Appello dei comitati No Coke alto Lazio
"Né a Civitavecchia né altrove" Appello. No al Carbone. Per rilanciare la mobilitazione, rivendicando i diritti alla salute, all'autodeterminazione e alla partecipazione territoriale. Il Movimento No-Coke Alto Lazio
Lo scenario politico-energetico attuale colloca il ricorso ai combustibili fossili e l'utilizzo di megaimpianti elettrogeni fra le scelte attivate al solo scopo diincentivare i profitti dei grandi monopoli energetici, contribuendo ad aggravare la crisi ecologica e sociale del pianeta.
Conseguentemente e contestualmente, data la naturale lenta rinnovabilità delle fonti energetiche fossili, la corsa al loro approvvigionamento da parte delle multinazionali dell'energia ha generato conflittualità sociali nei Paesi utilizzatori, guerre verso i popoli proprietari di tali risorse, golpe nei Paesi produttori.
Il modello economico e di sviluppo dominante, che trova la sua base stabile in un sistema consumistico sfrenato, nonostante le diffuse resistenze, si trova oggi nella necessità di ripensarsi alla luce della rapida riduzione della disponibilità delle risorse energetiche fossili su cui è stato costruito.
Sulle insostenibili criticità socio-ambientali generate dal sistema ormai nessuno nutre più dubbi, addirittura i baluardi capitalistico-monopolisti, filiazione delle Sette Sorelle, investono nella ricerca di fonti energetiche non fossili e nella efficientizzazione di quelle attualmente praticabili.
Calmierare e controllare, almeno come obiettivi iniziali, le emissioni di gas serra e, quindi, il consumo di combustibili carboniosi, richiede necessariamente un ripensamento del modello produttivo-liberista dominante.
In tale contesto, sole e vento in particolare appaiono oggi come le uniche fonti energetiche pulite, disponibili sempre e costantemente sul lungo periodo, accessibili a chiunque in ogni parte del globo. Pertanto sono da ritenersi le sole effettivamente sostenibili e democraticamente fruibili.
E' giunto il momento di sancire l'inalienabilità dell'energia quale bene comune.
Ed è su questa base che riteniamo che ogni nuova scelta in campo energetico debba essere inserita in un nuovo piano Energetico Nazionale (l'ultimo risale al 1988) in cui siano chiari fabbisogni, obiettivi, azioni di riduzione e razionalizzazione del consumo e linee di indirizzo nel medio e lungo termine.
Nell'Alto Lazio esiste uno fra i poli di produzione energetica più grandi d'Europa con oltre 7000 Megawatt generati complessivamente e derivanti dall'attività di tre centrali ENEL. Due sono situate in comune di Civitavecchia (RM), Torre Valdaliga Sud (1160 MW) e Torre Valdaliga Nord (2640 MW), cui si aggiunge a pochi chilometri di distanza la centrale Alessandro Volta di Montalto di Castro - VT (3300 MW).
L'energia elettrica prodotta in questo ristretto lembo di territorio, destinato piuttosto all'attività agricola e al turismo, supera il 10% dell'intero parco produttivo energetico nazionale ed è distribuita quasi interamente in altre aree d'Italia dedite al settore industriale o terziario.
Dal 1964, anno di avvio del primo gruppo elettrogeno, tutto l'Alto Lazio presenta nell'aria livelli molto alti di polveri sottili e di inquinanti di tipo chimico riconducibili ai composti azotati e solforati.
Nel 2003 il Ministero delle Attività produttive concede a ENEL spa l'avvio dei lavori di insediamento a Torre Valdaliga Nord del nuovo impianto energetico a carbone in sostituzione dell'impianto preesistente alimentato ad olio combustibile.
Secondo studi e ricerche comparative, analisi di dati già disponibili e monitoraggi a lungo termine effettuati da tecnici, Enti di Ricerca, Associazioni ambientaliste e dall'Osservatorio epidemiologico della Regione Lazio, l'utilizzo del carbone come combustibile comporterà un aggravio ambientale complessivo irreparabile rispetto ad una situazione decennale già intollerabile. Si avrà la movimentazione e l'emissione di enormi quantità di materiale pulverulento, fra cui le dannosissime micropolveri, cui è già sottoposto l'intero comprensorio fino a Roma o Civita Castellana. Solo il dato relativo a Civitavecchia e Tarquinia rende bene la gravità della situazione: le due cittadine vantano infatti il triste primato laziale per incidenza di tumori alla trachea, ai polmoni, al sistema linfatico ed ematopoietico, dove si rileva un costante aumento di leucemie e linfomi cui si aggiunge un'allarmante frequenza di disturbi asmatici e patologie respiratorie soprattutto in bambini e soggetti deboli.
L'uso del carbone incrementerà la quantità di Anidride carbonica emessa nell'area da 11,63 M/tonnellate annue attuali a 13,89 Mt/a che porteranno l'Italia a violare gli accordi presi con il Protocollo di Kyoto sulle emissioni di gas serra, sottoponendo l'Italia a multe salatissime comminate dall'Unione Europea.
Inoltre, con il prolungamento sul territorio da 10 a 25 anni della servitù energetica la situazione rispetto a piogge acide, decadimenti di ossidi di azoto e zolfo, di metalli pesanti e di arsenico non potrà che peggiorare.
Per stessa ammissione di ENEL l'intero settore agricolo locale sarà costretto ad abbandonare le coltivazioni ad uso alimentare per votarsi a colture "no food" di scarsa o nulla competitività sul mercato. Si interromperà così il faticoso lavoro di qualificazione del settore su cui molte aziende hanno investito dando avvio al distretto agrituristico locale e alla promozione di colture di qualità. Si teme anche per una generale svalutazione territoriale, una limitazione allo sviluppo turistico e il deperimento generale di una vasta area archeologica fra le più importanti del mondo e già riconosciuta Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO.
Anni di mobilitazione locale hanno portato anche le Province di Roma e Viterbo e i Comuni comprensoriali ad esprimere la propria contrarietà al progetto. Numerose le azioni legali intraprese, conclusesi sempre a sfavore delle popolazioni a causa delle pressioni lobbistiche da parte di ENEL verso il TAR del Lazio e i Governi che negli anni si sono succeduti e che hanno favorito il permanere di ENEL sul territorio e il radicamento della sua posizione dominante nelle politiche di sviluppo locale.
Allo stato attuale la Regione Lazio ha dato avvio al blocco di alcune opere progettuali richiamando ENEL alla stesura delle necessarie Valutazioni di Impatto Ambientale ma ENEL spa persevera nel suo intento mobilitando in forma coercitiva anche i precari lavoratori del cantiere.
Il Movimento No-Coke Alto Lazio resta fermo sulle sue posizioni e chiede: - il fermo dei lavori di conversione dell'impianto - un ripensamento dell'intero progetto in virtù della sovranità e delle volontà territoriali - l'avvio di un programma di riscatto dell'area dalle decennali servitù apertesi con ENEL, che si concluda con lo smantellamento del polo energetico locale - l'impegno di ENEL ad avviare a sue spese un progetto di bonifica e riqualificazione ambientale - l'abrogazione della antidemocratica Legge Marzano "Sblocca centrali" - la predisposizione di un nuovo Piano Energetico Nazionale.
Per rilanciare la mobilitazione generale,rivendicando i diritti della cittadinanza alla salute, all'autodeterminazione e alla partecipazione nella gestione territoriale
M A N I F E S T A Z I O N E 13 MAGGIO 2006 Civitavecchia (RM) Il concentramento è previsto in Viale Garibaldi (parcheggio della Marina) alle ore 15:30
Lanciamo un appello affinché alla manifestazione aderiscano e partecipino tutte le realtà territoriali, i movimenti e le soggettività politiche e sociali che operano per la tutela e la salubrità dell'ambiente e per una società democratica, affinché la partecipazione popolare assuma effettivamente un ruolo cardine nella gestione territoriale e nelle politiche amministrative e perché il carbone non venga usato né a Civitavecchia né altrove.
(http://www.nocoke.org; info@nocoke.org; http://www.nocoketarquinia.splinder.com)
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