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L'AFRICA DI WASHINGTON
by altrenotizie Sunday, May. 07, 2006 at 6:56 PM mail:

L'AFRICA DI WASHINGTON Domenica, 07 Maggio 2006 - 00:05 - di mazzetta

L'AFRICA DI WASHINGT...
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Non si può dire che l'amministrazione Bush manchi di determinazione nel conseguire le proprie determinazioni strategiche, per quanto spesso queste si rivelino sballate. All'indomani del 9/11 l'Amministrazione prese l'impegno di diminuire la sua dipendenza dal petrolio mediorientale e di sostituire quella fonte con petrolio di origine africana. Oggi, nel Maggio 2006, si può dire che questo riassetto sia quasi stato portato a termine, visto che l'Africa ha superato il Medioriente come area fornitrice di petrolio degli Stati Uniti. La questione è gravida di conseguenze sugli equilibri globali, sia perché i maggiori clienti degli Stati del Golfo sono ora europei ed asiatici, sia perché il nuovo assetto lascia agli USA mano libera nell'esercitare pressioni militari nella stessa area del Golfo e gli stessi USA diventano così ancora più protagonisti della politica africana, con grande danno delle popolazioni del continente.

I fornitori africani eletti da Washington sono infatti tra i peggiori paesi del mondo per rispetto dei diritti umani, corruzione, monopolio governativo dell'informazione e, in generale, per la totale assenza di tracce di democrazia. Il loro appeal deriva dal fatto che il verbo liberista diffuso da FMI e World Bank ha fatto dell'Africa sub-sahariana l'unica regione al mondo nella quale le risorse petrolifere non sono nazionalizzate o sotto controllo locale, ma proprietà delle compagnie che vi operano.

I paesi meno impresentabili tra i fornitori africani degli Usa sono la Nigeria e la Libia; il primo è saldamente in testa alla lista dei paesi più corrotti, il secondo può vantare una dittatura pluridecennale. La Nigeria, che in un anno ha visto raddoppiare le sue esportazioni verso gli Usa, persegue una politica sanguinosa nei confronti delle popolazioni della aree petrolifere, che protestano per la devastazione ambientale portata dai trivellatori; aiutata in questo da forniture di armi e "istruttori" americani. La Libia, possedimento privato di Gheddafi, è un paese al quale è stata "perdonata" una lunga serie di atti ostili verso l'Occidente (anche "terroristici" come l'attentato di Lockerbie), e anche il possesso delle stesse tecnologie nucleari in mano all'Iran. Tra Gheddafi e gli americani è scoppiato l'amore, bagnato da un fiume di contratti che hanno consegnato il monopolio petrolifero alle aziende americane.

La Libia, formalmente una repubblica, ma in realtà una dittatura proiettata verso la successione dinastica del potere, è tra i tre paesi al mondo che non possiedono alcun media al di fuori degli strumenti governativi, dato che per il leader "La stampa è un mezzo d'espressione per la società: non è un mezzo d'espressione per individui privati o corpi societari. Quindi, logicamente e democraticamente, non deve appartenere a nessuno di questi"". Tra i tre paesi senza stampa c'è anche la Guinea Equatoriale, dove Teodoro Obiang Nguema consente la presenza si una sola radio in tutto il paese, quella di suo figlio e candidato alla successione Teodorìn O. N.; non esistono librerie e l'unica stampa ammessa sono le riviste occidentali dedicate al lusso .

La Guinea Equatoriale è il terzo fornitore USA e concede alla EXXON di estrarre il petrolio guineano pagando royalties estremamente basse. Teodoro Obiang, nonostante sia un feroce dittatore, nominato nello stesso Congresso americano come peggiore di Saddam, ha recentemente visitato Washington ed è stato definito un "buon amico" dalla Rice. Per rendere presentabile Teodoro gli USA hanno siglato un Memorandum of Understanding (MOU), cioè una lettera d'intenti, tra USAID ( una ONG controllata dal Dipartimento di Stato) e Teodoro. Un documento presentato come esempio di accordo virtuoso: " La decisione di usare le entrate governative per i bisogni dello sviluppo sociale dimostra la lungimiranza della leadership e il potenziale per una vera trasformazione. Un tipo di accordo che può servire da modello per futuri accordi nel mondo, è USAID accetta benevolmente queste risorse. La sostanza resta quella per la quale il guineano medio vive con meno di un dollaro al giorno, mentre in uno solo dei conti correnti di Obiang giacciono 700 milioni di dollari e l'accordo consiste in una donazione di 15 milioni di dollari ad USAID per compiere uno studio su come migliorare i servizi sociali (che non esistono) della Guinea. Equatoriale.

Secondo il Washington Post ci sono 400.000 guineani malnutriti su 540.000 e, secondo lo stesso Dipartimento di Stato, Teodoro taglia le orecchie agli oppositori che cattura e promette di mangiarsi bolliti i testicoli di quelli che si sono rifugiati in Spagna. Amos Hochstein, ex portaborse repubblicano e ora vicepresidente esecutivo della Cassidy & Associates, è pagato 120.000 dollari al mese ( più del reddito di un quarto dei guineani) per curare l'immagine di Obiang, ma per ora non ha saputo far di meglio che affermare che Obiang prese il potere nel 1979 terminando una dittatura ancora più feroce. Peccato che fosse la dittatura di suo zio, della quale lui stesso era il capo della polizia. Il lobbying potrà procurare interessati attestati di stima, ma non può cancellare la storia.

Un altro fornitore, sul quale si punta molto visto che le riserve non ancora rilevate nel suo paese potrebbero essere imponenti, è il Ciad, dove regna Hidriss Deby, dittatore africano storicamente sostenuto dalla Francia. In questi giorni Deby è stato rieletto grazie a elezioni disertate dalla stragrande maggioranza della popolazione e deve fronteggiare una rivolta interna con metà dell'esercito che si è ribellato e la società compatta che chiede la sua dipartita. Grazie al supporto francese è riuscito a respingere un tentativo di insurrezione armata, e grazie alle pressioni sulla EXXON ha ottenuto lo sblocco di un centinaio di milioni di dollari per noleggiare mercenari e comprare armi.

Anche Deby è un beniamino delle istituzioni americane o controllate dagli Usa, in questo caso di quella Banca Mondiale occupata da Wolfowitz e sempre più strumento simbiotico alla politica americana. La Banca Mondiale aveva sponsorizzato il progetto della EXXON in Chad e concluso un accordo per destinare a spese sociali parte dei guadagni. Deby ha fatto sparire i soldi e la Banca Mondiale aveva bloccato le erogazioni, ma è bastato che Deby minacciasse la EXXON di chiudere i rubinetti. Wolfowitz gli ha consegnato i soldi dei poveri in meno di una settimana.

Se da una parte è chiaro che per le compagnie americane mantenere il controllo su paesi che offrono le loro risorse a condizioni tanto vantaggiose (per di più facendosi finanziare gli impianti dalla Banca Mondiale) è un buonissimo affare, un giudizio altrettanto positivo non può essere rivolto agli effetti globali di un assetto del genere.

Un assetto che, al di là delle pretese morali al suo fondamento, assolutamente false ed ipocrite, conduce alla dinamica per la quale ogni aumento del prezzo del petrolio comporta un arricchimento delle compagnie americane e un impoverimento dei consumatori negli States. Un assetto per il quale mentre gli USA affermano di proiettarsi militarmente nel mondo per diffondere la democrazia, sostengono i peggiori dittatori del pianeta; una politica già presa a modello dalla Cina, che per parte sua non ha esitato a sposare le restanti dittature, africane e non, per depredare le risorse dei loro paesi.

Un assetto che in tutta evidenza è il paradigma della corsa all'accaparramento e al controllo delle materie prime e delle risorse energetiche nel mercato globale, l'eterno paradigma dello sfruttamento coloniale attraverso governi-fantoccio di proconsoli o sanguinari assassini. Saddam era solo uno dei tanti dittatori che si è trovato nel posto sbagliato, non è certo stato spodestato per le sue qualità morali o per punirlo dei suoi crimini.

Oltre al disprezzo per i diritti umani e le sofferenze di interi popoli, esiste una grossa incognita legata all'affidabilità di un approvvigionamento energetico che si appoggi alle dittature africane come un tempo a quelle mediorientali, visto che la diversa dislocazione geografica non è certo sufficiente ad eliminare le controindicazioni di merito e nei principi di simili politiche.

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