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Essere kurdi dopo Genova (1): storia di S.G.
by Dino Frisullo Sunday, Aug. 12, 2001 at 1:57 PM mail: dinofrisullo@libero.it

"Dio mio, Genova sembra Diyarbakir! Cos'è diventata la vostra Italia? ed a noi profughi politici, cosa potrà succedere?" chiese un giovane kurdo avviandosi verso Brignole, gli occhi sgranati quel tanto che consentiva il gas dei lacrimogeni. Risposta numero uno...

S.G. è uscito ieri dal carcere di Regina Coeli, sbarrando gli occhi nel sole del sabato ferragostano. Perchè ci sia entrato, la sera del 24 luglio, non lo sa neppure lui. Viene da un villaggio presso Bingol, parla poco l'italiano e anche se lo sapesse non parlerebbe, intimidito com'è dalla metropoli. Ha il permesso di soggiorno "in attesa di asilo politico", non ha la patente di guida e non ha mai guidato un'auto in vita sua: nel suo villaggio si va a dorso di mulo. Che c'entra? Vedrete.

Quella sera S.G. forse commise un errore. Di ritorno dalla grande manifestazione romana per i fatti di Genova, indossava una maglietta con il volto del Che. Un ricordo di Genova, appunto. Alle 22 saluta i suoi compagni del centro Ararat e s'avvia verso il centro d'accoglienza comunale che lo ospita di notte. All'angolo della metro Piramide, in un angolo buio, fa per pisciare: all'Ararat non era facile, c'è un solo cesso per cento profughi. Stridore di freni, lampeggiante blu: una volante dei carabinieri. Documenti. Guardano a lungo quella maglietta, poi lo strattonano, mani alzate faccia al muro. Non saprà mai dove il giovane carabiniere ha preso le forbici, un paio di forbici da cartoleria col manico rosso che gli sventola sotto il naso: "Sono tue! Volevi rubare quell'auto, vero?" e accenna a una jeep ferma a venti metri.
S.G. non sa neppure come si avvia, una jeep...

"Tentato furto d'auto aggravato": il giorno dopo il giudice conferma l'arresto di un ragazzo sbalordito e stordito, che non capisce una parola di ciò che gli dicono e avrebbe diritto a un interprete che non c'è. Torna a Regina Coeli senza poter neppure telefonare agli amici, che intanto mettono a soqquadro la città per cercarlo. Neppure il centro di accoglienza viene avvertito. Si dovrà mobilitare l'ufficio di gabinetto della questura, per riuscire a sapere dopo una settimana che sì, la caserma dei Cc di via in Selci ha arrestato quella sera un ladro d'auto...

Ora S.G. dopo le galere turche conosce anche quelle italiane: anche questa è integrazione. L'avvocato Simonetta Crisci, del Genoa Legal Forum, racconta che il giudice del riesame era stupefatto, e per scarcerarlo non ha voluto neppure vedere le carte. Intanto quei venti giorni di non vita non glieli restituisce nessuno. Ora ha paura: con il processo pendente forse gli negheranno l'asilo politico. Ma la sua paura è più profonda. Che paese è mai, quello al quale sta chiedendo asilo e protezione?

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