Hanno tutte le intenzioni di non fare il minimo sconto. Gli avvocati della difesa avranno un bel da fare e si mette male anche in generale, perché qui si crea un precedente pericolosissimo soprattutto per via del costrutto della premeditazione e dell' ipervalorizzazione del concorso morale... un problema anche per i 25 di Genova.
Un giovane è stato scarcerato
Scontri a Milano, convalidati i 35 arresti
La decisione dei due gip, Panasiti e Manzi: «Fatti di estrema gravità».
Il difensore: «Serviva un approfondimento sui singoli casi»
Il gip Mariolina Panasiti ha convalidato l'arresto e disposto la misura cautelare in carcere per tutti e 17 gli arrestati sabato scorso in seguito agli scontri in corso Buenos Aires, di cui ha esaminato la posizione. «Sconcerta il fatto che il gip abbia emesso un provvedimento unitario rispetto sia ai gravi indizi sia alle esigenze cautelari in una situazione che meritava un diverso e specifico approfondimento individualizzato» ha detto l'avvocato Mirko Mazzali, uno dei difensori. Il legale ha annunciato il ricorso al Tribunale del Riesame contro il provvedimento del giudice Panasiti.
Per gli altri 18 arrestati, l'esame delle posizioni e il relativo provvedimento sono stati valutati dall'altro gip Enrico Manzi, che, pur convalidandone l'arresto, ha disposto la scarcerazione di un giovane mentre per gli altri 17 ha ordinato la custodia cautelare in carcere. È quanto emerge dal provvedimento di 16 pagine firmato dal giudice in cui ha sottolineato che «i fatti descritti nelle relazioni di servizio e negli atti sono di estrema gravità e denotano la pericolosità sociale dei soggetti che ne sono responsabili». Secondo il magistrato «non appare attenuato il giudizio sulla loro pericolosità, essendo evidente la loro accettazione di un metodo di lotta politica violenta e la conseguente partecipazione a futuri, possibili, gravi episodi di attentato all'ordine pubblico e all'incolumità dei cittadini».
Il gip ha detto che la persona scarcerata è incensurata, senza precedenti di polizia e impegnato in regolari attività lavorative e che è stato arrestato nel corso di un episodio collaterale a disordini in corso Buenos Aires. Il gip Manzi nella sua ordinanza ha poi osservato che «solo il caso ha evitato che le incredibili violenze commesse ai danni di persone e cose (basti per tutti il lancio di razzi contro i carabinieri, la distruzione di vetrine, le bombe carta con chiodi, l'incendio appiccato e propagatosi a un edificio) non abbiano comportato conseguenze ben più dolorose di quelle evidenziate dai rapporti di polizia». Tutti i 35 giovani arrestati sono accusati a vario titolo di concorso in devastazione, incendio e resistenza a pubblico ufficiale.
Le persone arrestate per la manifestazione e gli scontri in corso Buenos Aires «hanno palesato una eccezionale animosità e una singolare volontà di contrasto alle autorità, all'ordine costituito, alle leggi, alla pacifica convivenza», si legge nel provvedimento firmato dal gip. Il giudice ha considerato sussistente nella sua «estensione massima l'esigenza cautelare specificamente connessa alla necessità di scongiurare la reiterazione ad opera degli arrestati di ulteriori azioni delittuose dello stesso genere di quella per la quale si è verificato l'arresto».
Nell'ordinanza si sottolinea anche l' «estrema gravità delle modalità esecutive delle azioni realizzate». Pertanto il giudice ha sottolineato che i giovani hanno avversato «con mezzi particolarmente insidiosi e pericolosi per la vita e l'incolumità altrui, tra costoro non esclusi principalmente i cittadini che transitavano a quell'ora in una zona particolarmente affollata della città di Milano, gli appartenenti alla Polizia di Stato, ma anche ai Carabinieri, che tentavano di ripristinare l'ordine, il rispetto delle leggi e delle prescrizioni dell'autorità». Il giudice ha inoltre osservato che le persone finite in carcere hanno dimostrato «di non saper o voler in alcun modo conformarsi al rispetto delle leggi». Pertanto, continua il giudice, da un lato «si pone come irrinunciabile la esigenza di approntare la collettività di adeguati sistemi di difesa dal pericolo di reiterazione di condotte criminali del medesimo gravissimo genere» e dall'altro che «nessun ragionevole affidamento può farsi sulla spontanea osservanza degli obblighi e della Legge da parte di alcuni degli arrestati».
Nel provvedimento si osserva anche che «tutti gli odierni indagati devono ritenersi raggiunti da univoci elementi di colpevolezza in riferimento alle singole incolpazioni» e che la manifestazione di protesta deve ritenersi essere stata programmata «alla luce della osservata contemporanea partenza dei numerosi gruppi dalle rispettive sedi, della direzionalità degli stessi verso un unico punto di ritrovo, del distacco dal gruppo più numeroso di un gruppo più contenuto di persone che poi si sono date alle azioni di devastazione e di incendio, infine, della predisposizione di materiale incendiario esplosivo che i vari manifestanti portavano con loro». Infine il provvedimento precisa che l'esistenza delle esigenze cautelari è connessa anche a una ulteriore acquisizione di materiale probatorio «la cui genuinità deve essere garantita» anche per la necessità di «individuare altri personaggi che hanno preso parte ai disordini».
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