Documento conclusivo dell'assemblea delle realtà antagoniste ed autonome presenti al 7° campeggio No Tav tenutosi a Venaus dal 21 al 30 luglio
Nella nuova fase politica che si apre con il governo Prodi, prioritario è sviluppare conflittualità sociale nei territori. Il movimento No Tav ha saputo vincere una battaglia popolare dai forti connotati anticapitalisti, coniugando partecipazione di massa e radicalità dei contenuti, confronto assembleare sulle decisioni da prendere e conflittualità nelle pratiche di lotta. La lotta della Val Susa ha superato gli stessi confini iniziali, con conseguenze su tutto il territorio locale e nazionale, diventando punto di riferimento di tutte le lotte che in Italia si oppongono ai processi di devastazione sociale e ambientale. Il movimento antagonista si impegna a fare propri i percorsi di radicamento sociale sul territorio, uniti allo sviluppo della conflittualità diffusa, fuori da qualsiasi ghetto politico e ideologico, per contrastare duramente fino in fondo i tentativi di cooptazione delle istanze di lotta e concertazione che il nuovo governo sta mettendo in piedi.
Di fronte all’unanimità parlamentare rispetto al rifinanziamento delle missioni di guerra italiane all’estero, si registra la sconfitta dei modelli di mobilitazione pacifista che hanno invaso le città durante il governo Berlusconi. Le istanze contrarie alla guerra che hanno attraversato le mobilitazioni degli ultimi anni vengono riassorbite attraverso la truffa politica a danno dei movimenti rappresentata dal bertinottismo. Fondamentale è reimpostare l’intervento su queste tematiche, abbandonando qualsiasi ambiguità rispetto alla guerra: tutte le missioni italiane, ONU e non, devono cessare; gli Usa e Israele sono i principali destabilizzatori del contesto internazionale; le resistenze locali colpiscono con piena legittimità politica gli eserciti occupanti sui propri territori. Il movimento antagonista si impegna a riprendere l’iniziativa contro la guerra nelle piazze, con l’intento di creare scenari di contrapposizione conflittuale con tutte le realtà politiche e istituzionali responsabili delle politiche belliche italiane, statunitensi ed israeliane.
L’evolversi dell’organizzazione generale produttiva del capitalismo europeo ha da anni determinato la nascita e la crescita del soggetto sociale precario, che ha assunto caratteristiche sociali estese e talvolta già politicamente conflittuali. Le realtà antagoniste assumono come centrale la partecipazione alle scadenze già indette, come l’incontro nazionale dei precari dei call-center del 9 Settembre a Roma. Importante sarà anche la partecipazione alla manifestazione prevista sempre a Roma per Ottobre, durante la quale esprimeremo una voce differente, contraria alle pratiche concertative del sindacato, distanti anni luce dai reali interessi di noi precarie e precari. Le piazze non possono essere lasciate alle organizzazioni confederali, ma devono essere invase e conquistate dai movimenti e dai soggetti che entrano in conflitto con l’attuale organizzazione del lavoro. Obiettivo dell’intervento politico dei prossimi mesi su questo tema sarà il superamento delle forme virtuali ed evocative della lotta, per una partecipazione estesa e diffusa alle rivendicazioni sociali all’insegna dell’autonomia e dell’antagonismo che ha nello sciopero metropolitano la sua direzione più naturale ed efficace. Le lotte delle banlieues, degli studenti e dei precari in Francia impongono questa priorità e questa discontinuità, avendo portato alla luce potenzialità sociali sovversive non solo francesi, ma europee.
Ancora una volta intendiamo ribadire l’importanza della lotta per la chiusura di tutti i Cpt presenti sul territorio nazionale. A tale scopo sarà necessario incalzare il nuovo governo nelle piazze, ma anche disturbare concretamente il funzionamento dei Cpt, con l’obiettivo di accrescere le difficoltà della forza pubblica nella gestione di tali luoghi di detenzione.
Le realtà antagoniste richiamano ancora tutte le strutture di movimento all’importanza e alla necessità di un antifascismo militante a testa alta, contro lo sviluppo di forme di infiltrazione e radicamento fascista nei quartieri, per l’espulsione dei fascisti dalle scuole e dalle università, per le pratiche volte ad impedire le marce fasciste nelle nostre città. Contestualmente viene chiesta la liberazione di tutte le antifasciste e tutti gli antifascisti arrestati l’11 marzo a Milano e in altre occasioni e la fine delle persecuzioni giudiziarie contro l’antifascismo militante. In particolare contestiamo con forza l’uso politico dell’incriminazione per “devastazione e saccheggio” e della formula giuridica del “concorso morale” contro le militanti e i militanti del movimento.
La realtà di movimento qui riunite intendono farsi portatrici di una pratica politica autonoma dalle strutture di partito, quali esse siano, e dalle istituzioni. Il nostro posto è qui, nella condivisione conflittuale ed antagonista delle lotte e nella costruzione di un mondo differente attraverso l’estensione degli spazi di movimento nelle strade, all’interno delle metropoli, e fin sulle montagne.
Dalla Libera repubblica di Venaus, le realtà antagoniste ed autonome di Torino, Bologna, Bra, Cremona, Jesi, Livorno, Milano, Modena, Napoli, Parma, Pisa, Roma, Vercelli che hanno partecipato alla settima edizione del campeggio No Tav.
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