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DIVERSE PROSPETTIVE | ||
by ANTIFA Monday, Mar. 13, 2006 at 11:47 AM | mail: | |
..nessuno voleva mettere nella merda nessuno, nessuno è particolarmente coraggioso ne tantomeno è definibile idiota. A Milano, chi c'era, semplicemente ha adottato una prospettiva diversa, a deciso di giocare il tutto per tutto in una delle rare occasioni in cui qualcuno aveva lanciato una sfida politica e ideologica ad un mondo politico che si ritiene non dover esistere. L'ha fatto pieno di paure e prendendo rischi che meritano di non essere derisi. Accuse di irresponsabilità nei confronti dei compagni indagati x Genova o accuse di masochismo lasciano in questo senso il tempo che trovano, rimangono parole, vaghe seghe mentali da parte di chi,evidentemente, di ciò è stato fatto a Milano e di ciò che si voleva fare di quella giornata, non a capito niente o quasi. Al contempo, la polemica pro-street, appare ancor più campata in aria. Nella settimana scorsa chi invocava presenze per milano è stato linciato e ridicolizzato da chi sosteneva che là, ci sarebbe stata una gran quantità di gente e che tutto il resto faceva parte di un gioco, fatto a proposito, per generare l'ennesimo gioco al massacro fra compagni. Altri dicevano che a Milano ci sarebbero stati col cuore, di piantarla con le lamentele, che ognuno pensasse ai fasci di casa propria. Le 300 persone presenti e i 41 arresti (1 su 7 più o meno) a Milano smontano questa tesi (per la gioia di qualche centro sociale che a Roma si è rimpinzato le tasche vendendo canne e birre a plotoni di ragazzini e non). Allo stesso tempo mi domando se questi arresti anziché generare polemiche di tipo apologetico, non dovrebbero richiamare qualcuno di "voi" alle proprie responsabilità politiche e umane. Io capisco tutto, capisco che ad esempio, chi creda che una vittoria dell'Unione possa, in prospettiva, regalarci un mondo migliore, cada vittima degli effetti mediatici e propagandistici che certe gesta possono generare; tuttavia fatico a capire chi ,anche davanti al peggior nemico e alle peggiori strumentalizzazioni, non trova la forza di reagire e di ricordare, lasciando, per una volta, da parte ogni ipocrisia contestuale. Ci sono 45 compagni in gabbia e la loro grande colpa è aver reagito, una volta tanto, ad un avanzamento violento delle azioni di stampo squadrista che da più di un anno colpiscono regolarmente e ferocemente, compagni, centri sociali, immigrati e senza tetto. Qualcuno probabilmente aspetta che le cose degenerino, qualcuno aspetta che se ne occupi la polizia, qualcun altro si presume che aspetti la tragedia, il morto. Qualcun'altro invece, in maniera avventata, decide di non aspettare, di reagire, costi quel che costi. |
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