UN IMPERO IN CRISI?
Salvo Mica (o luano) Indymedia non è robba
tua!
(Per tutti quelli che si chiedono perché a questo signore, caso unico su
Indy, viene permesso di firmare un intero dossier)
IL CASO CIANCIO: UN IMPERO IN CRISI?
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Una volta disse: "questa è la redazione più pacifica del
mondo". tanto potere, mai mostrato
apertamente, mai ostentato, come sempre accade quando il potere è reale.
si moltiplicano le "leggende",
raramente fatti precisi, concreti: un'altra dimostrazione di potere. C'è
chi lo vuole al centro di tutte le vicende che contano in Sicilia, c'è
chi lo indica come referente del sistema che governava l'Isola ieri e la governa
oggi, c'è chi ne sussurra particolari inconfessabili, storie dove gli
intrecci del potere reale italiano, non esclusa la mafia come sistema di potere,
la fanno da padrone.
Lui, sicuramente, è un padrone, uno di quelli veri, dell'editoria sotto
Roma, con collegamenti stabili anche oltre, non fosse altro per essere diventato
anche presidente nazionale della Federazione Italiana Editori (Fieg). Un "impero",
quindi, apparentemente saldo, per molti intoccabile, nella peggiore tradizione
italiana dei monopolisti per "stile" politico e comportamenti quotidiani.
Eppure qualche segnale di crisi viene fuori: nessuno lo dice, ma il tempo passa
anche per Ciancio e il suo "impero". Prima l'arrivo, all'insediarsi
a Palazzo Chigi di Silvio Berlusconi, sulla poltrona di presidente della Fieg,
al suo posto, di Luca Di Montezemolo, poi una serie di fattori che potrebbero
far presagire una crisi.
Da anni, ormai, il suo "gioiello", il quotidiano "La Sicilia"
di Catania vive una stagione di stagnazione su più livelli. Prima la
perdita progressiva di lettori, con un calo di vendite che prosegue da anni
rispetto agli "anni ruggenti", malgrado iniziative editoriali di supporto,
come taluni inserti settimanali, poi i problemi -tutti però da verificare
concretamente- del mercato pubblicitario e infine una redazione mai rinnovata
davvero nei suoi elementi. Da mesi si susseguono i "boatos" da viale
Odorico da Pordenone, sede de "La Sicilia", di "Antenna Sicilia-Teletna"
e dell'ufficio catanese dell'agenzia "Ansa": lo scorso anno, si parlò
addirittura di possibile cassa integrazione. Da molti anni, il tam-tam dell'ambiente
giornalistico parla di riduzione dei costi, di possibili "tagli",
è accorto di un abbassamento ulteriore della qualità del prodotto
finale: molti comunicati stampa pressoché copiati, molti "sunti"
di agenzia e "pastoni", cioè riepiloghi. Sullo sfondo, poi,
una realtà: molto lavoro fatto per telefono, sempre più rade le
presenze sul campo. Arriveranno presto i licenziamenti? Nessuna conferma, nessuno
lo dice apertamente, ma la realtà indica che le proposte che arrivano
dalla di un trasferimento
in una redazione di un'altra provincia siciliana o addirittura a Bari, dove
Ciancio controlla "La Gazzetta del Mezzogiorno". (prosegue in "cianciobis")
Marco Benanti
Da www.ildito.it le parole di Fava su Ciancio,
segnalateci da Marco Benanti
"[…]Per quel che riguarda le politiche culturali proprio le Ciminiere
sono la testimonianza di una scelta miope e sbagliata. Potevano essere una risorsa
per il territorio, sono state
solo occasione di "regalo agli amici" o fiere e manifestazioni al
di fuori di una politica complessiva. Ora si vogliono privatizzare, ma io non
sono d'accordo. E' perdente una politica culturale che guardi solo ai soldi
senza pensare agli investimenti nel patrimonio del sapere e della conoscenza.
Così struttura
a Ciancio, per trasmettere un programma, Insieme, senza chiedere un adeguato
ritorno economico. Al posto di un museo della guerra, o dello sbarco, ci vorrebbe
un vero museo della memoria"[…]"
Da http://www.flipnews.org/bollettino.htm
'qui, il giornale "La Sicilia" del presidente uscente della Fieg,
Mario Ciancio Sanfilippo, non è solo, infatti, l'espressione di un monopolio
privato, che va dalla stampa quotidiana all'emittenza televisiva, passando per
radio e prodotti internet, ma soprattutto è asse
trovano cassa di risonanza nel quotidiano locale, capace di inglobare in sé
tutto l'arco delle forze politiche, economiche e sociali, all'interno di un
paravento che è però, spesso, una mera rappresentazione formale
di democrazia.
Nei fatti, la storia di Catania è la storia dei silenzi interessati del
suo establishment, delle sue omissioni, delle sue mistificazioni puntualmente
accolte nel quotidiano di Ciancio, soprattutto sulle mille devianze della politica
e sull'incombenza di piombo della mafia; Ciancio peraltro è erede di
una delle massime espressione del potere degli agrari e suo portavoce per decenni.
Quello dell'informazione locale è, pertanto, solo un capitolo della storia
di una città alle prese con contraddizioni: quello dei media è
infatti un sistema che contribuisce a frenare il ricambio politico-sociale in
tutta l'Isola. Qualunque iniziativa deve, infatti, "passare" dal "gruppo
Ciancio", che opera in sostanza da filtro di tutto quanto accada in una
provincia cronologico,
la vicenda del procedimento penale sulla realizzazione del secondo lotto dell'ospedale
"Garibaldi" di Catania, in cui è indagato il braccio destro
di Ciancio, l'ing. Giuseppe Ursino, per il quale è già stato chiesto
il rinvio a giudizio.
Il giornale e il resto dei media del "Gruppo Ciancio" hanno "silenziato"
la notizia, "anello" importante per capire la vicenda denominata "Caso
Catania", che ha coinvolto pesantemente la Procura, altro snodo essenziale
per capire l'impunità del sistema di potere catanese e isolano.
Plateali nonostante la modestia dei suoi
redditi dichiarati, può acquistare ventuno ettari di terreno di agrumeto
a Centuripe del valore di 120 milioni. Il reddito netto dichiarato, nel 1977,
è di 92.580.000; nel '78 di 68.957.000; nel '79 di 50.364.000; nell'80
di 89.751.000...".
Il terzo quotidiano del mattino siciliano è la Gazzetta del Sud di Messina,
unica testata locale non solo del messinese ma anche della Calabria; quasi assente
al di fuori di queste quattro province, all'interno di esse è venduto. Da un anno circa il giornale si è ammodernato
tecnologicamente passando dalla stampa a piombo alla fotocomposizione e ciò
gli ha permesso, riducendo i tempi di produzione, di sfruttare ancor meglio
la capillare rete di distribuzione di cui dispone nelle quattro provincie in
cui è diffuso.
Principale azionista, e per circa trent'anni unico proprietario, ne è
l'industriale della molitoria Umberto Bonino, un ex-ufficiale di marina datosi
poi all'imprenditoria nel dopoguerra: cavaliere del lavoro ma - in Sicilia la
precisazione.
Gestita con criteri paternalistici (la prima assemblea di redazione si è
avuta l'anno scorso; in compenso le ricorrenze aziendali vengono festeggiate
convivialmente insieme da editore, giornalisti a maestranze) la testata ha seguito
nel tempo gli spostamenti politici - dai monarchici all'area liberale, dalla
destra alla Democrazia Cristiana - dell'editore, saldamente legato agli interessi
e alla cultura del notabilato moderato locale. Il direttore, l'ex-senatore democristiano
Nino Calarco, è da oltre vent'anni nel giornale ed è considerato
un fedelissimo dell'editore. Difficile immaginare un giornale locale più
"tipico", nel bene e nel male, della Gazzetta.
Anche qui, peraltro, sono arrivati i tempi nuovi. Da una decina di anni, infatti,
il quindici per cento del pacchetto azionario della società editrice
del giornale, la S.E.S., è al di fuori del controllo di Bonino. Negli
anni Settanta socio di minoranza è stato l'industriale petrolifero (nel
fra cui quelle editoriali; alcune società di Rovelli riescono tuttavia,
in maniera ancora non chiara, a rimanere in funzione. Si giunge così
al 1983: improvvisamente, si viene a sapere, quel quindici per cento della S.E.S.
che apparteneva a Rovelli è stato appena acquistato, per ottocentocinquanta
milioni, dall'editore catanese Mario Ciancio.
Il fatto suscita durissime reazioni di Bonino che, come socio di maggioranza
della S.E.S., si era a suo tempo riservato il diritto di opzione sul invalidare l'acquisto da parte di Ciancio, e nel frattempo cerca
in tutti i modi di limitare al massimo l'influenza del nuovo acquirente nella
gestione della società: la notizia dell'arresto del catanese viene data - per esempio - con puntualità dal quotidiano
messinese, unico fra le grandi testate isolane; più di recente, Bonino
dà ampio risalto sulla Guzzetta alla notizia dell'accordo intervenuto
fra i gruppi editoriali catanesi (Ciancio, Costanzo e Rendo) con quelli che
fanno capo ad alcune grandi testate nazionali. Insomma, la Gazzetta si trova
a rappresentare - più o meno spontaneamente - l'ultima sacca di resistenza,
fra i grandi quotidiani siciliani, all'"invasione" dei appalti di Palermo e quelli della Regione, i contributi degli
assessorati... I movimenti negli assetti proprietari della stampa siciliana
si svolgono sullo sfondo di un giro di centinaia, anzi di migliaia, di miliardi
assegnati e da assegnare. Difficile pensare che la scalata al "quarto potere",
in Sicilia come altrove, possa prescindere da essi. Perché scandalizzarsene,
in fondo? "Comprati e venduti" è stata, ed è tuttora,
la sorte di giornali ben più importanti dei nostri, e nessuno se n'è
meravigliato eccessivamente: sono "le regole del mercato".
Solo che in Sicilia c'è anche la mafia'.
Claudio Fava
Riccardo Orioles
Da: http://www.nuoveantenne.it/NA200006/05.htm
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