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Il caso Veltroni
by Corrispondenze Metropolitane Friday, Oct. 20, 2006 at 11:10 PM mail:

Elementi per una campagna contro una Giunta “esemplare”.

IL CASO VELTRONI.
Elementi per una campagna contro una Giunta “esemplare”.

Roma, ore 9.30 del 17 ottobre. Nel momento di maggiore espressione della politica-immagine della giunta capitolina, una tragedia riporta tutti ai problemi città eterna.
A Piazza Vittorio un treno ne tampona un altro, penetrandolo per 3 metri. Muore una giovane pendolare, 235 sono i feriti, 5 molto gravi. L’ipotesi più accreditata è che il treno procedesse, col cosiddetto rosso permissivo, ad una velocità superiore a quella consentita dalla prassi, che è di 15 km orari. Ma anche se così fosse stato, avrebbero dovuto frenarlo dispositivi automatici che non sono intervenuti. Dunque, sebbene le cause non siano ancora certe e si cerchi di mettere in evidenza soprattutto l’errore umano, ce n’è già abbastanza per porsi problemi sul funzionamento del servizio di trasporto pubblico. Lo stesso ministro dei trasporti Bianchi pur dicendo, ieri, che il caso specifico non è ancora spiegabile, ha dovuto riconoscere la situazione in cui versa la Metro di Roma, con stazioni (quella di Piazza Vittorio ma non solo) in condizioni tali da essere a malapena agibili.
Ora, di fronte all’accaduto il primo commento che ha saputo fornire il primo cittadino è stato che si trattava di “vagoni nuovi, appena acquistati e perfettamente funzionanti”. Dobbiamo comprenderlo, è frastornato: nei giorni precedenti in troppi lo hanno incensato per la Festa del cinema e ora sarà costretto ad occuparsi di più dei trasporti. Ovvero di uno dei problemi che rendono Roma, città dalle grandi distanze e frequentata da tantissimi pendolari, difficilmente vivibile. Si pensi alle lunghissime attese degli autobus, ai continui guasti della Metro, al pessimo funzionamento della rete ferroviaria di collegamento con il resto del Lazio. Per non dire di precedenti incidenti che potevano essere mortali come quello accaduto nel gennaio del 2005 a Porta Maggiore, con lo scontro fra un tram ed un trenino della Roma Pantano.
Dunque, a ben vedere, la domanda di rito (“come si è arrivati a questo?”), è quasi superflua. In fondo è tutto chiaro. Solo che Veltroni, sindaco pessimo sotto ogni profilo, opera indisturbato da anni e, non molti mesi fa, è arrivato trionfalmente al suo secondo mandato.
Può essere che a garantirgli tanta popolarità sia stato il fumo negli occhi gettato con iniziative come la Notte Bianca e l’odierna Festa del Cinema? E’ difficile crederlo. Le manifestazioni in questione non sono che uno sviluppo estremo di quel culto dell’effimero che fu lanciato da Renato Nicolini, quando era assessore alla cultura. In esse, l’idea della cultura come mero oggetto di consumo trova una perfetta espressione. Un’espressione che giunge all’assurdo quando si catapulta qualche star hollywoodiana in periferia, quando si concede un po’ di Leonardo Di Caprio ai poveracci di Tor Bella Monaca, che tanto il giorno dopo torneranno alla loro vita grama.
Se invece si andasse a vedere quello che il solerte sindaco ha concretamente fatto per le periferie ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli. Ad orientare l’agire della sua giunta sono stati ben altri interessi che non quelli dei settori popolari. Si pensi al piano regolatore: oggetto di una critica morbida da parte degli ambientalisti, esso si è tradotto nella cementificazione di vaste aree di campagna romana. Un grande regalo per i palazzinari ed in primo luogo per Caltagirone, che ha contraccambiato facendo del suo quotidiano romano (Il Messaggero) un megafono d’ogni iniziativa del Sindaco.
Ora, il principale effetto della nuova espansione della città è stata la “promozione” delle periferie incluse dentro il raccordo anulare, che, senza risolvere nessuno dei loro annosi problemi, hanno visto una impennata dei prezzi delle case incredibile. A Veltroni nessun quotidiano lo ha fatto notare. Così, il nostro ha potuto pure lagnarsi con l’esecutivo di centrodestra perché, tagliando i fondi agli enti locali, diminuiva la quota di sostegno agli affitti che il Comune elargisce ai “più bisognosi”. Lamentela in sé giusta, peccato che la politica pro-palazzinari di Veltroni sia tra le principali cause del caro-casa nella capitale.
Ma non c’è problema: Walter è riuscito a farla franca ed a presentarsi come paladino della lotta per la casa.
Ora ci manca solo che venga identificato come il beniamino dei lavoratori precari. Certo, presentarlo come tale risulterebbe difficile anche ai media più menzogneri. Roma è la prima azienda erogatrice di lavoro precario nel Lazio, con diverse situazioni-limite. Tra queste, quella degli operatori sociali, che lavorano per quelle cooperative bianche o rosse cui il Comune appalta l’intervento nelle sempre più vaste sacche di disagio della metropoli. Coloro che sono raggiunti dal servizio, gli “utenti”, sono poco più che numeri, cui si offre una prestazione raramente calibrata sulle loro esigenze. Chi si impegna a fornire il servizio, l’operatore, lavora senza garanzie, sottopagato, spremuto come limone e mandato allo sbaraglio, senza strumenti, a lenire in solitudine situazioni che richiederebbero interventi strutturali. Le cooperative, invece, prosperano ed il Comune rivendica la capillarità dei suoi servizi sociali. Naturalmente, quotidiani e Telegiornali regionali si guardano bene dal raccogliere il dissenso di operatori ed utenti.
D’altronde, gli stessi organi di informazione hanno dato uno spazio enorme alla inaugurazione dei nuovi treni della Metro, che fino a ieri gonfiavano d’orgoglio Veltroni. Così come prendono incredibilmente sul serio le dichiarazioni della Giunta sulla lotta contro l’inquinamento e sulla necessaria riduzione del numero di autoveicoli circolante a Roma. Quando l’incivile condizione che vive quotidianamente chi prende i mezzi pubblici rende chiaro che il Comune ha scelto di favorire il trasporto privato. Lo testimonia, d’altronde, il fatto che ad esso fanno riferimento le più incisive tra le grandi opere (ad esempio, il Passante a Nord-ovest ed il grande parcheggio del Pincio).
Ma in questo quadro a tinte fosche c’è un altro aspetto da considerare. Il Sindaco non ha goduto solo del sostegno dei media. Alla massiccia ed efficace campagna di stampa e Tv, si è aggiunto, in questi anni, il consenso di un’ampia fetta del Movimento che dice di voler superare l’esistente. Vi sono settori di Movimento che della Giunta hanno anche fatto parte e che, pur esprimendo occasionalmente dei dissensi, nel complesso l’hanno sostenuta. Evitando, peraltro, che questioni in sé esplosive come quella della casa diventassero motivo di scontro autentico col Comune.
Dunque, l’uomo che distribuiva figurine con l’Unità ed il suo staff si sono resi artefici di un piccolo capolavoro. Hanno amministrato la città nel modo peggiore, nel segno degli interessi dei grandi imprenditori, ma sono riusciti ad attutire il conflitto sociale. Al punto che Roma è considerata un modello di gestione da estendere a tutto il paese da cospicui settori della Confindustria. Carlo De Benedetti, proprietario di un quotidiano (La Repubblica) che gli addetti ai lavori definiscono la Pravda di Veltroni, vede nel primo cittadino della Capitale l’uomo nuovo. Per l’ingegnere, se Prodi è un amministratore straordinario, cioè una figura transitoria, il compagno Walter può essere tra i leader di un futuro centrosinistra dal baricentro ancor più spostato verso gli interessi padronali.
Per questi motivi, la rabbia che proviamo per la tragedia di ieri, per i rischi che corre chi semplicemente va a lavorare, deve trasformarsi in azione.
Veltroni per troppi anni ha dormito sonni tranquilli. Deve essere impegno di chi veramente vuole superare l’esistente impedire che continui ad essere così.
Roma, 18 ottobre 2006

Corrispondenze Metropolitane – collettivo di controinformazione e d’inchiesta
(Riunione ogni martedì, ore 21, presso il Comitato di Quartiere Alberone, via Appia Nuova 357)

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