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Aboliranno il 25 aprile? Bondi, Fi: «A Marzabotto i partigiani inasprirono lo scontro
by dall'unità Wednesday, Apr. 23, 2003 at 12:44 PM mail:

Aboliranno il 25 aprile? Bondi, Fi: «A Marzabotto i partigiani inasprirono lo scontro».

È lo spettro del revisionismo storico che ritorna: nelle parole di ministri e parlamentari della maggioranza, nel silenzio del presidente del Consiglio. A quarantotto ore dal 25 aprile, la destra va all’attacco della festa della Liberazione, mentre Silvio Berlusconi sembra intenzionato a ripetere quanto già fatto lo scorso anno: non parteciperà a nessuna cerimonia di commemorazione. E questo mentre Carlo Azeglio Ciampi decide di aprire per la prima volta il Quirinale alle celebrazioni: venerdì mattina, il capo dello Stato sarà nel cortile d’onore, dove consegnerà medaglie d’oro al valor civile a sei comuni protagonisti della Resistenza e alla memoria di una delle vittime della strage di Sant’Anna di Stazzema, Genny Bibolotti Marsili, che morì per proteggere il figlioletto, mettendosi tra lui e le raffiche di mitra sparate dai soldati tedeschi. L’anno scorso, Ciampi celebrò il 25 aprile ad Ascoli Piceno, dove ribadì il suo “no” a qualsiasi tentativo di revisionismo storico sulla Resistenza e sulla lotta per la Liberazione dal fascismo: è «improponibile», disse. Ma la destra torna all’attacco, coperta dal silenzio complice del presidente del Consiglio.
Rispondendo al diessino Giuseppe Giulietti, che invita Berlusconi a compiere una visita alle tombe di Marzabotto, e che chiede come mai il premier «sempre così prodigo di dichiarazioni sui suoi impegni futuri, non ha ancora trovato il modo di farci sapere come trascorrerà il prossimo 25 aprile», il portavoce di Forza Italia Sandro Bondi afferma: «Giulietti faccia tutte le polemiche che vuole, ma lasci stare Marzabotto. Neanche lì i comunisti hanno le carte in regola». Una frase dettata così, senza ulteriori spiegazioni, alle agenzie, e il cui senso verrà spiegato dal deputato azzurro in un secondo momento. Così: se le popolazioni civili hanno pagato «un prezzo troppo alto», dice Bondi, la colpa è dei partigiani, che hanno «radicalizzato lo scontro con i nazisti in ritirata». Parole che suscitano l’immediata indignazione dello stesso sindaco di Marzabotto (dove nell’autunno del ‘44 vennero uccisi dalle Ss 1830 civili), Andrea De Maria, che giudica «inaccettabili» e «sbagliate» le argomentazioni di Bondi. «L’uso delle stragi contro i civili, così come contro gli ebrei, era una pratica nazista e i partigiani ebbero il coraggio di opporsi», ricorda. Quella a cui ricorre il portavoce di Forza Italia, aggiunge, «è una argomentazione di estrema gravità, a suo tempo usata solo dall’estrema destra: punta ad affermare che invece di ribellarsi a una dittatura, i partigiani avrebbero fatto meglio a rimanere in casa, a non prendere le armi per combattere il nazifascismo».
Ma le affermazioni di Bondi non arrivano isolate. Il ministro per gli italiani all’estero Mirko Tremaglia (An), propone che il 25 aprile sia «non più festa della Liberazione, ma festa della Pacificazione e dell’Unità nazionale». Questo il senso della sua proposta: «Il 25 aprile deve essere dedicato sia a quei giovani che dopo l’8 settembre scesero in campo contro la Rsi e contro la Germania perché credevano in una Patria liberata dai tedeschi e dal fascismo, sia a quelli che aderirono alla Rsi». Interviene anche il ministro per i Rapporti col Parlamento Carlo Giovanardi (Udc) dicendo che «non tutti i partigiani combatterono per la democrazia e la libertà, ma una parte di loro per imporre in Italia, anche dopo la guerra, un regime di tipo stalinista», e il capogruppo della Lega alla Camera Alessandro Cè, che invoca un «basta con le polemiche» seguito da un «la sinistra deve capire che non può strumentalizzare una festa che è di tutti e non solo sua».
Agli attacchi contro l’anniversario della Liberazione sferrati in queste ore dagli esponenti della Casa delle libertà, risponde con durezza il centrosinistra, che non accetta di mettere sullo stesso piano partigiani e nazifascisti. Ma anche il sindaco di Bologna Giorgio Guazzaloca (a capo di una giunta di centrodestra), risponde in modo netto al deputato di Forza Italia Fabio Garagnani, che nei giorni scorsi gli aveva scritto chiedendogli, per il 25 aprile, di «rendere onore alle vittime della violenza comunista del 45-48»: «Sono convinto che il 25 aprile sia - e debba rimanere - una data fondamentale nella storia del nostro Paese».
Il diessino Vannino Chiti replica a Bondi definendo «vergognoso» il tentativo di equiparare «i combattenti per la resistenza che colpivano l’esercito tedesco e fascista e la barbara reazione nazi-fascista che si scatenò contro le popolazioni inermi». Per il coordinatore della segreteria della Quercia la destra italiana, a differenza di quella di altri Paesi europei, «si abbandona a polemiche scomposte e a contrapposizioni frontali», alza un polverone per «nascondere il suo non aver fatto i conti con la storia». Sulla stessa linea Giovanni Fioroni, della Margherita, che concentra l’attenzione sul presente: «Suggerirei alla Cdl un esame di coscienza non solo e non tanto sul passato dei partiti della coalizione, ma sul presente della Lega di Bossi e Gentilini o di qualche alleato scomodo come la Fiamma tricolore».
Interviene anche il sindaco di Roma Walter Veltroni, che parlando della cerimonia che si svolgerà per la prima volta al Quirinale e sottolineando la «grande sensibilità, attenzione e cura» del capo dello Stato verso i valori nazionali, ricorda che quella del 25 aprile «è la festa di tutti gli italiani», ma sempre tenendo presente che «è la festa della liberazione dell’Italia dal fascismo e dall’occupazione straniera portata dal fascismo».

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