Repubblica 17/10/2006
I fatti accaduti domenica mattina ad Almese meritano una attenta riflessione. Un sindaco rilascia un´intervista a un giornale e il mattino dopo si ritrova un centinaio di persone in piazza che gli mettono un megafono in mano e lo costringono a spiegare il senso delle sue dichiarazioni. Il sindaco parla, in parte ritratta, finche la platea se ne va. A calmare gli animi, contribuisce l´intervento del presidente della Comunità montana che evita il peggio. Che cosa aveva detto il sindaco? Che forse era saggio discutere sul tracciato della Tav, che non aveva senso la logica del muro contro muro. Una posizione su cui si può concordare o dissentire, non certo una dichiarazione che, in una situazione normale, possa suscitare processi di strada con l´autore nelle vesti dell´imputato. Uno dei sostenitori della piazzata, Alberto Perino, ha definito l´episodio «un esempio di democrazia partecipata. Da noi - ha spiegato - si fa così». Perino non lo ricorda, o forse non lo sa, ma la sua «democrazia partecipata» non è un´invenzione originale. Ha anzi più noti precedenti nella storia dei movimenti della sinistra europea. Agli inizi del secolo scorso si chiamava «processo popolare» e consisteva nel fatto che il malcapitato di turno veniva costretto da una folla minacciosa a giustificare il suo presunto tradimento della causa comune. Per questo veniva additato come nemico, anzi rinnegato. Caratteristica del «processo popolare» era il fatto che nessuno contestava all´imputato il merito delle sue idee: il tribunale del popolo agiva piuttosto per difendere l´interesse della causa comune contro qualcuno che aveva cambiato posizione perché certamente in combutta con il nemico. Un avversario nel fortino dell´esercito dei puri, un pericolo da eliminare. Ricordare queste analogie può essere utile alla vigilia di una stagione di confronto e dibattito sul merito dei progetti. Una stagione che gli abitanti della valle di Susa hanno chiesto invano per decenni e che oggi hanno giustamente ottenuto. Perché la richiesta di partecipazione e democrazia non può valere solo nei rapporti tra la valle e il resto del mondo ma deve valere anche all´interno della valle. E´ bene ricordarlo non solo a coloro che per cultura ed esperienze si portano addosso le vittorie e le sconfitte della sinistra radicale italiana. Ma anche ai tanti, meno vaccinati, che quelle esperienze non hanno vissuto perché impiegati di banca e sindacalisti del movimento cattolico. E che ora, in età non più verde, si mettono in testa un cappello da alpino e scoprono il fascino della Terza Internazionale. Ps: ci ha colpito il silenzio delle forze politiche sui fatti di Almese. Distrazione? paolo griseri
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