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DA WACO AD OKLAHOMA:VIAGGIO ALL’INFERNO!
by Ugo Maria Tasinari Thursday, May. 01, 2003 at 7:00 PM mail:

Viaggio nella destra estrema americana: fondamentalisti cristiani,network ultrareazionari;milize paramilitari fasciste, eredi del Ku Klux Klan;suprematisti bianchi,Freemen;Figli della Gestapo fino movimento più recente:Alleanza Nazionale.

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Viaggio nella destra estrema americana:
dai fondamentalisti cristiani ai network ultrareazionari;
dalle milize paramilitari fasciste agli eredi del Ku Klux Klan;
dai suprematisti bianchi ai Freemen;
dai Figli della Gestapo fino al movimento più recente: Alleanza
nazionale.
Se la feroce macchineria del Nuovo ordine mondiale produce in misura crescente miseria
nella periferia e dolore e male di vivere nel centro, la riproduzione allargata di tendenze vio-lente
e autodistruttive non può essere ridotta a una vocazione apocalittica del Sistema, come
dimostra l’offensiva terroristica dell’estrema destra americana, nel cuore stesso
dell’Impero.
I FONDAMENTALISTI CRISTIANI
Nel rogo di Waco (il bilancio complessivo è di ottancinque morti, di cui ventidue bambini) si
è consumato il delirio paranoico di un leader carismatico, fallito come musicista rock, che
aveva imposto formidabili vincoli di dipendenza personale e sessuale a decine di aderenti a
una setta davidica, la cui vocazione apocalittica traeva ispirazione dal fondamentalismo
cristiano.
Consistenti frange della nuova destra americana, fino ai settori più radicali che flirtano con
l’aperto sovversivismo armato delle milizie locali e delle bande neonaziste, sostengono - con
qualche ragione - che il rogo di Waco è il prodotto di un’azione criminale dei corpi spe-ciali.
La Davidian Branch è una delle frazioni nella quale si è diviso un gruppo scismatico degli
Avventisti del Settimo Giorno, che paradossalmente aveva rotto nel 1942 con la
denominazione maggioritaria sulla base di un radicale pacifismo. La persecuzione contro i
fedeli di Koresh è scatenata da uno dei militanti più stimati - nonostante una condanna penale
per furto - del movimento anti-sette, Rick Ross. La sua denuncia di abusi sessuali sui bambini
nel ranch di Waco non trova riscontro nelle ispezioni dei servizi sociali della contea. Gli
danno maggior credito i “federali” dell’ATF. Per contestare una semplice contravvenzione (la
trasformazione di alcune armi semiautomatiche in automatiche) la mattina del 28 febbraio
1993, un commando di “teste di cuoio” parte all’attacco del ranch di Monte Carmelo con
blindati ed elicotteri. I davidiani - che per fatti loro già aspettano l’Apocalisse - interpretano
l’attacco come l’annuncio dello scontro finale tra le Forze del bene (loro) e le Armate di
Satana (i “federali”) e rispondono sparando. Il conflitto a fuoco si conclude con la morte di
quattro agenti e sei seguaci di Koresh. Il lungo assedio e l’assalto finale, con relativo rogo,
sono l’inevitabile conseguenza di quel blitz dissennato e illegale.Della natura politica del conflitto c’è evidente traccia nella sentenza di primo grado: la giuria
assolve gli undici sopravvissuti imputati di omicidio e associazione a delinquere (erano
dodici, ma una ha accettato di collaborare con l’accusa: nella tragedia di una setta di
fondamentalisti cristiani non poteva mancare un Giuda) perché il rogo era scoppiato
accidentalmente durante l’assalto dell’FBI e la sparatoria contro l’ATF era una legittima
difesa contro un attacco presumibilmente illegittimo.
Il giudice, amico personale del direttore dell’FBI, che testimoniando in suo favore lo aveva
scagionato da un’accusa di spergiuro, rovescia - caso rarissimo in America - la sentenza della
giuria, che aveva condannato sette imputati soltanto per detenzione di armi: cinque hanno
quarant’anni di carcere per associazione a delinquere e altri tre (uno innocente per la giuria)
pene variabili da cinque a venti anni. Quello di Silvia Baraldini - quarantatré anni di carcere
per concorso in rapina ed evasione, senza spargimento di sangue - non è un caso limite.
Al di là delle intenzioni esplicite del marine Tom McVeigh, giustiziato per la strage di
Oklahoma city - che si è recato in pellegrinaggio a Waco - è evidente che nell’immaginario
collettivo dei Patriots e dei network ultrareazionari delle radio e delle tv locali i davidiani
sono diventati il simbolo della violenza criminale delle agenzie del controllo sociale, al di
là di alcune pratiche di vita comunitaria - come la poligamia e la promiscuità sessuale - assai
disdicevoli per gli ultrapuritani seguaci della Coalizione cristiana (anche se le ripetute
denuncie di perversione sessuale dimostrano che il leader della nuova destra, Newt Gingrich
predica bene e razzola male).
LA NUOVA DESTRA AMERICANA SUI SITI INTERNET
Il 19 aprile è una data ricca di valore simbolico per l’estrema destra armata: si festeggia il
National Militia Day, commemorando la battaglia di Lexington nella Guerra di Indipendenza
e si onora la memoria di un “camerata”, condannato a morte per aver ucciso un negoziante
ebreo.
La realtà della nuova destra armata americana è assai complessa: la componente
dichiaratamente fascista è minoritaria. Nel movimento delle milizie e dei separatisti antifede-rali,
infatti, gli elementi di una tradizione libertaria e populista sono prevalenti: secondo i cal-coli
dell’Anti-Defamation League, organizzazione di controinformazione della comunità
ebraica, dei ventimila miliziani armati, solo cinquemila sono politicamente orientati in senso
nazionalsocialista o “white supremacist””. Un sostrato comune affiora dall’analisi delle
mentalità: «Un forte pregiudizio antiebreo, una nevrotica ossessione del complotto, un odio,
evidentemente incontenibile per il governo federale, colpevole di imporre diritti e rispetto per
tutti e di voler limitare la circolazione delle armi 1 .
L’impianto ideologico dei “suprematisti bianchi” vede fondersi tradizioni americane e
elementi caratteristici dei fascismi europei, una insolita miscela di nostalgia del passato e di
capacità di cavalcare la tigre della modernità lungo gli infiniti sentieri di Internet.
In un luogo dell’autostrada informatica denominato Patriot, dopo la strage di Oklahoma City,
era possibile leggere lunghi articoli di denuncia del complotto sionista per distruggere le
libertà individuali, in primo luogo quella di girare armati.
«Vuoi sapere che pensiamo di Oklahoma City? - scrive un cybermiliziano - I patrioti che
hanno messo la bomba hanno sbagliato, ma la nostra battaglia è giusta. Il governo
1 Furio Colombo Contro neri ed ebrei in nome degli “ ariani” , La Repubblica, 23
aprile 1995.Della natura politica del conflitto c’è evidente traccia nella sentenza di primo grado: la giuria
assolve gli undici sopravvissuti imputati di omicidio e associazione a delinquere (erano
dodici, ma una ha accettato di collaborare con l’accusa: nella tragedia di una setta di
fondamentalisti cristiani non poteva mancare un Giuda) perché il rogo era scoppiato
accidentalmente durante l’assalto dell’FBI e la sparatoria contro l’ATF era una legittima
difesa contro un attacco presumibilmente illegittimo.
Il giudice, amico personale del direttore dell’FBI, che testimoniando in suo favore lo aveva
scagionato da un’accusa di spergiuro, rovescia - caso rarissimo in America - la sentenza della
giuria, che aveva condannato sette imputati soltanto per detenzione di armi: cinque hanno
quarant’anni di carcere per associazione a delinquere e altri tre (uno innocente per la giuria)
pene variabili da cinque a venti anni. Quello di Silvia Baraldini - quarantatré anni di carcere
per concorso in rapina ed evasione, senza spargimento di sangue - non è un caso limite.
Al di là delle intenzioni esplicite del marine Tom McVeigh, giustiziato per la strage di
Oklahoma city - che si è recato in pellegrinaggio a Waco - è evidente che nell’immaginario
collettivo dei Patriots e dei network ultrareazionari delle radio e delle tv locali i davidiani
sono diventati il simbolo della violenza criminale delle agenzie del controllo sociale, al di
là di alcune pratiche di vita comunitaria - come la poligamia e la promiscuità sessuale - assai
disdicevoli per gli ultrapuritani seguaci della Coalizione cristiana (anche se le ripetute
denuncie di perversione sessuale dimostrano che il leader della nuova destra, Newt Gingrich
predica bene e razzola male).
LA NUOVA DESTRA AMERICANA SUI SITI INTERNET
Il 19 aprile è una data ricca di valore simbolico per l’estrema destra armata: si festeggia il
National Militia Day, commemorando la battaglia di Lexington nella Guerra di Indipendenza
e si onora la memoria di un “camerata”, condannato a morte per aver ucciso un negoziante
ebreo.
La realtà della nuova destra armata americana è assai complessa: la componente
dichiaratamente fascista è minoritaria. Nel movimento delle milizie e dei separatisti antifede-rali,
infatti, gli elementi di una tradizione libertaria e populista sono prevalenti: secondo i cal-coli
dell’Anti-Defamation League, organizzazione di controinformazione della comunità
ebraica, dei ventimila miliziani armati, solo cinquemila sono politicamente orientati in senso
nazionalsocialista o “white supremacist””. Un sostrato comune affiora dall’analisi delle
mentalità: «Un forte pregiudizio antiebreo, una nevrotica ossessione del complotto, un odio,
evidentemente incontenibile per il governo federale, colpevole di imporre diritti e rispetto per
tutti e di voler limitare la circolazione delle armi 1 .
L’impianto ideologico dei “suprematisti bianchi” vede fondersi tradizioni americane e
elementi caratteristici dei fascismi europei, una insolita miscela di nostalgia del passato e di
capacità di cavalcare la tigre della modernità lungo gli infiniti sentieri di Internet.
In un luogo dell’autostrada informatica denominato Patriot, dopo la strage di Oklahoma City,
era possibile leggere lunghi articoli di denuncia del complotto sionista per distruggere le
libertà individuali, in primo luogo quella di girare armati.
«Vuoi sapere che pensiamo di Oklahoma City? - scrive un cybermiliziano - I patrioti che
hanno messo la bomba hanno sbagliato, ma la nostra battaglia è giusta. Il governo
1 Furio Colombo Contro neri ed ebrei in nome degli “ ariani” , La Repubblica, 23
aprile 1995.americano tradisce la Costituzione e complotta contro la libertà dell’individuo. Vogliono
toglierci le armi per poi ammazzarci come a Waco»2 .
Anche Newt Gingrich, pur essendo un conservatore integralista, teorizza il ruolo del
cyberspazio come arena del dibattito politico collettivo. Altri, invece, usano i suoi infiniti
sentieri per diffondere fogli d’ordine e istruzioni per l’uso.
Il primo a produrre una pagina nazionalista bianca è Don Black, un quarantaduenne della
Florida, già Gran Dragone del Ku Klux Klan, che per imprecisati motivi ha abbandonato il
cappuccio bianco. Nonostante abbia scontato due anni in un penitenziario federale, per aver
partecipato a un tentativo di golpe nella Repubblica Domenicana, con l’orgoglio dei
precursori ha messo in Strmfront la sua fotografia. Sullo schermo compaiono croci celtiche e
cavalieri incappucciati, svastiche, teschi e aquile.
«Orgoglio bianco in tutto il mondo», recita il benvenuto di Stormfront ai cybernauti. Il piano
di studi proposto dal maestro Black è adeguato all’accoglienza. La prima lezione è una frase
di un personaggio noto (uno diverso ogni settimana) e in genere estrapolata dal contesto. Un
assaggio: “Gli uomini in genere si preoccupano più della razza dei cani o dei cavalli che di
quella dei loro figli”.
Il programma prevede anche sociologia, con una testimonianza importante: “Il risveglio
razziale indiano” di David Duke, cioè il diario in cui il candidato senatore del KKK esalta la
divisione in caste»3 .
E poi si insegnano anche i fondamenti di paleoantropologia: i bianchi discendono dall’homo
rectus, i negri dall’uomo di Neanderthal.
Più militante - ma altrettanto paranoide - è il sito degli Charlemagne hammer skinhead, così
chiamati in onore della divisione francese di Waffen SS che si fece sterminare per non
arrendersi (furono i suoi soldati a introdurre il simbolo della croce celtica nell’iconografia
nazifascista.
Dalle loro pagine si scopre che il fondatore della cult band Skrewdriver, forse il maggiore
gruppo skin, è stato ucciso dai servizi segreti inglesi «mentre il governo non si preoccupa che
bande di negracci, cantando canzoni del Black Power, stimolino i confratelli ad attaccare i
bianchi»4 .
Tristemente noti tra i cybernauti i Californian Lord of Caucasus, che, violando il galateo
della rete, hanno invaso una piazza virtuale destinata ai messaggi sulla solitudine con
messaggi sulla lotta tra le razze e le immagini consuete di cavalieri incappucciati e croci
fiammeggianti.
In rete non circolano soltanto materiali ideologici o propagandistici.
Una settimana prima della strage di Oklahoma City un ragazzino del Missouri si ferisce
fabbricando un ordigno al napalm. Ai poliziotti che lo interrogano spiega: «Ho trovato le
istruzioni su Internet». È così: in un’area definita “tecnologica” in un sito denominato
“terrorismo” è possibile consultare liberamente documenti che insegnano a costruire ordigni
di vario genere, da quelli atomici ai gas letali, ma anche come procurarsi materiali esplodenti
regolarmente in commercio.
Il 25 maggio 1995 è immesso in rete un progetto completo, un attentato mediante autobomba
contro il vertice dei Sette Grandi ad Halifax.
2 Arturo Zampaglione Tra i miliziani d’America il terrorismo corre sul
filo, La Repubblica, 27 aprile 1995.
3 Giampaolo Cadalanu Hitler è vivo e lotta nella rete, L’ESPRESSO, 10 maggio 1996
4 Ibidem.Nel febbraio ’96, proprio mentre il presidente Clinton annunciava nel suo discorso sullo Stato
dell’Unione un progetto di democratizzazione telematica - un computer collegato
all’autostrada informatica in ogni classe scolastica entro il 2000 - tre studenti della Pine
Grove Junior High School di Minoa sono arrestati e affidati in custodia alle famiglie per aver
progettato un attentato contro la scuola che frequentano con una bomba “fatta in casa” con
fertilizzanti. A istruirli sulla fabbricazione di ordigni esplosivi uno dei tanti siti “terroristici”
di Internet. Il progetto era in uno stato abbastanza avanzato: il terzetto aveva già “provato”
l’ordigno, facendolo esplodere in campagna.
Un’altra banda di teen-agers aveva messo a punto un ancora più ambizioso progetto
terroristico: travestiti da Topolino fare strage di neri a Disney World, in Florida. Dopo
aver terrorizzato i pensionati di Fort Myers, un tranquillo centro di villeggiatura dello Stato, i
“signori del caos”, ispirandosi a un prodotto di sintesi tra il satanismo acido alla Charlie
Manson e l’anarco-fascismo dei freeman, volevano compiere il salto di qualità. Avevano
cominciato sequestrando auto, bruciando scuole, rapinando negozi. Li hanno scoperti dopo
l’omicidio del direttore di orchestra della Riverdale high school, da loro frequentata e la
polizia ha portato alla luce il loro spettacolare e megalomane progetto. Nell’ aprile ’96
l’insegnante li aveva scoperti mentre trasportavano latte di benzina per un attentato e aveva
minacciato di denunciarli. Uno dei componenti della banda, Derek Shields, diciotto anni, si
era recato a casa del professore e lo aveva ucciso sparandogli al volto sull’uscio.
Cosa c’è d’aspettarsi, del resto, da un banda il cui capo, tale Kevin Foster, figlio di un
armiere, si fa chiamare Dio? I “signori del caos” pensavano infatti di sostituire i personaggi di
Walt Disney - da Pluto a Pippo - che si aggirano per stringere le mani ai bambini lungo i viali
di Magic Kingdom, il regno dei personaggi fantastici creati dal “mago dei cartoon”. Così
travestiti, Foster e i suoi intendevano aprire il fuoco - la polizia ha sequestrato una trentina di
armi automatiche - e uccidere i bambini neri che gremiscono il più famoso e affollato dei
tre parchi di Disneyland.
Una gang “bianca”, composta da giovani middle class, cementata dal razzismo e dalle
nostalgie “sudiste”: l’iconografia della banda richiama infatti l’esercito confederale, mito
fondatore di tante bande e milizie “suprematiste bianche”.
IL DECLINO DEL KU KLUX KLAN
Apertamente fascista, invece, la Georgia Republic Militia, sospettata di un piano per
sabotare le Olimpiadi di Atlanta. I due capi arrestati alla fine di aprile del ‘96, Robert Starr e
William Mc Craine, quarantenni, si sono difesi sostenendo che quella dozzina di bombe
sequestrate erano soltanto un “accumulo strategico”, in vista della futura prossima guerra
civile.
Una dozzina di miliziani sono riusciti a sfuggire al blitz maldestro della FBI, in un casolare di
campagna a pochi chilometri dalla capitale della Georgia. Una piccola milizia radicale, ma
organicamente inserita nel più composito circuito delle Milizie cristiane.
Più ambiziosi i progetti della Milizia della Vipera, una banda armata dell’Arizona infiltrata
dall’Fbi e smantellata quando si accingeva a compiere una campagna di attentati antifederali.
Li aveva denunciati per primo un cacciatore, nell’inverno ‘95-’96: gli avevano impedito di
addentrarsi nel deserto e nello stesso periodo avevano anche costretto a sloggiare un campo di
boy scout. Le tracce nella zona di crateri, prodotti da esplosioni di ordigni a base di nitrato di
ammonio (ne sono stati poi sequestrati duecento chili), confermava il sospetto che il modello
fosse la strage di Oklahoma City. E così i federali hanno ripreso le Vipere mentre compivano
sopralluoghi alle sedi locali dell’Fbi, dell’Ufficio federale delle Imposte e del ServizioImmigrazione di Phoenix: in un video un miliziano indica al suo accompagnatore la colonna a
cui applicare l’ordigno per produrre il massimo danno.
Certo, con un meccanismo già studiato dai sociologi dell’estremismo politico, Oklahoma
City ha prodotto un movimento a forbice: riducendo l’area generica del sostegno alla destra
radicale, ma moltiplicando le adesioni individuali ai gruppi paramilitari. In questo senso
andrebbe interpretato il calo di adesioni del Ku Klux Klan negli ultimi due anni: i militanti
più intransigenti sarebbero andati ad arricchire i ranghi delle milizie paramilitari.
Sul piano storico è facile notare come nella nuova opposizione populista delle milizie si
incarni lo scontro secolare tra l’America “sudista” e “della frontiera” contro quella nordista.
L’America vincitrice della guerra civile è quella che impone il predominio della Federal
Reserve sull’economia nazionale, assorbe e integra la nutrita comunità ebraica, favorisce
l’immigrazione massiccia e la società multirazziale.
L’America “sudista”, sconfitta ma non cancellata, è invece agricola, “bianca”,
anticentralista, favorevole al potere dei singoli stati, contraria allo strapotere delle banche.
L’ America della frontiera è invece individualista, esalta lo spirito del pioniere, che
conquista e difende la terra con le armi, ama la libertà e odia la burocrazia federale.
L’organizzazione storica dei razzisti del Sud, il Ku Klux Klan, fondato nel 1866 nel
Tennessee da un generale sudista, e rifondato nel 1915 da un pastore metodista ad Atlanta, è
ben lontano dai fasti degli anni Venti, quando raggiunse i cinque milioni di membri.
Il Klan era nato per prendersi gioco delle superstizioni degli strati più bassi delle popolazioni
nere poi si gonfia dei rancori della sconfitta nella guerra civile, della paura della revanche
nera e delle tensioni nativiste contro tutto quello che non è WASP (bianco, anglosassone,
protestante).
L’anticattolicesimo anticipa l’antiebraismo, importante solo negli anni Dieci. L’elemento
religioso cristiano si accompagna all’uso delle armi. Oggi ha avuto nuova vitalità dall’odio
per gli immigrati clandestini hispanos. È forte il richiamo al ruolo messianico della razza
bianca e l’anglo-israelismo antisemita si fonde con la concezione di una razza come messia
collettivo proprio del movimento ariosofico (che combinava occultismo, razzismo e
nazionalismo pangermanico) e del cristianesimo germanico di fine ’800.
Oggi i militanti sono cinquemila, ma l’organizzazione è ancora pericolosa sia per i rapporti
con il network neonazista internazionale sia per i legami solidi con la massoneria “nera”
americana, che ha funzionato come referente anche dei settori “deviati” italiani.
A Charlotte, nel cuore dell’America di colore, hanno aperto un museo del movimento
degli incappucciati, con annesso negozio per la vendita di gadget, tutta la paccottiglia dei
souvenir segregazionisti che hanno un assai ampio mercato se da anni la bandiera dei
confederati sventola in una delle curve da stadio meno fasciste d’Italia, quella del Napoli.
A rafforzare il KKK è venuta anche la sentenza della Corte Suprema che ha dato torto allo
Stato dell’Ohio: la croce del Klan può essere esposta davanti al parlamento dello Stato.
Non è l’unica sentenza discutibile della Corte Suprema: in un’unica seduta nel giugno ‘96
hanno rimesso in libertà i due poliziotti arrestati per il pestaggio di Rodney King (la loro
prima assoluzione scatenò una rivolta con più di 50 morti a Los Angeles) e hanno bocciato la
modifica dei distretti elettorali in Texas e North Carolina, tagliando così la possibilità di
accedere al Congresso per le minoranze afroamericane e ispaniche. Un giudice del Missouri,
invece, ispirandosi a una sentenza pronunciata durante il maccartismo, ha autorizzato cartelli
pubblicitari del KKK in un’autostrada urbana che attraversa un quartiere nero di St. Louis.
All’area del Klan è attribuita la campagna di incendi di “chiese nere” che nel primo
semestre del ‘96 ha visto distruggere una quarantina di edifici in tutta la Sun Belt, dalTennessee all’Oklahoma, in totale impunità, nonostante la mobilitazione di ben duecento
federali e gli impegni solenni di un Clinton assai attento a lisciare per il verso giusto la
leadership nera in piena campagna elettorale.
Nel corso di un tour propagandistico il presidente americano non ha avuto scrupolo a
partecipare all’inaugurazione della nuova chiesa di Greeleyville, un centro della South
Carolina, a un chilometro e mezzo di distanza dall’edificio distrutto un anno prima.
Nel stesso periodo, in Georgia, a Thomasville (19mila abitanti, 62% bianchi) una coppia
mista, lei bianca, lui nero, si è vista negare dal pastore e dal consiglio degli Anziani della
congregazione battista la sepoltura della neonata morta affianco al nonno materno perché il
cimitero è riservato per statuto ai bianchi.
Una catena di roghi (stessa ora, stesse modalità operative, stesso tipo di bersaglio) avviata il
13 gennaio a Denmark (Tennessee) e cresciuta fino al parossismo della notte dei fuochi di
Greenville: tre chiese bruciate in due notti nel Texas a giugno.
Luoghi, da Greensboro, nei pressi di Atlanta, a Charlotte, nella Carolina del Sud, ben vivi
nella memoria dell’America antirazzista, i luoghi della grande battaglia per i diritti civili che
ha visto agli inizi degli anni ‘60 smantellare - a colpi di mobilitazione di massa e di decreti
federali - l’impalcatura costituzionale del segregazionismo.
Anche allora gli “incappucciati” - responsabili dell’incendio di trenta chiese nel ‘64 - non
esitavano a ricorrere a forme più radicali di terrorismo: come nell’omicidio di tre leader della
campagna per il diritto di voto (due bianchi e un nero assassinati nell’estate del ‘64), vicenda
immortalata nel film di Alan Parker Mississippi Burning di Alan Parker (e ancora nel ‘92 i
miliziani del KKK avevano traformato la tomba di Jack Chaney, l’unico nero, in un bersaglio
da esercitazione alle armi da fuoco).
Come nel rogo di Birmingham, quattro bambine nere uccise da una bomba in una chiesa
battista, nel settembre 1963 (e Malcom X indica nella sua autobiografia la censura su
quell’episodio impostagli dai Black Muslims come una delle tappe decisive del suo
allontanamento dalla Nazione dell’Islam).
Come allora possono contare sulla complice ignavia degli investigatori, che come prima cosa
interrogano i pastori vittime del terrorismo bianco, sulle polizze assicurative degli edifici,
escludendo il movente razzistico, insinuando il sospetto della truffa.
Esemplare è l’approccio del capo della task force federale, Deval Patrick: non esistono le
prove di un complotto, potrebbe essere emulazione o addirittura una catena di coincidenze, in
fondo negli ultimi trent’anni sono state incendiate soltanto 600 chiese delle trecentomila
della comunità afro-americana.
Del resto alcuni attentati incendiari contro case di afro-americani nel Tennessee sono attribuiti
a partecipanti a una riunione di Good Old Boys Round Up, un’associazione composta
esclusivamente da “federali” dell’ATF, l’agenzia che indaga sui roghi alle chiese. I risultati
delle indagini confermano la scarsa determinazione degli investigatori: due iscritti al KKK
fermati ubriachi vicino a un tempio in fiamme e presto rilasciati, una tredicenne di Charlotte
(personalità disturbata, ma ottimi genitori) che confessa di aver appiccato il fuoco per
vendicarsi di un prete (ma c’è qualche traccia di sette sataniche), un ritardato mentale di un
paesotto dell’Oklahoma e qualche attivista di Arian Fraction o di Skinhead for white justice
sospettati per qualche incendio. Su trentatré inchieste avviate soltanto una decina sono state
chiuse. In un solo caso con la messa in stato d’accusa di membri del KKK.
In South Carolina sono imputati del rogo di due chiese (la Macedonia Baptist Church e
un’altra vicina cappella) due White Knights del KKK, organizzazione fondata nell’85 in
North Carolina da un noto suprematista bianco, Virgil Griffin. Gary Christopher Cox eTimothy Adron Welch avevano presenziato a raduni del Klan e uno dei due aveva la tessera
dell’organizzazione razzista che aveva tenuto manifestazioni nella zona. Un loro amico, ex
membro del KKK, ha dichiarato che i capi del gruppo sono convinti che i pastori neri
insegnano ai fedeli come vivere di welfare. I due suprematisti bianchi sono accusati anche di
aver picchiato e accoltellato un ritardato mentale afroamericano.
Nel Texas, a Greenville, lo sceriffo ha arrestato tre giovani bianchi, poco più che ventenni, per
l’incendio della New Light House of Prayers ma il capo dei pompieri - in una città che gronda
di scritte murarie inneggianti al Klan - si è affrettato ad escludere il movente razziale.
Nel Tennessee l’escalation dei roghi è successiva all’arrivo nello Stato di molti suprematisti
bianchi, in seguito all’omicidio di un giovane bianco che girava con una bandiera confederata
in auto, da parte di un teen ager nero.
Secondo il National Council of Churches (trentatré culti, tra cui luterani e battisti, ma non
cattolici e cinquantuno milioni di fedeli) la campagna del ‘96 è soltanto il climax parossistico
di una lenta escalation, avviata alla fine degli anni ‘80 e che avrebbe prodotto, nell’arco di sei
anni, una ottantina di incendi di chiese nella Bible Belt (Alabama, Georgia, Tennessee,
Arkansas, Mississippi, Carolina del Sud e Louisiana), mentre l’amministrazione Clinton parla
di un totale di cinquantasette roghi.
I dati più allarmistici sono confermati dal Southern Poverty Law Center dell’Alabama, un
gruppo antisuprematista che ha fornito assistenza legale nel primo processo per diritti civili
negli incendi delle chiese. Prima del ‘95 la media annua era di tre o quattro roghi, nel ‘95 è
salita a quasi uno al mese, nel primo semestre ‘96 uno alla settimana.
I roghi delle chiese - sottolinea il direttore del Jackson Advocate, il settimanale del
Mississippi che dal 1939 ha subito trentasei attentati incendiari da gruppi segregazionisti -sono
solo la manifestazione più plateale di una feroce offensiva razzista.
Per Charles Tisdale l’ondata di “suicidi” di afro-americani nelle carceri di Alabama e
Mississippi - una cinquantina negli ultimi tre anni - nasconde una campagna di linciaggio
senza precedenti negli ultimi trent’anni.
Sono del resto eloquenti le statistiche criminali: l’Us News and World Report ha segnalato
una vertiginosa crescita delle azioni criminali dettate dal razzismo o comunque da odio per il
“diverso”.
Uno studio di due docenti della Northeastern University, i professori Mc Devitt e Levin,
rivela che i reati a sfondo razzistico sono compiuti per il 56% da teen-agers, provenienti per
lo più dalla middle-class, per due terzi attratti dall’avventura: l’assalto a coloured o l’incendio
di loro edifici diventa uno sport comune. Un terzo dei violenti appartengono invece alla tribù
dei difensori del territorio, quelli che sono pronti a tirare sassate contro i vetri della prima
famiglia nera, o anche ebrea, che arriva nel loro quartiere.
Secondo i due professori universitari, solo il 5% dei reati razzisti possono propriamente essere
attribuiti a neonazisti o ad aderenti a ideologie della supremazia bianca.
I FREEMEN
Negli stessi mesi è proseguito l’assedio di un gruppo paramilitare, asserragliato in una baita di
Jordan, nel Montana iniziato il 25 marzo 1996. La storia di Justus Township (Cittadinanza
Solonoi) era cominciata come esperimento comunalistico nel settembre 1995: dichiarazione di
indipendenza, decisione di finanziarsi con l’emissione di assegni a vuoto (per quasi due
milioni di dollari), Col solito tocco “americano”: nel ranch sono stati organizzati seminari
intensivi, trecento dollari a lezione, per insegnare a frodare banche e fisco.
La rivolta antiusuraia è un tema assai sentito in un’area agricola dove migliaia di piccoli e
medi coltivatori sono stati ridotti in rovina dalla tenaglia crollo dei prezzi e del valore dei
terreni - insostenibile pressione degli interessi passivi e dei mutui. E così anche persone
anziane, travolte dai debiti, si sono lasciate sedurre dalle tesi degli estremisti.
La situazione è venuta allo scoperto con l’arresto, il 3 marzo, di due freemen, Dale Jacobi e
Frank Ellena, bloccati con un arsenale a bordo mentre si accingevano a rapire, processare e
giustiziare il pubblico ministero che aveva fatto condannare un altro miliziano. A far
precipitare la situazione la decisione del governo federale di arrestare due capi del gruppo,
LeRoy Schweitzer e Daniel Paterson per frode fiscale e bancaria.
I miliziani si sono barricati in una fattoria isolata. Non potendo puntare a una soluzione di
forza, per la mancanza di uomini, lo sceriffo si è limitato a controllare a distanza i miliziani,
che hanno continuato a rifornirsi di viveri e di generi di prima necessità senza difficoltà. Il
successivo intervento dei “federali” (che sono giunti a mobilitare seicento uomini), improntato
a un’intelligente flessibilità, ha avuto esito positivo.
Il pellegrinaggio dei leader dell’ultradestra, da Bo Gritz a Charles Duke, da Randy Weaver,
l’antesignano dei freemen, a Jack McLamb, organizzatore dei poliziotti di destra contro il
Nuovo Ordine Mondiale, non è servito a trasformare la resistenza dei miliziani in una
mobilitazione di massa contro lo strapotere dei “federali”. Anzi, i “politici” hanno preso le
distanze dall’estremismo dei “militari”.
Sfiancati dall’estenuante trattativa senza concessioni, dal taglio della corrente elettrica,
dall’esaurimento dalle scorte e dallo stillicidio delle defezioni individuali (a partire dall’ex
proprietario del ranch, il moderato Edwin Clark), gli ultimi sedici irriducibili si sono arresi
dopo ottantuno giorni. Senza condizioni. Sono stati arrestati per truffa, furto (una telecamera
della troupe ABC), falsificazione di assegni, minacce aggravate ai giudici e agli sceriffi.
Nell’onda di piena antifederale confluiscono diverse correnti di pensiero. I costituzionalisti
sostengono che il governo di Washington ha espropriato le comunità locali dei loro poteri
ponendosi nell’illegalità: il popolo e i singoli Stati devono quindi riconquistarsi libertà e
diritti, in primo luogo il diritto di portare armi.
I fondamentalisti cristiani contestano invece la legittimità morale del governo che sta
recidendo ogni radice cristiana: nel movimento revivalistico, ampio ed articolato, hanno un
peso crescente le truppe d’assalto degli antiabortisti che non esitano a praticare l’omicidio
di medici e personale delle cliniche che praticano l’interruzione di gravidanza.
Una funzione di collegamento con l’area più apertamente fascista la ricopre la tendenza della
Christian Identity secondo la quale i bianchi cristiani sarebbero il vero popolo eletto, con-trapposto
agli ebrei, fonte del caos morale. Una posizione di confine con quella dei
“suprematisti bianchi” la cui preoccupazione prevalente sono le massicce ondate immigratorie
che finiranno per mettere in minoranza gli americani di origine europea.
In questo contesto è caduta la tradizionale distinzione tra anglosassoni e latini. Un crescente
numero di italiani ha un ruolo di spicco nel movimento patriottico: dallo skin Cris
Picciolini ad Albert Esposito, capo di una milizia fondamentalista nel North Carolina. Il suo
programma: fare delle sacre scritture la legge fondamentale. Il metodo: le quattro B, cioè Bib-bia,
pallottole (bullets), fagioli (beans) e bendaggi.
Picciolini, leader di una banda nazi-rock, i WAY (White American Young) è nato a Foggia,
ma risiede nell’Illinois. In un’intervista a una skinzine italiana rassicura sull’integrazione ...

http://www.misteriditalia.com/terrorismo-internazionale/usa-nemicointerno/formazioni-destra/download/OK%20-%20WACO%20A%20OKLAOMA%20(down).pdf


http://italy.indymedia.org/news/2003/04/271078.php

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