Indymedia Italia


L'articolo originale e' all'indirizzo http://italy.indymedia.org/news/2003/04/257682.php Stampa i commenti.

500 mila a Roma, IL MOVIMENTO NON SI ARRESTA!
by ERNESTO Sunday, Apr. 13, 2003 at 11:40 AM mail:

Il movimento ormai è irreversibile


di Salvatore Cannavò

Bene, come avevamo previsto il movimento non smobilita, non torna a casa. Nonostante la tensione sia calata, nonostante lo sciopero dei treni, nonostante la ritirata silenziosa del centrosinistra, ieri Roma si è riempita di nuovo di centinaia di migliaia di persone: in mano l’arcobaleno e la bandiera rossa, in faccia ai pruriti di Berlusconi e alla sua Costituzione «sovietica»; in testa il «no alla guerra infinita». Persone serie e determinate; rigorosamente pacifiste, con l’autorità morale e civile che oggi questa parola ha assunto; realisticamente utopiche fino a immaginare la «guerra fuori dalla storia», la guerra come «tabù». Un “popolo” che non si ferma, che in queste settimane ha assunto la pace come bandiera, come fondamento di una civiltà “altra”. Un soggetto solido, un corpo poliedrico e pensante i cui effetti sulla politica continueranno a essere significativi.
Del resto lo sono già stati, perché senza il movimento, l’Italia - e l’ansia di inviare i carabinieri in Iraq lo dimostra - sarebbe entrata in guerra molto più concretamente di quanto abbia fatto. E continueranno, perché nonostante differenziazioni e prime inversioni di rotta, il centrosinistra non ha potuto evitare di ritornare in piazza, di non perdere il contatto con un popolo che è anche il suo o che comunque a quella parte guarda con interesse.
Una forza solida, destinata a rimanere stabilmente sulla scena, una forza adeguata a sopportare gli effetti della guerra infinita. Una forza internazionale, come mai si era verificato finora - per sintonia e per orizzontalità - nella storia dei movimenti. Come internazionale è la specifica crisi di sistema, la frattura nel pensiero unico, che ne costituisce l’alimento principale e che rappresenta la ragione della sua durevolezza.
Indietro non si torna, quindi, ma per andare avanti servirà tempo e riflessione. Riflessione su qualche limite - non si è mai fatto un vero sciopero generale, e non è un limite da poco - e tempo per dosare meglio le energie, per trovare le forme in cui un popolo così ampio possa riconoscersi e sentirsi protagonista. Si pensi al fenomeno, davvero incredibile, delle bandiere ai balconi, dimostrazione di una voglia di mostrarsi e spunto per nuove forme di partecipazione democratica.
Bisognerà andare avanti, dunque, anche ricollegandosi a un’ispirazione originaria del movimento, la comprensione del nesso logico tra guerra e globalizzazione (il G8 si terrà a fine maggio qui in Europa, e dopo ci sarà il Wto), che dovrà portarci a intaccare alla radice le vere cause della guerra, i meccanismi del dominio globale che esigono una guerra globale e permanente. A partire da un tema decisivo come quello dei diritti, della loro salvaguarda e della loro estensione. Ma è affare dei prossimi giorni. Oggi, guardando dritta negli occhi la sanguinosa “libertà” di Bagdad, conserviamo ancora l’immagine di un’altra giornata di speranza, consapevoli che “il popolo della pace” - la forma pacifica è ormai anch’essa un’acquisizione irreversibile, anche se qualcuno fa finta di non accorgersene - porta sulle proprie spalle la resp§onsabilità di un altro futuro possibile.
12 aprile 2003



Sfoglia il giornale in edicola o consulta il nostro





L'approfondimento quotidiano dalla nostra redazione





Gli articoli della nostra Redazione online





























versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum

©opyright :: Independent Media Center .
Tutti i materiali presenti sul sito sono distribuiti sotto Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0.
All content is under Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 .
.: Disclaimer :.