Mentre i destri s'incazzano tramite i loro cretini, Apirle s'incarta e Mentana festeggia lo share.
La puttanata tira, Mentana scala le vette del giornalismo e i Blondettari sono in orgasmo continuato.
Forse eran meglio le Lecciso.
Dal paese dei cretini il vostro corrispondente vi da appuntamento al prossimo delirio.
Rassegna stampa pervenuta finora:
Il Carlino POLEMICA MATRIX - 11 SETTEMBRE Bondi: 'Sgomento per la puntata. Chiesa propugna tesi antisemite, questo non è giornalismo' Scoppia la polemica dopo la puntata-anteprima del programma di approfondimento di Enrico Mentana. Bondi (Forza Italia) contesta le "tesi anti-americane" di Giulietto Chiesa
POLEMICA MATRIX - 11 SETTEMBRE Roma, 12 settembre 2006 - "Non possiamo non esprimere il nostro sgomento e la nostra amarezza perchè non credevamo possibile che nel giorno della commemorazione dell'11 settembre, quando siamo tutti chiamati a discutere le cause e gli effetti devastanti del terrorismo sanguinario del fondamentalismo islamico, si potesse dedicare una puntata intera della trasmissione 'Matrix' alle tesi stravaganti antisemite e antisioniste dell'estremismo politico secondo le quali le responsabilità della immane strage delle due torri è degli Usa, una sorta di enorme complotto confezionato in casa dal carnefice Bush per benedire la sua guerra santa in Afghanistan e Iraq". È quanto si legge in una nota di Sandro Bondi, coordinatore di Forza Italia, e Francesco Giro, deputato di FI.
"Sono tesi deliranti sostenute dai più accaniti teorici dell'antiamericanismo come Giulietto Chiesa che una trasmissione seria e vista come 'Matrix' non avrebbe dovuto propagandare senza un adeguato contraddittorio perchè questo non è nè giornalismo nè democrazia ma distorsione scientifica della verità", concludono i due esponenti azzurri. Il Giornale Gli sciacalli dell’11 settembre - di Mario Cervi - Mario Cervi
Il sangue dell'11 settembre è stato tolto da «Ground zero» e dagli altri luoghi della carneficina, ma il fango rimane: o piuttosto ne viene tuttora sparso in abbondanza sulle memorie e sulle macerie dell'immane tragedia. Esiste uno sciacallaggio giornalistico e storico praticato a volte per venale ricerca del sensazionale, altre volte per faziosità politica. Suppongo che la tentazione d'un facile sensazionalismo abbia indotto un professionista serio come Enrico Mentana a dare largo spazio - in una puntata di Matrix sul quinto anniversario degli attentati che sconvolsero il mondo - alle opinioni di Giulietto Chiesa e Maurizio Blondet.
I quali sostengono che la verità sull'11 settembre, ancora tutta da accertare, è ben diversa da quella ufficiale. Si sarebbe in realtà trattato d'un complotto nel quale l'amministrazione americana avrebbe avuto un ruolo non di bersaglio e di vittima, ma di complice. Chiesa e Blondet hanno esposto queste loro tesi senza dover affrontare un valido contraddittorio. S'è parlato di scandalo, con invocazione di misure punitive, per la libertà con cui Luciano Moggi, non rimbeccato, ha espresso le sue opinioni su calciopoli.
Sarò un originale, ma ritengo che il «caso» Chiesa-Blondet superi di molto, per gravità, il caso Moggi. Non me la prendo con Giulietto Chiesa, che è stato corrispondente dell'Unità da Mosca anche nei plumbei anni brezneviani, e del quale non ricordo scritti di schietta critica nei confronti d'un regime odioso. Gli vengono attribuite da qualcuno doti raffinate d'analista politico. Ho i miei dubbi: alimentati dal fatto che inneggiò al corso politico gorbacioviano, la cui conclusione non mi pare sia stata esaltante.
Aprile Matrix e i ''complottisti''
Pier Paolo Caserta
Per un attimo è sembrato che si potesse gioire. Ci eravamo illusi che in Italia si fosse aperto un dibattito sui troppi punti oscuri della versione ufficiale sugli attentati dell’11 settembre 2001. O meglio, la novità pareva essere che questo dibattito fosse stato recepito anche dall’informazione ufficiale, perché la controinformazione lo aveva già largamente avviato. La sera dell’11 settembre u.s. Mentana, a Matrix, smentendo chi si aspettava la solita frustra puntata di ricorrenza, ha mostrato ampie immagini del documentario “L’inganno globale”, in uscita il prossimo mese ma già disponibile da tempo su Internet.
C’è comunque qualcosa di profondamente fuorviante nel tenore che questo dibattito ha assunto. La discussione si è incentrata sulla contrapposizione tra i sostenitori della posizione ufficiale e i “complottisti”. L’equivoco sta nella scelta della definizione di “complottisti” per indicare chi mette in questione la versione ufficiale. Che cosa vuol dire infatti “complottisti”? Vuol dire chi crede di vedere un complotto, dove questo complotto non esiste. Significa chi sostiene l’esistenza di un complotto per mera contestazione e con una certa dose di paranoia. Nella definizione c’è qualcosa di tendenzioso, perché assimila chiunque sia scettico nei confronti della versione ufficiale a un visionario, cercando di rendere poco credibile in partenza la sua versione.
Non è solo questione di parole. In realtà se c’è stato un complotto, e cioè una deliberata menzogna istituzionale e certificata da parte del Governo americano, allora la versione che smaschera questa menzogna non è “complottista”: è semplicemente vera. Ma a questo punto ne seguirebbe di più, perché i veri “complottisti” diventerebbero allora quelli che hanno ordito questo menzogna, e cioè il Governo americano, che avrebbe sostenuto un complotto, quello degli attentatori, del quale sarebbe dunque lecito dubitare, quantomeno nei termini in cui è stato presentato. È una questione sostanziale e non semplicemente terminologica. Occorre però aggiungere che la verità, quale che sia, la conoscono in pochi e a noi restano evidentemente solo congetture. Ipotesi sulle finalità ultime, per esempio. Perché il Governo americano avrebbe prima avallato, o persino progettato gli attentati e poi nascosto la verità? Semplicemente per giustificare un progetto egemonico su scala mondiale, che passava per le guerre in Afghanistan e in Iraq? O per debellare un nemico interno al Governo stesso? O per conseguire entrambi gli obiettivi, o per quale altro motivo ancora?
Se è vero che per ogni argomentazione si può costruire una valida contro-argomentazione, d’altra parte è anche vero che in ultima analisi è l’insieme degli elementi ad essere probante. Si possono mettere in discussione i singoli dettagli, ma è il quadro d’insieme che rimette insieme i pezzi e fornisce una visione sintetica. Se le cose stanno così, rimane una sola verità indiscutibile: che il Governo americano ha sistematicamente evitato di dire la verità sugli attentati dell’11 settembre, ai suoi cittadini e al mondo intero, da cinque anni a questa parte. Cinque anni dopo l’11 settembre la maggior parte dei giornali ha scelto di enfatizzare gli aspetti emotivi, sottolineando la solidarietà con gli Stati Uniti e con le vittime degli attentati. Ma quelle vittime chiedono chiarezza, non retorica.
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