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Odio il carcer
by odio il carcere Friday, Jun. 06, 2003 at 2:19 PM mail: odioilcarcere@inventati.org

Opuscolo informativo sulla situazione delle detenute e dei detenuiti in Italia.

PERCHE' IL CARCERE ???

Questa domanda brucia sulle labbra di quanti, donne e uomini, si sono imbattuti, anche una sola volta - per vicende personali o di conoscenti - nell'oscenità obbrobriosa di quel luogo chiamato carcere.
Tranne per quelli e quelle che, per misero egoismo, rimuovono l'interrogativo, per le altre e gli altri costituisce un dilemma che non trova alcuna risposta, ma non trova a tutt'oggi nemmeno un ambito di dibattito serio e socialmente rilevante.


Noi di "odio il carcere" vogliamo con questo scarno opuscolo iniziare a riempire questo vuoto preoccupante e aiutare chiunque lo voglia ad aumentare le proprie conoscenze e addentrarsi un po' nell'orrido dell'universo carcerario.
"Odio il carcere" è un aggregato di compagne e compagni che sono attivi in centri sociali e radio di movimento. Questo aggregato funziona come un'assemblea nella quale si discute per aumentare le conoscenze di ciascuna e ciascuno e per realizzare iniziative volte a favorire la comunicazione tra "interno del carcere" ed "esterno" e diffondere la consapevolezza sulle strutture segregative.

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parole … dal carcere …….
“Se io sono un criminale, e lo nego apertamente, sono esattamente quale voi mi avete fatto. La criminalità è roba vostra! Essa è prodotta e riprodotta continuamente, inevitabilmente, deliberatamente dalla società classista.” (Milano S. Vittore, dicembre 1971)
e … dagli esperti…….
"Il numero dei detenuti ha molto poco a che fare con il crimine. Il numero dei detenuti è piuttosto causato dallo stato generale di fiducia all’interno della società e dall’equilibrio politico." ( K. J. Làng - direttore del sistema carcerario in Finlandia).
"Si deve scoprire un crimine che si adatti alla punizione e ricostruire la natura dell’internato per adattarla al crimine." ( Erving Goffman - in Asylums - Einaudi 1968)
"L’analisi di un’istituzione totale, funzionale ad un sistema sociale come il nostro, è dunque la dimostrazione di quanto paga chi si trova costretto a pagare per dare agli altri la possibilità di vivere nella “norma” e nel “benessere”." (Franco e Franca Basaglia)
"E' facilmente comprensibile lo stato d’animo di chi varca la soglia di un carcere. Finisce tutto. Rimangono soltanto il numero di una pratica, un fascicolo ricolmo di carte, una collocazione nello spazio e nel tempo freddo e ostile di un apparato amministrativo che assorbe, pervade, scruta, classifica, giudica. A questo punto lo sconvolgimento dell’animo del detenuto è totale e compenetra gli strati più reconditi della personalità, generando una particolare grave distonia ai vari processi psichici di percezione, di rappresentazione, di ideazione." (Osservatorio psicologico di Amsterdam)
secondo alcuni analisti dove sta dirigendosi il sistema repressivo ?…
…Molti fenomeni, anzi, rivelano una tendenza del potere giudiziario ad affermarsi in quanto ‘potere’. La crescente giuridicizzazione di ambiti di vita che prima erano sottoposti a forme di autoregolazione –in ambiti propri- di per sé non è affatto sintomo di allargamento della democrazia. Indica se mai, non meno che cresce il numero di ambiti di vita cui lo Stato contemporaneo è interessato. Per cui la giuridicizzazione nel mentre offre garanzie, crea contemporaneamente nuove dipendenze. …Ieri l’ingiustizia appariva come la negazione del diritto, oggi deriva anche dall’eccesso del diritto. Il lato tragico della democrazia moderna è di sfociare nell’ingiustizia tramite l’applicazione dei suoi stessi strumenti giuridici … aumentano le angosce, le paure: e la diffusione del pan-penalismo* è anche una reazione all’insicurezza delle nostre società… Quando la politica non offre più riferimenti per simbolizzare l’esperienza sociale, la trista figura del "mascalzone" fa il suo rientro in democrazia: in assenza di nemici esterni, sono il crimine e il criminale a fornire le immagini paurose che creano l’unità”. ( A. Garapon: La repubblica penale.)
*)per panpenalismo si intende quella tendenza a far ricadere sotto la giurisdizione del Codice Penale quei comportamenti che precedentemente erano affrontati dalla società con altri mezzi, in genere col dibattito politico o sociale.
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Cara lettrice e caro lettore di questo opuscolo ...
Nella città in cui vivi c'è uno o più carceri. Sai dove si trova? Sai che oltre quelle mura, dietro quelle sbarre sono rinchiusi corpi di donne e uomini cui è stato tolto tutto, cioè la libertà? Sai quanta sofferenza e morte dispensano queste istituzioni totali?
Sai che tutto questo non serve ad altro che a placare il desiderio di vendetta/ punizione/ castigo/ espiazione/ odio/ rivalsa ... per chi non sa dare risposte al disagio/ inquietudine/ incertezza ... di vita?
Basta che ti soffermi un po' a pensare e scoprirai che tutto questo serve a catturare il consenso della gente alle politiche dei poteri forti; proprio di quei poteri che sono impegnati a continuare a togliere quei pochi residui diritti di chi lavora e di chi cerca lavoro. Quei poteri che, volendo abolire "la sicurezza ai diritti", vogliono gabellare in cambio di ciò che tolgono "il diritto alla sicurezza" inteso come militarizzazione di ogni spazio sociale contro un inventato "nemico interno".
Ma se il carcere è -nel suo insieme- questo intreccio di assurdità e pericolose prospettive, al proprio interno il carcere nasconde ulteriori e peggiori segregazioni:
ad esempio, il carcere minorile, che tiene incarcerati i corpi di ragazzi e ragazze che dovrebbero correre per i prati, giocare per conoscere, conoscere per crescere e non essere chiusi dietro mura che schiacciano la loro personalità e la loro gioia di vita; e poi il manicomio giudiziario; i centri di detenzione per extracomunitari/e; il carcere per le persone malate e tossicodipendenti ... ecc., ecc…

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