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Gerusalemme:i fedeli del tempio
by M.Blondet Friday, Jan. 31, 2003 at 4:16 PM mail:

Gerusalemme

I FANATICI DELL'APOCALISSE

Ultimo assalto a Gerusalemme

di Maurizio Blondet

Ed. il Cerchio iniziative editoriali

pag. 171 € 15,00




Il libro di Blondet, giornalista del quotidiano L'Avvenire, prende avvio da una domanda in apparenza esclusivamente religiosa: chi sono i seguaci della setta ebraica "I Fedeli del Tempio", che sembrano alacremente lavorare perché si avverino le profezie bibliche sull'Apocalisse?
Potrebbe sembrare una domanda che poco ha a che fare con l'attualità, ma se l'obiettivo dei Fedeli del Tempio è di ricostruire il Tempio di Salomone sul suo luogo originario, ovvero la Spianata delle Moschee a Gerusalemme, allora il tutto diventa di drammaticamente attuale.


Dato l'argomento, Blondet fa continui riferimenti biblici, che non possono essere evitati parlando di un popolo che riconosce se stesso solo ed esclusivamente in chiave religiosa, e si deve ammettere che lo sguardo dell'autore è decisamente religioso, mentre cerca di dimostrare che gli ebrei israeliani sono l'unico popolo in grado di commettere il sacrilegio ultimo (la costruzione del Tempio e la ripresa del sacrificio rituale) che avrebbe il potere di scatenare l'arrivo dell'Anticristo e quindi l'Apocalisse. Ma poi il sacro si mischia con il profano, e la lettura si fa quindi interessante anche per chi non crede, quando iniziano a svelarsi prima i vecchi legami fra la politica americana e inglese e gli affaristi ebrei, e in seguito come tutto converga dentro lo stato d'Israele, dove le linee guide "dell'unica democrazia mediorientale" sembrano essere dettate dalle scuole rabbiniche (forse non è un caso che Uri Avnery abbia definito coraggiosa la dichiarazione di laicità del candidato laburista Mitzna). Degne di attenzione, in questo caso, le citazioni tratte da Israel Shahak sulla sempre più forte influenza che ha la religione sulla vita israeliana, fino all'appropriazione di citazioni bibliche riservate a Dio per applicarle ad Israele stesso.

Il saggio analizza la storia ebraica e spiega come popolo e religione sono diventati tutt'uno, e l'origine della frattura tra loro, "popolo eletto", e gli altri. Dall'antico regno di Giuda, passando attraverso la diaspora, il sionismo, la rivoluzione russa e la proclamazione dello stato d'Israele, assistiamo al crescere dell'influenza dei finanzieri ebrei, prima sull'Inghilterra e poi sugli Stati Uniti; la massoneria, zona d'ombra dov'è impossibile indagare; l'azione delle lobby a favore di Israele.

Interessante la "convergenza di interessi", descritta da Blondet, che dal 1982, negli Stati Uniti unisce due gruppi che fino a quel momento si erano praticamente ignorati, se non trovati su opposti fronti: la comunità ebraica (di solito liberal) e i protestanti conservatori dell'America rurale. Un intero capitolo è usato per spiegare la strategia dell'avvicinamento fra i due gruppi quando l'invasione del Libano, i massacri di Sabra e Chatila, l'annessione di Cisgiordania e Gaza, portano un gravissimo danno "all'autorità morale" di Israele e l'AIPAC deve correre ai ripari per non perdere sostenitori in America. La sinistra, i comunisti che perseguitano Israele, è il grimaldello usato per scardinare i cuori, e i portafogli, dei protestanti; poi inizia l'avvicinamento religioso, e rabbini e predicatori scoprono di avere molte cose in comune: dall'interpretazione letterale della Bibbia all'attesa per il Messia (su ci? che accadrà dopo l'avvento del Messia le opinioni divergono, ma questo è un altro discorso). Dopo l'opera di convincimento la destra americana, i cosiddetti cristiano-sionisti, appoggia senza riserve la costruzione del Tempio, evento centrale senza il quale è impossibile l'arrivo del secondo Messia. Ovviamente, nel saggio non sono dimenticati i coloni, parte importante della strategia dei Fedeli del Tempio.

Il libro è stato scritto nel 1992 e molti avvenimenti sono diventati di pubblico dominio, come la scelta forzata di Israele per gli ebrei russi che volevano espatriare, ma Blondet aggiunge spiegazioni e lega avvenimenti apparentemente scollegati fra di loro, come appunto l'espatrio degli ebrei russi e la tempesta attorno al passato nazista di Kurt Waldheim, candidato alle elezioni presidenziali austriache.

Una seconda edizione è stata presentata nel 1995, poco dopo l'assassinio di Rabin, con una prefazione che commenta sia gli accordi di Oslo (pessimi per i palestinesi, afferma l'autore), sia quella morte, che ha rivelato al mondo ci? che Israele non voleva si sapesse: l'esistenza di un fondamentalismo ebraico. La terza edizione è del maggio 2002 e la prefazione è veramente interessante (secondo me, vale da sola il costo del libro). Blondet era a New York come inviato per il suo giornale dall'11/9/01 e racconta la sua esperienza, ci? che accadde dopo gli attentati e le informazioni che raccolse. Ad esempio, ci svela che alla Casa Bianca si era subito pensato ad un attacco interno e non a terroristi giunti da fuori, oppure leggiamo della sessantina di israeliani arrestati dall'FBI durante le indagini e di come tutto sia stato messo a tacere, e puntando anche l'attenzione sulle dichiarazioni del governo israeliano,.

In appendice, l'autore ci fa conoscere meglio i Kazari, il popolo da cui discendono gli ebrei dell'est, e (sublime!) una breve ma esauriente biografia di Ariel Sharon, in cui si ricorda come il fondatore del Likud, Jabotinski, fosse amico di Mussolini (!).

Commovente, suggestiva e amara, alla luce di ci? che vediamo tutti i giorni durante il TG o leggiamo sui quotidiani, la domanda che si pone Blondet sulle crociate: e se fossero state un'ordalia, un giudizio del Signore per stabilire chi fra i due contendenti era il più meritevole di difendere i Luoghi Santi?

La domanda non ha risposta, come non hanno riscontro altre domande che si fa Blondet. Ad alcune, nella prefazione all'edizione del 2002, non dà volutamente risposta e si capisce il perché (domande pericolose, le definisce). Nemmeno per un altro quesito ha la soluzione: perché Hussein di Giordania rinunci? alla sovranità sulla Spianata delle Moschee, prerogativa della sua casata, che comporta un dovere preciso, la custodia dei Luoghi Santi islamici e la loro difesa ad oltranza?

In conclusione, questo libro potrebbe interessare i visitatori di IndyMedia?

Io credo di si, perché le cose che racconta vanno oltre la visione religiosa di un giornalista che si dichiara cristiano e credente. Potremmo stare giorni a discutere se credere alle Sacre Scritture e aspettarci l'Apocalisse, nel caso il Tempio fosse ricostruito, oppure se ridurre tutto a mito, ma non è questo il problema. Il punto centrale che il saggio affronta è che oggi, in Israele, qualcuno ci crede e ha enormi appoggi politici e finanziari, sia in patria sia fuori. E che questi appoggi si traducono, per la Palestina, in una progressiva, forzata, perdita del carattere multiculturale di Gerusalemme, che nel silenzio del mondo sta diventando sempre più ebraica; in uno stillicidio continuo, inarrestabile di vite palestinesi sacrificate; in minacce per niente vaghe di transfert: via tutti i palestinesi, che danno fastidio con questa presenza che vive, si difende, lotta... anche per i Luoghi Santi.

S?, il libro è attuale. E se ci fermassimo a pensare un momento, potrebbe cambiare anche l'angolazione nel vedere la guerra contro l'Iraq. Dopo l'11/9/02, Richard Perle scrisse una lettera aperta a Bush jr. chiedendo: guerra in Afghanistan per catturare Bin Laden; rovesciare Saddam Hussein; scatenare misure appropriate contro Siria e Iran; applicare sanzioni ai palestinesi, fino a quando "Arafat non arresterà tutti i terroristi". Sembra "l'elenco della spesa" di Tel Aviv, vero? Forse il petrolio è la spiegazione più valida per ci? che accade in Medioriente, ma è anche una buona scusa per non vedere oltre.




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