Genova, chiusa l'inchiesta sui 93 "no global": «Nessuna resistenza alla polizia». «Si sono inventati tutto».
Andrebbe stampata e pubblicata con grande risalto la sentenza con la quale il giudice per le indagini preliminari di Genova, Anna Ivaldi, ha disposto ieri l'archiviazione del procedimento contro i 93 ragazzi e ragazze accusati la notte del 21 luglio alla scuola Diaz di un nutrito pacchetto di reati e per questo pestati selvaggiamente dalle forze di polizia intervenute. Infatti, la decisione del Gip ricostruisce in maniera esemplare, e tale da non lasciare più alcun dubbio, cosa successe esattamente quella notte, quali pesanti responsabilità i vari reparti della Polizia di Stato si assunsero, e quindi spazza via anche l'altra inchiesta che pende sul capo dei no-global, quella per associazione a delinquere finalizzata alla devastazione.
Nelle tredici pagine della sentenza, il giudice Ivaldi, compie una rigorosa analisi dei verbali di arresto di quella notte, dei riscontri avvenuti successivamente, delle dichiarazioni rese dagli arrestati - escludendo l'ipotesi di versioni concordate, visto il numero di carceri e ospedali in cui i ragazzi furono divisi - ma anche dagli agenti ascoltati in seguito all'apertura dell'inchiesta contro di loro.
Il dato conclusivo è piuttosto semplice e allucinante allo stesso tempo: i poliziotti coinvolti nell'operazione si sono inventati tutto. Dalla resistenza agli agenti al lancio di oggetti contundenti dalle finestre della Diaz; dall'accoltellamento di un agente al ritrovamento di due bottiglie molotov, fino al rinvenimento, inesistente, di armi improprie consistenti negli attrezzi edili di pertinenza al cantiere a fianco della scuola Diaz. Unico materiale "pericoloso" realmente ritrovato: alcuni coltellini di tipo svizzero per i quali è prevista una «contravvenzione», ma certo, scrive il giudice, non «l'arresto in flagranza».
Quindi, niente molotov, nessuna aggressione o resistenza agli agenti e, soprattutto, nessun lancio di oggetti dalle finestre che, come si ricorderà, fu il fattore scatenante l'operazione, almeno secondo le ricostruzioni, arbitrarie e indimostrate, che ne fecero i vari dirigenti all'opera quella serata: da Canterini (capo del Reparto Mobile di Roma) a Gratteri (capo del Servizio centrale operativo, Sco), fino al prefetto La Barbera e alle difese d'ufficio fatte dall'ex ministro Scajola e dallo stesso capo della Polizia, De Gennaro (si ricordi un'importante lettera aperta al Secolo XIX di qualche mese fa).
Particolare inquietante è la puntuale divergenza di ricostruzioni rese su quella notte. Nessuno, dagli agenti ai dirigenti delle varie Questure e Reparti mobili interessati, riferisce la stessa versione dell'altro. Quello che accade al piano di sopra non è conosciuto da chi presiedeva alle operazioni in basso; in genere prevale il "sentito dire", la «deduzione», la ricostruzione di episodi sulla base di dichiarazioni altrui, mai confermate o riscontrabili. Gli unici fatti certi su cui c'è riscontro e condivisione di argomenti, alla fine, sono solo tre: all'arrivo degli agenti gli occupanti della Diaz si chiusero dentro (ma senza dare vita ad atti di «violenza impropria»); il cancello venne sfondato con un furgone; e «pochi minuti dopo l'accesso degli operatori, vi erano tra i giovani che occupavano lo stabile, dei feriti, alcuni dei quali in serie condizioni».
«Finalmente una buona notizia» dice Lorenzo Guadagnucci, membro del Comitato Verità e giustizia per Genova, e tra gli occupanti (e i feriti) di quella notte alla Diaz, «ma ora attendiamo ancora l'archiviazione per l'altra assurda accusa rivolta ai 93: l'associazione a delinquere finalizzata alla devastazione».
Inoltre, aggiunge Guadagnucci, «chiediamo di sapere perché? Perché tanti giovani sono stati massacrati e sequestrati? Perché sono state fabbricate prove false? Qual è il ruolo dei servizi segreti stranieri? Chi ha dato gli ordini?»
Anche Graziella Mascia, vicepresidente del Gruppo di Rifondazione Comunista alla Camera, chiede un supplemento di verità: «La notizia dell'archiviazione è per noi una ulteriore dimostrazione che il massacro della Diaz fu un atto deciso a tavolino. Ora questa accusa cade e diviene quanto mai necessario far chiarezza su quanto accaduto a Genova, assume particolare urgenza la nostra proposta di legge per l'istituzione di una commissione d'inchiesta sui fatti di Genova».
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