Gramsci.
«Una bella botta», dice un commerciante del centro vedendo il corso principale del Paese chiuso in entrambe le direzioni. «Facciamo presto!», si affrettano spaventate tre ragazzine vedendo il corteo nero che inizia a muoversi.
La signora anziana che aspetta l’autobus della Cotral in piazza Mazzini chiede chi siano questi ragazzi che non le fanno arrivare il bus. La Fiamma Tricolore. «E chi sono?», domanda ancora.
A sera cinque Pulcinella sui quaranta si avviano a riprendere le automobili al parcheggio. Non è stato un gran carnevale per nessuno.


CAMIONETTE della polizia, centocinquanta teste rasate, due presìdi antifascisti, negozi pronti a chiudere. In piazza anche la libraia sul cui muro hanno scritto «raus e ebrea». La giustificazione di Boccacci: una manifestazione di disagio sociale

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