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Il ritorno dei Savoia. W i Savoia ( P.II )
by Child of the Light Wednesday, Mar. 19, 2003 at 4:11 AM mail:

Seconda Parte. A giudicare dalla stupidità e dalla bassezza dei commenti ricevuti nella P.I, ci sarebbe da ritirarsi per sempre da Indymedia. Cosa stia qui a fare me lo chiedo tante volte. Fui anch'io una volta di Sinistra, ma mai rozzo come certuni ivi contattati. Certe cose danno il voltastomaco!


Per la P.I vedi http://italy.indymedia.org/news/2003/03/212376.php


3) La maledizione di Casa Savoia

I Savoia vogliono riunificare l’Italia e trovano un ostacolo imponente nell’Austria. Secondo il Mola Vittorio Emanuele II, re di Sardegna, rinviene degli alleati contro l’Impero Austro-ungarico nella Francia e nell’Inghilterra quando il sovrano decide di appoggiare tali nazioni nella guerra da loro indetta contro la Russia zarista. Tuttavia, personalmente, ritengo che dietro il disegno dell’unificazione della penisola vi sia la Massoneria deviata, ossia il Grande Oriente. Donde si spiega la Stella Rovesciata di cui sopra nello stemma sabaudo. Per pagare i debiti di guerra, il re decide di confiscare i beni della Chiesa, ciò che non manca di suscitare violente proteste ed insurrezioni da parte dei cattolici. Nel 1854 una profezia di Don Bosco, figura che gode di un certo prestigio presso la famiglia reale, prevede in una delle sue celebri visioni premonitrici un grave lutto per il casato. In effetti il 12 gennaio dell’anno seguente muore improvvisamente Maria Teresa, la madre del re, ancora in giovane età. Di lì a quattro giorni il Veggente sentenzia che a corte succederanno gravi disgrazie qualora la legge di appropriazione dei beni ecclesiastici sia approvata definitivamente, quello non essendo che l’inizio dei mali. “Vi saranno mali su mali nella tua casa” ( Erunt mala super mala in domo tua ), ammoniva la visione. “Se non recedi, aprirai un abisso che non potrai scandagliare.” La moglie del sovrano muore subito dopo ancora trentatreenne. Indi scompare il fratello Ferdinando, lo segue il figlio di pochi mesi. Insomma, una morìa generale. Il re è angosciato e teme fisicamente nella sua grossolanità le pene dell’Inferno. Don Bosco non gli lascia tregua: “Chi ruba a Dio ( i beni del Papa ) è tribolato e non giunge alla quarta generazione.” Vittorio Emanuele II in persona abbandona questo mondo appena cinquantottenne, ancora nel pieno delle forze. Il figlio Umberto I ( distinto ovviamente dal capostipite ) viene assassinato a Monza nel 1900. Vittorio Emanuel III abdicò dopo quasi 50 anni di regno e morì all’estero. Umberto II regnò neppure un mese e dovette andarsene senza mai più rivedere l’Italia.
Come insegna il Giacobbo, il gigantesco presentatore di ‘Stargate’, la maledizione di Don Bosco s’inserisce in un più ampio contesto; se si pensa a quanto sostenuto dall’antropologa C. Gatto Trocchi, in ‘Storia esoterica d’Italia’, circa i Padri Fondatori dello Stato Italiano ( Cavour, D’Azeglio, Bixio ecc. ). Essi si riunivano in un Parlamento Subalpino, divenuto monumento nazionale alla fine dell’Ottocento ( 1898 ). La vita parlamentare era invasa, infatti, dalla Magia Nera e dal satanismo. Non meno che altrove ( Inghilterra, America ). In Italia l’esoterismo nero e l’occultismo furono protetti subdolamente da Casa Savoia, di essi era pregno – checché se ne dica – il cd. ‘libero pensiero’. Fu un caso di possessione riguardante una donna torinese a suscitare un dibattito fra i fautori ed i detrattori delle credenze sul Demonio. Nel 1856 fu costituita a Torino una società spiritica, frequentata da G. De Marchi. Ne facevano parte scienziati, professionisti ed esponenti di illustri casati. Più o meno come avveniva nel Regno Unito. Successivamente comparvero gli annali dello. Successivamente comparvero gli ‘Annali dello Spritismo’, diretti da E.Dalmazzo. Vittorio Emanuele II e Cavour, che presiedeva quel Parlamentino donde cospirarono i rappresentanti del popolo subalpino, protessero culturalmente e politicamente gli spiritisti e tutto quel ramo di personaggi occulti.


4) La disfatta sotto il Fascismo e l’esilio

Sulle ambiguità della figura di Vittorio Emanuele IV c’è poco da dire, le conoscono tutti. Cfr. http://www.kontrokultura.org/, per quanto non mi piaccia il tono rozzamente antimonarchico del contenuto. L’uomo è un principe mai salito al trono, con caratteristiche umane molto mediocri. Tutto qui. L’incidente del ‘78 con l’arma, i traffici finanziari e tutto il resto fanno parte del grande giro dei vip. Non è il caso di stare a sottolinearli. Non c’era nessun motivo per impedire ai Savoia di tornare. Già feci una polemica vivace con Emiliano a suo tempo, per stigmatizzare uno che definiva infantilmente l’ex-famiglia reale ‘extracomunitari’ ( cfr. su Indy SAVOIA EXTRACOMUNITARI ). Emiliano lo difendeva asserendo che era il Risorgimento ad aver fatto i Savoia e non viceversa. Risposi che non avevo una particolare stima della Real Casa, e che ero anti-risorgimentalista, ma non sopportavo le sciocchezze tirate fuori contro di essa qui o nella stampa mondana e che le trovavo peggiori del male da essa rappresentato. Ritengo, come ho cercato di dimostrare nella P.I, che non tutta la storia dei Savoia sia negativa; solo a partire da Vittorio Emanuele II e in parte già da Carlo Alberto, insomma col ramo collaterale di Carignano, la dinastia è decaduta di prestigio nonostante l’apparente successo politico. Decadenza che diverrà definitiva sotto il Regime. Lasciamo perdere le leggi razziali, ché quella fu tutta una farsa. Come ha dimostrato ‘Laveritàstorica’ tempo fa, furono gruppi sionisti a richiedere a Mussolini di aiutarli nella loro causa e l’unico modo era perseguire gli Ebrei, al fine di procacciare una ‘patria’ ( o meglio uno stato-terrorista ) alle forze elittarie sioniste, che degli Ebrei intimamente se se ne fregavano altamente. Non bisogna d’altronde dimenticare che la sorella di Umberto II, la Principessa Mafalda, venne internata in un lager dai Nazisti e fu costretta ad una morte orripilante, per lento dissanguamento. La moglie del medesimo, Maria José, fu addirittura al fianco dei partigiani. Dell’avvento del Fascismo, occorre essere onesti, la colpa non fu dei Reali. Certo, se Vittorio Emanuele III avesse fermato Mussolini e soci dopo la Marcia su Roma, come fece quando su decreto di Badoglio fece arrestare il Duce, il Paese ne avrebbe giovato. Ma non è il caso di essere ingenui. Il Fascismo fu inscenato dalla Massoneria anglo-americana allo scopo di portare alla rovina la nostra nazione, per poi combattere il Mostro e prendere possesso colonialisticamente dell’Italia. Una tecnica che gli alleati hanno sperimentato molte volte nel mondo, ieri e d oggi. Si crea un regime odioso, lo s’invoglia a fare passi sbagliati e d alla fine si nasconde tutto. Lo si biasima e si finge di essere costretti a fermare un pericolo per l’intera ecumene. Ciò è difficile a credere, sia a Destra sia a Sinistra, ma è così. I nostalgici del Regime, oggi travestiti da liberali, sono troppo orgogliosi per ammettere di essere stati gabbati dai nemici di ieri ed amici dell’ultim’ora. Altrettanto a Sinistra si è orgogliosi della Resistenza, della liberazione dal Fascismo, come l’Alleanza del Nord è tronfia di aver liberato l’Afghnistan dai Talebani. Ed è quindi difficile capire ed ammettere che in realtà la Massoneria deviata non solo progettò il Fascismo e lo tutelò fino ad un certo punto. Alla fine finì pure per combatterlo, in un gioco di potere che cinicamente sfiorò il capolavoro politico.
Fu la diplomazia internazionale a spingere l’Italia in guerra a fianco della Germania. L’Inghilterra, che aveva indirettamente generato ed allevato il Nazismo, fece in modo con Churchill che Mussolini si convincesse di avere l’appoggio britannico. Il tuonare del Duce contro le plutocrazie non era che parte dello stratagemma di dominio. Quando giunse il momento Mussolini fu abbandonato a sé stesso. I Servizi Segreti britannici fecero in modo da far sparire il carteggio del Duce con Lord Winston, in cambio lasciarono ai Comunisti l’oro di Dongo, con cui fu edificata la sede di Botteghe Oscure nel dopoguerra. In modo analogo Vittorio Emanuele III fu spinto a sostenere l’intervento italiano dal Presidente francese del tempo, con la scusa che così facendo s’impediva ai Tedeschi d’arrivare al Mediterraneo, salvo poi fare sparire ogni traccia dei documenti epistolari anche in questo caso. Bisognava allora spingere il Re all’esilio. I Savoia si portarono dietro molti documenti, onde dimostrare la loro innocenza. Circa 300 casse furono inviate nella tenuta reale di Pellenzo, un luogo purtroppo frequentato dai quartieri alti dei Tedeschi, i quali non meno degli italici comabattenti facevano il doppiogioco con l’Inghilterra. ( Vedi IL MITO DELLA RIVOLUZIONE, prossimamente su Indy ) Sennonché quei documenti furono trafugati e rimangono ancor oggi uno dei vari misteri della Real Casa. Altri documenti ancora, segretissimi, furono sottratti all’Archivio di Stato dal S.I.M. ( i vecchi S.S. pre-fascisti, fascisti e post-fascisti… ). Il figlio d’un ufficiale, certo dott. Alicicco, ha consegnato all’Archivio dello Stato tramite l’intermediazione di ‘Stargate’ nuovi e sconosciuti documenti dell’epoca. Ma sinceramente non ne ho più saputo nula. Speriamo che non spariscano anche questi.
Come racconta Vinciguerra, in verità vi era un accordo nell’Esercito Italiano di passare metà dalla parte degli Alleati ( Italia Meridionale ) e metà a fianco della Germania ( R.S.I. ). Già nel ’43, però, ci fu l’accoprdo di vendere l’Italia agli Usa, cosa che divenne ufficiale solo tramite la firma di un protocollo nel ’49. In altre parole l’indipendenza italiana dagli stranieri è stata solamente una messinscena, fin dal Risorgimento, la realtà è ben diversa. Ecco perché gli Americani hanno sempre spadroneggiato da noi, come fossimo una colonia. Per il fatto che siamo davvero una colonia, seppure apparentemente autonomi. Questa è la tragica verità della cd. “democrazia negata”. Se poi si pensa che persino gli Usa appartengono sottosotto all’Impero Britannico Mondiale, esattamente come l’Australia, il cerchio intero è delineato. E di tutto ciò i Savoia hanno ben poche colpe, se non quella di essersi prestati al disegno massonico-carbonaro-risorgimentale ideato dalla P2 per conto della Gran Loggia di Londra. Erano un piccolo casato, ma degno di rispetto; hanno voluto fare il passo più lungo della gamba, in tempi nei quali aleggiava la retorica romantico-idealistica e post-rivoluzionaria dello spirito dei popoli che si liberano dal giogo straniero, ed eccoci qua.


5) Conclusioni: della vera nobiltà

La vera nobiltà, sosteneva la fiaba della ‘Bella e la Bestia’ in versione disneyana, è quella dell’animo. Il Principe che scaccia malamente la Vecchia – Fata o Strega, non è ben chiaro –dal suo Castello è tramutato in Bestia ed assume un orribile sembiante, nello stile demonico tipico dei Disney. Unicamente la dolcezza e la grazia di Beauty riusciranno a far comprendere al povero Principe, appunto The Beast, che le persone vanno valutate per quello che sono nella loro natura propria, non per i titoli che portano appiccicati alla loro persona. Ovviamente anche la fanciulla subisce una metamorfosi nel corso del suo esilio volontario dentro le mura del tetro seppure ospitale Castello. Impara ad amare senza porre troppa attenzione alla voluttà dell’aspetto, riuscendo a capire che anche nei momenti più tristi della vita ( ne so qualcosa io in questo momento, non per fare la piaga ), si può trarre da sé la forza per un domani migliore. Per sé e per gli altri.
Come insegnavano gli stilnovisti, <<al cor gentile ripara sempre amore>>. Ecco la vera caratteristica delle famiglie gentilizie. Non gli stemmi nobiliari, che lasciano sempre il tempo che trovano, quando non siano assecondati individualmente da una corrispondente realtà di contenuti etici.
Un tempo i re erano amati. Il popolo si faceva uccidere a loro difesa. Poi furono biasimati ed infine odiati. A tutto questo non sono estranee certe disgraziate macchinazioni della borghesia. Tuttavia, una parte importante di colpa è da attribuire all’aristocrazia medesima, la quale perdendo i valori spirituali che la sorreggevano ha contribuito alla propria perdita di prestigio; ed indirettamente alla corruzione del potere, in una discesa all’ingiù non ancora del tutto terminata oggi con la presente oligarchia mercantile, retta da un ceto di degenerati che si potrebbe definire il ‘Quinto Stato’. In senso adharmico.

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