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In contatto con Baghdad (26)
by robdinz Monday, Mar. 24, 2003 at 11:27 PM mail: robdinz@hotmail.com

ore 23.23

Le ultime sono:

Colpito più volte l’aereoporto internzionale di Baghdad.
Colpita ripetutamente la superstrada che portava fuori città in direzione nord.
E’ possibile che sia stato “centrato” un pulman di iracheni che cercavano di uscire dalla capitale per trovare rifugio lontano dalle bombe.

Inizia uno schieramento di molti mezzi dell’esercito iracheno nella periferia sud /sud-est/sud-ovest quasi a volersi posizionare a difesa della città in caso di arrivo delle truppe amglo-americane-
Una manovra che appare “suicida”tanto è visibile lo schieramento dei mezzi persino ad occhio nudo e che mette questi reparti alla mercè dei bombardamenti.

Definitivamente distrutti tutti gli edifici dell’università, compresa la biblioteca, una delle più ricche di volumi, storia e tradizione dell’intero mondo arabo.

Mi riferiscono che nonostante missili e bombe sono almeno una cinquantina studenti e professori che a rischio della loro vita cercano di mettere in salvo libri e documenti.

All’hotel “Palestine”, quartiere generale della stampa internazionale “ufficiale”alcuni free-lance sono andati a chiedere spiegazioni (se così si può dire) ai colleghi dei grandi nerworks sul perché di tanta “timidezza”nel riferire quanto anche loro vedono: decine di vittime, interi quartieri residenziali rasi al suolo, condizioni degli ospedali, mancanza di acqua. Gli hanno risposto che le informazioni sui danni non sono certe e che non possono prendere in considerazione le “voci” che girano.
All’invito di andare insieme a vedere ciò che tutti possono vedere è stato risposto che è necessario un permesso per uscire in città
I colleghi indipendenti se ne sono andati. Senza bisogno di nessun permesso.

Mi riferiscono che il problema (uno dei problemi) più difficile da risolvere è la totale mancanza di informazioni sullo stato generale della guerra nel Paese e sul reale avvicinamento delle forze anglo-americane alla capitale.
Pertanto vivo persino io il paradosso di riportare a loro ciò che ascolto dalle radio o dai Tg italiani o delle stazioni “all news” che capto via satellite su quanto avviene nel sud e nel nord dell’Iraq.
Il paradosso del paradosso è che io sono in grado di fornire solo informazioni “ufficiali”di quanto accade altrove da Baghdad, e divento un collettore (mio malgrado) di informazioni di propaganda e non verificabili.

Loro di contro forniscono a me, che le riporto in queste “corrispondenze”, informazioni di prima mano in quanto testimoni oculari di quanto accade nella città.
Informazioni che destano un sincero ed appassionato interesse in tutti voi che leggete, ma che non riescono a scalfire neppure un’unghia dell’informazione nazionale, interamente supina e prona al concetto dell’”arrivano i nostri”e del conto alla rovescia su quanto mancherà alla presa di Baghdad.
In un’enfasi tutta spettacolare (interrotta dalla pubblicità) che trascura completamente gli uomini, le donne , i vecchi ed i bambini che sopravvivono terrorizzati in quella che era la loro città.

Mi riferiscono ancora che è stato colpito un deposito di bombole di gas non lontano dalla stazione dei pulman che oltre ad aver provocato una lunga serie di esplosioni ha bruciato una decina di autobus che probabilmente per alcuni erano la sola residua speranza di poter in quanlche modo abbandonare la città.

Una ragazza irachena ha regalato ad un fotografo americano il disegno di un progetto
di un parco pubblico per i bambini. La facoltà di architettura che lei frequentava è distrutta, il suo futuro è rimasto tra quelle macerie. Il progetto del parco pubblico era una prova d’esame che avrebbe dovuto sostenere il prossimo 28 marzo.
Ha preferito regalarlo a qualcuno venuto da lontano, con la speranza, come ha detto, che il lavoro non finisca calpestato dai soldati invasori. Il presente di questa ragazza è stanotte: in fuga su di una Opel del 1971 con la sua famiglia verso un campo profughi ai confini della Giordania.

Difficilissimo acquistare qualsiasi cosa, anche le più banali come dentifricio, rasoi, sapone o shampoo. I prezzi sono alle stelle e (altro paradosso incredibile) alla borsa nera, quasi interamente gestita dagli autisti di taxi, accettano solo dollari.
Con il crollo delle linee telefoniche è svanita la possibilità (persino negli alberghi) di pagare con carta di credito. Per non parlare dei (pochissimi)“bancomat”: sono stati smurati e svuotati. Quelli ancora “in piedi”sono naturalmente vuoti.
L’euro? Nessuno ne vuole neppure sentir parlare.

Che la notte sia leggera.


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