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La propaganda antisemita | ||
by dan Monday, May. 26, 2003 at 10:59 AM | mail: | |
A pagina 24 di La Stampa del 2002-11-03, Fiamma Nirenstein firma un articolo dal titolo «Il ritorno dell'ebreo cattivo» In seguito alla messa in onda, in Egitto, di una fiction di 41 puntate ispirata ai protocolli dei Savi di Sion, riporto un articolo di Fiamma Nirenstein pubblicato su La Stampa domenica 3 novembre 2002:
"Era certo già abbastanza ripugnante trovare da anni nella traduzione araba in Giordania, in Egitto, presso i palestinesi, in Siria e un po' ovunque negli Stati del Medio Oriente I Protocolli dei savi di Sion, il libello dei tempi zaristi che descrive gli ebrei come un odioso gruppo devoto alla congiura per la conquista del mondo. Come è noto fu usato dal nazismo e da tutte le ideologie di estrema destra per giustificare l'antisemitismo liquidazionista: il libretto in arabo era ripugnante e stupefacente - ma nel mondo arabo pubblicisti, giornalisti, intellettuali in genere (al contrario che in Occidente, dove hanno sempre annoverato nelle loro file coraggiosi pacifisti) sono i più eccitati anti-israeliani e antisemiti. Adesso dalla pagina stampata siamo giunti alla fiction: un canale della tv egiziana, trasmetterà durante i giorni di Ramadan, quindi a partire dalla seconda settimana di novembre, 41 puntate di questo pilastro dell'odio, uno per sera, nelle ore in cui la gente torna a casa, digiuna e si raggruppa davanti al televisore. Il serial narra come una cospirazione intessuta di sangue innocente spillato dagli ebrei, la storia mediorentale fra il 1855 e il 1917. Il canale «Dream TV» è una delle due reti non statali, ma il portavoce del governo Nail Osman dice che Cavaliere senza cavallo, questo è il titolo, non viola le leggi egiziane che proibiscono i programmi porno o offendono la religione. Gli Stati Uniti hanno compiuto passi diplomatici per fermare lo scempio, noi europei, che abbiamo sull'anima la Shoah, niente: e sì che ha funzionato con l'Arabia, quando nel marzo di quest'anno un quotidiano saudita pubblicò una storia in cui si spiegava come sia abitudine ebraica usare il sangue dei gentili per confezionare le azzime di Pasqua. Il direttore, dopo le pressioni americane, si rimangiò le accuse. Ma la verità è che la diga si è ormai spalancata: il maggiore argomento delle cronache della Fiera Internazionale del Libro di Damasco è il libro del ministro della Difesa Siriano Mustafa Tlas, otto edizioni, un successone. Il titolo: L'azzima di Sion. Il tema: un'altra versione araba del mito medievale antisemita. Nelle prediche del venerdì, nelle moschee, gli ebrei vengono regolarmente definiti «figli di cani e di scimmie»: la loro immagine viene disumanizzata, l'incitamento a ucciderli «ovunque si trovino» motivato ontologicamente: l'ebreo secondo la vulgata, come si è visto nella vicenda israelo-palestinese, è cattivo; trama per impossessarsi prima del Medio Oriente, poi del mondo; deve essere estirpato. L'intrigo ebraico, le organizzazioni segrete, fra cui anche il Rotary Club e la massoneria sono visti, per esempio nella propaganda di Hamas, come strumenti di penetrazione «per distruggere la cultura e impossessarsi dei media» così da «diffondere la malvagità ebraica». La negazione dell'Olocausto, molto praticata con convegni e scritti, e la convinzione che gli ebrei se lo siano inventato come cinico strumento di potere, sono ormai senso comune. E qui dovremmo purtroppo affrontare anche il capitolo dell'Europa, in cui l'interpretazione irrazionale e unilaterale del conflitto mediorientale suggerisce un'idea di colpevolezza intrinseca a Israele, che si contagia all'idea di ebreo, e viceversa: tutti gli stilemi classici dell'antisemitismo sono ormai patrimonio del 21 per cento della popolazione europea, che «alberga vedute fortemente antisemite», secondo una recentissima ricerca dell'Anti Diffamation League. L'Italia occupa un posto ragguardevole, anzi supera di un punto la media europea; nelle varie convinzioni classicamente antisemite è quasi sempre seconda in classifica dopo la Spagna. Per esempio gli italiani sono per il 58 per cento certi che gli ebrei italiani siano fedeli a Israele più che al loro paese, e per il 27 per cento pensano che questo si accompagni al fatto che siano disposti all'uso di pratiche segrete per ottenere quello che vogliono. Per il 43 per cento, poi, ritengono che gli ebrei parlino troppo dell'Olocausto. Tutto è già avvenuto, ed è come se non lo fosse. Autocrazie alla ricerca di un capro espiatorio, gli ebrei, e intorno democrazie spaventate, che invece di reagire a questa politica la circondarono con il velo pietoso dell´appeasement. Nelle settimane scorse, a Milano, durante la festa delle capanne, un corteo che avrebbe dovuto soltanto sostenere la causa palestinese ha attraversato una piazza dove era eretta una Succà, la capanna tradizionale: le autorità hanno chiesto agli ebrei di rimuoverla e togliersi la kippà. L'irrazionalità e il cinismo si incontrano a uno dei loro consueti appuntamenti, nell'imminenza dell'eventuale guerra americana contro Saddam Hussein: la Finlandia si è rifiutata di vendere a Israele quelli che sono considerati i migliori kit per l'individuazione di gas e materiali venefici. Erkki Tuominioija, il ministro degli Esteri finlandese, lo ha spiegato dicendosi «affranto per la politica di oppressione, subordinazione, impoverimento inflitta da Israele ai palestinesi». Di conseguenza, punisce Israele negandogli i kit di difesa contro le armi chimico-biologiche di Saddam Hussein, e dopo che nell'esperienza di Israele non mancano i missili iracheni. Una logica che sostituisce la critica politica con il cinismo e l'odio esteso a un intero popolo. Si chiama punizione collettiva." |
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