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notte da ergastolano
by pino Wednesday, Oct. 11, 2006 at 8:47 PM mail: agitazione@hotmail.com

carmelo musumeci

Facciamo circolare questo scritto di Carmelo Musumeci ("Notte da ergastolano") che l'autore ci ha inviato chiedendoci di farlo girare.
Detenuto nel carcere di Badu e Carros a Nuoro, Carmelo è in carcere da molti anni, cinque dei quali li ha trascorsi in regime speciale 41bis. In tutto questo tempo ha sempre lottato con fermezza contro le infamie dell'istituzione carceraria e per i propri diritti e quelli degli altri detenuti, portando avanti varie proteste e venendo per questo trasferito di carcere in carcere.
Attualmente C.M. cura anche una rubrica sul sito Informacarcere (http://www.Informacarcere.it) in cui si possono rivolgere direttamente a lui domande sul carcere e sulla condizione di vita dei detenuti. Questa rubrica rappresenta per lui anche una forma di sostentamento economico e per questo è ancora più importante scrivergli anche attraverso questo mezzo.

Per scrivere a Carmelo :
Carmelo Musumeci, c.c. via Badu e Carros 1, 08100 Nuoro

riportiamo di seguito “notte da ergastolano”.
Cassa Anarchica di Solidarietà Anticarceraria

NOTTE DA ERGASTOLANO
di Carmelo Musumeci

Oggi è scattato l’orario invernale e ci hanno chiuso il blindato alle diciannove, invece che alle ventidue, appena sentiamo il rumore del primo blindato, affacciamo tutti ai cancelli per scambiarci la buonanote e per un attimo sembra di essere allo stadio fra le urla e le grida che ci mandiamo dalle celle più lontane. Subito dopo che chiudono il mio blindato mi guardo attorno e non so cosa fare, questa sera non c’è neppure nulla da vedere alla televisione e non ho neppure voglia di leggere.
E chissà perchè sorrido pensando al rito stupido della buona notte che ci scambiamo tutte le sere in particolare modo con il compagno che sta di fronte a me, pure lui ergastolano. Che buona notte mai potrà essere... la nostra, semmai potrà essere una notte eterna, ma non certo buona. Certe sere, anche se là fuori sei amato, ti senti solo e non hai altro che te stesso. Questa notte mi sento addolorato ed amareggiato e la cella mi sembra una gabbia, mi sento l’unico abitante di questo carcere, di questo mondo e di questo universo. Mi metto a pensare alla mia pena... respiro, dormo, bevo, sogno, insomma vivo, ma sarebbe meglio dire che muoio vivendo, dato che, mentre gli altri detenuti vivono per la libertà, gli ergastolani vivono solo per morire. C’è la speranza ma ormai questa è diventata come un filo d’acciaio dove tutti ci si aggrappano ma poi uno alla volta cadono tutti. Con la pena dell’ergastolo lo Stato si prende la vita di una persona come se questo fosse un oggetto e la ruba per sempre... è come cadere in un pozzo nero senza toccare il fondo. Invece questa notte, se vuoi, puoi finalmente cadere in un morbido materasso. E se cado dalla padella alla brace... nella punta dei forconi di qualche centinaio di diavoli? Ma no! Cerca di essere un po’ ottimista? L’ergastolano deve scegliere eternamente fra la speranza di uscire e la saggia rinuncia alla speranza di uscire. Se decidi di rinunciare a tutte e due sei a posto, ormai la tua vita non è più tua, non c’è più posto per te. L’ergastolo non offre nessuna possibilità, la pena di morte almeno offre la scelta di smettere di soffrire. Il mondo la fuori non ti appartiene più. Non potrai più vivere insieme ai tuoi figli ed alla tua compagna, invecchierai e morirai in carcere, solo la morte ti può salvare. Meglio morire una volta sola che ora per ora, giorno per giorno ed ogni ora ed ogni giorno un po’ di più, per sempre, fra dolore solitudine e disperazione.
Questa notte la solitudine della cella mi sembra ancora più nera, guardo il cielo per trovare compagnia nelle stelle ma sono coperte dalle nuvole e non ne vedo neppure una e per un attimo mi sembra di essere orrendamente solo, sia in cielo sia in terra. Non c’è neppure la luna, che mi ricorda la mia compagna, che tutte le notti è lassù, per me, da tanti anni... questa sera però non c’è e sono io che ho tanta voglia di andare da lei. È facile, basta prendere un lenzuolo, tagliarlo, farci delle corde, legarlo alle sbarre... Hai la libertà a portata di mano o meglio di collo. Il mondo là fuori per te è morto, ti è rimasto solo l’aldilà.
In tutti questi anni ho tanto desiderato essere con lei e con i miei figli, invece non è andata proprio così e provo una immensa tristezza che non sia andata così ed ormai è troppo tardi.
È iniziato a piovere e piove anche sul mio cuore, passeggio nella cella avanti ed indietro, sguardo fisso nel vuoto, indietro ed avanti, intorno alla mia vita ed a quella che rimane.
Accendo la radio e, combinazione del destino, stà trasmettendo una canzone triste di Fabrizio De Andrè: “Quando hanno aperto la cella era già terdi perchè con una corda sul collo freddo pendeva Michele... tutte le volte che un gallo sentirò cantare penserò a quella notte in prigione quando Michele si impiccò Stanotte Michele s’ è impiccato ad un chiodo... ed ora la porta gli devono aprire...”
Penso a tutte le notti inutili che ci saranno come questa e rifletto che la mia vita in questo mondo è finita, posso solo provare a vivere nell’altro mondo. Cicerone diceva: “Se ci sei tu non ci sarà la morte quando invece ci sarà la morte non ci sarai tu”. Quindi come farai a vivere nell’altro mondo se non credi che esiste l’aldilà...
La vita dell’ergastolano è una lunga marcia attraverso la notte e si avanza verso un vuoto senza nessuno sbocco. Non si vive, si mantiene in vita solo un corpo che non ti appartiene più perchè è diventato di proprietà del Ministero di Giustizia. Dicono che la speranza sia l’ultima a morire ma per me muori prima te che la speranza, deciditi a metterti questa corda sul collo.
E poi che senso avrebbe aspettare... anche se per miracolo uscissi fra 30 o 40 anni ormai vecchio e rincoglionito. Gustav Radbruchch sul carcere diceva: “la ricetta di rendere sociale il soggetto antisociale, mettendolo in una situazione asociale, insegnandogli cioè a nuotare fuori dall’acqua, è fallito. Solo nella società si può educare alla società”.
Più anni si passa in carcere e più scemi si diventa. In fondo la mia vita non è stata una brutta vita... ho sofferto, ho amato, amo e sono amato ed è anche per questo che ora è meglio che vada via. A forza di pensare, camminare e di spaccarmi il cervello, anche se sono due anni e mezzo che ho smesso di fumare in questo momento mi fumerei una sigaretta lunga due metri, la classica sigaretta del condannato a morte, mi è venuta anche fame, se proprio mi devo impiccare e me ne devo andare da questo mondo è meglio che prima mangi. Vigliacco, ma che stai facendo pensi a mangiare? Non hai le palle, fai questa cazzo di corda e mettitela al collo, ci leviamo il pensiero e ce ne andiamo, non mi dire che preferisci vivere anni ed anni dentro una gabbia che volare in cielo, vedere le stelle... che male c’è andarsene nell’aldilà a stomaco pieno... prendo una diecina di pomodorini, uno spicchio d’aglio, li cuocio 10 minuti, poi aggiungo olio d’oliva e basilico e mentre rimetto il resto del basilico sulla finestra mi viene in mente che se domani non ci sono è meglio che lo consumi tutto. L’acqua bolle mentre stò mettendo il solito etto di spaghetti, penso che nell’aldilà non c’è bisogno che mantenga la linea e ne calo 2 etti... non è che stai facendo tutta questa sceneggiata per trovare la scusa di mangiare più delle altre sere.
Mi verso un bicchiere di vino, una grattata di pecorino ed inizio a mangiare. Mi ricordo che ho di scorta un’altro cartoncino di vino ed è peccato che lo lasci... quando s’impicca qualcuno chiudono la cella, mettono i sigilli ecc. Quindi me lo bevo. Ah! Mi sento meglio... ora sono pronto e determinato. Questa notte la morte non mi fa paura anzi mi renderà felice mi farà finire di scontare la mia pena. Prendo un vecchio lenzuolo personale da casa perchè se utilizzassi quello dell’amministrazione mi farebbero rapporto e me lo farebbero pagare. Ma che te frega! Non è che ti mandano il conto nell’aldilà! Lo taglio e faccio una bella corda robusta. Stò con le orecchie tese per sentire i passi della guardia della sezione ed ogni tanto apro lo spioncino per vedere se si avvicina e mi colpisce come una frustata in faccia il profondo e triste silenzio notturno del corridoio, un silenzio impregnato di disperazione e paura. La corda è pronta ora devo preparare il classico biglietto d’addio. Sono indeciso con chi iniziare... è giusto che scrivo, per primo a mio figlio, ora sarà lui il capo famiglia: “Caro figlio ho deciso di riacquistare la libertà e la mia vita. Ma che cosa scrivi? Sei fuori di testa! Stai andando a morire cancella “la mia vita”. Stai attento alla mamma, a tua sorella, all’Erika e Lorenzo. Grazie della gioia che mi hai dato di essere mio figlio. Il mio amore sarà sempre con te dentro di te. Tuo papà”. Mi metto a scrivere alla mia compagna ma al solo pensiero che si arrabbierà mi fa paura e mi fa stare male... “amore ho deciso di continuare ad amarti dall’aldilà. Non ti preoccupare per me, ti sarò e ti sentirò ugualmente vicino, ti aspetto fra le stelle, io riconoscerò i tuoi atomi e tu i miei per essere più sicuri fai bruciare il mio corpo, porta le ceneri a casa e lascia detto ai ragazzi che quando morirai anche tu, di mischiare le tue ceneri con le mie. Tuo per sempre Carmelo”. Mi viene in mente che manco da casa da 15 lunghi anni e nonostante questo a volte mi sembra di averla lasciata solo da qualche giorno... rifletto che l’amore ha l’energia e la forza di fermare il tempo e quindi figurati se non può sconfiggere la morte. Sì! Neppure la morte può sopprimere l’amore nè impedire la riunione di due anime che si sono amate. Sono convinto, che il vero amore non potrà mai morire anche quando sulla terra non ci sarà più nessuno, probabilmente il vero Dio è l’amore e l’amore non è Dio. Ricordati cosa ha detto Margarita Hack: considero da sempre qualsiasi religione una debolezza infantile basata sulla paura della morte. Sbrigati che questa è una buona notte per morire e ricordati che la vita in carcere è più triste della morte. Ora è il turno di mia figlia. Cara Barbi, stò venendo a casa alla mia maniera, sto arrivando dentro di te, nel tuo cuore, nella tua anima e nella tua mente per non lasciarti più, vivi anche la mia vita, un affettuoso abbraccio a Fede con amore tuo papà. Due righe le lascio anche all’Erika. Datti una mossa, non è che puoi scrivere a tutti... stà venendo l’alba. Cara Erika, quando Lorenzo cresce parlagli di me poichè solo con i ricordi posso continuare a vivere, grazie di avermi fatto diventare nonno, un bacio a te e Lorenzo. Immaginando quei due bei occhi azzurri vado a leggere la prima letterina che mi ha scritto mio nipotino e che mi ha tanto commosso: “Ciao nonno, ti scrivo per dirti che sono cresciuto ancora in queste due settimane, sono 8 chili e 500 grammi, sono lungo 80 centimetri circa (non stò fermo un secondo così il pediatra non riesce mai a prendermi le misure a modo). Ho sempre solo due dentini ma mi sono spuntati ancora di più in fuori. Il mio piedino stà diventando un piedone, pensa ho già il numero 19... che per la mia età è tanto! Stò facendo impazzire tutti perchè se sono sul letto gattono tutto contento rischiando di cadere perchè non ho ancora capito che il letto non è infinito... Se invece provano a mettermi a terra, così avrei tutto lo spazio che mi serve per giocare, io provo a tirarmi su per camminare ma siccome non sono ancora capace rischio di cadere e farmi male (non dirlo a mamma e papà ma lo faccio apposta per farli ammattire). Sono sempre in movimento, anche se stò fermo solo un minuto vado subito in crisi e spacco tutto, (questo l’ho preso dal papà), ora che ho imparato ad urlare è diventato il mio sport preferito... Di notte più che dormire mi piace giocare pensa che certe volte mi sveglio a mezzanotte o l’una e voglio giocare fino alle sei di mattino, la mamma mi dice sempre che quando sarò grande vivrò di notte... Sono molto fortunato perchè tutti mi vogliono bene e impazziscono per me, basta che tiro due urli o faccio scendere qualche lacrimuccia dal mio bel visino ed ogni mio desiderio viene esaudito... devo essere sincero sono molto viziato! Non ho ancora imparato a fare ciao con la manina e non ho nessuna intenzione di farlo ma l’antipatico del pediatra mi ha scoperto ed ha spifferato tutto alla mamma, gli ha detto che se volessi sarei già in grado di fare tante cose ma siccome sono sfaticato non le faccio... Faccio ammattire la mamma con le pappe perchè mi piacciono ma dopo due o tre cucchiai sono stanco e la mamma pur di farmi mangiare me li dà con il biberon, quindi, perchè fare fatica se posso evitarla facendo solo dei capricci, mi conviene no? Alcune volte la mamma mi sgrida perchè se ne combino una delle mie arriva sempre papà a difendermi quindi quello che dice la mamma neanche lo sento. Devi sapere che voglio molto bene ai miei genitori però ho un’adorazione particolare per il mio papà, è il mio mito, mi fa sempre giocare, me le dà sempre tutte vinte, mi coccola sempre, perchè anchè s’è un duro io l’ho in pugno, come mi guarda non capisce più niente! Non ti preoccupare se non ti vedo spesso perchè ti conosco benissimo la mamma ed il papà mi parlano di te... sei il nonno migliore che potessi avere e so quanto bene mi vuoi ed anch’io te ne voglio tanto... ti mando un bacione, Lorenzo”. Che fai ti commuovi...? guarda che ha appena 9 mesi e la lettera non l’ha scritta lui ma sua madre... anche se l’ha scritta Erika per me è come se me l’avesse scritta lui. La sua mamma è stata solo brava a tradurre con amore i suoi pensieri. Ah! Mi sono dimenticato di scrivere due righe di saluto per il cane della Barbi se no ci rimane male. Ci mancava anche il cane questa non è più una lettera d’addio sta diventando un romanzo. Barbi, fai una carezza a Rajo da parte mia. Un abbraccio affettuoso a mio fratello, mio padre, a Giuliano a tutti quelli che mi hanno voluto bene e che mi vogliono bene... ora sei pronto, non perdere più tempo e non lasciarti scappare questa occasione per scappare. Questa notte il dolore è più forte delle altre notti. Sì, sono pronto, mi convinco che questa notte mi sento così triste come non sono mai stato, lego la corda alle sbarre della finestra, salgo sullo sgabello, mi metto il cappio al collo... e penso alla mia famiglia. Nell’aldilà non posso scrivere nè telefonare ai miei figli e fra poco sarà anche il compleanno di Lorenzo e se non ci sarò ci rimarrà male. Non devi continuare a ragionare da vivo, sforzati a ragionare da morto, da vivo le domande non finiscono mai. Come faccio a ragionare da morto se sono ancora vivo... Come faranno senza di me? Vivranno meglio, non ti preoccupare. I miei figli cresceranno senza padre. Ormai sono grandi e vaccinati. Potrei essere più utile stando vivo continuando a dare loro il mo amore anche dentro le mura di un carcere. Mettiti in testa che non hai più nessun motivo per vivere. Ormai per loro sei solo u peso ed il tuo amore continueranno anche a sentirlo se sei morto... Dai retta a me, è la soluzione migliore, meglio morto che zombi, è l’unica via di fuga che hai, dai sto cazzo di calcio allo sgabello. Gli altri penseranno che sono un vigliacco perchè dicono che ci vuole più coraggio a vivere che a morire. Cretinate... questo lo dicono i vigliacchi che hanno paura di morire. Solo i grandi uomini decidono di andarsene quando vogliono, non possiamo decidere noi quando nascere ma morire... almeno questo decidiamolo noi. Il suicidio è la migliore delle morti, ciascuno muore come ha vissuto e tutti diranno che sei stato coraggioso sia in vita che nella morte. Uno ha diritto di stabilire come e quando la sua vita cessa di essergli utile. D’altronde quando la speranza è inutile fa solo male al cuore. Meglio una fine spaventosa che uno spavento senza fine. Non vedrò crescere Lorenzo, sono l’unico nonno che ha. Bel nonno, un ergastolano. Dicono che soffre più chi rimane che chi muore. È ovvio, è più difficile affrontare la morte degli altri che la propria e forse... come diceva lo scrittore Satta: “i morti sono sciolti da tutti i problemi meno da uno solo, quello di essere stati vivi”. Suicidarsi è peccato! Ora non trovare stupide scuse, ti ricordo che sei ateo e che non credi a dio. Si ma metti il caso che esiste? Beh! Se è buono come dicono ti perdonerà e ti manderà in paradiso. Un grande filosofo ha scritto che sicuramente l’inferno è vuoto perchè Dio è così buono che non ci terrà dentro nessuno. Non vorrei, con il culo che ho, che iniziasse con me, scapperei da un inferno per entrarne in un altro. Sono anni che sogni di uscire dal carcere, i sogni non si realizzano da soli, ora sta a te realizzare il tuo gran sogno dando una spinta allo sgabello. Che ci stai a fare qui, ormai fai più parte dell’altro mondo che di questo... non ti preoccupare per la tua famiglia continuerai a vivere dentro le persone che ti vogliono bene. Guarda il cielo, le nuvole sono scomparse e si vedono le stelle, la luna mi sta sorridendo. Bene o male in questo mondo vivo sotto il solito cielo dei miei figli, di Lorenzo e della mia compagna, il loro amore sono la prova che io esisto e sono vivo anche fuori da queste mura... chissà invece nell’atro mondo. C’eravamo quasi potevano le nuvole continuare a coprire le stelle e la luna. Domani mi arrivano i pomodori, il gorgonzola e le banane che ho ordinato alla spesa... ma sei proprio matto invece di pensare a morire pensi a mangiare. Domani ho anche la telefonata settimanale ed è il turno di sentire mio figlio... ma insomma ti decidi o no e lascia perdere di pensare alle cose di questo mondo. La morte è bella e buona e guarisce tutti i mali. Domani alla televisione c’è “L’isola dei famosi” e devo ancora finire di leggere il quinto libro “Focolari di pietra” della “Saga dei figli della terra”. Posso rimandare, non muore mica nessuno se non mi ammazzo questa notte. Appunto! Il guaio è proprio che non muore nessuno! Ti giuro sulla libertà che lo farò dopodomani. Come fai a giurare sulla libertà che non ce l’hai e che mai potrai avere? Come fai a pensare alla vita se sei già morto? Non sprecare questa occasione, questa è l’unica via d’uscita che ti è rimasta per staccarti da questa amara realtà.
Che ore saranno? Che ti interessa? Perchè contare il tempo? Non serve a nulla perchè dopo che hai preso l’ergastolo il tempo non ti appartiene più. Mi sono stancato di pensare e mi sta venendo sonno. Che fai, sei sceso dallo sgabello? E ti sta venendo sonno... guarda che morire è come dormire. Ricordati che la vita in carcere è di una inutilità e di una malvagità totale. Se continui a vivere lascia ogni speranza di stare meglio.
Non ho paura di morire, l’unica paura che ho è di non vedere nell’aldilà i miei figli, il mio nipotino e la compagna della mia vita, di una vita, per questa notte preferisco vivere, mi metto a letto... è stata proprio una brutta nottataccia da cani, una notte da ergastolano.


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