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May Day, l’inno alla gioia dei fantasmi della precarietà
by da liberazione Wednesday, May. 03, 2006 at 11:04 PM mail:

Oltre 100mila a Milano. Tra carri, balli, kit di sopravvivenza. E un’allegria contagiosa.

Precari di tutta Europa unitevi! Lo spettro di un nuovo fantasma, a cui hanno dato forza le lotte francesi contro il Cpe, si è fatto vedere il 1° maggio in tante piazze dell’Unione. La Euro May Day compie un altro passo nella rappresentazione più reale e viva della generazione no-work con cui dovranno fare i conti società e politica. Il bilancio: più contenuti e partecipazione, meno identità e confini. Come a Milano, dove l’entusiasmo, la gioia e la creatività di oltre centomila precari/e hanno messo in piazza l’universo di segni e desideri di chi, nonostante tutto, crede al futuro, suo e degli altri, e prova a reinventarsi quel misto di lavoro-casa-reddito-servizi-saperi che è la base materiale di qualsiasi libertà. Una giornata con pochi slogan e tanti flash, spot, giochi e spiazzamenti di senso. Le “parolone” sono bandite, parlano i corpi al seguito di carri allegorici con la distribuzione di kit di sopravvivenza, birre e cocktail, balli e rappresentazioni.
Apre la “street parade” il “cicloveliero della mobilità” dei pirati anti-traffico dell’area Nord-Ovest del milanese sommersa da cantieri a grande precarietà (più che velocità), seguono gli autorganizzati dello spettacolo con i lavoratori della Scala, 400 precari su un migliaio di lavoratori per il più famoso palco d’Italia, che distribuiscono il kit “la cultura fa paura”. Sul tir i tricolori francesi con scritto “non à la precarité”. In testa al terzo carro San Precario impartisce la sua benedizione: “We are the New Class” e offre la lotteria “C’è in gioco la nostra vita? Giochiamocela” insieme al kit “contropiede precario” per rendere la vita più facile a chi subisce il ricatto e più difficile a chi lo pratica. E se il lavoro non c’è o c’è “quasi”, anche i cuori vacillano ed ecco il carro rosa shocking degli “affetti speciali” che spara bolle di sapone e premia con i kit “sexy shock” e “social sabot”, del coordinamento degli operatori sociali di Milano, chi partecipa al gioco della ruota precaria (con tanto di presentatrici e buste per le domande su “come te la cavi con …”).

Tanto movimento fisico e mentale, per una festa di relazioni e liberazione dominata dalla gioia. Nulla è più lontano da questa May Day dell’immaginario del grigio lavoro, dell’esistenza normalizzata, dell’ansia del non farcela. “Non ci avrete mai come volete voi”, diceva la canzone dei 99 Posse e alla lettera agiscono Chainworkers, Imbattibili, Serpica Naro… con base al laboratorio sociale della Pergola di Milano, fucina della “cospirazione precaria”. Sono supersoddisfatti: “Meglio di tutte le cinque edizioni precedenti”.

Intanto sfilano a ruota i “liberi saperi” del Brain Liberation Front, con lo scambio di libri sul tir, la birra “Moratti” e dietro qualche migliaio di universitari arrivati da molti atenei per rilanciare anche un appuntamento nazionale, a Milano l’11maggio, sul come smontare la contro-riforma. Poi c’è di tutto: un “precarity ri-show” (si legge risciò, come il mezzo di trasporto orientale), il tir del Leoncavallo che vuole “ricominciare dalle periferie”, la musica del “Sun Clash” alimentata ad energia solare, tra piante e alberi. C’è gente che si mette a pulire le vetrine del centro con piumini arcobaleno, trampolieri, un giocoliere che fa roteare caffettiere in nome del diritto alla pausa e ancora migranti, bandiere colombiane, kurde, cappelli da mago, tanti bambini. La Cub, promotrice nazionale della giornata, trasporta un vero call center e sfila con bandiere e striscioni più tradizionalmente sindacali. Senza di loro non capiresti che è il “primo maggio”. Poco oltre i Giovani comunisti con tre furgoni: “Buongiorno a tempo indeterminato” e un gruppo musicale dal vivo (Unica Mista) che riscuote grande partecipazione con reggae metropolitano adatto a sole e asfalto. Dietro la Rete lombarda contro la precarietà e la Legge 30, quelli della legge regionale sul salario sociale, formata da Fiom, SinCobas, Rifondazione e diverse associazioni: un anticipo della Sinistra europea in piazza. In mezzo, Giorgio Cremaschi annuncia per il 10 giugno un convegno nazionale Fiom sul precariato. Due auto elettriche e “basta seghe” (riferito al taglio del verde per parcheggi, strade e colate di cemento) per i Verdi; “No human no cry” per la “zona bandita” Csoa Venezia, e ancora lavoratori del Comune, i “disoccupati over 40”… E poi musica e balli, tra due ali di folla che ingrossano come un desiderio senza sosta il corteo partito dal Ticinese con 15mila persone. Tra Stalingrado degli Stormy Six, Daitan III e i Ricchi e i poveri si giunge in Largo Cairoli, dove continuano concerti e ristoro sotto le mura del castello, con un chiaro messaggio: “Oggi 120mila esistenze precarie in movimento, domani 120mila conflitti sui luoghi di lavoro e nelle città… Questa non è la piazza del centrosinistra è cospirazione precaria, vogliamo l’abolizione della Legge 30, diritti di mobilità, reddito per tutte e tutti, libertà di scelta nella vita e negli affetti … May Day, May Day”.


Ps. Per la cronaca, quattro ventenni hanno anche urlato un vergognoso “10.100.1000 Nassyria” di fronte allo stand elettorale del senatore De Corato di An, fischiati dagli altri manifestanti (e invitati a sloggiare da Daniele Farina, neodeputato del Prc). Lo scriviamo altrimenti il Corriere dice che copriamo “i violenti”. E mentre tanti colleghi sono rimasti per circa due ore di fianco al gazebo di An, presidiato da un centinaio di poliziotti, in cerca della notizia, la notizia sfilava e un funzionario della Questura a fine corteo commentava: “Oggi mi sono proprio divertito”.



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