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Presidi contro la guerra globale permanente a sud di roma
by castellicontroguerra Tuesday, Jan. 14, 2003 at 3:14 PM mail:

Presidi contro la guerra globale a sud di roma... Appello

APPELLO
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AIUTACI A GRIDARE
NO ALLA GUERRA!
RIFIUTALA RESISTI RIBELLATI

PARTECIPA ANCHE TU Ai PRESIDI CONTRO LA GUERRA!

SABATO 18 GENNAIO, dalle ore 17.00 alle ore 20.00, a FRASCATI, in PIAZZA SAN PIETRO, e a COLLEFERRO, in PIAZZA GOBETTI, TROVERAI I VOLONTARI DI EMERGENCY, IL COORDINAMENTO CASTELLI ROMANI CONTRO LA GUERRA, MUSICA, FOTO, INFORMAZIONI E TUTTI COLORO CHE SI RIFIUTANO DI DIVENIRE COMPLICI DI ULTERIORI TRAGEDIE UMANE, SPETTATORI IMPOTENTI DEI CRIMINI INFINITI E PREVENTIVI.

IL 15 FEBBRAIO NON MANCARE
ALLA MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA
SEMPRE CONTRO LA GUERRA SENZA SE E SENZA MA,
CON O SENZA L'O.N.U.


COORDINAMENTO CONTRO LA GUERRA
CASTELLI ROMANI

Sede provvisoria: Aula Consiliare Grottaferrata
(prossima riunione: martedì 4 febbraio, ore 19)

MOBILITIAMOCI SUBITO PER DIRE: BASTA GUERRA!!!

Che Bush decida o meno il secondo round della guerra, in realtà la guerra in
Iraq non è mai finita: sono dieci anni che il territorio di quel paese è sottoposto a continui bombardamenti, e - se non bastasse - che la popolazione civile è martoriata da un embargo inutile, durante il quale sono
morte più di un milione e mezzo di persone, a causa delle malattie più comuni, curabili e non curate per mancanza di mezzi. Le cifre parlano chiaro: il 23% dei bambini nasce sottopeso; all’età di 5 anni un bambino su 5 è vittima di malattie legate alla malnutrizione; le scuole sono atiscenti e crescono criminalità e disagio sociale. E Saddam … è rimasto lì!
Le ragioni della guerra sono ben lungi dall’essere quelle dichiarate: il possesso (non dimostrato) di armi di sterminio di massa, o la lotta al “terrorismo” per la “sicurezza della comunità internazionale” (?), come il
grosso degli organi di informazione continuano a ripeterci. Dalla Cina a Israele, passando per il Pakistan e l’India - per non parlare di USA, Russia, ecc. - anche altri paesi possiedono infatti armamenti distruttivi, prodotti tra l’altro con materiali e tecnologie notoriamente forniti da
paesi presunti “avanzati”. E non può certo tranquillizzarci che, a “proteggerci”, sia un personaggio come Bush, già poco chiaramente eletto (ricordate i sospetti risultati elettorali?) e soprattutto collegato da diretti interessi ed affari in materia di petrolio (e non solo) allo stesso
Bin Laden, i cui movimenti - come hanno denunciato pubblicamente esponenti dimissionari degli stessi servizi segreti americani - erano noti da tempo e che quindi si sarebbe potuto fermare ben prima degli attentati alle Due
Torri e al Pentagono.
Il decantato “ripristino della democrazia” in Iraq, attraverso la guerra e la destituzione di Saddam Hussein, avrebbe la stessa efficacia dell’intervento in Afghanistan, che doveva restituire alla popolazione un regime
civile e liberarla dalla schiavitù imposta dai Talebani, mentre ha lasciato il paese allo sbando, con la popolazione ancora in preda alla violenza, questa volta dei “signori della guerra”, ma con la benedizione - meglio l’
indifferenza - dei “signori del mondo”…
Questa guerra, in realtà, è voluta dai petrolieri Bush, Cheney e soci, per controllare le risorse petrolifere dell’area, preoccupati del ruolo egemonico che ha l’Arabia Saudita nel settore. La guerra inoltre:
- serve a pagare la cambiale che Bush ha contratto con le industrie degli armamenti (i maggiori sponsor della sua campagna elettorale);
- serve a tentare di superare la crisi economica interna che attanaglia gli
USA già da prima dell’11 settembre 2001;
- serve a distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dagli scandali
finanziari (ENRON, WorldCom) che rischiano di travolgere l’amministrazione
USA, creando (con l’ausilio dei media) un clima - questa volta sì - di
terrore, talmente profondo da rendere accettabile non solo una guerra, ma
anche inaudite restrizioni dei più elementari diritti civili e democratici.
Le guerre contemporanee non sono altro che l’estremo strumento di
coercizione, esercitata da organismi sopranazionali (Fondo Monetario, Banca Mondiale, Organizzazione per il Commercio Mondiale…) per imporre la propria
egemonia economico-militare: essi utilizzano, a seconda dei contesti, ora la
guerra globale permanente, ora politiche monetarie che strangolano le
economie di interi paesi (vedi l’Argentina), ora la demonizzazione e la
repressione del dissenso e del conflitto sociale, per il controllo politico
ed economico mondiale, per il primato del mercato e del profitto.
In altre parole, la guerra è una delle articolazioni delle politiche
economiche neoliberiste che, con la scusa di risanare l’economia, impongono
al mondo ricette a base di privatizzazioni, smantellamento dello “stato sociale”, appropriazione delle risorse primarie (acqua ecc.) e dei servizi di pubblica utilità, precarizzazione del lavoro, soppressione di ogni voce
che si levi al di fuori dal coro. Il tutto, per esportare il “modello” - quando non venga imposto con le bombe - nel “Sud del mondo” (e non solo),
inducendo masse di donne e uomini disperati a cercare rifugio altrove, per sfuggire alla guerra o alla fame. La risposta del “Nord del mondo” è, ancora
una volta, repressione ed esclusione, attraverso leggi razziste e xenofobe, volte a considerare i flussi migratori come un problema di “ordine pubblico”
, piuttosto che rimuoverne le cause.
In questa dinamica, il ruolo dell’ONU è di un’ambiguità esemplare. Ben lungi dal prodigarsi per una soluzione politica dei conflitti, questo organismo è ridotto a strumento di gruppi di potere, applicando la strategia dei “due pesi e due misure”: da un lato, guerra a uno Stato sospettato di avere armi
distruttive e di non volere rispettarne le risoluzioni; dall’altro, silenzio
verso paesi che dichiarano apertamente il possesso di armi di sterminio, o che ne violano sistematicamente le risoluzioni (come Israele).
C’è un altro aspetto che vale la pena di sottolineare. Il patto fondante della nostra Repubblica ci vincola alla risoluzione pacifica dei conflitti:
è’ l’articolo 11 della Costituzione, che bandisce la guerra e che non ci risulta sia stato ancora abrogato. Fermare questa guerra è quindi una battaglia di civiltà e democrazia, non soltanto in difesa del sacrosanto
diritto dei popoli della terra all’autodecisione, ma anche in difesa delle
nostre stesse conquiste politiche e sociali! Per queste ragioni, il
“movimento dei movimenti” invita alla mobilitazione nazionale contro la
guerra il prossimo 15 Febbraio a Roma, per ribadire con chiarezza il nostro:

- NO a tutte le guerre, con o senza l’ONU!
- SI’ a una soluzione politica della crisi medio-orientale, mediante il
ritiro immediato di Israele dai territori occupati e il riconoscimento dello
Stato palestinese!
- NO alle politiche economiche neoliberiste, che aumentano il divario
economico-sociale tra Nord e Sud del mondo (e all’interno del Nord stesso),
distruggono l'ambiente, si accaparrano le risorse primarie, impongono
soluzioni scavalcando la sovranità degli Stati nazionali e usano la guerra
come strumento repressivo e di controllo!
- NO alla legge Bossi-Fini, legge razzista e xenofoba che, dichiarando
guerra ai migranti, mira anche ad attaccare i diritti di tutti!
- NO alla criminalizzazione del dissenso e del conflitto sociale!

LOTTIAMO INSIEME PER LA COSTRUZIONE DI UN “ALTRO MONDO POSSIBILE”!!!

NO ALLA GUERRA! RIFIUTALA RESISTI RIBELLATI


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