Ennesima uccisione da parte del gruppo antisommossa del presidente Ulribe di un giovane studente che manifestava contro il trattato del libero commmercio.
8 marzo, pochi giorni prima delle elezioni gli studenti dell'università nazionale e della dipartimentale, decidono di convocare una marcia di protesta contro il trattato di libero commercio, accordo che si sta definendo tra la potenza statunitense e il suo alleato più fedele in una America Latina che oggi si oppone sempre di più, anche a livello istituzionale, a questa nuova forma di sudditanza nei confronti di quello che sempre è stato il padrone di casa. Che in Colombia sia praticamente impossibile esprimere le proprie idee riguardo il destino del paese, le relazioni internazionali e la gestione delle risorse naturali è cosa già nota a tutti. Negli ultimi anni la questione sindacale, solo per fare un esempio, è stata affrontata dal governo, le imprese e i fidi alleati paramilitari ricorrendo al sistematico omicidio di chi si è esposto in difesa dei diritti dei lavoratori arrivando al macabro saldo di 2000 compagni sindacalisti assassinati. Sugli altri versanti la situazione non è stata differente e gli omicidi, le minacce, gli arresti, gli operativi militari e paramilitari si sono susseguiti incessantemente per garantire gli interessi transnazionali nel paese andino. Così anche le proteste contro l'approvazione del TLC sono state duramente represse. Un ruolo di primo piano è stato assunto dall'ESMAD i corpi antisommossa della polizia che si sono accaniti in modo particolare contro gli studenti lasciando dietro di sé una scia di giovani vite spezzate.
JHONY SILVA ARANJUREN, è stato assassinato all'età di 21 anni lo scorso settembre, la vita di NICOLAS NEIRA ALVAREZ un ragazzo di soli 15 anni è stata stroncata durante la manifestazione del passato primo maggio a Bogotà e la lista potrebbe continuare ancora a lungo. Quello che è avvenuto nel corso della manifestazione convocata pochi giorni fa rappresenta quindi la continuazione di quella che è stata nel corso degli anni la macabra concezione del mantenimento dell'ordine pubblico e della garanzia dell'ordine "democratico" in Colombia. Poco tempo dopo che gli studenti si erano riuniti per esprimere la propria legittima opposizione ad un trattato economico che completerà la devastazione della già in crisi economia del paese, la polizia è intervenuta per garantire l'agognata assenza di ogni forma di contestazione, ancora più necessaria alla vigilia delle elezioni del nuovo parlamento colombiano. Ed è intervenuta duramente, bersagliando gli studenti con gas lacrimogeni e ingaggiando con gli stessi ore di battaglia, mirando alla cancellazione dell'assurda pretesa di poter manifestare. Oscar Salas, uno studente di appena 20 anni di età, resta a terra, un proiettile lo ha colpito alla testa. I soccorsi si fanno attendere e quando arriva in ospedale la sua situazione appare subito disperata. Poco dopo viene dichiarata la sua morte celebrale, il giorno dopo i suoi genitori compiono l'ultimo atto di questa vita dedicata a elogiare la vita stessa concedendo la donazione degli organi. Oscar Salas, seppur giovanissimo era uno studente molto attivo nell'università, un personaggio di spicco nelle lotte studentesche e lavorava in una radio comunitaria che trasmette in una città chiamata Libano, nel dipartimento del Tolima, a Sud Ovest di Bogotà. Faceva parte per questa radio del gruppo di lavoro della capitale già da tempo. Non era solo un militante politico ma anche un poeta. Aveva, appena due giorni prima, vinto un premio letterario e anche all'interno di coloro che sognano in questo paese una vita diversa era conosciuto per essere sempre quello che portava la poesia nella lotta. Già a partire dalle prime ore di agonia del ragazzo colpito a morte, i gruppi di investigazione della polizia sono arrivati all'ospedale e all'università con l'intento di esercitare pressione sugli amici e familiari di Oscar a fine intimidatorio e per sottrarre elementi che potevano rivelarsi utili ai fini di una improbabile indagine che coinvolga l'operato delle forze dell'ordine colombiane.
Ma sicuramente questa come altre morti avvenute in circostanze simili resterà impunita e nessuna chiarezza verrà fatta su quanto avvenuto. Due giorni dopo gli studenti sono ritornati in piazza per protestare contro l'assurdità di questa morte vigilati da centinaia di agenti in tenuta antisommossa che hanno terrorizzato con la loro presenza il centro di Bogotà. Questa volta non sono intervenuti e, secondo un commento strappato ad un agente la polizia, sono dovuti necessariamente restare in disparte per via della presenza giudicata "molesta" di numerosi osservatori facenti parti di organizzazioni di difesa dei diritti umani. Stesso scenario, pieno di commozione e di rabbia, si è presentato oggi, 11 Marzo, nel corso del funerale di Oscar nel quale sono intervenute numerose persone ed è stato caratterizzato da una specie di assemblea improvvisata di fronte alla tomba del giovane. I genitori, gli amici e i compagni di lotta di Oscar sono intervenuti per parlare agli astanti, per incitare gli studenti a continuare nella lotta per la quale questa giovane vita è stata sacrificata, a continuare a sognare una Colombia differente che possa godere della ricchezza naturale e umana di cui dispone. Le poesie, gli slogan, e i canti hanno accompagnato la triste marcia del feretro per le vie di una città immobile e spaventata. Domani si terranno le elezioni, il congresso, già in mano ai carnefici di questo popolo, continuerà ad esserlo grazie alla politica di sterminio che continua a tentare di annientare ogni forma di opposizione politica. Ma i colombiani vivono in questo modo da generazioni e nonostante tutto mai hanno abbandonato il sogno e la speranza del cambiamento. Il nostro dovere è oggi, come sempre, quello di continuare ad appoggiare questo popolo di sognatori e di poeti. Il marciapiede che precede l'università è pieno di stelle nelle quali sono iscritti i nomi di coloro che, giovanissimi, hanno offerto le loro vite a questo sogno. Fra qualche giorno spunterà una nuova stella con iscritto il nome di Oscar Salas. La speranza che sia l'ultima si scontra con la quasi certezza della rielezione di Alvaro Uribe Velez.
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