Gli indicatori dell'Economia Americana tornano in zona recessione. E il Dollaro potrà calare ancora.

Mentre la Borsa americana confonde "risiko" con "monopoli", andando su e giù a secondo di quanti km mancano da Baghdad, gli indicatori reali dell'economia USA crollano. I due principali indicatori di fiducia per il settore delle industrie e per quello dei servizi sono sotto il 50%, il che vuol dire recessione. Le richieste di sussidi aumentano: 445.000 il mese scorso. I capitali fuggono. Se mai vi sarà "un dopoguerra", cosa di cui mi permetto di dubitare, viste le possibilità di ampliamento del conflitto a Siria ed Iran, questo dovrà fare i conti con la recessione economica. Nonostante gli 80 miliardi di dollari stanziati per la guerra dal Congresso l'economia USA ancora non riparte, anzi, peggiora. E c'è chi come il chief economist della Goldman Sachs vede non irrealistico 'euro a 1,40 sul dollaro. Il che vuol dire che se l'Europa sperava di rilanciare il suo gracile aumento del PIL (+1%) con le esportazioni si sbaglia di grosso. I tedeschi dicono che la guerra gli rovina l'economia. Una cosa è certa: non sono queste "guerre di provincia" a poter rilanciare l'economia americana. E questo è un guaio. Se non funziona il "ciclo coreano" - negli anni '50 infatti la guerra di Corea salvò l'economia americana da una recessione - non si capisce cosa potrà tirare fuori gli States e l'economia mondiale dal ciclo recessivo. Forse sarebbe il caso che le "elites" facesero funzionare il cervello. Qualcuno dice però che vi è scarsità di neuroni nei "think tank" mondiali. Questo, infatti, sembra essere il secolo dei muscoli.