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K E K E B E K
by Miguel Martínez - Italy Wednesday, Jun. 11, 2003 at 8:49 PM mail: kelebek@imolanet.com

Oriente e Occidente, religione, politica e potere nella Terza Guerra Mondiale

"Il deserto cresce: guai a colui
che cela deserti dentro di sé"
http://www.kelebekler.com/indexit.htm
http://www.kelebekler.com/cesnur/txt/migit.htm
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GERUSALEMME LE SOCIETA SEGRETE ED I COMPLOTTISTI


PREMESSA
"Non per niente in difesa del Sistema Copernicano,
nello stesso lasso di tempo, accorrono tra gli altri
anche Bruno e Campanella; amici tutti della rinata scienza
o membri tutti di una sorta di UNICA SOCIETA' SEGRETA".
Quando lo scrivente si e' imbattuto nel precedente commento (M. Caleo, "Galileo l'anticopernicano", Dottrinari, Salerno, 1992 , p. 11), nel corso dei suoi ormai ventennali studi sulle origini della scienza moderna, ha pensato che esso esprimesse perfettamente e in modo sintetico quanto a lui stesso era parso di poter concludere, facendo sempre rigorosamente ricorso a una forma di principio di causalita': i progetti degli uomini e i mutamenti storici non sono esclusivo frutto del "caso" (che semmai interviene a rendere il frutto di certe azioni un po' diverso da come era stato teoricamente concepito), e nessuna persona e' in grado di realizzare alcunche' di significativo da sola (qualunque verita' o scoperta che non sia capace di aprirsi una breccia nell'intelletto di altri autorevoli individui resta improduttiva).
Del resto, tracce di una "organizzazione" si riscontrano un po' dappertutto nella storia moderna, e in quella della scienza in particolare (la scienza essendo uno dei principali "vettori" della modernita' - vedi il punto C/1 in questa stessa pagina). Qualche altra importante citazione puo' forse rendere meglio il senso di questo asserto.
"The charge that the freethinkers formed a a cabal or party occurs consistently in their opponents' literature. The historian is tempted to dismiss it entirely as a piece of official PARANOIA, but that would be UNWISE. Sufficient evidence exists, most of it unpublished, to posit that many of the freethinkers knew one another, socialized together, engineered literary projects, and even traveled about incognito in London and then on the Continent. Indeed, later in this chapter strong evidence will be presented to support the claim that John Toland belonged to a SECRET SOCIETY from as early as the 1690s which can be best described, for lack of a better term, as an EARLY MASONIC LODGE" (enfasi mie).
(Margaret Jacob, "The Newtonians and the English Revoution 1689-1720", Gordon and Breach, New York etc., 1990, pp. 206-207; Cornell University 1976).
Le principali domande che si presentano allo storico che si avvia ad indagare in tale direzione e' naturalmente: si tratta davvero di una UNICA "societa' segreta? E se si', di quale di esse?
E' ovvio che, essendo la "massoneria" la piu' nota delle societa' segrete, la "congettura" che viene piu' facile in risposta alle precedenti domande e' che proprio di essa si tratti, pur tenendo naturalmente in doveroso conto il carattere assai composito delle sue particolari forme di associazione (Logge), in diversi tempi e in diversi paesi.
Tanto per dare un esempio, diamo un'altra importante citazione relativa al successo, rapidissimo ed "universale", del darwinismo, forse il piu' significativo dei punti d'approdo del "modernismo" a livello politico-sociale.
"Fulcro polemico dell'evoluzionismo, la trionfale rivendicazione della stretta parentela tra gli uomini e le scimmie sconvolgeva gli orizzonti etici, culturali e scientifici, ancora imperniati su un antropocentrismo (vale a dire un restaurato geocentrismo radicato nel preteso rapporto privilegiato tra l'Uomo e Dio e, quindi, tra la Terra e Dio), passato pressoche' indenne attraverso l'affermazione della fisica classica e l'avvento di paleontologia, biologia e della meccanica celeste di Immanuel Kant e del napoleonico marchese Pierre Simon Laplace. La "vulgata" dell'evoluzionismo divenne presto uno dei punti d'incontro di certi massoni che, anche senz'avere una precisa cognizione dei contenuti scientifci del darwinismo e delle sue possibili implicanze socio-politiche, dalla strenua lotta della Chiesa di Roma contro la sua diffusione e per la sua stessa provenienza dalla terra di Desaguliers e Anderson [due tra i fondatori della massoneria "moderna" nel 1717] deducevano ch'esso fosse comunque un buon compagno di strada, se non verso la Vera Luce almeno per dissipare le tenebre piu' fitte; e che dalla sua diffusione sarebbe scaturita la definitiva liberazione dai lacci dell'ignoranza e dall'occhiuta "clerocrazia cattolica"".
(Aldo A. Mola, "Storia della massoneria italiana dalle origini ai nostri giorni", Bompiani, Milano, 1992, p. 104; e' ancora in questo testo che si evidenzia bene la "contraddizione" fondamentale che qui cercheremo di risolvere: "Da una Istituzione fondata sulla Tradizione ci si puo' attendere, all'opposto, la valorizzazione del passato, contro le ingenuita' giovanili di fare come se la storia non fosse", p. 28; ed ancora nello stesso testo si ammette come le istituzioni politiche attuali traggano origine da questo movimento: "Gl'ideali dell'Ordine sono bene sintetizzati nel "Preambolo" della carta delle Nazioni Unite, il cui simbolo non per caso e' contornato da rami d'acacia", p. 28 ["L'Acacia" si chiama ancor oggi una nota rivista massonica]).
Del resto, soccorre tale tesi la seguente osservazione: nel mondo occidentale ha principalmente sostenuto l'interpretazione opposta a quella "modernista" la Chiesa Cattolica, e questa ha creduto di individuare proprio nella massoneria uno dei suoi principali nemici (vedi per esempio il punto C/2 in questa stessa pagina, e gli estratti dalle encicliche ivi riportati; non bisognerebbe neppure dimenticare la "INIMICA VIS", la lettera di Leone XIII spedita ai vescovi italiani l'8 dicembre 1892 che esordiva con tali parole: probabilmente la piu' "forte" definizione della "massoneria", o comunque delle forze ostili alla Chiesa romana e al cristianesimo che sono state il "motore" della modernita').
Da quanto precede si puo' trarre invero il seguente "sillogismo": se viene detto "tradizionale" quanto e' di segno contrario al "modernismo", ecco che l'azione storica della massoneria nel suo complesso va inquadrata sul versante anti-tradizionale…
Come noto, la massoneria "moderna" ha una ben precisa data di nascita, il 1717, quando viene fondata a Londra la Gran Loggia d'Inghilterra, anche se ovviamente il fatto che alla neo-fondazione concorressero piu' "Logge" fa comprendere come si trattasse di un'istituzione almeno di poco piu' antica (vedi il Documento 4). La versione accreditata dalla stessa massoneria, che vedremo presto ampiamente illustrata, e' che l'evento appena citato segna il passaggio dalla antica massoneria "operativa", collegata alle corporazioni di mestiere medievali (nel nostro caso, i veri e propri "muratori"), alla massoneria che suole invece dirsi "speculativa".
Comunque sia, lo scrivente aveva anche creduto di poter individuare una sensata (?) congettura, il cui "valore" e' quello di essere capace di spiegare certi "schieramenti" in favore di un campo o dell'altro quando la situazione storica imponeva una precisa scelta di parte. Essa concorda perfettamente con la seguente affermazione di Giulio Cesare Lensi Orlandi Cardini ("Il Bafometto dei Templari a Firenze", Arktos, Carmagnola - Torino 1988, p. 57):
"La Massoneria 'figlia primogenita dell'intellettualismo settecentesco' non nacque in Inghilterra durante l'anelito preromantico al mistero che affonda le radici nella Tradizione e nello spirito medievale, com'e' stato scritto, ma testimone il cinquecentesco Studiolo di Francesco de' Medici, in Italia s'affermo' vari secoli prima di quel che fino ad oggi s'e' detto".
Nello studio sulla scoperta dell'America (vedi i punti 1, 2 e A nella pagina dedicata alla Storia della Scienza) si da' un cenno a questa ipotesi, che trovai corroborata da una particolare coincidenza, forse destituita di fondamento, pure assai curiosa. La racconto con le stesse parole che usai allora:
"Chi dalla collina di Fiesole, dove sono ancora oggi le splendide ville che furono la dimora di grandi personaggi fiorentini del Rinascimento quali Lorenzo il Magnifico, Giovanni Pico della Mirandola, Angelo Poliziano, etc., scendesse verso Careggi, dove si trovava la sede dell'Accademia platonica di Marsilio Ficino, si imbatterebbe ad un certo punto in una strada traversa chiamata "Via dei Massoni". Nome "antico e d'incerta origine", recita uno dei tanti volumi della serie Strade di Firenze (a cura di P. Bargellini e E. Guarnieri, Firenze, 1977), aggiungendo subito dopo che potrebbe darsi "derivi dalla natura del terreno [...] abbondante di massi pietrosi". Massoni dunque starebbe per "grossi massi" (e strano che questa denominazione non la si ritrovi in altre parti d'Italia dove sarebbe certamente piu' opportuna, a meno che l'accrescitivo di massi non lo si voglia trovare soltanto nel dialetto toscano)…".
Tutto originerebbe dalla persecuzione ai Templari da parte della Chiesa di Roma, piu' ispirata da reali motivazioni ideologico-politiche, che non dai meschini interessi materiali di Filippo il Bello, piu' il braccio che non la mente in quell'oscura vicenda. I Templari si erano evidentemente fatti portatori di istanze assai poco gradite all'istituzione che al tempo rappresentava non solo il massimo potere religioso, ma anche quello politico. Citiamo un interessante passo da "Il Dio Occulto Dei Templari" (vedi link N. 35 nella pagina Links):
"All'inizio del XIV secolo cominciarono a correre strane voci sull'Ordine dei cavalieri del Tempio, che, ben presto, divennero accuse gravissime: apostasia, idolatria, sacrilegio, sodomia, stregoneria e omicidi rituali. Tra le accuse più gravi mosse ai Templari vi era anche quella di adorare orribili idoli dopo aver rinnegato Cristo, come attestano alcune delle dichiarazioni rese al processo. Un templare morente, Il 14 aprile del 1309, ad una commissione, dichiarò: <<Sono stato ricevuto nell'Ordine quaranta anni fa alla Rochelle dal Fratello de Legione, oggi defunto. Egli mi disse che bisognava rinnegare Nostro Signore. Non mi ricordo se si servì della parola Gesù Cristo oppure crocifisso; è tutt'uno, disse lui (sed dixit ipsi testi quod totum est unum). Io risposi che se anche lo avessi rinnegato sarebbe stato un atto di bocca e non di cuore; cosa che feci... Il Fratello Legione mi ordinò di sputare su una piccola croce ed io sputai una volta nella direzione della croce, e non sopra>> (Jean Marquès-Rivière, Storia delle dottrine esoteriche, Mediterranee, Roma 1984). Pur se con delle varianti il tenore delle deposizioni continua in tal senso. Bisogna convenire con gli scrivani ecclesiastici del secolo XIV, tra i quali Angerius de Béziers, che i cavalieri del Tempio erano depositari di un misterioso culto <<falso ed ingannevole>>? Sembrerebbe ormai assodato che in seno all'Ordine si celebrassero rituali segretissimi. E' anche certo "che i filosofi arabi abbiano influenzato i rudi soldati del Tempio ... Se si dice influenza materiale, si intende impregnazione spirituale ed anche <<osmosi mistica>>, in un certo senso" (Ibid.). Sicuramente l'Ordine accolse elementi dottrinari e rituali dell'esoterismo orientale. Subì l'influsso delle confraternite esoteriche musulmane insieme al disegno di un'unificazione del mondo e di un nuovo ordinamento sociale".
Proseguendo nell'illustrazione dell'ipotesi, dopo la drammatica distruzione del Tempio (l'Ordine venne sciolto nel 1312, e il suo ultimo Gran Maestro ufficiale sali' al rogo a Parigi nel 1314), "nuclei" templari sopravvissero nascostamente in Francia, in Italia (d'onde il valore della precedente citazione di Lensi Orlandi Cardini), etc., inoltre certamente in Portogallo (il fondatore del Centro di Cultura Nautica di Sagres, nel 1416, il principe Enrico detto il Navigatore, era Gran Maestro dell'Ordine dei Cavalieri di Cristo, nient'altro che l'ordine templare riciclatosi in Portogallo). Successivamente alla cacciata degli Ebrei dalla Spagna (il legame ebraismo-templari, ebraismo-massoneria e' uno dei "fili" importanti da approfondire in questa storia), all'invasione del Portogallo da parte della cattolica Spagna, la forza anti-tradizionale, animata da comprensibili propositi di vendetta e di rivalsa, si sposta in Inghilterra (insistite "voci" parlano di un rifugio templare in Scozia gia' nel XIV secolo), e li' sposa i suoi destini a quelli della nazione ospitante, diventando, dopo qualche tempo, appunto la "massoneria".
Che tale "trasformazione" sia avvenuta sui residui di cio' che restava delle dette corporazioni medievali "operative" e' questione secondo la presente ottica del tutto marginale. Chiarissimi risultano invece, a parere dello scrivente, in quest'opera di "riprogettazione" e di guida il ruolo di Francesco Bacone (1561-1626). Si veda quanto se ne dice nel Cap. IX del testo dianzi citato (punto A della pagina Storia della Scienza), dal quale vogliamo estrarre i seguenti mai abbastanza citati "versi":
"A Golden Age Empire
under Anglican England's world leadership
to be based not on war
but on strength, peace, compassion
and a vigilant use of knowledge, science, intelligence,
espionage and secrecy".
(da S. Dedijer, "The Rainbow Scheme - British Secret Service and Pax Britannica", in "Clio goes spying: Eight essays on the History of Intelligence", Wilhelm Agrell and Bo Huldt Eds, Lund Studies in International History, Scandinavian University Books, 1983. In questo lavoro si riconosce la necessita' per comprendere la storia, almeno del periodo in esame, di saper decodificare messaggi cifrati, ed interpretare il linguaggio dei simboli e delle immagini).
Si spiegherebbero cosi' il successo crescente dell'Inghilterra nella storia europea, oltre a diversi "particolari" su cui non abbiamo qui tempo di soffermarci (relativi per esempio alle vicende della guerra d'indipendenza americana, alle guerre napoleoniche, e numerose altre "strane storie").
E' a questo punto che e' e avvenuto un contatto con lo studioso Flavio Barbiero (Documenti 1 e 2 - si ringrazia vivamente l'Amm. Barbiero per aver messo a disposizione dei lettori di questo sito alcuni risultati delle sue ricerche), che aggiunge all'ipotesi dianzi sommariamente delineata un altro "segmento", che con essa si integra, almeno dal punto di vista "logico", perfettamente (anziche' di una "involuzione" in senso anti-cristiano, o anti-cattolico dell'Ordine, la stessa fondazione dei Templari sarebbe stata conseguenza di un disegno preordinato, allo scopo di "ricostruire" una sede d'appoggio in Terra Santa…).
Le pagine che seguono non hanno alcuna pretesa di affrontare in modo sistematico ed organico un problema che appare, come detto, di notevole importanza per quanto concerne ogni "interpretazione" della modernita', e del quale Frances Yates (nel Cap. XV del suo interessante "Il rosacrocianesimo e la massoneria", Einaudi, Torino, 1976) dice assai giustamente:
"Il ricercatore ha l'impressione di sprofondare disperatamente in una palude senza fine ... Le origini della massoneria sono uno dei problemi piu' discussi e discutibili in tutto il campo della ricerca storica".
Ci si limitera' ad offrire al lettore testimonianza di un vivace dibattito che ebbe origine nel corso della valutazione della nuova ed originalissima ipotesi, principalmente per opera di un difensore della tesi opposta: la massoneria sarebbe invece un'istituzione antichissima di carattere tradizionale e decisamente non modernista, e sarebbe semmai stata anch'essa "infiltrata" da tendenze alla sua costituzione estranee, cosi' come esse si sono insinuate nella Chiesa Cattolica (vedi punti C/2 e C/3 di questa stessa pagina).
Il competente interlocutore, Bruno d'Ausser Berrau (d'ora in poi BdAB), e' uno studioso indipendente di storia delle religioni e temi di carattere tradizionale, che ha pubblicato in proposito diversi saggi, alcuni dei quali saranno presto proposti ai lettori di "Episteme - Physis e Sophia nel III millennio" (vedi link N. 14 nella pagina Links). Quelli che seguono sono alcuni degli interventi effettuati nel corso del dibattito, raccolti in modo non sempre cronologicamente ordinato, e con qualche omissione dovuta a motivi di "discrezione", su opinioni piu' strettamente personali o su temi ancora oggi difficilmente affrontabili in pubblico con la necessaria franchezza. Si spera che il complesso delle notizie offerte sia comunque interessante per tutti coloro che sono interessati a comprendere un po' meglio la nostra "vera" storia recente...
* * * * *
Una replica di BdAB allo scrivente a proposito del possibile (?) cripto-giudaismo templare…

Veniamo ora, ancora una volta, ai Templari (fondati intorno al 1118): San
Bernardo redasse la loro Regola (Concilio di Troyes, 1128, redazione
definitiva nel 1131) e la commentò poi nella famosa epistola De laude novae miltiae dove sono illustrati quei concetti che pongono in relazione il
simbolo del Tempio esteriore con la costruzione del Tempio interiore.
Immagine questa tuttora viva nella Massoneria; sia nel Craft, sia negli High Degrees cavallereschi. Non c'è dietro questo nessun Sinedrio mobile in agguato a meno che non si voglia far passare per tale tutto il vertice della Cristianità medievale ovvero che l'antica polemica sul Verus Israel non avesse senso confondendosi irrimediabilmente il Novus col Vetus ma, a questo, ritengo non arrivi nemmeno l'antigiudaismo del Blondet. Era quindi un concetto di Tempio katholikòs, universale nella pienezza del termine (né mondialismo, né globalizzazione ante litteram), il quale, si riteneva diretto erede sia del primo, sia del secondo Tempio in una continuità che si assumeva tutte le prospettive connesse al superamento dell'etnocentrismo ebraico, dal quale era voluto uscire, appunto, San Paolo. Tra l'altro, tale continuità* è espressamente affermata in un manoscritto (riprodotto in G.A. Schiffmann, DIE ENTSTEHUNG DER RITTERGRADE IN DER FREIMAUREREI UM DIE MITTE DES XVIIITEN JAHRHUNDERTS, Leipzig, Zechel, 1881) trovato a Strasburgo nel secolo scorso. In esso, si afferma che, le conoscenze degli Esseni (e noi dopo Qumrân - 1947!- sappiamo del senso che, per loro, aveva il Tempio quale imago Templi spiritualis) erano state trasmesse, per discendenza diretta, ai Canonici del Santo Sepolcro**. Questi, solo apparentemente (si sottende, evidentemente, un'interazione con qualcosa di preesistente), erano stati fondati nel 1099 da Goffredo di Buglione, quale capitolo della Basilica del Santo Sepolcro. Ci è poi noto che, dal 1112, vivevano in comunità con la Regola di S. Agostino e che furono riconosciuti ufficialmente nel 1122 da Callisto II. Sarebbero dunque loro ad aver completata la formazione dei monaci cavalieri in quegli anni di silenzio che trascorsero dalla fondazione all'assunzione del ruolo storico e della divisa del Tempio che prima non avevano (erano soltanto i Poveri Cavalieri di Cristo) da parte dell'Ordine. Uno degli scopi dei Cavalieri sarebbe stato, tra l'altro, quello di procedere ad una ricostruzione del Tempio non certo nella prospettiva ora assunta dai movimenti fondamentalisti ebraici, esecrati (giustamente questa volta) dal solito Blondet. Sul dizionario, che ti dicevo c'è il sigillo dei Canonici: esso ha, sul recto, la croce patriarcale con l'iscrizione <<Canonicorum Sigillum>> mentre, sul verso, c'è l'immagine dell'attuale moschea Qobbat al-Sakhra (Cupola della Roccia) e la scritta <<Sepulchri Sanctissimi>>. È quello l'edificio, che si dice costruito sull'antico Sancta Sanctorum, e che, allora, divenne il Templum Domini ossia la chiesa centrale dell'Ordine. La sua riproduzione figurava, infatti, anche sul sigillo del Gran Maestro e quasi ovunque ci fosse una presenza templare c'era una chiesa a pianta ottagonale (anche a Pisa) costruita appunto ad immagine di quel modello. Questi Canonici hanno avuto una storia troppo complessa per riassumertela ma, ti segnalo che, dopo la perdita di Terra Santa,
l'Arcipriore ed il suo Capitolo risiedevano proprio a Perugia (S.Luca), da
dove rivendicavano il diritto d'essere l'unico clero legittimo di
Gerusalemme. Nel 1489 (vicinanze cronologiche fatali), Innocenzo VIII ordinò la soppressione del Capitolo e trasferì i beni ai cavalieri Giovanniti (già avevano ed ancora posseggono la vicina Magione ex Templare). L'Imperatore Massimiliano riuscì a far revocare parzialmente la disposizione nel 1496 sicché rimasero in attività alcuni conventi. La propositura di Miechòw, in Polonia, ereditò il ruolo di Perugia e cessò di esistere solo il 17 Aprile del 1819, Pio VII regnante. Vien da pensare alla funzione svolta da questo Capitolo, la cui presenza potrebbe concorrere a dare spiegazione al fatto singolare che, il predicatore della corte di Hesse-Darmastadt, Johann August Starck, massone, avesse istituto, nel 1700, con esplicito richiamo agli Esseni, un sistema di alti gradi templari, ripartito in "clerici et equites". Questo particolare è curiosamente anacronistico perché riprende la ripartizione interna di Qumrân ("laici" e sacerdoti non zadochiti / sacerdoti zadochiti) e non trova spiegazioni immediate: è però sicuramente noto che il Nostro fece anche approfondite ricerche a Wismar*** negli archivi di un'antica sede dei Canonici. Mi sembra infine da non escludere l'altra possibilità di occulte relazioni che potrebbe meglio spiegare quest'intricata questione: non lontano da questi luoghi, in Lituania e soprattutto a Vilnius, viveva fino ai noti recenti eventi, una forte
comunità di Ebrei caraiti: anche qui è troppo lungo entrare nei dettagli; è
sufficiente rilevare ch'essi - expressis verbis - si ritengono (c'è ancora
un nucleo in Israele) gli eredi degli Esseni, cui gli accomuna (con i
Samaritani) l'appartenenza a quella forma interpretativa definita <<Thorah
scritta>> ( la rad. kara significa appunto scrittura) avversa quindi al
fariseismo ed al susseguente rabbinismo oggi prevalente.
Un'ultima osservazione riguardo all'impossibile cripto-giudaismo dei
Templari: il Concilio di Vienne (1311-12), che soppresse l'ordine, fu la
prima istanza ecclesiastica a caldeggiare l'istituzione di cattedre
d'ebraico a Parigi, Oxford, Salamanca e Bologna. È vero che la cosa non ebbe quasi seguito e tutto si realizzò poi nel Rinascimento ma, con evidenza, se i Templari fossero stati una creatura del Sinedrio mobile, i buoni padri - in questa logica, chiaramente corrivi! - non sarebbero stati così mal disposti.
Come vedi di segreti ce ne sono molti ma non mi sembra nel senso
indicato dal Barbiero.
BdAB
* è necessario considerare come l'antica Qumrân probabilmente intendesse
invece la prospettiva templare in una visione prevalentemente etnocentrica
(cfr. ancora il Donnini) e soprattutto militante ma che, dopo la tragedia
del 70, la trasformazione paolina dei concetti originari abbia investito
anche alcune delle - sembra molte- sopravvivenze essene, i cui epigoni, a
loro volta, si identificherebbero con quella corrente poi confluita nei
Canonici.
** di loro puoi andare a vedere nel Dizionario che dicevamo alle voci
<<Canonici del S.S.>> e << Santo Sepolcro>>.
*** Wismar nel Mecklenburgo dista oggi nemmeno 400 Km. da Miechòw presso Lubniewice che, nel '700 era territorio prussiano: è il bacino della Warta, sottratto alla Germania in questo dopoguerra. Comunque ci sono altre località con tale nome in Polonia e potrebbe anche essere quella nelle
vicinanze di Cracovia ossia più lontana ma non cambia molto.
* * * * *
I replica di BdAB agli articoli di Barbiero (Documenti 1 e 2).
Caro Barbiero,
l'amico Prof. Bartocci, conoscendo i miei interessi sul tema, nei giorni scorsi mi ha passato il tuo lavoro di argomento massonico (ed anche quello relativistico) intorno al quale abbiamo avuto uno scambio d'idee. Mi sembra ora giusto metterti al corrente delle posizioni da me assunte in ordine ad alcuni passi del tuo argomentare; passi che ho ritenuto particolarmente rilevanti per l'economia dell'intera ipotesi. C'è anche qualcosa d'altro che non ho giudicato necessario cancellare.
Debbo confessarti che questa trasmissione è derivata soprattutto dalle insistenze della mia controparte, essendo io assai riluttante ad esporre una critica al diretto interessato che, in fin dei conti, non mi aveva coinvolto nel dibattito.
Trattandosi di una corrispondenza in merito a terzi, la troverai connotata da una certa distaccata franchezza, la quale, in un rapporto diretto, si cerca sempre di evitare ma che, nella circostanza di una tua partecipazione a posteriori, mi sembra più corretto riprodurre tal quale.
Se vorrai darmi una risposta, inviala anche al Prof. Bartocci, perché ritengo che il suo scopo sia proprio quello di ottenere, da un nostro eventuale scambio di idee, un chiarimento delle sue.
Fraternamente e sinceramente,
BdAB
Carissimo Umberto,
ho ricevuto il tuo messaggio e con esso, sia la lettera del Barbiero, sia i
suoi due studi. Ho letto per ora il primo ed a questo mi limito. La mia
impressione è di notevole forzatura nel senso della tesi da dimostrare:
poiché si tratta d'un lavoro su testi ed argomenti che - per loro natura,
ignoti ai più e, in ogni caso, sempre difficilmente accessibili - a maggior
ragione richiederebbero d'essere affrontati con stretta aderenza agli
originali. Intanto, una cosa è fondamentale: la Massoneria è un'iniziazione
di mestiere e, in particolare, tale esclusivamente era quella dei
costruttori della Cristianità medievale; a riprova di questo non mancano
certo i riscontri storici (come il B. invece afferma), né le riprove
interne. Basterebbe riferirsi all'Old Charge (quello che ne resta) ovvero
gli archivi degli antichi "operativi". Ci sono poi una quantità di rituali
(Craft e High Degrees) dove tale condizione appare in assoluta chiarezza. È bensì vero che l'influsso ebraico è stato determinante ma, del resto, è
tutto l'Occidente ad essere stato fortemente semitizzato dalla
cristianizzazione. Detto per sommi capi, la M. sorge nel tardo Impero
dall'unione di tre correnti fondamentali: ebraica (salomonica), ermetica
(egizio-ellenistica) e classica (i Collegia Frabrorum, già impregnati di
pitagorismo). L'elemento sacerdotale che il B. vede dominante scaturisce dal suo personale ampliamento dell'onnipresenza "templare" (stricto sensu)
nell'ampia gamma delle ritualità massoniche: è ovvio, dove c'è un tempio ci sono anche i sacerdoti ma questi non dominano certo le scene dei vari gradi anche se, a volte (davvero raramente), sono nominati. Poi c'è una strana inesattezza sulla quale viene impostata larga parte della successiva
esposizione. Continuamente si parla di <<famiglia>> sacerdotale; in effetti, le cose stanno in questo modo: i sacerdoti (Cohenim) appartengono alla tribù di Levi e ne sono - se così si può dire - il "cerchio interno" quello di coloro incaricati dei sacrifici mentre gli altri leviti sono limitati a
compiti più genericamente "ecclesiali". All'interno dei Cohenim esiste una
differenza tra il clan familiare dal quale può uscire il Gran Sacerdote e
gli esclusi da questa prerogativa "dinastica". Le dinastie in questione
hanno avuto un ruolo fondamentale nelle vicende d'Israele: la prima fa
soppiantata da Re Salomone che, ritenendola ormai indegna, la sostituì con
un altro discendente di Aronne: Zadoq. Gli Zadochiti, al tempo delle guerre maccabaiche, furono soppiantati dagli Asmonei ma ciò non piacque ai legittimisti - il cui nucleo più noto è quello di Qumrân - che li
considerarono usurpatori. Quando, pertanto, il Tempio fu distrutto da Tito,
vigeva questa situazione di contestazione: una polemica, che è dunque
assolutamente indispensabile comprendere ed apprezzare se ci si vuole
orientare in quell'intreccio insolubile da cui è scaturito anche il
Cristianesimo (cfr. Donnini: http://www.donnini.com). Gli Zadochiti non riebbero quindi più il ruolo perduto, fatta salva la loro presenza (per ragioni complicatissime) tra i Samaritani dove - anch'oggi - hanno il Gran
Sacerdozio; ma questa è altra storia e per la quale sarebbe allora sì,
giusto parlare di <<famiglia>>. Le "storie" raccontate nei rituali sono
quelle che tecnicamente vengono definite <<leggende iniziatiche>> ed i cui protagonisti appaiono essere, prevalentemente, i "muratori" (i costruttori del Tempio) o altri personaggi biblici, i sacerdoti sono nominati soltanto in certi casi e, comunque, la funzione di tutti questi racconti non è tanto quella di trasmettere una realtà storica ma un evento da leggersi <<in illo tempore>> quale ammaestramento del recipiendario. Non c'è poi alcun
<<gioiello>> o paramento massonico che richiami l'Efod; è sufficiente
controllare Es. 28.6 et alia. I riferimenti del B. sono al Rito Scozzese
(RSAA, quello di trentatré gradi) mentre mi sembra trascuri il fatto che le
ritualità autenticamente "muratorie" sono nel Craft (i tre gradi
fondamentali) e nei suoi "prolungamenti" (anglosassoni) del Royal Arch (con la variante, forse più antica, americana del Royal Arch of York), del
Marchio (Mark Master Mason), dei Royal & Select Masters ed infine di
quell'interessante ricostruzione antiquaria che sono The Operatives della
Worshipful Society (reconstitued 21st May 1913 in the Free-mason's Hall of London). Gli altri corpi rituali, come molti "gradi" del RSAA (in England: the Ancient & Accepted Rite), sono "tracce" lasciate da scomparse organizzazioni iniziatiche (non di mestiere, qual è il Craft e gli annessi precitati ma cavalleresche e forse sacerdotali nel caso dei Rosacroce) in quella che, in Occidente, è l'ultima organizzazione di quest'ordine di realtà, la Massoneria appunto. Tale particolare "depositarsi" ha avuto inizio con la distruzione dei Templari ed è precipitato con l'avvento del mondo moderno, che - evidentemente - non favoriva la vita effettiva di queste strutture ma le condannava ad un'esistenza larvale e museale nei vari organismi collaterali alle Logge dei costruttori; anch'esse, poi, passate com'è noto, dall'operatività iniziatica (non si trattava solo di costruire materialmente) ad una quasi larvale speculatività. Per questa ragione, non trovo motivi per prendere la successione del RSSA e considerarla alla stregua di un percorso leggibile quale storia unitaria di un passato biblico. Passato nel quale non so come si possa far rientrare il 18°,
Rosacroce o il 19° Gran Pontefice (dell'antica Roma!) o Sublime Scozzese:
non capisco anche quello che il B. scrive del 20°, Venerabile Gran Maestro a Vita; il cui tema (traggo la citazione dai rituali) è che <<i savi Caldei,
nel deserto elessero oratori (sic!) incaricati di trovare le verità delle
quali l'intuizione rivelava l'esistenza>> (sic!). Queste amenità sono del
Generale dell'US Army, Albert Pike, il quale, nel secolo scorso, elaborò i
suddetti rituali, malamente assemblando disparate documentazioni massoniche e non. B. scrive poi che, da qui al 26°, si trattano temi del Pentateuco: obiettivamente a quest'affermazione non c'è riscontro: il 21°, è una "traccia" (cfr. supra) della Santa Veme del SRI di Nazione Tedesca, il 22° fa riferimento ai Drusi, il 23° est un'histoire grand-guignolesque sugli
antichi riti egizi frutto delle ossessioni civilizzatrici e puritane del
buon Pike, il 24° è effettivamente la storia di un levita che diventa
sacerdote (maaa… è noto che, nell'Ebraismo, tali si nasce e non si
diventa!), il 25° è la storia del Serpente di Bronzo innalzato da Mosé nel
deserto, il 26° ha il titolo anodino di Principe di Compassione e, per esso,
non mi risulta alcuna delle notizie fornite dal nostro amico. Infine, San
Paolo non era membro del Sinedrio.
Come vedi quella di questi, come di tutti i rituali massonici, non è <<una storia completa e coerente>> a meno che non si produca fantasy: ho l'impressione che, troppi credano davvero l'attuale M. erede di una modesta organizzazione d'antichi spaccapietre e ciò debba apparire, a fronte d'una (passata; di un relativamente recente passato) notevole rilevanza culturale, una diminutio capitis insopportabile. Questo "complesso" non ha invece ragione di essere: le cose non stanno realmente in questi dimessi termini. L'operatività era da intendere in un'accezione che, oggi, riterremmo peculiare ad una categoria professionale altamente qualificata e remunerata. Una corporazione insomma la cui opera era richiesta ed apprezzata in tutta Europa. Per tale attività i massoni, si spostavano, sia da apprendisti nei tours (famosi gli itinerari del Tour de France: niente a che vedere con Pantani!) che li portavano da un Maestro all'altro, sia, dopo aver conseguito la Maestria, per dirigere i lavori delle opere d'arte (nell'accezione ancor oggi in uso nell'ingegneria civile) ch'essi stessi progettavano. Tant'è ch'esisteva ed esiste tuttora nel Craft un termine per nominare, spregiativamente, i praticoni non appartenenti davvero al
Mestiere: Cowan (ing.), Couan (fr.). È con l'avanzare del mondo moderno,
subito dai M. come da tutti i difensori della tradizione che,
dall'operatività spirituale, riflettentesi anche in concreti prodotti
dell'ingegno, si è passati alla mera speculazione se non al suo esatto
contrario; comunque, anche i pur amoindris speculativi nonostante tanti
massoni, dall'ottocento ad oggi, vantino un gran ruolo nella Rivoluzione,
non ebbero colpe in tal senso perché, essendo in gran parte membri del
secondo stato, in molti ci rimisero la testa.
Ciao a presto,
BdAB
* * * * *
I risposta di Barbiero, con due allegati in attachment sulla famiglia di Mose' (documento 3)
Caro BdAB,
grazie per avermi messo al corrente delle tue critiche al testo del mio
intervento (pubblico) sul significato dei riti. Fossero pervenute da altra
fonte non mi darei alcuna pena per rispondere. La tua reazione, infatti,
tradisce una situazione di convinzioni ben radicate, dove i dubbi di
fondo sono ormai superati, che normalmente non amo disturbare; anche perché per lunga esperienza so che entrare in polemica in situazioni del genere serve solo ad alimentare una reciproca disistima. Nel tuo caso, invece, mi corre l'obbligo di rispondere, proprio per non sciupare una nascente amicizia, a causa di una semplice divergenza di opinioni su un argomento di comune interesse, e per rispetto a Bartocci, che ha sollecitato il tuo parere.
Devo dire che sono colpito dall'erudizione che dimostri sull'argomento, per cui in seguito ti chiederò informazioni su specifici temi.
Al momento mi limito a notare che le tue idee sull'origine della massoneria
e sulla natura ed origine del sacerdozio ebraico sono del tutto
convenzionali. Non che convenzionale sia sinonimo di "errato", ma in questi due casi particolari è mia convinzione che il "common wisdom" sia il frutto di mistificazioni patenti e deliberate. Sull'argomento ho pubblicato
un libro di oltre 400 pagine: "La Bibbia senza Segreti", Ed Rusconi (messo
subito all'indice da Santa Madre Chiesa e per questo motivo ritirato dalla
circolazione, ma che ha comunque esaurito tre edizione ed ha fatto
scomodare i massimi calibri dell'esegesi cattolica, i Monss. Galbiati e
Ravasi per contestarlo), ed ho effettuato dieci anni di ricerche, sui cui
risultati ho scritto (ma non pubblicato) altre 300 pagine. Ovviamente la
tua critica, non conoscendo questi precedenti, si è concentrata sulle poche
pagine che ti ha inviato Bartocci, per cui dal mio punto di vista mi appare
piuttosto "rough" e poco costruttiva. Ma non è colpa tua..
Tu dici parecchie cose, nei tuoi e-mail, molte delle quali sono
semplicemente "neutre", che possono essere prodotte a sostegno sia dell'una che dell'altra tesi (anche se enunciate come contrarie alla mia). Ritengo comunque di non sbagliare di molto se dico che le tue obiezioni si riducono in sintesi alle seguenti:
a) La massoneria ha avuto origine da corporazioni di maestri costruttori,
per cui ipotesi come la mia non sono proponibili
b) Barbiero riporta in maniera fantasiosa i rituali massonici
c) Non esiste né è mai esistita (se non nel periodo che tu definisci
zadokita) una "famiglia" sacerdotale di Gerusalemme, nel senso inteso da Barbiero.
Mi sembra anche che dai una particolare importanza a due mie affermazioni incidentali, che io ritengo del tutto secondarie nella mia tesi (non esistono, infatti, negli elaborati precedenti e sono state entrambe
cancellate dalla versione finale del mio intervento, presentata al
pubblico): la discendenza sacerdotale di S. Paolo ed il parallelo fra
l'efod ed alcuni paramenti massonici. Rispondo innanzitutto a questi due.
Quanto a S. Paolo, sarebbe sorprendente trovare nei testi cristiani
un'affermazione esplicita circa la sua appartenenza alla casta sacerdotale
giudaica, e purtuttavia questo appare certo proprio dai Vangeli. Da Atti,
9, 1 e 21, come pure dai capitoli 22 e 23 ecc., appare chiaro che Saulo
aveva avuto l'incarico di perseguitare i cristiani dal sommo sacerdote in
persona; e se hai letto la "Guerra Giudaica" di Giuseppe Flavio, saprai che
a quell'epoca certi incarichi venivano affidati esclusivamente a membri di
famiglie sacerdotali e non certo di quelle minori (notare: parlo di
"famiglie", come del resto Giuseppe Flavio in apertura della sua
autobiografia, il che non mi sembra in contraddizione con l'idea di una
"famiglia" sacerdotale a cui si apparteneva per diritto di nascita). Si
tratta comunque di un particolare irrilevante nell'economia della mia tesi,
che potrebbe invece avere importanza, e molto grande, nella comprensione
dei fatti di quel periodo.
Quanto all'efod, noto che dopo un primo rifiuto categorico su una sua
sopravvivenza in certi paramenti massonici, tu stesso diventi più
possibilista. E' comunque un particolare del tutto irrilevante, su cui non
insisto.
Veniamo invece alle obiezioni serie:
a) Origine della Massoneria. Riconosco che l'ipotesi da te enunciata è
quella più "gettonata" in campo scientifico e, fra le molte proposte,
quella che appare meno inverosimile. Personalmente la trovo ridicola, ma
non mi sembra il caso di addentrarmi nei motivi, in questa sede. Mi limito
a ribadire la mia affermazione che si tratta di un'ipotesi priva di
riscontri. Tu sostieni che al contrario le prove esistono; in effetti tutti
ne parlano, ma nessuno è in grado di produrle. Esistono riscontri circa
l'esistenza di "crafts" di maestri muratori che prestavano la loro opera in
giro per l'Europa (bella scoperta! Le cattedrali non si sono costruite da
sole). Quanto al fatto che queste corporazioni avessero una qualche
relazione con la massoneria, si tratta soltanto di speculazioni. Il più
antico documento che tratta di temi massonici, il "manoscritto Halliwell"
(1390), indica nel leggendario re d'Inghilterra Athelstan (924-940 d.C.)
colui che istituì la Gran Loggia di York, nel 926. Un sovrano che costruì
abbazie, chiese e castelli, ma comunque "re", non muratore. Ma anche
ammesso che si riesca a provare una connessione fra corporazioni muratorie e M., questo potrebbe (anzi dovrebbe) significare soltanto che la
Massoneria aveva monopolizzato uno dei business più redditizi ed a più alto contenuto tecnologico dell'epoca. Cosa per la quale la famiglia sacerdotale di Gerusalemme aveva le credenziali in regola. Non dimenticare che Erode, per costruire il suo tempio, dovette istituire un corpo di "sacerdoti muratori", unici autorizzati a lavorare nel Sancta Sanctorum, che da allora in poi rimasero sempre in auge per le manutenzioni del tempio.
b) Inesattezza delle mie affermazioni riguardo ai rituali - Nel mio breve
testo dico espressamente che i contenuti dei rituali da me citati sono
quelli che si ricavano dal "The Magnum Opus" di Albert Pike, massone
americano del secolo scorso glorificato da molti, esecrato da altri (fra
cui tu stesso); dovevo pur riferirmi ad una fonte univoca e
sufficientemente lontana nel tempo (fra l'altro confermata dalle ricerche
dai massoni inglesi, C. Knight e R. Lomas, che io ritengo due "pellegrini",
ma che ogni tanto ne imbroccano qualcuna di giusta).
Tu ti riferisci ad altre fonti (italiane), affermando che le mie sono
inesatte. Discutibile. Fra l'altro noto del "preconcetto" nelle tue
affermazioni. Per esempio, gli unici rituali di cui riporti il contenuto, a
dimostrazione dell'inesattezza delle mie affermazioni, riguardano proprio
quei rituali che sono una sorta di "riempitivo" rispetto alla storia della
famiglia (inesistente in altri "riti") e quindi non significativi ai fini
della mia tesi. Ti dirò il loro contenuto secondo quanto riportato da Pike
(e da altri indipendenti):
"I rituali dei gradi 21 e 22, "noachita, o cavaliere prussiano" e
"cavaliere dell'ascia reale", sviluppano temi tratti da Genesi: la torre di
Babele, Noè e la costruzione dell'arca. I rituali dal 23 al 25, invece,
descrivono tre episodi importanti della vicenda di Mosè. Il 23.mo grado,
"capo del tabernacolo", narra la rivolta di Cora, Datan e Abiram contro
Mosè e la loro morte, inghiottiti dalla terra. Il 24.mo, "principe del
tabernacolo, o gran sacerdote", descrive la nomina di Eleazaro a gran
sacerdote al posto del padre Aronne, da parte di Mosè. Il 25.mo, "cavaliere
del serpente di bronzo", è relativo all'episodio di Mosè che nel deserto
del Sinai innalza un serpente di bronzo, per curare il popolo dal morso dei
serpenti.
Dopo l'intermezzo mosaico, il grado 26.mo, "principe di misericordia"
riprende la storia della famiglia, portandoci ai tempi di Domiziano: la
scena si svolge nelle catacombe romane, mostrando come la famiglia
massonica riesce a sopravvivere alle feroci persecuzioni scatenate
dall'imperatore."
Le tue fonti riportano notizie diverse? Non mi sembra una buona ragione per definire "fantasy" quelle da me riportate. Vedendo il tenore dei contenuti che tu riporti, sarei invece io tentato di definirli "rubbish". Ma mi
sembra inutile, controproducente e fuorviante entrare in polemica su questo punto. Quel che credo dovresti cercare di riconoscere onestamente è che nessuno è depositario della verità in questo campo. Quali fossero i rituali originali della massoneria lo sa soltanto iddio. La tua obiezione,
pertanto, non è proponibile nella forma in cui la esponi.
c) Veniamo infine all'argomento principe della tua critica, vale a dire "le
inesattezze di fondo sulla natura del sacerdozio ebraico" che sarebbero
alla base della mia analisi.
Non mi è molto chiaro in che consistano queste inesattezze, dal momento che niente di quel che dici mi sembra contraddire quanto io sostengo. Ancora una volta, tuttavia, mi sembra che la tua critica sia basata su una
"verità" , che ti appare in contrasto con la mia. D'accordo, il tuo
concetto sulla origine e natura del sacerdozio ebraico è quello condiviso
praticamente dalla totalità degli esegeti e studiosi, ma si tratta in
realtà di una delle più grandi mistificazioni della storia, fra l'altro
facilmente rilevabile dalla Bibbia stessa.
Tu, in linea con il common wisdom, sostieni che "I sacerdoti discendono da Aronne, del quale solo due figli ebbero prole; Eleazaro e Itamar". Questo è un falso patente e deliberato, imposto da Esdra al rientro dall'esilio babilonese e da allora divenuto credenza comune indiscussa. In realtà Aronne non è mai stato sommo sacerdote e nessuno dei suoi discendenti (tranne forse, per qualche tempo, Eleazar, ma la cosa è discutibile) è mai stato sacerdote.
Il sommo sacerdote, ai tempi dell'Esodo, era soltanto uno: Mosè. E dopo di
lui tutti i suoi discendenti e soltanto loro furono sacerdoti per diritto
di nascita. Queste informazioni, ripeto, si possono ricavare con relativa
certezza dalla Bibbia stessa. Ti allego uno dei capitoli del mio libro "La
Bibbia senza segreti" che tratta l'argomento (Moses_family - purtroppo
dispongo soltanto della versione inglese). Ti allego anche un testo un po'
più ampio (Mose_famiglia) che avevo preparato per una mia ricerca di altro genere su Mosè. (sto comunque preparando un libro dedicato specificamente al tema della famiglia di Mosè, alias famiglia sacerdotale di Gerusalemme - ti sarei grato se potessi accedere alle tue informazioni sul periodo successivo alla distruzione del tempio).
Non credo con questo di convincerti, ma almeno potrai esercitare la tua
critica su una base di conoscenza più ampia e potremo discuterne in maniera più focalizzata.
Termino qui, per ora.
Un abbraccio
Flavio
----------------
P.S.
RICHIESTA- Sarei grato se potessi fornirmi ogni possibile informazione sui "cohanim", che si proclamano discendenti dei sacerdoti di Gerusalemme, ( a questo proposito, scommetto non ti è mai passato per la mente che il termine "cowan" o "couan", usato dispregiativamente dai maestri muratori nei riguardi dei "praticoni" - come tu sostieni - si debba scrivere in realtà "cohan". E' un particolare che ha una precisa spiegazione nella mia tesi.)
NOTA 1. - Se desideri un qualunque testo antico (o meglio, vecchio) sulla Massoneria, puoi rivolgerti alla Kessinger Publishing
(http://www.kessingerpub.com); puoi scegliere fra migliaia di titoli, e gli ordini ti saranno recapitati nel giro di due o tre giorni.
NOTA 2. - Vedo dai tuoi scritti che le tue idee su Qumran ed i suoi
presunti occupanti esseni sono conformi al dogma imposto da De Vaux e Co. A questo proposito ti consiglio vivamente la lettura del libro "Who wrote the Dead Sea Scrolls?", di Norman Golb, professore di storia e civiltà ebraica all'Università di Chicago. Avrai delle sorprese.
Allegati in attachment (Documento 3):
* * * * *
II replica di BdAB
19.11.99
Caro Flavio,
ho ricevuto il tuo e.mail con i relativi attachments e sono rimasto favorevolmente impressionato dall'indagine, che hai condotto sulla famiglia di Mosè: si tratta di un'analisi interna al testo, basata su confronti incrociati e portata avanti cercando di spiegare la Scrittura con se stessa, metodo ch'io ritengo del tutto corretto. È questo, curiosamente, un modo tradizionale di procedere, caratteristico dei Samaritani m'anche di Esseni e Qaraiti. Nell'Ebraismo (lato sensu), ci sono, infatti, due vie per affrontare l'esegesi della Thorah quella "scritta" ( miqra da una Ö qara, da cui i suddetti Qaraiti) ed "orale" (peh). Alla prima, si rifanno esplicitamente le tre precedenti correnti, alla seconda, altrettanto nettamente, quella filiazione che, partendo da Esdra, passa per il Fariseismo e giunge fino all'attuale, prevalente Ebraismo, detto, dagli altri, Rabbanita per la centralità rabbinica e, di conseguenza, sinagogale. La Thorah Peh, a sua volta, si suddivide in una forma più antica chiamata <<alla maniera di Mosè>>, che prevede un'esegesi col testo a fronte ed in una forma più recente, che nasce appunto con Esdra e dà luogo ad un commento senza il testo a fronte dal quale, si sviluppa una Mishnah ovvero una minuta precettistica (Mizvoh), che determina un insegnamento chiamato Halachah (come si cammina), tale da far definire, da alcuni, l'attuale Ebraismo, una religione della prassi. L'approccio "mosaico" – comunque tutt'ora in vigore - sviluppa invece la Midrash, che è un insegnamento volto verso l'essenza del sacro piuttosto che dedicato alla sostanza dei precetti: è organizzato per parabole come, non a caso, faceva Gesù. Mi sono dilungato su questi particolari perché credo che in essi, si possa trovare la spiegazione del comportamento di Esdra, il quale, con Mosè, costituisce il baricentro di tutta questa problematica. Come puoi vedere dalla sommaria descrizione che ne ho fatta, quello che, al fondo, distingue gli approcci storici alla Thorah è la maggiore o minore "prossimità" a Mosè e, non senza ragione, la più distante è quella corrente della Thorah orale che discende da Esdra e giunge sino a noi nell'Ebraismo (stricto sensu) maggioritario, che meglio conosciamo. Fatta questa premessa, sarei meno pessimista di te riguardo alla possibilità d'individuare, almeno a grandi linee, i motivi che spinsero Esdra ad agire come sappiamo. Al contenzioso, devi aggiungere anche la mutazione dell'alfabeto che, da quello ora rimasto in uso ai soli Samaritani, si passò all'adozione dell'attuale "quadrato" o caldaico. Inoltre, ed ancor più importante, sembra, che la Thorah preesilica fosse un Eptateuco dove, ogni libro, avrebbe avuto inizio con una lettera della sequenza alfabetica; all'alef avrebbe corrisposto una Teogonia, quindi il Genesi (limitato alla sola Cosmogonia) sarebbe, giustamente, venuto per secondo come, del resto, lo rivela la beth del suo incipit. Sull'altro libro mancante, ci sono ipotesi assai discordi. Tutta la faccenda è resa ancor più complicata dal fatto che, i Samaritani pur avendo, nettamente, conservato l'impronta mosaica (alfabeto antico, rifiuto della profetazione successiva alla T. ed il Messia - chiamato Taheb - che è definito <<uno come Mosè>>) hanno anch'essi soltanto un Pentateuco. Della Teogonia, si può dire che, le sue sparse membra restano nelle correnti esoteriche (nell'Islam e nella sua versione shiita in particolare) e nella Gnosi propriamente detta e, se non proprio occultate almeno sotto innocue, poco decifrabili spoglie, traspaiono qua e là nell'insieme della Scrittura nonché in numerose leggende della tradizione ebraica (lato sensu) ove la s'intenda nell'insieme delle sue varie articolazioni. La spinta, che muoveva Esdra nel procedere alla sua revisione e diversa strutturazione del canone, aveva, a mio parere, due motivazioni di fondo. La prima e più contingente era quella generata dalla secolare diatriba con le tribù settentrionali (Israele) sull'unicità del luogo di culto: affermato come legittimo nella sola Sion dalla tribù di Giuda, favorevoli ad una molteplicità le altre mentre, decisamente alternativa, dopo lo scisma di Geroboamo, risulta la Samaria con sua preferenza per il Monte Garizim (soltanto a 20 Km. da Silo). Il secondo fattore, che entra in gioco in tutto questo intervento, è di natura più sottile ed investe le determinazioni qualitative del tempo, superando, forse, la consapevolezza che di esse potesse averne lo stesso promotore: il VI sec. a.C. è una di quelle "barriere" che segnano il corso del ciclo di questa nostra umanità. È intorno a quella data che "sorgono" o meglio, si riadattano assumendo nuova veste una serie di forme tradizionali: la civiltà cinese con Confucio, l'Induismo col Budda che si espande poi prevalentemente oltre i confini dell'ambiente originario, Zarathustra in Iran….Si può dire come sia da allora che comincia la storia nell'accezione in cui noi la intendiamo, infatti, delle epoche precedenti, ci giungono solo narrazioni leggendarie dalle quali si può ricostruire qualcosa degli effettivi accadimenti o attraverso una lettura evemeristica o, come hai fatto tu stesso, con una non facile disamina interna alla struttura testuale. Il mio punto di vista è che non si possa parlare di falsi nel senso profano del termine ma che il tutto debba essere, invece, interpretato in una prospettiva che ne intenda l'intima natura mitopoietica; dimensione questa non facilmente comprensibile ad un approccio positivista dell'argomento. Quindi, il problema zadoqita resta, parimenti resta la polemica di Qumrân contro il <<prete empio>> ma tutto deve essere rivisto alla luce di questa tua proposta interpretativa e, in questo senso, è utile rivolgere l'obiettivo dell'indagine nel contesto "settentrionale" ed in ciò che n'è poi rimasto ovvero i Samaritani. Tieni conto che - intorno al –332, quando, sotto il dominio del persiano Dario III Codomano, essendo governatore Samballat III, residente a Shechem (poi Neapolis, infine Nablus che è ancor oggi la "capitale" samaritana) - un Manasse, fratello del GS. Jaddus, avendo sposato Nikaso, figlia del medesimo Samballat, fu costretto a fuggire da Gerusalemme e si trasferì in Samaria, sotto la protezione del suocero perché evidentemente, in Giuda, la scelta matrimoniale non era piaciuta. È così che da lui discendono gli odierni GG.SS. samaritani e la cosa è, evidentemente, di una certa rilevanza anche per i Rabbaniti se, nell'attuale Israele, i fautori della costruzione del Terzo Tempio non nascondono il loro interesse per questa minoranza; evidente custode non solo del sacerdozio m'anche di una tacitamente riconosciuta legittimità dinastica per la somma carica. A proposito di quanto scrivi a p. 88, voglio qui precisare che gli zadoqiti non arrivarono al +70 perché furono spodestati dalla rivolta provocata dalle riforme ellenizzanti dei Seleucidi (Antioco IV Epifane, -175/-164) quando, a causa di queste, il GS. Onias III fugge in Egitto (dove il figlio, Onias IV, a Leontopoli, costruisce un Tempio!), gli succede un fratello, evidente "collaborazionista" che, al nome ebraico di Gesù, preferiva quello ellenico di Giasone (-174/-171): ciò nonostante fu pure lui cacciato dai Seleucidi, che lo sostituirono con un tal Menelao, addirittura della tribù di Beniamino. A questo punto (-167) scoppia la rivolta dei Hassidim guidati dal sacerdote Mattathias (detto il Martellatore, i.e. Maccabeo) della famiglia degli Asmonei (sacerdoti itamaridi del clan Joarib), quando questi n'escono vittoriosi c'è, essendo ancora in carica Menelao, una ridedicazione del Tempio (-164), poi sostituito nella funzione dal secondo dei fratelli Maccabei (o Asmonei), Gionata (-162/-143) ed è così che si giunge al prevalere di questa dinastia. A lui succede Simone (-143/-135, che è probabilmente il primo ad essere additato quale <<prete empio>> da Qumrân), cui va il merito d'aver cacciato la guarnigione siriaca e liberata la Giudea dalla soggezione ai Seleucidi. È nel terzo anno del suo mandato (-140) che fu tenuta una grande assemblea dei massimi dirigenti della nazione ed il decreto scaturitone fu poi inciso su stele di bronzo erette sul Monte Sion. Con tale atto fu rogata l'elezione di Simone al GS ed la conseguente, relativa attribuzione – sine die – del ruolo dinastico alla casa Asmonea; con la singolare clausola <<fino a che non appaia un profeta legittimo>>. Con questa frase, l'illegittimità del transfert è tacitamente ammessa, lasciando intendere che, su ciò, solo potrà decidere un arbitro super partes ovvero il << profeta legittimo >>. Azzardo che questo fondamentale ed ampiamente riconosciuto ruolo degli zadoqiti, possa trovare spiegazione nella tua tesi, in forza della quale questa famiglia dovrebbe avere avuto una prevalenza sulle altre sacerdotali probabilmente per essere la più diretta filiazione dell'agnazione mosaica. A Qumrân il riferimento ai <<figli di Zadoq il Sacerdote>> è molto frequente e fa intuire come sia da individuare in quell'ambiente la nascita stessa della comunità ed anche le idee guida, sia teologiche, sia giuridiche non mostrano contraddizioni con quest'ipotesi. La parte finale di questa storia te l'avevo già comunicata: a Gerusalemme l'ultimo GS Asmoneo è Mattathias Antigono nel –40/-37, dopo questa data, non ci più dinastie: i GG.SS. sono nominati di volta in volta e scelti tra i vari clan itamaridi del partito Sadduceo ed in questo modo, si giunge sino alla distruzione del +70. Da allora in poi, con la diaspora, la funzione sacerdotale decade sempre più anche perché è venuta a mancare la ragion sufficiente della sua esistenza: il sacrificio. Le famiglie appartenenti a tale discendenza, si limitano ad esternarla nel nome ed a svolgere qualche funzione sinagogale loro riservata: tale è la condizione dei tanti Cohen, Sacerdoti, Kahn, Coin …. ben presenti anche nella nostra città (ad es. il Rabbino Isidoro).
Qui giunti, ti segnalo che, sulla falsariga metodologica del tuo approccio all'Antico Testamento, si è mosso, nei confronti dei Vangeli, anche un tal Prof. Donnini di Firenze, ottenendo, pure lui, risultati, a mio avviso, di notevole interesse. Puoi trovare tutto su Internet a Errore. Il segnalibro non è definito. , compresi due suoi libri interamente scaricabili. Da quest'ultima positiva valutazione e da quanto avrai potuto leggere nella mia corrispondenza con Bartocci, hai modo di capire quant'io, in realtà, sia lontano dall'atteggiamento del De Vaux, tutto teso ad asseverare la piena aderenza alla realtà storica del Nuovo Testamento. Diverso è il giudizio sulle <<bugie>> ma non vorrei ripetermi. Le ricerche del Donnini introducono un altro argomento: tu mi citi la "guerra" contro di te condotta dalla Chiesa Cattolica, premetto che non ho motivo di dubitare degli interventi di Ravasi e Galbiati; indubbiamente, un testo – anche sostanzioso - edito da Rusconi muove assai più le acque delle pubblicazioni del Donnini (due piccoli editori ed Internet) ma – salvo che tu stia esprimendoti in metafora - nel 1988 l'Index librorum prohibitorum era stato abolito da molti anni e, anche nei democristianissimi anni '50, tale inscrizione non sarebbe stata così pedissequamente recepita da un editore ancorché non laicissimo. Su Gesù si sono scritte, impunemente, anche cose più fastidiose per occhi cattolici ma, come nel caso di questo ricercatore fiorentino, in genere, ha prevalso o il silenzio o qualche intervento sulla pubblicistica d'area. Stranissima ed inusitata quindi questa pesante intromissione per uno studio addirittura sull'Antico Testamento che non è, né è mai stato tra le prime attenzioni del Cattolicesimo: in fin dei conti, quello che dici (almeno su Mosè), non offende nessuno; si limita a svelare aspetti occulti e non immediatamente leggibili della Scrittura stessa: sei sicuro quindi che le pressioni siano venute da quella parte e non da coloro che ne sono più direttamente coinvolti? In ogni caso anche questi ultimi esprimono – essi stessi e liberamente – le opinioni più eterodosse: è di pochi giorni fa la notizia che, archeologi israeliani abbiano, in pratica, negato la storicità della più gran parte del testo biblico (per me ciò è eccessivo).
In queste tematiche è, a mio avviso, importantissima la questione linguistica, non soltanto per la diversità e spesso purtroppo per l'incompatibilità dei modi individuali di pensiero, che si esprimono nel medium in questione ma proprio per un netto deterioramento, caratteristica del mondo moderno, della congruenza semantica connessa al lessico; non a caso le culture tradizionali, per gli scambi culturali, usano - ed usava anche l'Occidente col latino - una lingua fissa che solo una profonda incomprensione può definire morta anche se latino e greco, da noi, ormai ineluttabilmente, lo sono. In questo senso quello che trovo fuorviante è che tu definisca "quella cosa", che sarebbe stata generata dal sacerdozio (mosaico) ebraico, <<Massoneria>>. In qualsiasi dizionario europeo il lemma (massoneria, masonry, franc-maçonnerie, freimauerei, frimurare, frimureri,vapaamuurari…) rimanda ad un etimo latino maceria il cui senso tecnico di <<muro di chiusura>> fatto di terra argillosa stemperata in acqua e consolidata con paglia e pietre, trova, comprensibilmente, origine nel più ampio contesto semantico del verbo macero. Da qui, al basso latino medievale, machionis® machio® macio ed infine massa (da cui tanti nostri toponimi) il passo è breve: prima è il nome del casale al centro di una tenuta, poi, si trasferisce, intorno al X sec. alla grande fattoria fortificata e da questa va infine ad indicare un intero dominio feudale. Il senso costruttivo del vocabolo è pertanto indubitabile e quindi la Massoneria è, con certezza, il Craft. Infatti, è solo lato sensu che gli High Degrees cavallereschi o comunque non muratòri possono essere definiti Massoneria: se vuoi dire che alcuni di questi sono d'origine ebraica, non posso essere che d'accordo. Alcuni, the Order of Secret Monitor ad esempio, lo sono interamente ma, del resto, il Craft stesso è il frutto dell'incontro, nel tardo Impero, tra i Collegia Fabrorum ( tradizione classica), l'apporto ebraico-salomonico e quello ermetico ovvero egizio-ellenistico. In tutto questo possono aver avuto un ruolo i Cohenim? Ritengo non ci sia dubbio alcuno per una risposta affermativa ma tu dici altra cosa, cioè che il Craft non è la Massoneria - evidente contraddizione in termini – e quindi sotto questo titolo intendi altro, un altro che sarebbe stato ideato dagli stessi sacerdoti quale esclusiva ed organizzata emanazione di loro stessi: cosa allora con precisione? Non è chiaro. E lo scopo?…… conservazione del Sinedrio, potere……? Intanto neghi che ci sia continuità tra Craft e Massoneria, addirittura specificando che <<si tratta di un'ipotesi priva di riscontri>> e la definisci <<ridicola>> quando i riscontri sono sotto gli occhi di tutti; negli atti e dichiarazioni dei fondatori della M. speculativa, nella continuità degli operativi sino ad epoche recenti, nella presenza degli Antients nell'ambito degli speculativi sino alla fusione coi "fratelli separati", i Modernes, per dar vita, nel 1813, alla United Grand Lodge of England. È poi da quella data che, scompaiono gli ultimi simboli chiaramente cristiani dai templi mentre l'impronta nettamente cattolica (giacobita) degli operativi era già stata occultata da Anderson e Desaguliers nel 1717. Questa continuità è testimoniata addirittura dagli archivi (con i verbali delle tornate!) d'alcune logge scozzesi, quali la ben nota Mother Kilwinning n. 0 (!) con documenti risalenti al XV-XVI sec. Il fatto che Athelstan fosse un re non contraddice la natura di un'istituzione che si definisce espressamente <<arte reale>> e che pone un altro re, Salomone, a suo fondatore. C'è poi, a testimonianza della Massoneria operativa continentale, il Compagnonnage di Francia, dove il simbolismo ed i riti, pur con differenze e particolarità, testimoniano che si tratta della sopravvivenza dei crafts medievali e che le due istituzioni erano aspetti di diversificazioni locali delle stesse organizzazioni iniziatiche di mestiere. Che senso avrebbe avuto, per i poveri Cohenim, prodigare tanta fatica se poi massonerie potenti e strutturate come quelle scandinave – immuni dalla riforma inglese del 1717 - non ammettono, ancor oggi, chi non accetti la fede cristiana? Che senso avrebbe poi avuto per il Sionismo militante, costruire, su falsariga massonica (in ogni caso, negli ultimi anni, l'aspetto "rituale" è praticamente trascurato), il B'naï B'rith? Io non ho niente contro Pike (fu vittima delle assurde, vergognose accuse di satanismo dal noto imbroglione Leo Taxil), dico semplicemente che il suo "assemblaggio" (a volte arrischiato), d'elementi tratti dagli High Degrees anglosassoni e dalle risorgenze templari germaniche del XVII sec., per costruire la scala gerarchica ed i rituali del RSAA, risente, qua e là, delle ubbie del secolo: briciole d'occultismo alla Schuré, positivismo, anticlericalismo d'epoca, moralismo puritano……ma questo poco toglie alla validità di fondo dello stesso RSSA, nel quale c'è una messe di sopravvivenze dell'esoterismo occidentale di tutto rispetto. Le informazioni un po' rubbish, che io do sui gradi, sono quelle tratte dai rituali del GOI: questa volta però specifichi meglio il tuo pensiero e mi sembra che le differenze, si siano ridotte; quello che rimane è l'interpretazione, per la quale – torno a ripetere – tu sembri fare riferimento soprattutto ai sistemi di High Degrees che sono in Massoneria (cioè uniti al Craft e suoi prolungamenti) da tempi recenti e con la quale convivono per aggregazione: processi annettivi, che iniziano con la distruzione dell'Ordine del Tempio ma che assumono vesti storiche, nei secoli successivi, facendo del Craft il rifugio dell'insieme della perduta, multiforme struttura esoterica della Cristianità medievale. Ragion per la quale mi resta ancora non chiaro cosa tu voglia designare veramente quando parli di Massoneria sembrandomi ingiusto farti carico dell'uso corrente, nel quale, sotto quest'etichetta, si ragiona di camarille e

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